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Autore: Stardust85    06/11/2017    0 recensioni
"Mi fermai ad ascoltare completamente rapita. Senza accorgemene, mi ero spinta quasi fin sotto al palco, lasciando il mondo intero alle mie spalle. Fu allora che lo vidi. Era chino sul suo basso elettrico. Aveva un viso perfetto, incorniciato da un folto caschetto castano. Il suo sguardo, concentratissimo sulle corde del basso che faceva vibrare. Era bellissimo. Aveva il viso completamente imperlato di
sudore e questo mi eccitò segretamente. Di colpo alzó lo sguardo e si voltò diritto verso di me."
Linda è una ragazza della Liverpool perbene. È dolce e innocente come una bambina. Ovviamente completamente ignara di cosa sia l'amore. Benché appartenga al ceto borghese, si discosta dagli ideali della sua famiglia.
La sera del suo compleanno, si reca insieme al suo gruppo più intimo di amici e amiche, nonché al suo spasimante, al famosissimo Cavern Club, dove stanno esibendosi gli acclamatissimi Beatles. Basterà un fatale scambio di sguardi con l'affascinante bassista del gruppo, Paul McCartney, e la sua vita cambierà per sempre.
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Salve a tutti. Questa è la prima volta che pubblico. Sono molto emozionata. Spero di non annoiarvi anzi, sono ben accette critiche di ogni genere. Ogni descrizione dei fatti e dei personaggi descritti non è veritiera.
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Paul McCartney
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Inseguendo una chimera

(Lui)

Sbagliai una nota. Il mio Hofner stridette in un suono acuto e Jhon rise divertito. Lo guardai truce mentre con la mano copriva il suo microfono e rivolgendosi a me disse sarcastico "La tua bambolina se ne sta andando". 
Nonostante il volume molto alto dei nostri strumenti, colsi al volo il suo messaggio. Mi voltai di scatto, ma la folla l'aveva inghiottita. Dov'era andata, maledizione!
Il brano non era giunto nemmeno a metà. Non potevo certo lasciare i ragazzi così e correrle dietro, ovunque lei fosse.
Appena la canzone terminò, annunciai al gruppo che potevano eseguire il prossimo pezzo senza di me. 
Non attesi la loro risposta e senza neanche guardarli, immaginai le loro facce sgomente alle mie spalle. Eccetto Jhon. Lui mi conosceva troppo bene da prevedere ogni 

mia mossa. Disse soltanto "Sei sempre il solito. Sempre a correre dietro a un paio di mutandine. Questa che numero è?!". 
Non meritava una risposta. Infondo ero già lontano quando pronunciò le ultime battute e avevo altro a cui pensare. Maledizione. Dov'era finita?
Si era vero. avevo collezionato un numero abbastanza soddisfacente di storielle. Ragazze facili che per me avrebbero fatto qualsiasi cosa. Ma questa misteriosa sconosciuta... Volevo sapere tutto di lei. Volevo che lei sapesse tutto di me. non avevo mai desiderato tanto conoscere qualcuno. Le donne venivano a me come le api al miele. Non mi ero mai trovato nella circostanza contraria, e la cosa rendeva tutto più eccitante.
Mentre percorrevo ogni centimetro dell'enorme e maestoso palazzo, un college alquanto prestigioso per famiglie più che altro borghesi, con lo sguardo ero alla disperata ricerca di lei.


Ricordo bene la prima volta che la vidi. Quella sera ci stavamo esibendo al Cavern. Lei era in compagnia di un paio di amiche. Non l'avevo mai vista lì prima di quel momento. Ero lì che accordavo il mio basso quando la sua risata allegra richiamò la mia attenzione. Attraversò in un istante il mio orizzonte come una cometa. Correva dietro alle sue amiche con l'aria innocente ma anche un po maliziosa di una bambinetta che ha fatto una marachella e lo vuole nascondere. Suonammo. La osservai per tutto il tempo muoversi felice a tempo di musica. 
Appariva delicata, forse anche troppo per stare in un posto così. Cosa diavolo ci faceva lì. Doveva essere a casa, nella sua camera da letto, a spazzolare le sue bambole.  Sembrava una bambina eppure era evidente che tutto in lei stava fiorendo. Era come un germoglio sbocciato anzitempo.Troppo fragile e delicato perfino da guardare. 
Non c'erano uomini accanto a loro. Forse per questo lei e le sue amiche si guardavano come tre complici. Ciascuna di loro avrà inventato una cena o forse un pigiama party a casa dell'altra e così ora come tre gattine disobbedienti si beavano della loro ritrovata libertà.
Iniziammo a suonare "She loves you". Diedi tutto me stesso. Eravamo scatenati. Ricordo che lei rallentò e poi si fermò completamente immobile in quella folla danzante. Mi piacque ciò che vidi. Mi fece sentire potente. 


Ma ora dov'era... Mi ritrovai a cercarla come un matto tra la folla e per quelle immense sale, sperando solo di scambiare una parola. La mia vita in cambio del suo nome. Almeno ora sapevo che scuola frequentava. Mi sarei appostato davanti all'Istituto anche ogni giorno, fino a che non l'avrei ritrovata.
Nella mia testa fantasticavo e pianificavo ogni dettaglio. Lasciai perdere il ballo. Era chiaro che non fosse più lì. Così mi precipitai fuori. Percorsi rapidamente una delle due rampe dell'enorme scalinata. Si poteva dire tutto, tranne che quel ballo non fosse stato organizzato in grande stile. Una serie di lucine percorrevano 

tutta la balconata fino a raggiungere i piedi delle scalinate. Candele erano sistemate ovunque. Ad un tratto eccola, la mia chimera. Fu come essere colpito da un pugno nello stomaco. Lei era là, splendida in quel suo lungo abito di chiffon blu notte, e un altro ragazzo lì con lei le sbottò qualcosa addosso. Ero pronto a correre giù a gonfiarlo di botte. Ma prima che muovessi un muscolo, quell'estranea e ingombrante presenza, la abbracciò forte a sè. E lei non fece niente. Restò immobile come un giocattolo inanimato tra le sue avide braccia.

Strinsi i pugni finchè le nocche non divennero quasi livide e rientrai  sconfortato. Jhon era appena fuori dall'ingresso, un pò di lato. Aveva in bocca una sigaretta e ovviamente aveva assistito a tutta la scena. "Ne vuoi una?", non risposi, in silenzio allungai la mano verso il pacchetto che mi veniva posto davanti. Ne estrassi una e la portai alla bocca. Parai una mano davanti per non far spegnere la fiamma dell'accendino che vibrò al vento, e senza ancora emettere un suono, guardai Jhon che mi osservava con un sorriso sornione. "Cosa vuoi Lennon!" ma la domanda suonò piuttosto come una secca affermazione. ero scazzato di brutto. "Sei un coglione McCartney" e ancora una volta mi irritò quel suo modo di parlarmi, come se fosse il leader anche fuori dal gruppo.
Un moto di rabbia salì improvviso da una parte molto recondita di me. Lo afferrai dal bavero della giacca " Che cazzo vuoi dire". "Esattamente ciò che ho detto" fece una pausa, poi continuò "Perdi continuamente la testa per queste ragazzine. Ma poi tanto lo sai che ti stancherai presto, anche di lei". Fece un'ulteriore pausa, stavolta il suo tono sarcastico non c'era più, "E' una brava ragazza. Non fa per te... lasciala perdere. Merita qualcosa di più di una sveltina con te".
Jhon era sempre troppo pratico nel parlare. Gli volevo bene come ad un fratello, sapevo che infondo dietro la maschera dell'ironia, celava anche lui una grande insofferenza. Non era in grado di costruire rapporti duraturi con le donne, non era in grado di amare nè farsi amare come facevano gli altri. Per quelli come noi, l'amore era solo piacere fisico, e i sentimenti ci erano preclusi in partenza. Tuttavia per una volta aveva detto qualcosa di giusto, e la cosa mi bruciava tremendamente. Io non ero abbastanza per lei. 

Gettai fuori dai polmoni un enorme sbuffo di fumo. Osservai la polvere che il vento aveva sollevato nel punto in cui poco prima c'era stata lei, posarsi sempre più piano a terra. Tutto  era tornato quieto. Anche il mio cuore.
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NdA
Salve a tutti. A breve seguiranno altri capitoli! Sono quasi pronti. Nel frattempo spero che continuerete a seguirmi. ^.^
   
 
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