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Autore: Lo Otta    05/11/2017    0 recensioni
Lasciare la propria casa è difficile, e salutare famigliari e amici ancora di più. E se nella tua nuova città vieni pestato e derubato, costretto in una tenzone amorosa e turbato dai tuoi sentimenti puoi stare bello fresco.
Partecipante al contest “End of the Line” indetto da Found Serendipity
Partecipante alla challenge "Mal d'amore challenge!" indetta da AcquaSaponePaperella
Partecipante al contest "Festa + Alcol = guai" indetto da Hermit_
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CARNIVALE ETILICO
Conquistatore del Celebrità


  -Credimi amico, sarà una festa fantastica. Vieni.
  -Ti credo, Darren, ma abbiamo solo dodici anni. E non siamo neanche stati invitati.- Il giovane Charl cercava di convincere l’amico di quanto fosse irrealizzabile la sua idea, ma sul volto di Darren si formò uno sguardo triste, che purtroppo Charl conosceva molto bene.
  -Da quando è morta mia zia Tessy io ho una tristezza dentro, e pensavo che magari andando a questa festa avrei potuto riempirla.- iniziò a singhiozzare sempre più forte, in una escalation di frequenza.
  -Va bene, va bene. Smettila. Verrò a questa stupida festa con te.- Darren ritornò al suo solito sorriso, mezzo dolce e mezzo malandrino. -Dovresti superarlo questo trauma però, sono tre anni che continui ad avere questo vuoto.

  I genitori di Charl non gli avrebbero mai permesso di andare ad una festa per grandi, così aveva detto loro che stava a dormire a casa di Darren. Lui non aveva avuto problemi con i suoi genitori. Erano via, gli avevano detto che rimanevano a dormire a casa di Charl.
  In una grossa borsa sportiva Charl si era portato vestiti e tutto l’occorrente per una festa da ragazzi grandi. Aveva solo avuto qualche problema con le protezioni, non riusciva bene a far entrare il casco.
  Appena Darren gli aprì la porta di casa, gettò la borsa sul divano e si sedette per riprendere fiato. Aveva corso da quando aveva superato la casa della vecchia gattara, la vicina di Darren. Lui e Charl andavano sempre a stuzzicare i suoi gatti, e dopo qualche volta lo avevano preso in antipatia. Per fortuna era riuscito a seminarli, quei gattacci zoppi.
  Sul davanzale della finestra della cucina c’era un gatto acciambellato. Charl pensò subito che uno di quei mostri lo avessero anticipato. Prima che gli saltasse addosso, ci pensò lui a sistemarlo, spingendolo oltre il davanzale. Pulendosi le mani, Charl parlò -Non devi ringraziarmi Darren, ci ho pensato io a quella bestiaccia.
  -Cosa hai fatto? Era il gatto di quelli che abitano sotto di noi!
  -Ehm… Magari si è salvato.- i due ragazzi guardarono sotto la finestra, vedendo il gatto che si trascinava sulle zampe anteriori. -Tutto bene, se lo prenderà la gattara.
  -Ma non possiamo lasciarglielo così, non è il mio gatto.
  -Senti, hai insistito così tanto per farmi andare a questa festa. Preferisci passare tutta la serata a cercare di riprendere un gatto che ti odierà per sempre?- Darren sospirò, e poi si diresse in camera sua.
  Sul letto c’erano i suoi vestiti, e Darren iniziò a togliersi la maglietta che indossava. Charl tirò fuori i suoi abiti. Le pailettes erano belle, forse un po’ troppo disco, ma certamente non erano la cosa peggiore. Darren rimase con gli occhi sbarrati alla vista dei colori sgargianti. Il viola e il verde, che accostamento terribile. Con il petto nudo e glabro di peli si diresse all’armadio e tirò fuori una camicia e dei jeans strappati, per darli a Charl.
  -Grazie Darren, ma io ho già dei vestiti. Non li vedi?
  -Senti, se vogliamo imbucarci nella festa dobbiamo evitare di farci notare. E con quei vestiti puoi fare tutto tranne non farti notare. Ora mettiti questa che poi andiamo.
  Charl iniziò a spogliarsi, rimanendo entrambi solo in mutande. -Sarebbe davvero buffo se ora, mezzi nudi, scoprissimo di provare attrazione l’uno per l’altro.- Gli sguardi dei due ragazzi si fissarono, in un imbarazzato silenzio.
  -Sono proprio belle le tette.- disse Darren.
  -Sì, proprio.- rispose Charl. Dopo aver cercato di riaffermare la loro virilità, i due non parlarono finché non furono di nuovo completamente vestiti. Charl indossava la camicia bianca ed i jeans che gli aveva prestano Darren, mentre lui aveva un cappotto nero di pelle prestatogli dal cugino, una maglietta e dei jeans, con delle sneakers grigie sotto tutto. Si sentivano due grandi vestendosi come loro, e speravano che così non avrebbero notato che erano più piccoli.
  Uscirono tutti baldanzosi, diretti alla festa. Persero la boria solo fuori dalla porta, dove i gatti aspettavano Charl.

  Quando furono nei pressi della festa, Charl e Darren si fermarono per sistemarsi, essendo riusciti a mollarsi indietro quelle bestiacce infernali. Si rimisero a posto le maglie, e Darren alzò il colletto della camicia all’amico, come un vero uomo. Entrarono dalla porta principale, arrivando in una stanza piena di luci stroboscopiche e ballerini. Le ragazze ballavano nella calca, a gruppetti o da sole, lasciandosi trascinare dalla musica. Quelle sole erano le prime ad essere preda dei ragazzi, che si avvicinavano a loro e le ballavano attorno. Lo facevano anche con i gruppi, ma quando un ragazzo provava ad abbordare una tipa, di solito si prendeva una sberla da tutte le altre. Ad un lato della stanza c’era il buffet e delle sedie. Lì attorno stavano i più timidi, o quelli che gli altri definivano “sfigati”. Ce n’era sempre almeno uno, e nessuno sapeva perché, forse invitati per errore, o per far sembrare gli altri più belli. Poi si potevano individuare le coppiette. Erano quegli agglomerati che si rigiravano sui divanetti. Coppie solide, inossidabili, o coppie che sarebbero scoppiate come una bolla di sapone. In fondo c’erano i fighi, o ganzi, o manzi o tranzulli. Tra di loro c’era il padrone di casa e altri due o tre, attorniati da ragazze, spesso con un Q.I.S. (Quoziente Intelletivo Somma) minore di una banana. Tutte cose che Charl non sapeva allora, ma avrebbe scoperto crescendo, passando attraverso tutte le categorie, tranne quelle femminili, anche se quella volta che si sbagliò e finì a “Gli amici del Trapano”…
  Darren andò dritto verso il gruppo dei belli, cercando una testa rossa. La trovò, mentre stava con la mano aiutando una simpatica biondina a scoprire come erano le sue mutandine.
  -Ehi cugino, hai visto che sono qua?
  Il ragazzo lasciò la biondina, alzando la voce contro Darren -Cosa ci fai qui, bamboccio?
  -Ma, sei tu ad avermi detto di venire alla festa.
  -No. Ti ho detto che io andavo alla festa. Tu non saresti mai dovuto venire. Ora smamma che mi distrai la troietta.
  Il ragazzo tornò a provarci con la biondina, mentre Darren si allontanò sconsolato. Charl lo trovò seduto al tavolo del buffet, con le gambe raccolte. -Senti Darren, qui è tutto così strano. Già due ragazzi mi hanno chiesto di andarmi a stendere con loro. Ho rifiutato, mica ho sonno.- si avvicinò, dando una scossa con la mano all’amico -Tutto bene?
  Darren scattò giù dalla sedia, tirando con il naso per ricacciare indietro due lacrime che volevano uscire -Tutto bene. Ora gliela farò che non posso stare qua. Vieni Charl, andiamo a ballare.
  Mentre Darren lo trascinava in mezzo alla pista, Charl provò a staccarsi -Ballare? Non mi avevi detto che dovevamo ballare. Io non so ballare.
  Darren lo guardò negli occhi con tutta la sua determinazione, era pronto a dimostrare che non era più un bambino -Tutti sanno ballare. Forza, va bene qualsiasi cosa.
  -Be’, qualche passo lo conosco anche io.
  Alla zona dei più fighi arrivò un gorilla per parlare con il padrone della baracca -Ehi Karmoz, sulla pista ci sono due ragazzini che ballano la macarena.

  La musica si spense, proprio quando doveva iniziare il pezzo preferito di Charl: quando si mettevano le mani sulla persona davanti a se. Era una sua variante, ma gli sarebbe piaciuto provarla su una tipa in top e pantaloni attillati davanti a lui. La folla si aprì e davanti a Darren e Charl arrivarono due grossi gorilla in giacca e cravatta, un uomo con la valigetta che si dimenava e mangiava le pulci dei due gorilla ed il padrone di casa, seguito dai suoi amici ganzi.
  -Che ci fate qua, mocciosetti?
  Darren si fece avanti, mostrandosi sicuro di sé -Non siamo dei bambini. Siamo della vostra stessa età, amico. Solo che abbiamo disturbi d’altezza.
  Rise forte il padrone. Anche gli altri risero, dopo di lui -E voi due tappetti vorreste farmi credere che sareste diciottenni. Siete gli unici qua dentro a non avere neanche un pelo in faccia.
  Darren non si fece scoraggiare, e provò a salvarsi trovando un compagno rasato nella festa -Anche quel tipo non ha peli sul viso.
  Karmoz ringhiò -Quella è la mia ragazza.
  -Splendida.
  -Mi avete stufato voi due. Sgnarl, buttali fuori di qui. Epicurzio, Ottomannio, fate ripartire la festa.
  Mentre l’uomo con solo la valigetta li prendeva schiumando, Darren cercò l’aiuto del cugino -Elton, digli qualcosa. Non farci buttare fuori.
  Il padrone di casa si voltò verso il ragazzo -Elton, sei veramente il cugino di questo moccioso?
  -Big K, non so chi sia.
  -Ma cuginone, sei tu ad avermi detto di venire qui.
  -Mai visto questo bambino in vita mia.
  -Abbiamo trascorso tanti momenti insieme. Ho anche le foto: la gita al mare, sulla neve, la recita delle principesse…
  -Fai sparire subito quelle foto.- Elton si gettò sul cugino per strapparle, ma le foto volarono via e si sparpagliarono per la stanza. Tutti i ragazzi e le ragazze videro le foto di quello che fino al giorno prima era uno dei più popolari della scuola, ora ridicolizzato per un costumino da principessina e degli scatti di lui rachitico.
  Si nascondeva il volto per la vergogna. Il padrone lo prese per una spalla e lo girò verso di sé -Madamigella, questo luogo è troppo rozzo per lei. Dovrebbe andare fuori a schiarirsi le idee.- prendendolo in giro lo buttò fuori di casa con un calcione, faccia a terra. Lo seguirono Charl e Darren, mentre da dentro risuonavano ancora le voci e la festa ripartiva.
  Si rialzò e si sedette sulla sua moto -Tutta colpa vostra bambocci. Ora mi prenderanno tutti in giro per l’eternità. Ma questa te la faccio pagare cuginetto. Vedrai appena racconterò tutto agli zii.- e sgommò via, lasciando i due in una nube del suo smog.
  A Darren e Charl non restava che ritornare a casa, nel buio della notte.

  Erano riusciti ad attraversare tutta la città fino ad arrivare incolumi sul vialetto di casa. Vedevano già la luce dell’androne. Qualcosa si agitò nei cespugli, e mille occhi rossi iniziarono a risplendere. I due iniziarono a correre, ma i gatti balzarono fuori dall’agguato e li rincorsero. Charl cadde a terra. Mise le mani davanti a sé, per proteggersi dai micidiali artigli dei mici. Gli erano quasi addosso, il suo viso madido di sudore, come se gli avessero tirato dell’acqua addosso.
  Gli avevano tirato dell’acqua addosso. Charl era grande, ormai, ed era alla festa, steso a terra dopo aver perso i sensi. Alcune persone erano piegate su di lui.
  -Tutto bene?

  
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