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Autore: Stardust85    05/11/2017    0 recensioni
"Mi fermai ad ascoltare completamente rapita. Senza accorgemene, mi ero spinta quasi fin sotto al palco, lasciando il mondo intero alle mie spalle. Fu allora che lo vidi. Era chino sul suo basso elettrico. Aveva un viso perfetto, incorniciato da un folto caschetto castano. Il suo sguardo, concentratissimo sulle corde del basso che faceva vibrare. Era bellissimo. Aveva il viso completamente imperlato di
sudore e questo mi eccitò segretamente. Di colpo alzó lo sguardo e si voltò diritto verso di me."
Linda è una ragazza della Liverpool perbene. È dolce e innocente come una bambina. Ovviamente completamente ignara di cosa sia l'amore. Benché appartenga al ceto borghese, si discosta dagli ideali della sua famiglia.
La sera del suo compleanno, si reca insieme al suo gruppo più intimo di amici e amiche, nonché al suo spasimante, al famosissimo Cavern Club, dove stanno esibendosi gli acclamatissimi Beatles. Basterà un fatale scambio di sguardi con l'affascinante bassista del gruppo, Paul McCartney, e la sua vita cambierà per sempre.
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Salve a tutti. Questa è la prima volta che pubblico. Sono molto emozionata. Spero di non annoiarvi anzi, sono ben accette critiche di ogni genere. Ogni descrizione dei fatti e dei personaggi descritti non è veritiera.
Genere: Erotico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Paul McCartney
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il ballo

(Lei)

Quella sera ero al settimo cielo. L'aria era frizzante. Era solo un rito di passaggio ma ci avevamo messo mesi ad organizzarlo e solo nell'ultima settimana avevamo definito gli ultimi dettagli. Tra cui la musica. Sorrisi complice con la ragazza che mi scrutava riflessa dall'altra parte dello specchio. Ero stata brava. E nessuno aveva sospettato nulla. Avevo raccolto i capelli in una acconciatura molto delicata, che evidenziava il collo sottile e metteva in risalto il delicato decolté. Il vestito non aveva spalline, ma fasciava il busto in modo impeccabile. La gonna ampia lasciava scoperte le caviglie; sotto lo chiffon, tanti strati di velo morbido, la rendevano sfumata come una nuvola blu.
Mio padre entrò nella stanza con un cofanetto blu vellutato in una mano e un fiore nell'altra. Lo guardai meravigliata. "Ancora regali. Papà non dovevi". "La mia unica figlia merita di andare al ballo con in dosso il fiore più bello. È un'orchidea. È rara. Come te. E renderesti molto fiera di te tua madre se volessi indossare anche queste." Dal cofanetto vellutato estrasse un collier di perle bianche molto piccole. Erano quelle della mia amata nonna. Lo guardai commossa e sorrisi di gioia, abbracciandolo.
Adesso era tutto perfetto.

(Lui)

Quando varcò il portone per entrare in sala, il mio cuore sussultò. Avevo già visto quella ragazza.
Il vestito di chiffon delineava ogni curva, sebbene accennata del suo corpo esile e sinuoso. Avevo conosciuto, anche fisicamente, ragazze più appetibili. Ma nessuna aveva il suo sguardo dolce, innocente.
La prima volta che la vidi, mi colpì come uno schiaffo inaspettato. Era bella e aveva un viso talmente ingenuo che, burlandomi di lei, le schioccai un occhiolino. Fu sorprendentemente tenero il modo in cui arrossí. Conoscevo il mio ascendente sulle donne... Il fascino del cantante rock. Ma all'improvviso mi sembrò quasi ovvio che con lei avrei avuto molte difficoltà a portarla subito a letto. Non era il tipo di ragazza che si sarebbe svenduta per poco. In lei tutto esprimeva delicatezza, soprattutto quegli occhioni verdi, incorniciati da sprazzi di lentiggini.
Appena fece il suo ingresso nella sala da ballo, molti ragazzi si voltarono a guardarla. Lei non se ne accorse neppure. Chissà se sapeva quanto fosse bella. Si muoveva come se non avesse la piena consapevolezza di quanta luce irradiasse intorno a sè.
Io la osservai divertito. Ero appoggiato al mio basso. Mi rivolsi a Jhon. "Suoniamo... " Lui mi seguí subito a ruota su "I Saw Her Standing There". Fu come se cantando potessi chiamarla per nome, un nome a me sconosciuto. Voltati verso di me strana e misteriosa ragazza dallo sguardo smarrito. Non mi vedi... sono qui. All'improvviso come se le note del mio basso l'avessero svegliata da uno strano torpore, nei suoi occhi saettò una scintilla. Il suo sguardo si accese di interesse e iniziò a cercarmi con gli occhi. Con l'espressione incuriosita, si fece largo tra la folla che piano piano e a stento si aprí per farla passare.
Cosa mi stai facendo? Perché voglio essere guardato da te?... Perché ti sto desiderando così forte da stare male?
La folla si aprì piano e apparve intera di fronte a me... Ed era tanto bella da mozzare il fiato. Mi guardò come i bambini guardano la neve per la prima volta.
La mia sola consapevolezza era che fosse là sotto solo per me. Quindi non mi ero sbagliato. La cosa mi diede alla testa. Quegli occhi... Cosa mi stava facendo. Iniziai a cantare. Ringo batteva il tempo, Jhon e George mi facevano da coro. Il pezzo che stavamo eseguendo era mio. Ne avevo scelto ogni singola parola, ma ora tutto ciò che pronunciavo assumeva un senso differente. Era come se quella canzone, come una sottoveste trasparente, le calzasse a pennello.
Stavo delirando per la gioia. Mi sentii un Dio di fronte a lei, almeno fino a quando non osservai con più attenzione le sue labbra socchiuse. Piano piano quasi impercettibilmente si morse il labbro inferiore. La cosa mi mandò letteralmente il sangue al cervello. Dovevo parlarle. Dovevo fare qualcosa. Una cosa qualsiasi.

(Lei)

Quando riconobbi il suono del suo basso mi affrettai. Era lì... E io ero finalmente a un passo dal rivederlo. Con le mani cercavo di farmi spazio tra la folla. Era difficile arrivare sotto il palco, ma l'ultimo muro di persone che mi ostacolavano dal giungervi, si aprì piano, lasciandomi giusto lo spazio per passare. Lui mi guardò. Era come se mi avesse tenuta d'occhio per tutto il tempo. Aveva un'aria cosí divertita. Mi sentì vulnerabile come se fossi stata colta in flagrante a rubar qualcosa. Distolsi per poco lo sguardo per poi pian piano tornare a guardarlo; Osservai le sue mani, specialmente la sinistra, muoversi velocemente sulle corde. Desiderai di essere accarezzata da quelle dita affusolate con la stessa dolcezza con cui sfiorava quelle corde. Alzai lentamente lo sguardo verso di lui e con mio immenso stupore mi stava ancora fissando. Come era possibile? C'erano più di 300 persone che danzavano lì nell'immenso salone, tra cui ragazze bellissime di quelle che non puoi non girarti ad osservare meglio. Eppure era me che continuava a fissare. Cantò a squarciagola... "Well she looked at me And I, I could see That before too long I'd fall in love with her She wouldn't dance with another..." ...come se quelle parole fossero state pronunciate apposta. D'istinto morsi il labbro inferiore. Un vecchio vizio che non ero mai riuscita ad abbandonare. L'istante seguente sbagliò una nota credo... Ad ogni modo il suono ne uscì distorto e stonato. Ci furono dei risolini divertiti di qualcuno. Era Jhon, l'altra voce del gruppo. La risatina risuonò al microfono in tutta la sala. Era troppo per me. Colta in fallo, mi voltai e presto lasciai alle spalle tutta la band e quel ragazzo, l'unico per il quale avessi mai provato attrazione, per poi sparire tra la folla.
   
 
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