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Autore: Nao Yoshikawa    06/11/2017    11 recensioni
Una volta cresciuti, Garu e Abyo decidono che è arrivato il momento di trovare la loro strada al di fuori del villaggio Sooga.
Ma Pucca sente di non poter lasciare andare così il ragazzo che ama.
Non senza prima avere la certezza che ritornerà.
Non prima di sentirglielo dire.
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Cosa ti succede?
Sono finiti tempi degli inseguimenti folli, dei fugaci baci rubati, dei divertimenti. Perché siete grandi ormai e tutto sarà più difficile.
Adesso che aveva preso a piangere sapeva di non potersi più fermare.
Ma che importava…
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Storia partecipante all'iniziativa "Ripopoliamo i fandom!" indetta dalla pagina facebook "Il giardino di efp"
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abyo, Ching, Garu, Pucca
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rompi il tuo silenzio per me




Quando Pucca aveva dieci anni non si sarebbe mai aspettata che un giorno si sarebbe ritrovata a piangere così per un ragazzo.
Certo, forse avrebbe dovuto immaginarselo: amare a dieci anni non poteva essere la stessa cosa che amare a sedici anni. E malgrado fosse sempre stata una ragazza estremamente forte e allegra, quella volta aveva sentito il bisogno di piangere, seppure in silenzio e lontana da occhi indiscreti.
Non aveva voluto disturbare Ching. Se infatti alzava il capo, poteva vedere la ragazza dalle lunghe trecce, stretta ad Abyo in un abbraccio quasi esasperato, ma caldo e rassicurante.
Pucca probabilmente li invidiava un po’. Perché avevano avuto tutto il tempo del mondo per stare insieme, ed anche se adesso si sarebbero separati, il legame che li univa non si sarebbe mai reciso.
Per lei… le cose erano diverse.
Lei non ce l’aveva per Garu per aver deciso di lasciare Sooga.
Non avrebbe potuto avercela con lui, perché bene lo conosceva. Quel villaggio era sempre stata una casa troppo piccola per un ninja del suo calibro, che aveva il bisogno di trovare la sua strada, il suo equilibrio, aveva bisogno di diventare più forte, di crescere ancora, ma doveva farlo da un’altra parte. Abyo, suo migliore amico storico, ovviamente si era offerto subito volontario per accompagnarlo in quell’avventura senza certezze.
La cosa non aveva fatto piacere a Ching, che dopo avergli stampato uno schiaffo in viso e dopo un pianto isterico, aveva riflettuto e aveva capito che non poteva trattenere il suo fidanzato lì a Sooga solo per puro egoismo. Lui l’avrebbe lasciata andare, se fosse stato al contrario.
L’amore poteva essere una cosa meravigliosa, una grande forza, soprattutto se ricambiato. Ma per Pucca, l’amore non era mai stata una cosa facile!
Aveva sempre amato lo stesso ragazzo, da ben sei anni, ed anche adesso non aveva smesso di amarlo. Di amarlo veramente. Era questo che contraddistingueva il suo sentimento rispetto a quello di quand’era bambina.
Prima era tutto più simile ad un gioco, Garu scappava, lei lo inseguiva.
Adesso non era più così, perché l’innocenza aveva lasciato posto alla consapevolezza che la vita non è un gioco, né tanto meno una favola.
Pucca si asciugò gli occhi. Non amava mostrarsi triste, non sarebbe stato da lei.
Davanti a lei, Garu attendeva pazientemente che Abyo finisse di salutare Ching, dopodiché avrebbero intrapreso il loro viaggio, senza data di ritorno, verso terre inesplorate.
Lei lo osservò, più che certa che dovesse esserne accorto. Non poteva fare a meno di pensare quanto fosse cambiato: ormai non era più il dodicenne che tanto si divertiva a tormentare. No, era un uomo ormai, un combattente capace e dedito all’onore.
Forse questo non era mai cambiato…
Si avvicinò timidamente, le mani dietro la schiena.
Anche Ching in quell’istante capì che forse era arrivato il momento di smettere di piangere. Si asciugò gli occhi, voltandosi poi a guardare l’amica.
“Pucca?”
Lei ovviamente sorrise radiosa come era solita a fare, nel tentativo di nascondere l’alone di tristezza che aveva intorno.
“Dai Ching, non piangere, non è mica un addio!”
Qualcosa però nel suo tono incrinato l’aveva tradita.
“Certo che non è un addio! - esclamò Abyo, abbassando poi la voce – tranquilla, a Garu ci penso io, farò in modo che nessuna ragazza gli giri intorno!”
“Smettila di insinuare certe cose! - Ching lo colpì subito ad una spalla, rivolgendosi poi l’amica – forse… forse dovresti salutarlo...”
Pucca distolse lo sguardo, posandolo sulla figura del ninja.
Perché adesso doveva essere tutto più difficile?
Se fosse stata la bambina di una volta gli sarebbe corsa dietro senza problemi.
Prese un respiro profondo, avvicinandosi lentamente verso Garu, che la osservava con i suoi occhi. La sua espressione era costantemente seria.
Gli arrivò vicino, sforzando il sorriso migliore che poteva.
“E così alla fine il momento è giunto – disse lei – vai via. Stai molto attento a non combinare guai, perché sai bene che ti troverei in ogni caso”
Dopodiché si lasciò andare ad una risatina sommessa che andò poi a scemare.
Abbassò lo sguardo. Non era neanche più brava a fingere. Di questo doveva essersene accorto anche lui, che la guardava, la osservava, senza però dire nulla.
Sulle sue labbra gravava un peso, parole che avrebbe voluto dire.
Aveva paura di mostrare la paura… sì, quell’età era decisamente terribile, troppi dubbi, troppe paure, troppi pensieri.
“Forse non ti serve che io dica ciò che è già ovvio – disse poi, senza guardarlo negli occhi – ma non vorrei che te ne andassi. Siamo sempre stati insieme. Tu scappi e io ti vado dietro, ricordi? E’ una quotidianità che a me piace. Pensavo sarei riuscita a conquistarti prima che te ne andassi ma… mi sa che non ci sono riuscita”
A quel punto sorrise di nuovo, un sorriso amaro. Sperava di strappare una parola al silenzioso ninja, il quale aveva però le labbra serrate.
Non ricordava neanche più l’ultima volta che lo aveva sentito parlare.
Ching la osservava a qualche metro di distanza, certa che di lì a poco sarebbe esplosa.
Pucca strinse i pugni. Non aveva mai avvertito il bisogno di sentirlo, ma in quel momento, più che mai, doveva sentirlo.
“Potresti almeno rispondere!” - esclamò nervosa, fremendo. Garu sollevò le sopracciglia in segno di sorpresa.
La ragazza fremette ancora, e a quel punto, presa dalla rabbia, lo afferrò per le spalle.
“Lo so che hai fatto il voto del silenzio, ma almeno per una volta, solo una, rompi il tuo silenzio per me! Ho bisogno di sentirti dire che tornerai! Me lo devi, non pensi?!”
Senza accorgersene aveva preso a piangere. Non le importava di essere vista, né di apparire debole. Le importava soltanto del suo dolore e dei suoi sentimenti, ora maturati, ora più veri.
Cosa ti succede?
Sono finiti tempi degli inseguimenti folli, dei fugaci baci rubati, dei divertimenti. Perché siete grandi ormai e tutto sarà più difficile.
Adesso che aveva preso a piangere sapeva di non potersi più fermare.
Ma che importava…
Garu la osservò, apparentemente senza alcuna emozione negli occhi.
Incredibile pensare che quella ragazza, sempre su di giri e pronto a rincorrerlo per tutto il villaggio, si stesse adesso disperando così per lui.
Per anni se n’era rimasto in silenzio a subire, anzi, a godere, delle sue attenzioni, ma adesso si ritrovava dinnanzi una scelta.
Una cosa però la doveva ammettere… aveva sempre odiato vederla piangere.
Così allungò una mano, poggiandola sulla sua testa. Fu in quel momento che Pucca smise di piangere, sollevando lo sguardo. Sgranò gli occhi quando si rese conto che le labbra del ninja erano curvate in un lieve sorriso.
Lui non sorrideva mai. Quella volta lo stava facendo… per lei?
Lo vide avvicinarsi, e a quel punto non ebbe il coraggio di muoversi.
Con una delicatezza che non avrebbe mai pensato potesse possedere, Garu posò le labbra sulle sue e finalmente le concesse un vero e proprio bacio, dal sapore di lacrime.
Pucca rimase immobile, sentendo il cuore perdere un battito. Quando lui si staccò, si rese conto di stare andando completamente a fuoco.
Che cosa buffa, si era sempre immaginata in maniera un po’ diversa il loro primo vero bacio. Ma andava bene così.
Infine accadde una cosa ancora più inaspettata. Garu mosse le labbra e parlò.
“Tornerò. Non devi preoccuparti” - le disse.
Lei lo ascoltò, sconvolta. Lo aveva davvero fatto, aveva rotto un silenzio durato sei anni, solo per lei, solo per rassicurarla.
E se l’aveva fatto, forse poteva ben sperare che anche il loro legame, per quanto strano fosse, non si recidesse solo a causa della distanza.
A quel punto, con le lacrime ancora in bilico sulla ciglia, Pucca sorrise radiosa.
“Farò del mio meglio” - rispose.
Garu allora scostò la mano dai suoi capelli. Probabilmente, quando sarebbe tornato, lei sarebbe stata lì ad aspettarlo.
E il solo pensiero, incredibile a dirsi, o forse non tanto, gli faceva piacere.
Così Abyo e Garu lasciarono Sooga, mentre Ching e Pucca li osservarono finché le loro figure non scomparvero.
Quest’ultima adesso non si sentiva più triste. Perché aveva la certezza: la certezza che quell’amore, convinta non potesse mai essere ricambiato, in realtà era sempre esistito. E avrebbe resistito.
Lei lo avrebbe aspettato, e quando sarebbe tornato, perché lei si sarebbe fidata della parola data.
E sarebbero stati felici, come quando erano stati niente più che due bambini.


NDA
Da un po' di giorni mi frullava l'idea di scrivere qualcosa in questo fandom, e devo ringraziare Il giardino di  EFP per l'opportunità.
Mi sono immaginata una Pucca più matura e in difficoltà, e un Garu che finalmente le concede una gioia :D
   
 
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