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Autore: Crystal25396    05/11/2017    2 recensioni
Vi siete mai chiesti come potrebbero essersi conosciuti i genitori di Adrien?
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«Wow, li hai fatti tu questi?» gli aveva domandato. Con il volto paonazzo, Gabriel era saltato giù dall’albero, strappandole il blocco dalle mani.
«Non sono affari tuoi» le aveva risposto bruscamente, maledicendosi subito dopo.
[...]
«Hai ragione, non sono affari miei. Ad ogni modo, non dovresti vergognarti. Sei molto bravo, sai? Mi piacciono i tuoi disegni».

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Storia scritta per il gioco "Obbligo, verità... e Salvataggio!" del gruppo "Il Giardino di EFP" con il seguente prompt: A ha appena avuto un grande scossone nella vita (morte di qualcuno, rottura di una relazione...), la sua vita inizia a stargli stretta e decide di lasciare tutto e andarsene.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gabriel Agreste
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: A ha appena avuto un grande scossone nella vita (morte di qualcuno, rottura di una relazione...), la sua vita inizia a stargli stretta e decide di lasciare tutto e andarsene
 


ÉCOUTE TON COEUR
 
 
  In tutti i suoi 18 anni di vita, Gabriel si era sempre considerato un ragazzo fortunato. Certo, la sua famiglia non navigava nell’oro, ma erano economicamente stabili e, cosa più importante, i suoi genitori erano, a detta sua, i migliori che si potessero desiderare.
  Si amavano e si volevano bene. Molto bene.
  Volevano il meglio per lui, per questo motivo si erano sempre occupati loro di organizzare la vita al figlio. E tutto sommato, a Gabriel non dispiacevano. Avevano sempre fatto delle ottime scelte, volte a rendergli un grandioso futuro, e a lui era sempre andata bene così. Anzi, dal suo punto di vista, i suoi genitori non facevano altro che occuparsi delle cose che per lui sarebbero state solo dei fastidi: percorrere una strada già delineata, era molto più facile e meno faticoso di doversela costruire da soli. Era sempre stato così, anche quando si era arrivati a parlare del suo percorso di studi una volta finta la scuola: per i due coniugi Agreste, Gabriel era destinato a diventare un grande avvocato e la cosa sarebbe stata presto chiara anche a loro figlio, non appena questi avrebbe iniziato i corsi all’università.
 
  E a Gabriel la cosa andava bene.
 
  Giurisprudenza? Sarebbe stato senza dubbio un corso interessante e la difficoltà di un percorso di studi come quello di certo non lo spaventava: fin da bambino si era sempre distinto per la sua acutezza e intelligenza, non aveva mai avuto problemi di apprendimento e le sue pagelle erano sempre state perfette. Il massimo dei voti in tutte le materie, nessuna esclusa.
  Con il diritto non avrebbe avuto problemi, ne era certo, e con il tempo contava anche che la cosa sarebbe riuscita ad appassionarlo.
  Se lo avevano deciso i suoi genitori, non c’era dubbio che sarebbe stato così.
 
  Gabriel osservò i moduli di iscrizione per l’università di Lione. Mancava solo una firma, e dopo sarebbe bastato inviarli alla segreteria per considerarsi ufficialmente iscritto all’università, facoltà di giurisprudenza.
  Afferrò la penna, pronto a concludere la cosa, ma poco prima che questa toccasse il foglio, la sua mano si fermò.
  Improvvisamente, sentiva un grosso peso sul petto.
 
  Cosa gli stava succedendo? Perché non riusciva a muoversi? Cosa gli impediva di mettere quella firma? Era ciò che i suoi genitori volevano per lui, quindi il meglio per il suo futuro, cosa c’era che non andava?
 
  Due sorridenti occhi verdi invasero all’improvviso la sua mente, destabilizzandolo.
 
  Allungò una mano verso uno dei cassetti della sua scrivania e dal fondo tirò fuori dei fogli. Dei moduli. Incompleti anche questi, mancava solo la sua firma.
  Gabriel li osservò con attenzione, soffermandosi sulla scritta in cima, con il nome dell’istituto: École Nationale Supérieure des beaux-arts.
  Era stata lei, la proprietaria di quei bellissimi occhi verdi, a dargli quei fogli.
 
  La conosceva da poco più di un anno, l’aveva incontrata per caso al liceo che frequentava. Lei l’aveva sorpreso tutto solo seduto sui rami più bassi di uno degli alberi del cortile della loro scuola. Quando Gabriel l’aveva notata a fissarlo, si era spaventato e colto alla sprovvista gli era scivolato dalle gambe il blocco su cui stava disegnando.
  Ridacchiando divertita, la giovane si era scusata e si era chinata a raccogliere l’oggetto.
  «Wow, li hai fatti tu questi?» gli aveva domandato. Con il volto paonazzo, Gabriel era saltato giù dall’albero, strappandole il blocco dalle mani.
  «Non sono affari tuoi» le aveva risposto bruscamente, maledicendosi subito dopo.
 
  Ecco perché non aveva mai avuto una ragazza… Lui e la sua linguaccia velenosa, parlava sempre prima di pensare.
  Era rimasto fermo sul posto, dandole le spalle. Non aveva intenzione di sentirsi ancora più in colpa di quanto già non fosse, trovandosi davanti una ragazzina in lacrime perché lui l’aveva trattata male. Per questo si era stupito, quando lei gli si era parata davanti sorridente.
  «Hai ragione, non sono affari miei. Ad ogni modo, non dovresti vergognarti. Sei molto bravo, sai? Mi piacciono i tuoi disegni».
  Quelle parole lo avevano letteralmente spiazzato, lasciandolo fermo immobile, con uno sguardo stralunato sul volto. Il suono della campanella che dava inizio alle lezioni dopo la pausa lo aveva salvato proprio in quel momento. La ragazza lo aveva salutato amichevolmente ed era rientrata velocemente nell’istituto, lasciandolo ancora paralizzato.
  Era la prima volta che una persona faceva un apprezzamento sui suoi disegni.
 
  Da allora, tutto aveva iniziato a cambiare.
 
  Si erano incontrati nuovamente il giorno successivo, durante la pausa dalle lezioni, e la cosa era andata avanti. Avevano fatto amicizia e Gabriel aveva iniziato ad utilizzare la ragazza come modella per gli abiti che disegnava. Quando lei guardava quei disegni, scoppiava sempre a ridere.
  «L’abito è stupendo, Gabriel, ma mi hai fatta troppo bella rispetto a come sono realmente».
  Lui non era mai stato d’accordo. Lui la trovava ancora più meravigliosa.
 
  Era inutile negarlo: Gabriel si era innamorato di quella ragazza dai lunghi capelli biondi e i sorridenti occhi verdi. Poco importava se aveva ben quattro anni meno di lui. La sua risata, il suo buon umore, la sua allegria l’avevano stregato. L’amava dal più profondo del cuore.
 
  Per questo motivo, quando due giorni prima lei gli aveva comunicato della sua imminente partenza, Gabriel aveva sentito il terreno mancargli sotto ai piedi.
  «Te ne vai?» le aveva chiesto, tentando di celare il tremore nella sua voce.
  «Sì…» gli aveva risposto lei, gli occhi solitamente luminosi, ora spenti e puntati verso il basso «Mio padre è stato trasferito alla sede di Parigi dall’azienda per cui lavora e non può rifiutare un’opportunità come questa. E io non voglio che lui vi rinunci a causa mia».
  «Sembra già tutto deciso».
  «Perché è così. Partiamo la settimana prossima».
 
  Gabriel aveva sentito la rabbia crescere dentro di lui e le aveva violentemente dato le spalle, sputando un «Vattene allora, fa come ti pare» mentre si allontanava a grandi falcate. Si era pentito immediatamente di aver pronunciato quelle parole, ma la rabbia e la delusione erano stati talmente forti che non aveva avuto il coraggio di voltarsi e chiederle scusa.
 
  In quel momento, stringendo fra le mani quei moduli, si pentiva amaramente di ciò che aveva fatto. Era stato un idiota. Come aveva potuto permettere che quelle fossero le ultime parole che le aveva rivolto? Nessuno se  le sarebbe meritate e lei meno di tutti.
  Lei, che da quando era entrata nella sua vita, gli aveva mostrato una prospettiva tutta nuova di vedere le cose.
  Lei, che aveva sempre creduto in lui.
  Lei, che aveva sempre pensato che il disegno fosse la vera strada di Gabriel.
 
  «I tuoi genitori sono delle brave persone, ti vogliono bene e desiderano il meglio per te, ma… Il diritto, la legislatura. Ne sei davvero convinto?»
  «Avrò un lavoro ben pagato e potrò fare carriera. È la cosa più logica» le aveva risposto.
  «Non ti ho chiesto cosa secondo i tuoi genitori sia meglio per il tuo portafogli, ma cosa secondo te è meglio per te. Vuoi davvero dedicare la tua vita a questo?»
  «Io… Non lo so, credo di sì»
  «Io credo di no, altrimenti saresti arrivato alla mia stessa conclusione. Ti ho osservato a lungo da quando ci conosciamo, lo vedo come ti brillano gli occhi quando dalla tua mano prendono vita quegli splendidi abiti, che aspettano solo di essere confezionati ed esibiti durante i più grandi eventi di moda del mondo. È quella la tua strada».
  Gabriel l’aveva osservata stupito, il cuore che gli batteva furiosamente nel petto. Lei aveva sorriso e aveva estratto dalla sua borsa un piccolo plico di fogli.
  «Un’amica di mia madre insegna a Parigi, in una delle più prestigiose scuole d’arte della Francia. Mi sono fatta mandare dei volantini informativi e un modulo d’iscrizione. Dai un’occhiata e pensaci. Ascolta il tuo cuore e sono certa che farai la scelta giusta».
 
  Da allora, aveva iniziato a vedere le cose in maniera differente. Era davvero quella che avevano deciso i suoi genitori la strada giusta per lui?
  Per giorni era stato invaso dai dubbi e quando aveva scoperto che lei se ne sarebbe andata, si era sentito improvvisamente tradito. Aveva iniziato a mettere in discussione ciò su cui lei gli aveva aperto gli occhi.
  Fino a quel momento, quando era giunto il momento di depositare quella firma.
  Quella maledetta ultima firma.
 
  No, non poteva farlo. Lei aveva ragione, aveva ragione su tutto! E lui non ce la faceva più a restare succube di ciò.
 
  Gettò con violenza a terra i fogli che coprivano la sua scrivania e vi poggiò al loro posto quelli che ancora stringeva fra le mani. Firmò velocemente nell’unico spazio vuoto rimasto, poi infilò il tutto dentro una grossa busta e si precipitò fuori casa, facendo quasi prendere un colpo a sua madre, che per un attimo faticò a riconoscere suo figlio in quella furia.
  E fu proprio questo suo strano comportamento ad insospettire la donna e a farla salire nella camera del giovane.
 
  Quando tornò a casa, fu lì che Gabriel trovò i suoi genitori, che osservavano sconvolti i fogli di iscrizione all’università sparsi sul pavimento.
  «Gabriel, tesoro. Ti ho visto stringere una grossa busta in mano, prima, credevo fossi andato a spedire la tua richiesta di immatricolazione».
  «È così, infatti” disse il giovane raccogliendo i fogli e cercando di comportarsi come se nulla fosse.
  «Ma quei documenti sul pavimento…»
  «Ho spedito la mia iscrizione, solo che non riguarda l’università di Lione. Ho fatto richiesta per l’École Nationale Supérieure des beaux-arts».
 
  «Tu che cosa?” domandò suo padre, gli occhi sgranati.
  «Ad un’importante scuola d’arte di Parigi».
  «Ma… Tu volevi fare l’avvocato!»
  «No, mamma. Voi volevate che facessi l’avvocato. E mi dispiace, ma non è ciò che desidero».
  «Ma sei sempre stato favorevole ad ogni nostra scelta, non ti sei mai lamentato! E poi l’arte non ti porterà da nessuna parte, lo sai bene».
  «Questo è quello che dici tu, papà» disse Gabriel con voce ferma, sfidando per la prima volta in vita sua il volere dei suoi genitori
  «Sarà dura e dovrò lavorare sodo per farmi un nome, ma è ciò che voglio e sono sicuro che prima o poi ce la farò. Non mi interessa se siete d’accordo o meno, ormai ho deciso».
  «Vuoi diventare una nullità? Dopo tutto quello che io e tua madre abbiamo fatto per te?»
  «Io vi voglio bene e vi sarò sempre riconoscente… Ma è giunto il momento per me di dire basta».
 «Oh Gabriel… Cosa ti è successo?» singhiozzò sua madre, non riconoscendo in quello sguardo così deciso il Gabriel che accettava sempre senza opporsi qualunque loro scelta, consapevole che loro facevano tutto quello per lui.
  «Nulla, mamma” le sorrise lui osservando quegli occhi apprensivi colmi di lacrime «Un’amica mi ha aiutato a capire la verità”.
 
 
Due mesi dopo
 
  Gabriel era in piedi poco lontano dai cancelli di una scuola nel centro di Parigi, lo sguardo che vagava rapidamente sui volti degli studenti che si affrettavano ad uscire. Ci aveva messo tre giorni, ma alla fine era riuscito a trovarla e scoprire quale fosse il nuovo istituto dove era iscritta.
  L’ultima volta che l’aveva vista era stato quando le aveva detto quelle cose orribili. Non voleva che lei avesse di lui un tale ricordo… E, soprattutto, non voleva che fosse l’ultimo.
 
  Di colpo, i suoi occhi si illuminarono e un sorriso nacque sulle sue labbra. Lunghi capelli color del grano, occhi verdi e sorridenti, il volto definito e carico di gentilezza. Eccola, era lei.
 
  «Zoe!» urlò a squarciagola agitando le braccia in aria e attirando l’attenzione di non poche persone.
  La ragazza si guardò attorno aggrottando le sopracciglia e quando finalmente lo vide, il suo volto si dipinse di genuino stupore.
  «Gabriel?» disse avvicinandosi a lui e facendosi largo nella folla di ragazzi che continuava ad uscire dalla scuola e a riversarsi nella strada.
  «Che ci fai qui?» gli chiese quando finalmente riuscì a raggiungerlo.
  «Sono venuto a salutarti!» le disse euforico, il cuore che gli martellava furiosamente nel petto. Non ricordava di essersi mai sentito così. Anzi, a dirla tutta, quello non era un comportamento che il Gabriel Agreste di qualche mese prima avrebbe avuto. Disobbedire ai suoi genitori e dopo una lunga discussione con loro andarsene di casa, trasferirsi a Parigi, andare a trovare una ragazza e farsi notare senza imbarazzo da una cinquantina di persone. Era cambiato. Lei l’aveva cambiato.
  «Ho fatto come mi hai detto, sai? Ho ascoltato il mio cuore. La vita che avevo prima, quella organizzata dai miei genitori, mi sono accorto che non faceva più per me. Ora sono uno studente dell’École Nationale Supérieure des beaux-arts, l’accademia di cui mi avevi parlato».
  «Ma è magnifico! Sono così felice per te!” esultò  la ragazza gettandogli le braccia al collo e facendolo arrossire di colpo, ma dandogli in questo modo una scarica d’adrenalina che lo spinse ad andare avanti.
  «E poi, volevo scusarmi» le disse allontanandosi da lei quel poco che bastava per incatenare il suo sguardo ai suoi occhi   «Mi dispiace per quello che ti ho detto l’ultima volta che ci siamo visti, non volevo. Sono stato uno stupido, ho agito senza pensare, come mio solito, e non ho fatto altro che dar voce alla rabbia».
  «Non devi scusarti di niente. Ti ho già perdonato».
  «Sul serio?» domandò stupito da quelle parole.
  «Sul serio» le sorrise felice.
 «Ad ogni modo» continuò Gabriel, assumendo questa volta un’espressione imbarazzata «Adesso vivo anche io a Parigi, quindi… Sì, insomma, potremmo continuare a vederci. Sempre se a te va bene, s’intende».
  «Certo che mi va bene! Ma che domande fai» rise la ragazza regalandogli l’ennesimo ingenuo sorriso in grado di fargli mancare un battito.
 
  «Ora devo andare, si sta facendo tardi. Ci vediamo!» disse lei facendogli un cenno con la mano e allontanandosi di corsa.
Gabriel la osservò adorante. Fino a quel momento era andato tutto bene...
  Di cosa aveva paura? Doveva dirglielo.
  Adesso o mai più.
 
  Con un coraggio che non credeva di avere, Gabriel portò le mani ai lati della bocca.
 
  «Zoe!» gridò con forza, facendola voltare curiosa.
  «Ti amo!»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
Angolo dell’Autrice
Non ho la più pallida idea di come sia nata. Tenete presente che l’ho scritta in piena notte.
Forse è anche un po’ più allegra rispetto a quello che ci si potrebbe immaginare leggendo il prompt che mi era stato dato… Ciccia, tanto mi pare di essere riuscita a seguirlo comunque :p
Ad ogni modo, permettetemi di fare un paio di precisazioni:
1. L’età. Non abbiamo idea di quanti abbi abbiano i genitori di Adrien, ma mi piace pensare che lei fosse più piccola di lui di qualche anno.
2. Il marchio Agreste. Non sappiamo se esso sia stato creato e poi ereditato o meno da Gabriel, quindi ho immaginato che tutto sia partito proprio da lui, che dal nulla sia riuscito a farsi un nome e creare un impero del campo della moda.
3. Le scuole. E’ tutto mezzo inventato. Non so come funzioni esattamente il sistema scolastico in Francia, quindi ho fatto un mezzo miscuglio con il nostro, andando un po’ ad intuito. L’École Nationale Supérieure des beaux-arts esiste veramente ed è una prestigiosa scuola d’arte Francese che ha sede anche a Parigi, ma non ho la più pallida idea dei corsi che vi si tengono, né tanto meno dell’età che bisogna avere per potersi iscrivere. Se si studia Giurisprudenza all’Università di Lione? Boh. Ho inventato anche quello.
 
Che altro dire… L’avvertimento OOC nelle note è più come precauzione: in questa storia parlo di un Gabriel ancora molto giovane e che ha appena conosciuto la sua futura moglie, per quanto ne sappiamo, allora il nostro Agreste avrebbe sul serio potuto comportarsi in questo modo. Oppure mi sbaglio e mai nella vita avrebbe fatto che cose che gli ho fatto are io. Non lo sappiamo, sono ipotesi, e in più di 20 anni le persone cambiano molto, quindi, per sicurezza, ho voluto segnalarlo.
 
Bene, credo di aver detto tutto.
Spero che questa storia vi sia piaciuta. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se trovate qualche errore o delle inesattezze, vi prego di non fatevi problemi e dirmelo.
Poi, se volete, potete seguirmi sulla mia pagina Facebook (link --> https://www.facebook.com/Crystal25396EFP/)
 
Alla prossima!
-Crystal-
   
 
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