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Autore: scrabble_wars    05/11/2017    0 recensioni
Dopo il doloroso sacrificio proposto da Vinculus per salvare il Libro del Re Corvo, Childermass e Segundus si trovano di fronte a nuove sfide che li porteranno a conoscere meglio il passato da cui dipende il loro destino.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Movieverse | Avvertimenti: Violenza
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6. Fiumi d'inchiostro

Capitava raramente che Segundus riuscisse a guardarsi allo specchio. A differenza delle grandi case nobiliari, i cui proprietari non badavano a spese quando si trattava di commissionare manufatti in vetro ai migliori artigiani europei, Starecross Hall ne era quasi completamente sprovvista. I pochi esemplari impolverati che recavano ancora le tracce di chi li aveva mossi dal loro appiglio si trovavano in un’ala poco accessibile della casa ed erano coperti da vecchi teli per evitare spiacevoli contatti con il mondo fatato. L’unico specchio disponibile, lasciato nel cuore della casa, era abbastanza grande da riflettere l’intera sagoma di due persone, ma dopo avere contribuito al viaggio dei maghi a Venezia era subito stato coperto da una nuova patina opaca così che, pur abbandonandoci distrattamente lo sguardo, nessuno avrebbe colto i dettagli più sottili della propria figura.

Eppure in quel momento Segundus avrebbe voluto avere un piccolo specchio tutto suo per accertarsi che il biancore apparso di recente tra i suoi capelli non fosse peggiorato nei due giorni di silenzio che Childermass aveva trascorso rinchiuso nella stanza, uscendo solo per rispondere alla fame nella sera del secondo. Considerando lo stato in cui l’aveva trovato la mattina dopo la morte di Vinculus non riusciva a non essere ossessionato dal fatto che, trovandosi da solo, potesse sentirsi mancare in qualsiasi momento senza potere accettare un aiuto che la sua testardaggine e il suo orgoglio sfacciato non gli consentivano di chiedere. Eppure l’aveva visto nel suo momento più fragile e Childermass non solo aveva accettato il suo aiuto, ma aveva chiesto di più stringendolo tra le sue braccia, come se stesse pregando di non essere abbandonato.

Emma aveva continuato imperterrita a studiare i suoi appunti come se nulla fosse, ma nei momenti di pausa che trascorrevano parlando di qualsiasi altro argomento riusciva a leggerle nello sguardo il desiderio di riprendere il confronto con il mago al più presto. Entrambi sapevano quanto fosse fondamentale il suo contributo.

L’umore di Childermass stupì entrambi quando si fece vivo chiedendo qualcosa di bollente e saporito da mettere sotto i denti. La sua aria flemmatica degli ultimi tempi era stata spazzata via da un entusiasmo insolito, probabile frutto dei suoi progressi che presentò loro sotto forma di un fascicolo particolarmente ordinato con fogli di pelle candida su cui risaltava il filo dei ricami. Entrando nella stanza, Segundus notò che durante il ritiro si era premurato di renderla di nuovo vivibile, ma non poté fare a meno di rabbrividire per il misto di gelo e umidità e si affrettò ad accendere il fuoco con i rimasugli di legna secca abbandonati accanto al camino.

Durante la cena Emma parlò di Venezia, della luce del tramonto che creava così tante ombre da dare l’illusione che i palazzi si moltiplicassero prima di sprofondare nelle tenebre, delle immagini restituite dall’acqua che creavano un regno capovolto, perturbato solamente dalle barche e dai bambini che si divertivano a lanciare pietruzze nei canali e privo di quella sensazione orribile che il solo pensiero di Lost Hope le provocava.

Childermass rimase rapito dalla descrizione delle librerie preferite dalla nobildonna e confessò con malinconia il desiderio di tornare in quel luogo così ricco di storia e curiosità. Nel suo cuore si univano la speranza di salvezza per le lettere del Re e il timore di scontrarsi con qualunque cosa ci fosse al di là dello specchio, ma per un momento abbandonò la fantasia e pensò a quali meraviglie umane avrebbe potuto assistere nascosto nell’ombra di un vicolo.

La stanchezza non tardò a impossessarsi delle sue membra e, finito il pasto, si ritirò nelle sue stanze pensando che il giorno seguente avrebbero dovuto decidere come trovare e riportare in vita Bernard Ainsworth. I resoconti di ciò che Strange aveva fatto in tempo di guerra erano giunti anche alle sue orecchie e non erano confortanti quanto la prosa scorrevole del suo manoscritto.

Non era da Segundus restare in silenzio durante una piacevole discussione, ma quella sera non gli riuscì di fiatare fino a quando non si rese conto che Childermass era finalmente al sicuro nelle sue stanze. A ogni parola o sorriso accennato del suo compagno di sventure aveva provato la stessa sensazione di sollievo che gli provocava la fine di ogni incantesimo e più volte si era soffermato a fissarlo per cogliere ogni minimo segno di dolore a cui era convinto di poter porre rimedio meglio di chiunque altro.

L’apprensione, però, gli aveva provocato uno stato tale di agitazione che fu costretto a richiedere un noioso manoscritto da leggere per conciliare il sonno anche se sapeva che avrebbe potuto sortire l’effetto contrario. Tutti i fogli rimasti intatti dopo la visita del Re Corvo erano tenuti in ordine da una serie di nastri ed erano stati riposti in un cassettone vuoto che si trovava nella stanza di Emma.

Mentre stava rovistando nell’angolo più profondo del mobile, il polsino della camicia iniziò a risalirgli il polso con cui, nella fretta degli ultimi giorni, doveva avere sicuramente urtato dell’inchiostro non ancora asciutto. La conferma gli venne dallo specchietto di un carillon finemente cesellato appoggiato davanti alla finestra. Forse a causa della lunghezza dei capelli, o per la gentilezza dei presenti, nessuno gli aveva fatto notare che era sporco d’inchiostro anche sulla tempia che era solito sfiorare quando si trovava in meditazione.

Provò un po’di disgusto ricordandosi che non si era dedicato alla propria igiene per giorni e in quel momento non riuscì a pensare a nulla di meglio di un bagno caldo per rilassarsi e sconfiggere l’insonnia. Avrebbe potuto benissimo consultare il manoscritto dalla comodità della tinozza. La pelle d’oca era un piccolissimo prezzo da pagare per potere ammirare la luce tremula del fuoco riflessa dall’acqua sulle pareti nella penombra della piccola cucina.

Segundus iniziò a ritrovare un po’di pace in quel silenzio che poco prima avrebbe considerato maledetto e, per sua stessa sorpresa, si mise a mormorare una di quelle melodie che la cuoca era solita cantare tra sé mentre rimestava la zuppa per ore. Per un attimo si convinse quasi che la bontà dei suoi piatti fosse frutto di qualche incantesimo celato nelle aspre consonanti gaeliche o nei nodi dei suoi capelli ramati e mentre versava l’acqua si ripromise che le avrebbe garantito più giornate libere.

Senza l’ingombro della servitù Segundus non si preoccupò di chiudere la porta a chiave, appoggiò un’asse di legno a cavallo della tinozza e iniziò finalmente a liberarsi dalla costrizione di diversi strati di vestiario.

Fu un semplice stupore che lo colpì quando si rese conto che i tratti grigio topo dell’inchiostro si spingevano ben oltre il previsto. Risvoltando una manica per controllare la temperatura dell’acqua, infatti, si rese conto che la china percorreva tutto l’avambraccio e i segni si facevano più fitti a ogni centimetro di pelle esposta. Passò un panno bagnato sulla pelle per evitare di sporcare eccessivamente l’acqua della vasca senza porsi troppe domande, ma senza risultati se non un panno ugualmente candido e un inchiostro perfettamente intatto.

Un po’spazientito, iniziò a sfregare con sempre maggiore energia e più sfregava più la pelle iniziava a bruciare per la frizione.

Ovunque guardasse c’erano scritte. Comparvero occhi d’inchiostro sul braccio sinistro, segni indecifrabili su un fianco, dei simboli a spirale su un ginocchio.

Si immerse completamente nell’acqua della vasca sprofondando fin sopra ai capelli per non farsi prendere dal panico e per un po’si fece cullare dal rumore ovattato della legna che scoppiettava nel camino. Non era strano che la forza della magia gli provocasse delle allucinazioni. Doveva solo smettere di pensare e riprendere il controllo. Provò a dimenticarsi della sua situazione permettendo alla mente di viaggiare nell’universo mondano.

I cavoli del giardino non erano mai stati così rigogliosi. Da almeno un mese la porta della sua stanza aveva iniziato a cigolare. Si chiese da quanti anni nessuno si prendeva cura della canna fumaria. Alla prima occasione avrebbe chiesto di poter cavalcare Brewer nonostante Childermass l’avesse avvertito del suo carattere volubile.

Solo quando i polmoni e la gola iniziarono a dolorare per la mancanza di ossigeno ebbe la forza di sollevare il capo dall’acqua e ci volle ancora molto prima che trovasse il coraggio di aprire gli occhi.

Uscì dalla vasca con urgenza, non curandosi dell’acqua rovesciata né delle piante dei piedi a contatto con le pietre ghiacciate del pavimento. Nella foga riuscì a urtare una ciotola appoggiata accanto al bordo del tavolo che si schiantò a terra andando in mille pezzi. Si mise a rovistare tra le stoviglie finché non riuscì a trovare una pentola pulita quanto uno specchio e solo allora, solo vedendo l’intera estensione del suo corpo deformato dalla curvatura del metallo, riuscì a rendersi conto del peso della situazione.

***

Childermass scese le scale correndo nel buio e rischiando urtare spigoli a ogni gradino o angolo svoltato. Quando spalancò la porta della cucina, l’acqua stava ancora brillando per l’incantesimo con cui Segundus l’aveva chiamato a sé dopo che il terrore gli aveva paralizzato le corde vocali. Il mago se ne stava seduto con la testa tra le mani, quasi completamente avvolto nel telo di lino della vasca nell’inconscio tentativo di preservare il ricordo del corpo che conosceva.

“Signor Segundus, John, cosa succede? Ho sentito dei rumori, ma credevo fosse…” chiese Childermass precipitandosi accanto a lui “insomma, non ho avvertito nessuna magia che avrebbe potuto recarvi disturbo. C’erano dei ladri? Siete ferito?”. A parte i frammenti di ceramica a terra non c’erano segni che potessero indicare un’aggressione.

Segundus, con una lentezza insopportabile, lasciò scivolare un braccio fuori dal telo e lo protese quasi faticosamente verso Childermass continuando a fissare un punto indefinito di fronte a sé. In controluce i segni si notavano appena, ma sul viso di Childermass si dipinse immediatamente un’espressione di più assoluta incredulità.

Alla sua reazione Segundus si incupì ulteriormente.

“Quindi li vedete anche voi? Non li sto immaginando?”

“Se sono un’illusione potremmo usare Ormskirk…”

“Credete che sia un’illusione?”

Se non fosse stato per la forza con cui Childermass lo afferrò per le spalle, Segundus non si sarebbe mosso dalla sua posizione per giorni.

In un attimo si trovò su una sedia davanti al fuoco, avvolto in un panno asciutto e con Childermass ai suoi piedi, a una certa distanza, che fremeva visibilmente dalla voglia di vedere e capire, ma si trovava nel peggiore degli imbarazzi.

“Non voglio che vi venga un malanno. Quando avrete smesso di gocciolare potremo parlare di qualsiasi cosa sia successo o provare un incantesimo.”

“La fate così semplice, ma non siete voi quello conciato come Vinculus. Avete già dimenticato cosa è successo per colpa del Libro?”

“No, non sono io quello in difficoltà e no, ho lavorato e sofferto con voi negli ultimi giorni, ma non voglio che sia una polmonite a uccidervi prima che decida di farlo il Re Corvo.”

Lavorando per Norrell, Childermass era sempre stato abituato a nascondere i propri veri sentimenti fino al momento in cui aveva deciso di abbandonarlo, ma nulla l’aveva preparato a gestire allo stesso tempo la curiosità di ispezionare un libro, l’impulso di risolvere un mistero legato al Re Corvo e l’imbarazzo di non poter fare nulla per soddisfare immediatamente i propri desideri perché, per studiare il libro in questione, avrebbe dovuto chiedere a un mago estremamente pudico di mostrargli la propria pelle.

“Scusate, non volevo essere scortese” si affrettò ad aggiungere notando lo sguardo spaventato del mago. “Non credo che quella sia l’intenzione del Re. Se i segni non sono uno scherzo di qualche essere fatato sicuramente sono stati destinati a voi perché vi ha ritenuto degno di portarli.”

“Come può essere lo stesso Libro? Riconosco alcuni simboli, ma è tutto diverso…”

“È possibile che abbia deciso di cambiare ospite perché è cambiato il contenuto. Quando la magia è tornata in Inghilterra probabilmente si è avverato tutto ciò che era scritto. Questa sarà una nuova profezia.”

“O un libro di ricette…” provò a scherzare Segundus.

“Se il libro vi dà lo stesso senso dell’umorismo di Vinculus il problema è peggiore del previsto!”

Entrambi riuscirono finalmente ad accennare un sorriso, ma la tensione non se ne andò.

Childermass prese coraggio e si avvicinò al mago schiarendosi la gola per l’imbarazzo. Solo soddisfare la propria curiosità gli avrebbe permesso di dormire tranquillamente.

Afferrò l’orlo del panno avvolto attorno al collo di Segundus e, al suo cenno di assenso, lo fece scivolare poco alla volta dalle spalle illuminandosi alla vista di segni familiari che seguivano la linea delle clavicole.

“Sono certo che la lingua sia la stessa. Forse l’idea di risvegliare dai morti l’uomo che li sa leggere non è poi così assurda. Ecco, se posso…”

Childermass rigirò più volte Segundus verso la luce e il calore del camino finché non fu abbastanza soddisfatto, ossia finché non pensò che scendere oltre le clavicole avrebbe peggiorato l’imbarazzo provato dal povero mago.

Intanto Segundus conservava il nodo allo stomaco, ma iniziò a temere che non si trattasse più di paura, e continuava ad avere un’insistente pelle d’oca, ma iniziò a temere che non fosse solo colpa della temperatura.

   
 
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