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Autore: The Custodian ofthe Doors    07/11/2017    8 recensioni
[ AU!Police| Detective!Alec| Doctor!Simon| Criminal!Magnus]
Alexander Lightwood è un detective della Omicidi di New York City famoso per la sua pazienza e la sua calma imperturbabile.
Non trova strano, quindi, che il Capo Bureau Blackthorn chiami proprio lui per risolvere il caso di un contrabbandiere di merci rare ed opere d'arte che è stato trovato morto nella sua villa, completamente a soqquadro. Così come non lo sorprende la sfortuna che pare inseguirlo per tutte le indagini.
Un caso di omicidio che lentamente prende contorni più definiti e si colora di cupe tinte, storie vecchie quasi trent'anni che tornano alla ribalta, una scia di morti che culminano proprio sull'intreccio di fili che si tende nel tempo, personaggi scomparsi dalla scena e altri che mai l'hanno lasciata, cambiando solo ruolo. Sullo sfondo dell'estate più torrida che New York City ricordi nell'ultimo secolo la legge dovrà convincere il crimine a collaborare per riuscire ad arrivare alla conclusione e mettere definitivamente il punto ad una storia che è in replica sulla scena da fin troppo.
Genere: Azione, Commedia, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane, Simon Lewis
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo I


 


 

Quando aveva deciso di seguire le orme di suo padre ed entrare anche lui nelle forze dell'ordine non aveva tenuto conto di quanto la fortuna possa essere cieca, o semplicemente di quanto lui stesso potesse essere stupido, o forse ancora di come il suo carattere tranquillo e ligio al dovere sarebbe stato non solo un grandissimo punto di forza ma anche una condanna a vita.
Se solo c'avesse riflettuto a suo tempo, con tutta probabilità, ora sarebbe un eremita disperso tra le montagne tibetane a farsi i beneamati affaracci suoi e non nell'ufficio del suo superiore ad osservare uno strano individuo dallo schermo del computer.
Ma era il monitor ad aver problemi con i pixel o quel tipo aveva addosso tutta la gamma di colori di paint?
I Capo Bureau Blackthorn stinse la mano attorno alla cornetta del telefono, << Senz'altro Signora, arrivederci.>> riattaccò guardandolo comprensivo, probabilmente si era chiesto anche lui la stessa cosa, ma poco dopo riacquistò il suo cipiglio serio per informarlo sulle ultime novità.

<< Lo abbiamo trovato nell'appartamento della vittima. Dice di essere un suo amico di vecchia data, che non lo sentiva da un paio di mesi ma cinque giorni fa lo ha contattato per telefono. Non era in casa e gli ha lasciato un messaggio in segreteria chiedendo un incontro il prima possibile, questione di vita o di morte, così dice. >>
Alexander tenne la schiena dritta e annuì, << Il giorno dell'omicidio.>> disse solo.
<< Esatto. Sembrava molto scosso quando l'agente Jordan l'ha trovato, ma è un soggetto piuttosto particolare e non mi stupirei se si venisse a scoprire che sta mentendo. Di certo sa molto più di ciò che dice ed i suoi precedenti non aiutano. Voglio che se ne occupi lei, il caso è suo.>>
Prese un fascicolo tra i tanti sulla scrivania e lo girò verso il giovane detective che cominciò a scorrere veloce la lista dei reati di cui era accusato il giovane.
Truffa, estorsione, ricatto, contrabbando, traffici illeciti. Proprietario di ben sette nightclub di cui uno particolarmente famigliare al giovane uomo.
<< Il Pandemonium.>> sussurrò appena.
<< Sono anni che cerchiamo di incriminare quell'uomo, abbiamo mandato agenti sotto copertura, controlli di ogni genere, sappiamo che in quel locale il sospettato porta avanti tutti i suoi traffici e Garroway giura di aver visto nel suo ufficio un quadro rubato meno di un anno fa.>>
<< E Ragnor Fell era un commerciante di merce rara sul mercato nero.>>
Annuì passandogli un altro fascicolo. << Quindi cosa ne deduci?>>
Alexander ci pensò su per qualche minuto, il suo cervello aveva già elaborato almeno tre teorie ma gli mancavano ancora degli elementi per riuscire ad aver il quadro completo.
<< Potrebbe essere stata una banale lite tra criminali, magari Fell gli aveva procurato una qualche merce ma l'altro ha capito che era falsa, che lo aveva ingannato, e lo ha ucciso. Oppure non riuscivano a mettersi d'accordo sul prezzo, la vittima poteva aver trovato un compratore migliore e si rifiutava di vendere a lui l'opera, lo ha ucciso e gli ha sottratto ciò che voleva. Spiegherebbe il disordine nella casa, avrà frugato per trovarlo. Potrebbe essere tornato giorni dopo sulla scena del crimine per non destare troppi sospetti.>> Incrociò le braccia al petto, pensieroso, ma il suo superiore non ci cascò.
<< Non ti convincono le tue stesse ipotesi Lightwood? >>
Scosse la testa, << Cosa avrebbe potuto guadagnarci uccidendolo? Se è vero quel che si dice e che quell'uomo ama l'arte e le cose raffinate, non avrebbe alcun senso uccidere il suo venditore di fiducia per un solo affare andato a monte, dev'esserci sotto dell'altro.>>
<< Oppure?>>
<< Oppure ha detto la verità. Fell era davvero suo amico, era nei guai e lo ha chiamato per un aiuto, ma è arrivato troppo tardi, lo ha trovato morto in casa sua ed è scappato. Ma come ha detto lei prima, Signore, sono sicuro che non ci sta dicendo la verità, o per lo meno, non tutta.>>
Il Capo lo guardò soddisfatto, << La tua prossima mossa, Detective?>>
Si alzò esibendosi in un conciso saluto formale,
<< Interrogare di persona Magnus Bane.>>


 


In famiglia, tra i suoi amici e anche al distretto, Alexander era quello reputato più tranquillo, diligente, serio e soprattutto la persona adatta da chiamare quando c'era un problema. Perché Alec manteneva una lucidità impressionante e analizzava con fredda chiarezza tutti gli eventi, prendendo inevitabilmente la decisione più giusta e più pratica. Nonché la meno pericolosa.
Quindi, di preciso, come c'era finito in sala interrogatori a sentire un pazzo criminale che da anni, anni, il capitano Garroway cercava di incriminare per tutti i suoi traffici illeciti ma da cui il suddetto pazzo criminale usciva sempre vincitore, ciarlare del suo gatto?

Il piccolo Presidente Miao a quanto pare aveva appena tre mesi, lo aveva trovato una notte di ritorno dal Pandemonium - “Uh, signor Detective, se passa da quelle parti venga a farmi un salutino.”- e non aveva avuto il cuore di lasciarlo per strada.
Era un peperino niente male, saltava ovunque e lo aveva costretto a cambiare già due tende.
Alexander si massaggiava la sella del naso ad occhi chiusi, domandandosi dove avesse sbagliato, finché non captò un nome famigliare.

<< - Ovviamente Rag mi ha subito detto che era una pessima idea. Secondo lui non so prendermi cura di me stesso, figurarsi di un'altra vita. Ringraziava sempre il cielo che non sono mai riuscito a mettere incinta nessuna- >>
<< Mi scusi, Mr Bane. Ma sono qui proprio per parlare di Ragnor Fell.>>
L'uomo davanti a lui si bloccò ad osservarlo. Un secondo, poi con un gesto vago della mano si lasciò cadere conto lo schienale.
<< Credevo di aver parlato a sufficienza di lui con il suo collega segugio.>>
<< Come scusi?>>
<< Ma si, Lucian! E' da tanto che il caro vecchio Luke cerca di trovare qualcosa che non va al mio povero locale. Ma posso assicurarle, Detective occhi belli, che sono sono un semplice imprenditore.>>
Alexander aggrottò le sopracciglia confuso, non sapendo se fosse perché aveva chiamato il Capitano per nome, con un nomignolo, perché aveva chiamato lui “detective occhi belli” o perché credeva davvero di convincerlo che fosse solo un imprenditore.
<< Accusato di spaccio, contrabbando, strozzinaggio e ricatto?>>
Si strinse nelle spalle, l'altro, << Cosa vuole che le dica, sono un tipo intraprendente. Soprattutto nell'attività fisica, ne faccio moltissima.>> continuò suadente facendogli l'occhiolino.
Alec deglutì e si tirò dritto con la schiena, un vago calore gli si diffuse sulle guance ma sperò vivamente che quello non se ne fosse accorto. Invano a quanto pare visto che gli sorrise soddisfatto.
<< Glielo giuro agente! Se vuole posso darle una dimostrazione pratica...>>
Un colpo di tosse, << Torniamo a Ragnor Fell. Dice di essere suo amico, lo ha contattato cinque giorni fa dopo mesi di silenzio, gli ha chiesto aiuto e lei si è precipitato a casa sua non appena ha sentito il messaggio.>>
<< Come ogni amico avrebbe fatto. Se fosse successo a lei come avrebbe reagito?>> ritorse l'uomo passandosi una mano inanellata tra i capelli acconciati ad arte e lucidi di… brillantini?
<< Si rende conto che la vittima l'ha contattata il giorno dell'omicidio?>>
<< Si, me lo ha detto Lucian quando è venuto tutto felice a trovarmi in cella, credo che da una parte ci sia rimasto male, voleva essere lui ad arrestarmi. >>
Sembrava che quell'individuo non prendesse nulla sul serio. Stavano parlando della morte di quello che, in teoria, sarebbe dovuto essere un suo caro amico, e lui pareva solo annoiato dal ripetere le stesse cose una seconda volta.
Alexander lo guardò con attenzione, studiandone i lineamenti morbidi ed asiatici, la pelle caramellata e luccicante, in parte per i glitter che vi erano sparsi sopra, in parte probabilmente per il sudore. Era liscia e priva di cicatrici, macchie o graffi. Le mani curate, le unghie perfette e persino coperte di smalto, senza un callo o qualcosa ad indicare che quell'uomo lavorasse manualmente.
No, i suoi vestiti ricercati ed impeccabili, i gioielli lucidi, i capelli acconciati, la pelle priva di segni, il volto truccato anche! Tutto in quell'uomo gli suggeriva una persona non avvezza a sporcarsi le mani, quindi, se era stato lui ad uccidere Fell era puramente il mandante e non l'assassino in se per sé.

<< Sono così interessante, Detective?>> La voce suadente e bassa dell'altro gli sfiorò l'orecchio riportandolo indietro alla realtà. Bane lo guardava divertito ma anche… curioso? Gli occhi dal taglio a mandorla non lo avevano abbandonato neanche per un istante ed Alec era abbastanza bravo nel suo lavoro per sapere con certezza che lo stava valutando, che aveva cominciato non appena era entrato in quella stanza e che forse avrebbe continuato anche quando si sarebbero rivisti.
Sarebbe successo?

<< Lei non è un assassino, Mr Bane.>>
Alzò le mani al cielo con fare drammatico, << Dio salvi la Regina! Finalmente qualcuno che ci capisce qualcosa. Perché non regala un po' di sale a Luke quando lo vede? Ne ha decisamente bisogno.>>
<< Ma sono più che sicuro che sia ugualmente coinvolto in questa faccenda.>>
<< Andiamo tesoro! Perché rovini tutto così? Stavi cominciando a piacermi davvero!>> Bane scosse la testa e si adombrò, << Ragnor è stato ucciso e voi siete qui a parlare con me invece di cercare il suo assassino. Ma no, perché sforzarsi, abbiamo Magnus Bane, sono anni che cerchiamo di accusarlo anche della fame nel mondo, a cosa ci serve il vero colpevole? La verità è che a voi poliziotti non interessa davvero la sua morte e io non starò qui un minuto di più a condividere il mio tempo con voi. Il mio amico merita giustizia.>> Si alzò con impeto dalla sedia, battendo la mano sul tavolo, il volto contratto in una smorfia irosa ma comunque molto affascinante.

Serio Alec? Affascinante?

Ma il detective non si scompose di una virgola. Aveva avuto a che fare in passato con veri assassini, con drogati, pazzi e violenti di ogni sorta, un uomo vestito di viola e blu, pieno di brillantini e truccato come un modello, per quanto sinceramente arrabbiato, non lo avrebbe certo intimorito.
<< E visto che merita giustizia lei ci sta negando volutamente delle informazioni che potrebbero portarci ad arrestare l'assassino?>>
Quella risposta così pacata sembrò stroncare l'impeto d'ira di Bane che si rimise seduto riprendendo l'espressione attenta di prima.
<< Non lo arrestereste comunque.>>
<< Quindi sa chi è stato?>> Alec si sporse verso di lui, gli occhi assottigliati attenti a non perdersi il minimo movimento del suo interlocutore.
Bane lo fissò senza fiatare, poi si avvicinò anche lui, << Potrei, ma non ne ho le prove.>>
<< Mi dica il nome allora.>>
Scosse la testa, << Non mi crederebbe, mi darebbe del pazzo probabilmente.>>
Di nuovo il silenzio, Alexander meditò sulle parole per lui sincere dell'uomo.
Probabilmente era una persona di spicco, o forse qualcuno di cui nessuno avrebbe mai sospettato. Un flashback passò veloce nella sua mente, neanche un'ora prima il Capo Blacktrone lo aveva ricevuto in ufficio ancora impegnato in una conversazione telefonica. Aveva chiamato il suo interlocutore “signora” e in tutto il palazzo del dipartimento di New York City c'era solo una donna che tutti chiamavano in quel modo e non per nome: Imogen Herondale.

Servizi Interni.

I pezzi scivolarono a loro posto cominciando a delineare i contorni di un puzzle troppo grande per poter esser viso per intero.
Una scintilla di comprensione gli illuminò lo sguardo, che in men che non si dica si fece più deciso. Fissò gli occhi in quelli verdi del sospettato che in un attimo aveva cambiato postura e atteggiamento. Lo guardava in attesa, l'espressione indecifrabile di chi ha capito che l'altro ha capito qualcosa ma non sa cosa, non sa se si deve fidare o meno.

<< Mi metta alla prova.>>

Magnus rimase sorpreso davanti a quella semplice frase, senza sapere cosa fare o come rispondergli.

Uno a zero per Alec.



 

Il caso era più complicato di quello che Alexander avrebbe potuto immaginare.
Tanto per cominciare Magnus Bane non era proprio così collaborativo: gli aveva detto che sospettava di un membro delle forze dell'ordine ma non gli aveva detto chi. Alec cominciava a sospettare che neanche lui conoscesse la vera identità dell'assassino e che lo stesse usando per arrivarci prima di lui. Voleva vendicare il suo amico, e questo lo capiva, ma se si fosse ostinato a non dirgli tutto quello che sapeva lo avrebbe picchiato. O lo avrebbe lasciato a Jace, si questo era senz'altro molto più divertente.
Aveva preso questa difficile decisione qualche giorno prima quando arrivato per l'ennesima volta nell'ufficio scintillante dell'uomo questo gli aveva chiesto novità sul caso ma si era stranamente dimenticato di portargli la registrazione del messaggio lasciatogli da Fell.
Ora, Alexander aveva tre fratelli con una spiccata propensione a far danni e a non farsi gli affari propri, due genitori autoritari che credevano di aver sempre ragione, degli amici ficcanaso e palesemente incapaci di non inciampare anche ad fermi, dei colleghi troppo fomentati, svariati superiori da ascoltare, una gatto e una coscienza che tentava periodicamente il suicidio. Aveva davvero tutte le carte in regola per sopportare le situazioni peggiori, per questo veniva spesso assegnato ai casi più delicati, ma se un criminale con una fedina penale più lunga della lista dei suddetti danni provocati dai suoi fratelli, che aveva informazioni su chi avesse ucciso un trafficante di opere d'arte, che sospettava che tale assassino fosse un poliziotto o comunque un membro delle forze armate e che aveva tali sospetti quando il capo degli Affari Interni telefonava al suo di capo ma si ostinava a far il gioco del gatto col topo… Beh, allora Alec gli avrebbe mandato contro un gatto più furastico di lui.
Così aveva fatto.

Era seduto sul divano di casa sua, quella sera tecnicamente avrebbe dovuto trovarsi al Pandemonium per parlare con quello che ad occhio e croce era diventato il suo informatore, ma prima di rincasare aveva fermato suo fratello Jace, un membro della SWAT, e gli aveva chiesto di andare all'appuntamento al suo posto.
<< Come mai? E' successo qualcosa con quel Bane?>> gli aveva domandato preoccupato come riusciva ad essere solo se si trattava dei suoi fratelli o di quel piccolo tornado rosso che era la sua ragazza. Alec aveva scosso la testa e piegato le labbra in quella smorfia che era il suo sorriso,
<< No, voglio solo che capisca che deve collaborare.>>
<< Quindi gli mandi contro me? Lo devo intimidire fratello?>> uno scintillio divertito gli illuminò lo sguardo.
<< Quindi gli presento qualcuno con la testa dura quanto la sua.>>
<< Non ti prende sul serio? Sei troppo gentile Alec, io te l'ho sempre detto.>>
<< Non è vero. Allora? Me lo fai questo favore o no?>>
Il ghigno di Jace non lo avrebbe mai stancato.
<< Per te bro, anche la Luna.>>

Si stava rilassando come non faceva da tempo, rimase sorpreso da quanto ne avesse bisogno, lo stava realizzando solo in quel momento.
Allungò la mano per prendere la bottiglia di birra, Jace era arrivato al locale neanche dieci minuti prima e Alec decise improvvisamente che avrebbe passato il resto del tempo, finché il fratello non avrebbe chiamato, a fissare il panorama fuori dalla finestra, senza fare niente.
Niente.
Niente se non pensare a quel caso.
Ragnor Fell era morto da quasi tre settimane ma non aveva fatto nessun progresso di sorta, non si era minimamente avvicinato alla soluzione, aveva solo quel dannato contorno.
Cosa sapeva per certo?
Da quanto avevano scoperto dai suoi tabulati e dagli spostamenti della carta di credito, del suo conto alle Kaiman, aveva ricevuto una grande somma di denaro neanche un mese prima della sua morte, probabile pagamento di qualche vendita redditizia.
Diciotto giorni dopo aver intascato i soldi chiama Magnus Bane dopo mesi di silenzio e gli chiede di incontrarsi, secondo Bane stesso. Ma cos'altro gli aveva detto in quel messaggio? Bane era rinomato per esser in grado di “far magie”, per le sue truffe, i traffici, i passaggi alla dogana, per i ricatti. Era una persona informata su tutto e Alec cominciava a pensare che la cosa più probabile era la seguente: Fell aveva avuto dei problemi con il suo venditore, doveva aver chiamato Bane per chiedergli cosa sapesse o se potesse aiutarlo a far sparire le sue tracce, o quelle del pagamento, trentacinque milioni, una cifra bella alta ma che ad Alec stonava terribilmente.
Si mise a ripeterlo a mezza voce senza neanche rendersene conto.
La casa era stata messa sottosopra, l'assassino probabilmente era uno solo ma c'erano più aggressori, qualcuno doveva averli aiutati perché la casa era piena di sensori e protezioni, se Fell aveva paura di qualcuno non lo avrebbe fatto entrare di sua spontanea volontà.
Il giorno dopo sarebbe passato a far una visitina ai laboratori informatici del dipartimento, Lewis avrebbe di sicuro dato risposta ad alcune delle sue domande.
Posò la birra sul bracciolo del divano e reclinò la testa sulla spalliera morbida e logora dal tempo, quel divano se l'era comprato dopo il diploma, se lo ricordava bene. Forse doveva alzarsi e andare a dormire, era distrutto, sarebbe crollato da lì a cinque minuti e il suo corpo invocava a gran voce il letto, per quanto i cuscini sfondati del sofà fossero comodissimi.
Si alzò di mala voglia per portare la bottiglia ancora mezza piena in frigo e poi dirigersi verso il bagno. Non mise neanche la mano sulla maniglia che il telefono prese a suonare, facendolo girare curioso verso il tavolo dove lo aveva abbandonato. Tornò sui suoi passi solo per vedere il nome di Jace lampeggiare davanti ad una foto di loro due assieme.
Ad onor del vero la scritta era “ Magnifico Jace Best Bro4Eva” ma Alec sorvolò perché non ce la faceva più a cambiare il nominativo ogni volta per trovarsi puntualmente nomi sempre più ridicoli e narcisistici l'attimo dopo.

Sempre meglio di “MagicJaceSexyGoldGod”.

Lasciò scorrere il pollice sullo schermo e portò il telefono all'orecchio.
<< Devo venire?>> domandò a bruciapelo saltando i convenevoli. Se Jace lo aveva chiamato alle undici di sera o aveva bisogno di qualcosa o doveva digli qualcosa.

<< Mio dio Detective! E me lo chiede così?! E stia attento a ciò che mi risponde perché le darò esattamente quello che chiederà.>>
Alec si bloccò, Church sdraiato sul piano del tavolinetto in salotto alzò appena il muso per osservarlo, sembrava che gli stesse chiedendo quale fosse il problema.
<< Magnus?>> Domandò alla fine dubbioso.
<< Alexander! Che bello, siamo arrivati a darci del tu! Non sai da quanto tempo lo stavo aspettando!>>
<< Io- n-non… perché ha il telefono di Jace?>> balbettò confuso.
<< Oh, no-no, avevamo appena superato quel gradino, non ricascarci Alexander, dammi del tu e basta. E comunque ho il telefono di Trace perché lui ha il tuo numero e io, dopo tre settimane che ci frequentiamo, ancora no.>>
<< M-ma, noi non ci frequentiamo.>> provò a fargli notare debolmente, << E si chiama Jace.>>
<< Si, si, come ti pare, un nome vale l'altro. A proposito! Perché ti ha registrato come “ Alec BBF”? Non lo sa che la sigla è “BFF”? Una b e due f, non il contrario, è best friend forever.>> puntualizzò l'altro e Alec se lo vide davanti agli occhi con quella sua espressione ovvia ed esasperata mentre si fissa le unghie. Lo sentì anche trafficare con le tasche e se lo immaginò a cercare la lima per aggiustare imperfezioni inesistenti.
<< Nella cover del telefono.>> gli disse senza pensarci. Un “Uhm?” molto esplicativo gli vibrò nell'orecchio, << Tieni una lima di riserva nella cover del telefono.>> non gli diede il tempo di rispondere ma sentì il singulto sorpreso che gli sfuggi dalle labbra. << Ed è giusto “BBF”, sta per Big Bro Forever, o almeno lo spero, qualche tempo fa quella f stava per “faboulus”.>>
Si poggiò con il sedere al bordo del piano dell'isola e attese una risposta che stentava ad arrivare.
Era riuscito a zittire Magnus Bane? Diamine, se solo lo avesse saputo prima gli avrebbe presentato Jace il giorno dell'interrogatorio.
<< Perché hai il telefono di Jace?>> chiese ancora.
Bane sembrò riprendersi, ignorando ovviamente la sua domanda, << E' tuo fratello davvero o è solo un “bro” di camerata?>> la sua voce suonò stranamente interessata ed Alec avrebbe quasi detto infastidita, ma non avrebbe avuto senso e come aveva appena fatto l'uomo, la ignorò.
<< Perché ha il telefono di Jace, Mr Bane?>> ritorse cercando di smuoverlo con quella stupida storia del “darsi del tu”. Funzionò.
<< Se te lo dico poi tu rispondi a me?>>
<< Non lo so.>>
<< Detective! Non sto scherzando.>>
<< Neanche io quando durante queste settimane ti ho chiesto cosa sapessi dell'omicidio di Ragnor Fell, o quando ti ho chiesto di farmi sentire la registrazione del messaggio in segreteria. Quando ti ho presentato due mandati di perquisizione ma il tuo avvocato li ha fatti declassare. Ogni volta tu sentivi le mie risposte e poi non rispondevi alle mie domane, perché io dovrei farlo con la mia vita privata?>>
Ecco, era cominciato, il suo piano era in atto e ora non poteva tirarsi indietro. Con calma si sporse di nuovo verso il frigo per riprendere la birra, chiuse l'anta spingendola con la bottiglia e saltò sull'isola.
Dall'altra parte della cornetta Bane tacque e Alec ripeté per la terza volta la stessa domanda.
<< Perché il mio poliziotto non si è presentato al nostro appuntamento e mi è arrivato un modello biondo e supponente che ha cominciato a farmi domande e a farfugliare sul fatto che da questo momento in poi sarà lui il mio agente di collegamento. Come se io fossi una spia poi!>> Ora non la poté ignorare, la voce di Bane gli giunse palesemente infastidita e Alec provò uno strano moto di soddisfazione.
Non voleva che ci fosse un altro agente di collegamento? Voleva lui? Sorrise.
Per poi rendersi conto che se anche Bane aveva detto “il suo poliziotto”, aveva anche chiamato Jace “un modello biondo” ed un po' si rabbuiò.
Ovvio che Bane avesse notato quanto fosse bello suo fratello.
<< Cosa cambia? Tanto con me non condividi comunque nessuna informazione. Che sia io o Jace il tuo collegamento non vi è differenza.>> La sua voce suonò vagamente amareggiata anche alle sue di orecchie, non volle immaginare come potesse essere attraverso un interfono, anche se magari l'aveva nascosta un poco.
<< Non essere triste fiorellino.>> o magari no, << Non è vero che non ti dico mai niente è che non so niente.>>
Alec inarcò un sopracciglio, sia per il nomignolo che per la palese bugia appena detta dall'uomo. Decise che era tardi e che era stanco, che aveva mandato Jace da lui per dargli una sorta di ultimatum e che non si sarebbe fatto incastrare dalla voce da serpente ammaliatore di quell'uomo.
<< Non chiamarmi così e non dirmi cazzate.>> Era stato più duro di quanto non avrebbe voluto ma se ne sarebbe preoccupato in un secondo momento, non ora, aveva deciso che se quel pagliaccio voleva giocare con lui allora avrebbe giocato alle sue regole, << Tu sai molto più di quanto non vuoi farci sapere. Non dici niente perché non ti fidi di noi, non ti fidi di me, sei convinto che appena il dipartimento scoprirà il nome del mandante insabbierà tutto perché si parla di un personaggio troppo importante. Stai seguendo una tua pista personale usando le informazioni che ti porto io ogni volta per avvicinarti sempre di più al tuo obbiettivo e vendicare a modo tuo Fell. Mi dai false informazioni e mi fai girare per tutta New York alla ricerca di un fantasma che non esiste, ci depisti, depisti il mio lavoro, mi fai ostruzionismo per tenermi lontano dalla soluzione.>> dall'altra parte del telefono arrivava solo silenzio, smorzato un poco dalla musica in sottofondo che copriva persino le voci delle persone riunite nel locale. Lo aveva lasciato di nuovo senza parole? Bene.
<< Hai già sprecato fin troppo del mio tempo, ho un'indagine da portare avanti. Per quanto tu ne possa pensare, ho un assassino da arrestare e potrebbe essere anche il presidente, ma se ha ucciso qualcuno dovrà risponderne davanti alla legge. Ridia il telefono al suo proprietario Mr Bane, se avrò bisogno di parlare con lei la convocherò al dipartimento per un interrogatorio ufficiale. Arrivederci.>>
Attaccò senza aspettare alcuna risposta e i sensi di colpa gli caddero addosso come una cascata.
Era stato troppo duro, quell'uomo aveva perso quello che sembrava essere il suo miglior amico, probabilmente aveva anche visto il suo cadavere ma era dovuto scappare da quella casa per non lasciare tracce ed essere poi sospettato d'omicidio, si stava impegnando per scoprire chi fosse l'assassino e vendicare una persona cara e lui gli aveva detto quelle cose -del tutto vere- estremamente dure e sgradevoli.
Si passò la mano sul volto e tornò verso il bagno, deciso ad infilare la testa sotto il lavandino e poi andare a dormire senza neanche asciugarsi i capelli.

Se si fosse fatto gli affari suoi, anni prima, ora non si starebbe rodendo il fegato sicuro di aver ferito i sentimenti di una persona che a mala pena conosceva.
Che schifo di vita che aveva.

<< Fottuti sensi di colpa, non potevano darne un po' anche a Izzy, Jace e Max? Tutti a me, eh?>>


 


 

I laboratori informatici si trovano al piano interrato, assieme ai laboratori scientifici e alla sala autopsie dove lavora sua sorella. Erano stati gli ultimi ad essere inseriti nell'edificio ma da una decina d'anni a questa parte lavoravano forse più di quanto non facessero gli altri uffici del dipartimento.
Simon Lewis era entrato a far parte della squadra informatica dopo essersi laureato alla Borwn, era un vecchio amico di Isabelle e Jace, nonché il fratello-non-fratello di Clary, la ragazza del biondo. Era un ottimo tecnico, un informatico capace ed un nerd senza speranze che si era appassionato alla tecnologia moltissimi anni prima, quando suo padre aveva lavorato con i primi mastodontici computer più lenti di quanto non fosse lui nel rendersi conto che qualcuno ci stesse provando. Peccato che il signor Lewis fosse morto d'infarto quando Simon era solo un bambino.

Gli batté una mano sulla spalla per richiamarlo. Lo vide sussultare e togliersi le cuffiette dalle orecchie prima di sorridergli raggiante.
<< Alec!>>
<< Lewis.>>
Storse la bocca e si sporse per afferrare una sedia e tirarsela vicina, facendogli cenno di sedersi,
<< Quando la smetterai di chiamarmi per cognome?>>
<< Quando non saremo a lavoro.>> gli rispose semplicemente, << Hai un attimo di tempo?>>
Il ragazzo gli sorrise ancora e annuì, << Per te sempre, cognato.>>
Fu il turno di Alec di storcere la bocca: solo perché suo fratello stava con sua “sorella” questo non faceva di loro due cognati, aveva anche provato a spiegarglielo più di una volta, ma il ragazzo era pressoché irremovibile.

<< Cosa posso fare per lei, Detective?>> gli chiese con tono ufficiale.
Alec alzò gli occhi al cielo.
<< Ho bisogno della pianta di casa di Ragnor Fell e dei suoi sistemi d'allarme.>>
Simon annuì per poi smanettare veloce sulla tastiera senza neanche guardarla.
<< Sospetti che l'assassino si sia introdotto in casa e che sia stato in grado di disattivare tutti gli allarmi?>>
<< Dev'essere così. A meno che Fell non lo abbia fatto entrare di sua spontanea volontà. Solo che se così fosse non avrei uno straccio di indizio. Non c'è apparentemente segno di forzatura, le porte erano semplicemente aperte, le finestre sigillate.>>
<< Speri che sia stato manomesso il sistema?>>
<< Si, avrebbero lasciato delle tracce in quel caso.>>
Simon si bloccò guardandolo perplesso, << Avrebbero?>>
<< Esatto. Comincio a pensare che non fosse un solo aggressore. Fell era in buona forma fisica, era molto alto e teneva delle armi per casa. Se l'assassino fosse stato uno solo sono sicuro che l'avrebbe fronteggiato.>>
<< Ma se fossero stati di più allora avrebbe dovuto arrendersi.>> Il ragazzo annuì comprensivo e tornò a fissare lo schermo, una smorfia si aprì sul suo volto ma più che disappunto parve confusione.
<< Cos'hai trovato?>>
<< E' strano.>>
<< Cosa?>> Alec si sporse sulla sedia a guardare la serie di numeri e codici che scorreva verde sulla sfondo nero della finestra del programma.
<< Vedi, questo sistema d'allarme è molto sofisticato, se qualcuno prova ad entrare in casa non scattano sirene o simili, si limita a registrare l'accesso e mandare un messaggio in tempo reale al proprietario. Ma è anche dotato di un sensore intelligente, tipo: se Fell aveva programmato una visita per quella mattinata gli sarebbe bastato inserire il nome del tipo ed il computer lo avrebbe cercato nel database, scannerizzato l'immagine e segnalato l'ingresso alla casa come la persona attesa. Capito?>>
Alexander sbatté un paio di volte le palpebre, << Praticamente come un bodyguard, se sei sulla lista segno che sei entrato ma non do allarmi?>>
<< Esatto!>>
<< E cosa ci sarebbe di strano?>>
<< Ecco, guarda qui.>> Indicò una fascia di numeri e poi li evidenziò con il mouse, << E' segnalato l'arrivo di un ospite per le tre di pomeriggio.>>
<< L'ora del decesso.>>
<< Si. Ma non c'è il nome del visitatore, c'è solo questa segnalazione che “sta arrivando un ospite”, ma niente di più. Ora però arriva il bello: se il tuo assassino fosse stato solo, come tutti pensano, il computer non avrebbe dato nessuna sorta di allarme, ma tu sei il super Detective della Omicidi Alexander Gideon Ligthwood e hai i super poteri che- >>
<< Simon. Il sunto.>>
<< Oh, certo, scusa, mi sono lasciato prendere la mano, eh. Dicevo, c'hai preso in pieno Alec. Se fosse stato solo uno non sarebbe scattato l'allarme, ma la fotocellula dei sensori ha registrato ben sette individui e ha mandato il messaggio a Fell. Dev'essersi spaventato perché subito dopo il sistema riceve l'ordine di sigillare tutte le casseforti e di mettere in sicurezza di dati sugli hard driver privati dell'uomo. >> Scorse giù la lista e gli mostrò un'altra stringa di comando, << Ma qui arriva davvero il bello, preparati. Pare che mentre si scatenava il pandemonio cibernetico nei pc Fell, un utente esterno, e anche decisamente bravo direi, bucava il firewall e sbloccava di prepotenza tutte le entrate e le cassette di sicurezza della casa, un contrordine di prima categoria e senza possibilità di disattivazione. Ha usato un IP anonimato, mi rimbalza per mezza America e poi schizza in Europa, ma ovviamente non ha fatto i conti con me e non appena il mio programmino finirà di girare potrò dirti l'ubicazione precisa del nostro hacker.>>
Alec rimase fermo a fissare la schermata piena di simboli e parole incomprensibili per lui, mentre i suo cervello lavorava veloce come i server del dipartimento.

Fell aspettava un solo visitatore, probabilmente il compratore, ma non ne conosceva il nome e le telecamere non lo avevano identificato. Bane era stato sul posto, ne erano sicuri perché lo aveva ammesso lui stesso, ma l'allarme non era scattato, Simon glielo avrebbe detto se ci fossero state altre intrusioni che non fossero quelle degli agenti e dei ragazzi della scientifica. Per di più, essendo amici, dubitava fortemente che la telecamera non l'avrebbe riconosciuto appena entrato nel suo raggio d'azione. Aveva ragione lui, Bane non era l'assassino.
Ma perché aveva portato così tanti uomini? Se l'oggetto da trasportare fosse stato molto grande di sicuro Fell avrebbe messo in conto la presenza di aiutanti, a meno che non fossero fuori ad aspettare ed il compratore li avesse chiamati quando i giochi si erano fatti pericolosi.
Stava per chiedere a Simon quando erano entrati gli altri sospetti, perso nei suoi ragionamenti, quando il ragazzo scoppiò in un'esclamazione sorpresa.

<< Cos'hai trovato?>>
Simon batté le palpebre, si tolse gli occhiali, ripulendoli prima di rimetterseli sul naso.
<< L'ordine di sblocco della casa di Fell è stato lanciato da un pc qui.>>
<< New York non è proprio una pozzanghera Lewis, riesci ad essere più preciso? Mi serve un indirizzo.>>
L'altro scosse la testa, << No, io- io intendo qui. Qui, qui Alec.>>
Lo sguardo del moro si fece improvvisamente più serio. << Non dire altro.>> stroncò sul nascere la sua prossima frase. << Ascoltami bene, okay?>>, Simon annuì, << Questi dati, puoi salvarli da qualche parte ed eliminarli poi dal server? Si? Elimina le tue ricerche, cancella tutto e non parlarne con nessuno. Se ti chiedono qualcosa mi hai mostrato la planimetria della casa e mi hai spiegato come funziona il sistema. Non dire nulla di più, non entrare nei dettagli. Con nessuno Simon. Nessuno.>>
Il ragazzo sbiancò, deglutendo per poi annuire, << Ti spedirò i file il- >>
<< No. Niente spedizioni. Se puoi stampali o mettili su pennetta. Ma non lasciarti tracce alle spalle.>>
Alexander si alzò dalla sedai allontanandosi a passi decisi, quando la voce di Simon gli giunse flebile e tremante,
<< Neanche ad Hodge? O al Capo Blacktrone?>>
Ci pensò per un lungo minuto, poi scosse la testa senza neanche voltarsi, << A nessuno Simon, neanche al tuo Rabbino.>>











 

Salve.
Questa storia è la prima di una serie thriller , un poliziesco, che segue gli eventi di un normale caso d’omicidio nella città di New Tork City. I ruoli e le gerarchie sono ovviamente quelle americane, ma la mia principale fonte d’informazione è Wikipedia, quindi se dovessero esserci imprecisioni gradirei mi deste una voce.
I personaggi sono loro, li conosciamo tutti, ma non assicuro che rimarranno sempre IC, lettore avvisato mezzo salvato.
Yo.


 

   
 
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