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Autore: PrincessintheNorth    06/11/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Mia adorata, raggiungimi nel pomeriggio dove tu sai. Ti aspetto.”
Un sorriso sciocco affiorò sulle mie labbra nel leggere quel messaggio.
Lui sapeva sempre come stupirmi. Era uno dei suoi tanti pregi.
Sin da quando ero arrivata ad Aberon, aveva sempre avuto un occhio di riguardo per me, viziandomi e coprendomi di regali, con la scusa del mio titolo. Ad una Principessa non deve mancare niente, diceva sempre.
Non ricordavo, da quando ero stata abbastanza grande da capire di Grasvard, un periodo di pace tanto lungo.
Già quattro mesi.
Dalle lettere di mamma, papà e Alec, al Nord tutto filava liscio come l’olio, ma ancora non potevamo tornare. Almeno, non finché papà non avesse avuto la testa di quell’uomo infilzata su una picca.
L’unico che non mi aveva calcolata era Murtagh, ma ogni giorno sentivo la sua mancanza sempre meno.
Andava tutto bene.
Non ricordavo di essere mai stata così spensierata in tutta la mia vita, forse nemmeno nell’infanzia. I miei doveri mi avevano sempre frenata.
Ma chissà come, lì ero solo una Principessa senza doveri. Non dovevo fare niente e con il mio titolo potevo fare ciò che più mi compiaceva.
Era una vita perfetta.
Il suo messaggio mi era giunto insieme al pranzo, un succulento pollo in salsa d’agrumi accompagnato dal delizioso vino che mi offrivano. Mi godetti ogni morso e sorso di quel pasto divino, per poi iniziare a prepararmi, assistita dalla mia domestica, Sharon.
Mentre mi truccavo, lei pensava ai miei capelli, sistemandoli in un alto raccolto di trecce lasciandomi libere due ciocche a incorniciare il viso, che poi acconciò a boccoli con un ferro rovente: nelle trecce, appuntò dei piccoli boccioli di rose bianche e rosa, oltre che qualche forcina impreziosita da diamanti o perle.
- Desiderate scegliere il vestito, Altezza?
- Mmh.
Andai verso l’armadio, aprendolo ed osservando l’enorme quantità di abiti che mi erano stati regalati, di tutti i colori, sfumature e modelli possibili.
Ci misi un quarto d’ora, ma alla fine scelsi un morbido abito rosa, fresco e leggero, adatto al caldo torrido dell’estate surdana.
- Desiderate altro vino, Altezza?
- Perché no?
Le porsi il calice, e dopo un attimo era già riempito. 
Cinque minuti dopo, vuoto.
Non me ne facevo una colpa: era l’unico modo che avevo per non pensare a casa, per non avere paura.
Per non pensare a Murtagh ed Antares, ancora in giro per i fatti suoi.
Era mai possibile che una frasetta detta d’impulso in una situazione tragica l’avesse indisposta a tal punto?!
Maledetta dragonessa pomposa.
Dato che mancava ancora qualche ora al nostro incontro, scesi in città a fare una passeggiata con April, che camminava già: era cresciuta splendidamente, e ora era una bellissima bambina di dieci mesi. I tratti del viso erano più definiti, e se io somigliavo a papà e Alec alla mamma, lei era un mix perfetto dei due.
Mamma era stata la sua prima parola, seguita da papà e poi da Katie. E poi, da stronzo, dato che avevo pestato un piede contro uno spigolo e mi era scappato. Non credevo mi avrebbe sentito, ma poco dopo aveva iniziato a borbottare “stlo – tio”, e mi ero sentita morire di vergogna.
Nessuno avrebbe dovuto saperlo. E a nulla erano valsi i tentativi di farle disimparare quel termine.
Perciò, la preparai per uscire, dandole una leggera pettinata alle onde color caramello, sciacquandole delicatamente il viso e mettendole un vestitino bianco. Poi optai per dei pantaloncini e una magliettina, dato che faceva caldo e sicuramente si sarebbe messa a giocare.
Inoltre, sapevo quanto odiava gli abiti pieni di pizzi e fronzoli che costituivano la moda per bambini surdana. Le prudevano e non riusciva a muoversi agevolmente, lei che adorava e aveva bisogno di saltare, correre ed essere libera.
- Pronta, piccola? – le diedi un bacino sulla guancia e, con un incantesimo, mi tolsi dalla mente e dal corpo ogni sintomo di alcol. Se dovevo badare a lei, dovevo essere pronta a tutto.
- Sì. – rispose allegramente prendendomi la mano.
In cinque minuti, eravamo già nelle vie della città: dato il caldo, nessuno era uscito, e adesso capivo il perché.
- Fa caldo … - mormorò April.
- Adesso prendiamo un bel bicchiere di latte fresco, amore.
Mi guardai rapidamente intorno in cerca di una locanda, e attraversammo la strada per entrarvi dentro.
- Oh, le due Principesse del Ghiaccio! – esclamò l’oste, un simpatico omone con due baffoni di nome Tom, intento a ripulire un bicchiere. – Cosa posso offrirvi?
- Due bicchieri d’acqua ghiacciata andranno bene, per favore. – chiesi mentre aiutavo April a sedersi sullo sgabello, dato che aveva provato ed era caduta di sedere.
- Come desiderate …
In un attimo, ci aveva messo davanti due grandi bicchieri pieni d’acqua, con del ghiaccio dentro.
- Come piace alla Principessa April, ho aggiunto un po’ di limone e menta per rendere più gradevole e fresco il sapore. – disse. – Ne volete anche voi?
- Ma sì, dai.
Gli resi il bicchiere e aggiunse gli ingredienti, per poi rendermelo.
- Ecco, piccola … - aiutai April a bere. – Attenta a non sbrodolarti.
- Va bene! – sbuffò allargando le braccia, esasperata.
Come a dire “e basta, sorellona, hai rotto!”
Afferrò il bicchiere con le mani e iniziò a mandare giù la bevanda allegramente.
- E il vino per il signore … - borbottò intanto Tom, versando del vino rosso in un bicchiere e portandolo ad un avventore.
Incuriosita, mi voltai per vedere chi fosse.
Era seduto in un angolo in penombra, avvolto da un mantello nero, per cui non riuscii a vederne il volto.
Capii solo, dalle proporzioni, che era un uomo adulto, ma nient’altro.
Chi diavolo mette un mantello così nel Surda, d’estate?!


 
 
Corsi in fretta in camera, ritoccando rapidamente trucco e capelli per essere sicura di presentarmi al meglio. Ravvivai un po’ le guance con della leggerissima polvere rosata, ottenendo un effetto naturale e per nulla artificioso.
Sistemai le pieghe del vestito e aggiunsi una corta stola dalle sfumature rosso-rosa-oro, che enfatizzava e donava vivacità e un tocco vibrante al tutto.
Molto meglio.
A quel punto, mi diressi verso i giardini del castello, fermandomi qualche minuto al laghetto di pesci rossi, un puro vezzo della Regina Madre Mary Anne.
Mi divertivo tantissimo nel vedere quei pesciolini nuotare tra le ninfee, sembrava danzassero.
Le squame rilucevano sotto la luce del sole, rendendo l’acqua uno specchio di cristallo pieno di riflessi colorati.
Rimasi lì ancora qualche minuto, e già che c’ero mi feci portare un calice di vino.
- Non desiderate qualcosa di più forte, Altezza? – chiese il domestico con aria affabile.
Beh.
Che avrebbe cambiato?
- Portami un whisky.
- Come desiderate.
Me lo versò, e lo mandai giù in un attimo. Non avrei dovuto farlo, perché mi andò subito alla testa, facendomi barcollare.
- Santo cielo! Questa era inaspettata!
- È whisky, Altezza. Questo è l’effetto che fa.
-  Potevi anche avvertirmi!
Sentii dentro di me montare una rabbia incontrollata, di sicuro inadatta ed esagerata alla situazione, quella fortissima rabbia che provocano i fastidi.
- Altezza, perdonatemi ma siete una Principessa, a sedici anni dovreste saper reggere l’alcol …
- E TU NON SEI UN PRINCIPE! CHE NE SAI TU DI CIO CHE DEVO O NON DEVO SAPER FARE?!
A quel punto me ne andai, oltremodo irritata.
Andando verso il giardino segreto che era il luogo ameno di tutti i nostri incontri.
Scostai delicatamente le liane d’edera che ostruivano l’accesso, per trovarmi in un piccolo giardino raccolto, chiuso e tripudiante di fiori colorati.
- Temevo non saresti arrivata. – sussurrò, alzandosi e vendendomi incontro.
Con un sorriso smagliante, mi strinse a sé cingendomi la vita con un braccio e mi lasciò un bacio sulle labbra.
- Mia Principessa.
- Mio Re.
Era stato improvviso, del tutto inaspettato. Mi aveva invitata nel suo laboratorio, non sapevo come sapesse che mi piacevano le scienze naturali. Ma tra una provetta e l’altra, mi aveva stretta a sé e baciata.
Non sapevo bene cosa ci fosse tra noi. Amore, probabilmente. Una cosa totalmente diversa da quella con Murtagh: con Orrin mi sentivo perennemente e scioccamente contenta, allegra e divertita. Con Murtagh … beh, spesso felice. Ma anche angustiata. Era bello non avere più quel peso.
Comunque, mi divertivo con lui, e tanto mi bastava, mi toglieva parecchi pesi dalle spalle e questo mi serviva.
Mi lasciò un altro piccolo bacio, poi mi accompagnò sulla panchina dov’era seduto prima.
- Sei in ritardo. – osservò divertito.
- Il laghetto di tua madre mi ha attirata, lo sai. Lo fa sempre.
- Potrei chiedere di rimuoverlo. – fece.
- Ma smettila.
- Ho portato del cibo. – fece soddisfatto, sollevando un cestino.
- Io ti adoro sempre di più, sappilo!
Gli stampai un bacio, per poi fiondarmi sul cestino a sollevare la coperta che celava le pietanze.
Pane, formaggi, vino e salumi. Quelli che più adoravo. Salame e culatello.
- Grazie …
- Di niente. Tutto per la mia Principessa delle Nevi.
Iniziò a tagliare il salame e me ne porse una fetta, che mandai giù subito. Era delizioso, certo, ma niente a che vedere con quelli del Nord, mi resi conto con una punta di nostalgia. Questo era troppo molle, al Nord era più sodo e saporito.
Mi baciò ancora, stringendomi più forte.
Inebriata dal vino, dalle abitudini libertine surdane e dai profumi, non mi resi nemmeno conto che le sue mani vagavano troppo liberamente.
Finché, qualcuno non tossì.
- Cosa sta succedendo qui?!
In un attimo, arrossii violentemente.
- Murtagh?!
   
 
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