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Autore: Heronrey    07/11/2017    0 recensioni
“Meriti il meglio.”
Questo è ciò che ripetono a Veronica da quando non era altro che una bambina.
Alunna modello, bella e benestante.
L’unico difetto è magari quello di essere quasi sempre in ritardo, tranne a scuola dove si salva sempre per il rotto della cuffia.
Certo, l’unico difetto se si toglie anche il suo essere leggermente lunatica e forse la sua aria da altezzosa, che infastidisce chi magari non la conosce.
A diciassette anni arriva quindi a domandarsi, può esistere “il meglio” anche in amore?
L’amore che per definizione si distanzia il più possibile da ciò che è razionale, ma ti porta al compimento di gesti dettati dalla passione e dall’istintività.
E se non incontri un ragazzo che la vita te la completa, ma te la stravolge... può essere considerato questo il meglio?
Beh, forse...Non è sbagliato se ti rende felice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
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Scoperte

 

Il fiato corto, i polmoni che bruciavano come carboni ardenti e il corpo che non reggeva più per lo sforzo eccessivo dovuto alla lunga corsa che avevo fatto da casa fino a scuola, complice il mio estremo ritardo.

Della serie: Usain Bolt, spostati.

Entrai in classe, tirando un sospiro di sollievo nel constatare che la professoressa fosse ancora più “puntuale” di me.

Raggiunsi il mio banco che, in quel momento e in quelle condizioni psico-fisiche, mi pareva una delle sette meraviglie del mondo.

-Buongiorno Veronica!-

una raggiante Laura mi stava seduta di fianco. 

Non potevo vederla in viso perché avevo abbandonato la testa sulle braccia, a loro vota poggiate sul banco.

In risposta, sbiascicai qualcosa di simile a quello che aveva detto lei e tornai a vegetare.

-Mamma mia, non ci crederai mai... ho un sacco di cose da dirti!- squittì eccitata, la mia compagna di banco.

Evviva..

-Allora, partiamo dal fatto che è stato un fine settimana da urlo, ah! Sono andata a fare shopping con mamma.- 

sbattei la testa sul banco, non capivo perché ciò doveva succedere proprio a me.

-No aspè, a questa non ci crederai mai... è una bomba Verò!-

Laura non riuscì mai a informarmi della notizia bomba che doveva darmi perché 

la prof entrò in classe proprio in quel momento, facendo calare un silenzio tombale... si percepiva da due mila chilometri che quella vecchia megera era in vena di interrogazioni.

Mentalmente, pregai Daniel Defoe per intercedere lì nel regno dei beati a mio favore.

Dopo aver fatto l’appello, la professoressa d’Inglese ci sorrise.

Mi stropicciai gli occhi per constatare se avessi realmente visto la Marconi sorridere. 

Non fui l’unica ad avere quella reazione, ma come me metà classe era rimasta sbalordita.

-Ragazzi...- 

La prof ci scrutò uno ad uno, eravamo rimasti tutti con il fiato sospeso in trepidante attesa di una spiegazione riguardo quel folle gesto.

-Sono felice di annunciarvi,- proseguì- che la vostra classe è stata scelta per seguire un progetto sullo studio della lingua e letteratura inglese, con viaggio istruzione annesso.-

Per qualche secondo nessuno si azzardò a proferire parola, come se temporaneamente privi di alcun tipo di emozione.

Da un momento all’altro nella classe si scatenò l’impensabile, con la presente della Marconi.

Eravamo tutti estasiati all’idea, ed ognuno lo stava manifestando in modo evidente.

Al Leopardi erano soliti fare viaggi di istruzione, ma senza alcun tipo di percorso e soprattuto principalmente in Italia.

Era raro che la meta fosse all’estero.

Dal mio canto, la situazione nella scuola che avevo frequentato precedentemente era più o meno la stessa.

-Please guys,Un po’ di contegno!-

La Marconi ci richiamò all’attenzione ed il silenzio ricalò, ma stavolta eravamo tutti pimpanti e pendevamo dalle labbra della nostra professoressa.

-Siete stati gemellati con alcune classi, il resto ve lo spiegheranno all’ultima ora in Aula magna. Tutti coloro interessati dal progetto saranno  lì.-

Decisamente la giornata aveva preso una svolta migliore.

Rivolsi gli occhi verso l’alto e pensai che lassù allora almeno qualcuno si ricordava di me ogni tanto, con un sorriso ebete stampato in volto.

Data l’eccezionalità della notizia, la prof fu talmente magnanima da non interrogare ed il resto dell’ora volò via.

 

A ricreazione mi ero sentita poco bene, quindi avevo preferito rimanere in classe piuttosto che uscire con le altre.

Fortuna che almeno le telenovelas di Laura me le ero risparmiate.

In quarta ora quei maledetti crampi allo stomaco proprio non volevano sapere di andare via, chiesi quindi al prof di andare in bagno.

In realtà non avevo urgenze fisiche, ma volevo controllare se fosse tutto apposto.

Prima che entrassi io il bagno era deserto, ad un certo punto però  capii di avere compagnia a causa di due distinte voci femminili.

-Ma lo sai che lui nel frattempo ci ha provato con un’altra?-

Si trattava di una voce squillante e alquanto acuta, con una cadenza abbastanza marcata.

Ovviamente solo io ero cosciente del fatto che fossimo in tre in quel posto, dato che mi trovavo chiusa dentro uno dei bagni disponibili.

-Ah sì? Bello stronzo...- 

la seconda voce era più pacata, ma comunque si trattava indubbiamente di due pettegole, però preferii restare lì ad ascoltare perché uscire e far capire loro che avevo assistito alla conversazione non era proprio il massimo.

-Certo che è proprio figo però, peccato che sia così.- continuò la seconda.

L’altra sospirò.

-D’altronde mica è fidanzato, con una era solo sesso e dell’altra ci sono solo voci... sembra che siano amiche addirittura.-

Bello stronzo sì.

I maschi ragionavano solo con una cosa, era innegabile.

Quando le due ragazze finalmente  uscirono  dal bagno, feci lo stesso anche io.

Ero talmente persa nei miei pensieri che, nella strada per ritornare in classe, mentre svoltavo per raggiungere la mia classe, qualcuno che stava seguendo la direzione opposta alla mia si scontrò con la mia decisamente poco imponente figura.

-Ma che cavolo...Giuliani?-

Non appena sollevai lo sguardo mi gelai, rendendomi conto che era proprio lui il ragazzo contro cui ero andata a sbattere poco prima.

Quando si dice la sorte!

Lui, dal suono canto, si limitava a guardarmi dall’alto in  basso, dedicandomi un sorrisetto furbo e compiaciuto.

-Veronica.-

-È il mio nome.-

Gli dedicai un sorriso tiratissimo e feci per oltrepassarlo, ma me lo impedì.

Perché il suo nome sulle mie labbra sembrava quasi un insulto? E perché io ero improvvisamente diventata così suscettibile?

Decisi di ricompormi e darmi un contegno, non ero mica difronte a Ryan Gosling!

-Nervosetta?- mi chiese ironico, non sapendo di rischiare la vita.

-Ti puoi spostare?- 

Imitai un finto tono cortese, poteva andare ad illudere qualcun altro.

-Non ti ho più vista dopo la festa, che hai fatto nel weekend?-

Beh se era così interessato, avrebbe anche potuto contattarmi in qualche modo, pensai.

Un risentimento che non ero del tutto certa di provare si era accesso da qualche in parte in me, tentai comunque di soffocarlo anche se in vano.

-Niente di che.- risposi, sperando che il mio disagio non fosse troppo evidente.

In quel momento il suo sguardo si fece indecifrabile e con i suoi occhi blu sembrava scrutare la mia figura  con attenzione.

-Dopo sei impegnata?-

Fermi tutti.

Le cose erano due, o stava per chiedermi di uscire o io stavo facendo un sogno.

-Perché ?-

risposi frettolosamente, imitando la sua sicurezza e fingendo di non aver capito dove volesse andare a parare.

Si passò una mano fra i boccoli biondi, e si ummettò le labbra carnose passandovi in mezzo la lingua.

-Tieniti libera per oggi pomeriggio.-

Un flebile “ok” volo via dalle mie labbra istintivamente, ma probabilmente non era neanche giunto alle sue orecchie , dato che si era già volatilizzato nel nulla.

Pregai affinché non avesse sentito, e ne ero quasi certa.

Non potevo essere così contraddittoria, quel consenso mi era scappato... era stata tutta colpa del mio infido subconscio.

Ma era successo veramente o mi ero immaginata tutto?

Un sorriso spontaneo mi fece curvare le labbra,non appena  realizzai che fosse tutto vero.

Ero felice, e non di avere un appuntamento con un ragazzo ma di avere un appuntamento con lui.

Significava quindi che forse un pochino lo avevo colpito.

Era forse il primo a suscitare in me qualcosa, come se mi stesse in qualche modo lentamente  riscuotendo da un torpore, che alla lunga ti assorbe completamente.

-Grande! Che ci fai qui impalata  in corridoio?-

La scia dei miei pensieri fu bruscamente interrotta dal Prof di arte, uno di quelli abbastanza alla mano ed in gamba.

-Scusi, ero andata in bagno.-

Con il viso completamente bordeaux e la coda fra le gambe, passai accanto al professore e mi diressi spedita in classe.

Chissà quanto sembravo tonta vista da fuori...

 

 

 

 

 

Quando la professoressa ci aveva informati che “poche” altre classi avevano aderito al progetto, probabilmente avrebbe dovuto anche precisare di non prenderla alla lettera.

L’Aula Magna era piena di studenti appartenenti a diverse classi del triennio, 

il chiacchiericcio diffusosi nella stanza trasudava eccitazione e curiosità.

-Pss..- 

Ignorai quel richiamo pensando che non fosse rivolto a me, sbagliando.

-Psss!-

Ma chi era il cretino che non recepiva il messaggio? Odiavo quel rumore.

-Veronica, ti giri un attimo?-

Ah, ero io quindi.

-Che c’è ?-

Mi voltai verso  di Laura , seduta dietro di me, che aveva stampato in faccia un sorriso incuriosito, ma questa invece di parlare mi indicava solamente con la mano un punto alla sua sinistra .

Con lo sguardo seguì la traiettoria del suo dito indice, sinceramente confusa.

Ma cosa diavolo stava indicando?

Quando stavo quasi per convincermi che mi stesse prendendo in giro, mi resi conto che un ragazzo dall’altro lato della stanza non faceva altro che guardarmi, e anche se distoglieva lo sguardo per un secondo, per rispondere al richiamo di qualche suo compagno, il secondo successivo i suoi occhi erano nuovamente su di me.

Qualcuno avrebbe potuto consideralo un atteggiamento inquietante, ma non se gli occhi in questione erano i lapisazulli di Michele Giuliani.

Socchiusi la bocca per lo stupore. 

Sentì il cuore accelerare un po’ i battiti, mentre qualcosa in me era contenta al pensiero che quell’idiota di Giuliani mi stesse osservando, magari da quando ero entrata in Aula Magna.

Non mi ero neanche accorta della presenza della sua classe.

Mi rigirai di scatto, rossa come un peperone per l’imbarazzo.

Non volevo che qualcun altro si accorgesse di ciò che era successo... Laura già valeva per mille bocche.

Sentii picchiettare sulla mia spalla, ma stavolta non mi girai.

-Veronica,adesso mi spieghi questa storia.- 

asserì Laura trattenendo le risa, probabilmente vedendo di sfuggita la mia faccia e constatando la rigidità che si era impadronita del mio corpo.

-Dopo.- sussurrai a denti stretti.

L’arrivo dei Professori fu provvidenziale, infatti questi ultimi richiamarono all’ordine gli studenti presenti, e ottennero  ciò che avevano chiesto praticamente all’istante.

Evento più unico che raro.

Ogni singolo ragazzo pendeva dalle loro labbra.

Un insegnante  di un’altra sezione si era alzato in piedi, si trattava di un uomo sulla cinquantina e con una faccia paffuta e rossiccia.

-Benvenuti ragazzi, io sono il professor Domesi, insegno lingua e letteratura Inglese.- 

Fece una breve pausa, poiché  interrotto da fischi e uqualche applauso provenienti dalla parte dell’aula dove vi era il VC, probabilmente una classe in cui insegnava.

-Sì...- continuò imbarazzato - dunque, siete qui perché parteciperete al progetto organizzato da noi professori, con viaggio finale di una settimana in un college nei pressi di Londra, dove sarete invitati a presentare ciò a cui avete lavorato durante l’anno scolastico.-

Un applauso assordante raggiunse le orecchie di tutti i presenti, alcuni fischiavano,altri gridavano, ed io e le mie amiche esultavamo come pazze.

Londra! Era molto al di sopra delle nostre aspettative, sarebbe stato un campo scuola da urlo.

-Ragazzi!- 

La Marconi strappò  di mano il microfono al professore, palesemente irritata.

Dovette richiamarci più volte per riacquistare la nostra attenzione.

-Ragazzi, non sarà una passeggiata ! Avrete molto a cui lavorare, quindi direi di iniziare subito con la divisione dei gruppi.-

Guardò i suoi colleghi ottenendo il consenso di tutti loro.

-Parteciperanno anche altre scuole della zona, perciò ognuna delle vostre classi è stata gemellata con un’altra di una di queste scuole.-

La Marconi fece una pausa, assicurandosi che tutto fosse chiaro, poi proseguì.

-La classe con la quale siete stati gemellati vi verrà presentata direttamente a Londra. Si tratta infatti solo di una mera questione organizzativa.-

Alcuni studenti alzarono la mano per fare  domande, e nuovamente la spiegazione venne interrotta.

Si persero così parecchi minuti in cui ci dedicammo a fare congetture e parlare di quanto epico sarebbe stato quel viaggio.

-Ah, un’ultima cosa! Il progetto riguarderà la connessione della letteratura e della lingua inglese con quella italiana, verrà svolto nell’ora settimanale che da oggi fino ad aprile sarà dedicata ad esso. Il lavoro più originale e creativo riceverà un premio. È tutto!-

La conclusione del discorso della Marconi fu seguita tempestivamente dal rintocco della campanella, che poneva fine ad un’altra giornata scolastica.

 

All’uscita non riuscii ad evitare in alcun modo di finire fra le grinfie di Laura che, presami in disparte, aveva iniziato a farmi il terzo grado.

-La, te l’ho detto: Alla festa abbiamo ballato e prima mi ha chiesto di uscire; 

cosa c’è di tanto sconvolgente?-

Era tutto sconvolgente, ma non volevo approfondire l’argomento proprio nel cortile della scuola, dove chiunque avrebbe potuto sentire.

Difatti, mi guardavo attorno preoccupata di fare una figura tipica delle mie.

La mia amica però sembrò non riuscire a vedere oltre le righe, sbarrò infatti gli occhi totalmente scioccata dalle mie parole.

-Cosa?! Ma se fino a due secondi fa non lo potevi vedere!-

Si interruppe bruscamente, boccheggiando come un pesciolino fuor d’acqua, probabilmente in cerca delle parole giuste da usare.

Se non fosse stato per il semplice fatto che mi stesse tenendo praticamente sotto interrogatorio, avrei trovato la situazione quasi comica.

-Poi parliamo di Giuliani, mica di uno qualsiasi!- 

A quell’esclamazione non potei fare altro che roteare gli occhi al cielo.

-Lui  è Il Bono della scuola, Bono con la B maiuscola.- 

Increspai le labbra, infastidita dalla piega che stava prendendo il discorso.

Quindi se era così “Bono” non poteva uscire con me? Perché tutto questo stupore? 

Va bene, inizialmente il suo atteggiamento era anche accettabile ma ora che aveva metabolizzato il tutto no.

-Cosa vuoi che ti dica, è successo che alla fine mi sono resa conto di non trovarlo così antipatico.- Risposi, sfoggiando il tono più acido che avessi in repertorio.

Laura scosse la testa e sospirò sonoramente, segno che magari si fosse arresa.

Chi mi capiva era decisamente bravo.

-Vabbè, sai che ti dico? Non importa.- 

Emisi un sospiro di sollievo, pensando di essere finalmente libera di andare.

-Aspetta, Vero!-mi richiamò la mia (quasi ex) compagna di banco.

Mi voltai controvoglia, dato che il desiderio di tornare a casa superava di gran lunga quello di restare lì.

-Ma quindi ci esci?- 

mi chiese Laura, con un filo di voce.

Che diamine  le era preso? Sembrava  come impazzita.

In realtà non avevo ancora deciso sul da farsi, quindi preferii astenermi dall’uso della parola e rispondere con una semplice alzata di spalle.

Aspettai ancora qualche secondo perché Laura pareva essere in procinto di dire qualcos’altro.

In effetti in prima ora mi aveva preannunciato “una notizia bomba” di cui voleva parlarmi, molto probabilmente non era altro che uno scoop come un altro.

-Ok... allora ci vediamo domani.-

La salutai di rimando con un cenno del capo, e mi lasciai alle spalle l’uscita della scuola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appena tornata a casa, avevo allegramente mangiato assieme a mia mamma.

Durante il pasto, mi aveva fatto notare che ero più felice del solito, e non poteva credere ai suoi occhi quando mi ero alzata addirittura per preparare il caffè.

L’interrogatorio di Laura non era bastato per guastarmi l’umore.

Ero ancora su di giri per ciò che stava capitando proprio a me, la regina del mai una gioia sotto un punto di vista sentimentale.

Non che non avessi mai ricevuto un invito per un appuntamento, ma perché tutti coloro che ci avevano provato non suscitavano in me alcuna curiosità. Giuliani, per un motivo che ancora mi è sconosciuto, sin dal primo momento in cui lo avevo incrociato alle macchinette , non mi era mai rimasto indifferente.

Cercavo di ignorare questa sensazione sconfortante, dato l’atteggiamento da viziato che aveva assunto con me.

Le persone prepotenti non mi erano mai andate a genio ma,come mi aveva detto lui stesso, poteva aver semplicemente avuto una brutta giornata... capitava a tutti in fondo.

Dopo pranzo mia madre dovette subito correre per il suo turno in ospedale che stava per cominciare, ed io mi diressi in camera mia dove mi attendeva una lunga seduta di matematica.

Fui distratta dal suono di una notifica del cellulare, che richiedeva la mia attenzione.

Avevo un messaggio nuovo su facebook messanger, da parte di niente popo’ di meno che Michele Giuliani.

Pensi al diavolo...

Il cuore, quello stupido organo vitale, perse un battito.

Era un pensiero idiota forse, tipico da ragazzina innamorata, ma leggere il suo nome sullo schermo del mio telefono mi aveva regalato una bella sensazione.

Non ero proprio in me.

Non avrei confessato mai a nessuno quello che stavo pensando, neanche sotto tortura... mi sarei vergognata troppo.

Un po’ ansiosa, decisi di leggere il messaggio.

“Grande, ti va se ti vengo a prendere tra un’ora e mezza? Scrivimi l’indirizzo.”

Lessi il messaggio più di una volta, talmente ero rimbambita.

Certo non si poteva dire che fosse il massimo del romanticismo, però a me piaceva così.

Se avesse messo tremila faccine, e avesse scritto in maniera più smielata probabilmente non gli avrei neanche risposto.

Quel modo di esprimersi rientrava proprio nell’idea che mi ero fatta di lui.

Il signorino però aveva già dato per scontato che avessi accettato il suo invito, il che adesso era vero ma non giustificava questa presunzione.

Non che non mi piacesse la sua sicurezza, ma non ero mica una personcina carina e accondiscendente, sarebbe stato meglio farglielo intuire subito.

Con il cuore in gola, scrissi il messaggio e lo inviai.

“Giuliani...come mai questa fretta? Non ti ho ancora detto di sì mi sembra”.

Abbondai il telefono sul letto e feci finta di concentrarmi sul testo di matematica, in realtà non facevo altro che pensare quale sarebbe stata la risposta di Michele. 

Quando sentii nuovamente  il telefono emettere quel dannato suono, da brava ipocrita, mi catapultai su di esso.

Ti sembra male tesoro, in corridoio hai acconsentito. “

Non appena capii il senso di quel messaggio, mi detti della cretina da sola.

Era vero, diamine.

Mi aveva sentito lo stronzo.

Potevo pensarci due volte prima di fare la preziosa, no?

“In corridoio mi hai colto alla sprovvista, magari non volevo ferire i tuoi sentimenti.”

Mossi le dita sullo schermo più veloce del solito, presa dalla foga di  voler inviare il contenuto.

Acqua, quella risposta faceva acqua da tutte le parti.

Difatti, la replica di Michele non tardò ad arrivare.

“Va bene Grande, ma ormai hai dato la tua parola... vuoi tirarti indietro?”

Che provocatore!

Non poteva puntare sul mio orgoglio, come aveva fatto a capire che era uno dei mie punti deboli?

Nonostante questi pensieri, mi ritrovai con un sorrisetto da demente stampato in faccia.

“Solo per pietà... Via degli Orlandi 45”*

Stavolta presi la seria decisione di ignorare  il telefono, e di concentrarmi su quell’orribile materia che necessitavo di studiare.

D’altro canto quell’oggetto infernale non suonò più.

 

 

 

 

 

 

 

*Indirizzo totalmente frutto della mia fantasia, non sono sicura che esista.

Qualsiasi riferimento è puramente casuale.

   
 
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