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Autore: Yuphie_96    07/11/2017    0 recensioni
Dal Prologo:
L’uomo annuì, accarezzando un attimo la fronte del fagottino, poi si voltò nella direzione da dov’era venuto e si mise a correre per raggiungere la sala operatoria.
“Ah figliolo! Un attimo solo!”
L’uomo si voltò verso il padre.
“Come si chiama?”
Chiese l’anziano.
L’uomo sorrise.
“Amèlie”
E riprese a correre.
“Amèlie eh…”
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio | Coppie: Roy/Ed
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino della Robh: stasera parto con i ringraziamenti prima dei saluti, eh si, mi stò riferendo proprio a te mantegazzina! Grazie mille per aver messo la mia storia nelle seguite, mi hai fatto toccare il cielo con un dito dalla felicità ç.ç -commossa-.
Ora passiamo alla storia, capitoletto corto, uno dei pochi che ci saranno, dove presento l'inizio (?) della conoscienza tra i tre famigliari che, purtroppo per Amèlie, non sarà delle migliori.
Se volete scoprire la reazione del nostro fagiolino preferito, leggete :3 -cattiveria mode on- (xD).
Buona lettura <3.



Gli occhi verdi screziati d’oro si aprirono leggermente per poi chiudersi nuovamente.
Amèlie ripeté l’azione un paio di volte, cercando di abituarsi alla luce del sole che si rifletteva sul soffitto bianco.
Si guardò un poco attorno, senza alzare la testa dal cuscino morbido. La sentiva così pesante…soprattutto dopo l’ultima cosa che l’era successa.
“Che razza d’incubo è questo”
Mormorò portandosi le braccia a coprire gli occhi.
“Hai fatto un brutto sogno?”
Chiese una voce a fianco a lei.
La ragazza girò la testa e si lasciò scappare uno strillo, rischiando pure di cadere dal letto.
L’armatura alzò le mani in segno di resa.
“Ti prego calmati, calmati, non voglio farti del male”
Per dimostrarglielo, l’aiutò a mettersi seduta, mettendole due cuscini dietro la schiena per farla stare comoda.
“Hai fatto un brutto sogno? Se vuoi, puoi parlarmene”
Chiese ancora.
Amèlie guardò quegli occhi vuoti, tentennando.
Non aveva molti ricordi di Alphonse Elric, e quei pochi che aveva erano anche sfuocati perché l’aveva conosciuto quando era ancora piccola, poi l’anziano era morto a causa di una malattia che, diceva suo nonno, aveva portato via anche la bisnonna Trisha.
Ricordava il suo viso solo grazie alle foto che suo nonno aveva di loro e…decisamente, non era un’armatura.
“Non sono molto rassicurante, eh?”
Domandò l’armatura.
“Tu…Tu sei Alphonse…Alphonse Elric, giusto?”
Cercò di chiarire la castana.
“Sei la prima che non mi scambia per l’alchimista d’acciaio!”
Sorrise (?) Alphonse.
“Mi chiamo Alphonse, si, il mio fratellone si chiama Edward, è stato lui a portarti qui insieme al signore che era con te”
“Qui dove, di preciso?”
“Siamo nell’infermeria del quartier generale, sei svenuta dopo essere diventata molto pallida, sembravi un lenzuolo”
“Ho avuto una specie…si, una specie di shock diciamo”
Mormorò Amèlie, abbassando lo sguardo sul lenzuolo.
Si torturò le mani per un momento, poi chiese la domanda che le premeva di più in quel momento. In verità le domande erano due, però preferiva tenersi quella più ‘scomoda’ per un altro momento, quando forse sarebbe entrata più in confidenza con Al.
“Sai dirmi dove il non-Edward?”
Si corresse, non abituata a chiamare il parente per nome.
“Hai bisogno del fratellone?”
“Si…si, ho bisogno di parlare urgentemente per parlare di una questione con lui”
“Il signore di prima però ha detto che ti sei fatta male e che sei venuta qua per tuo nonno”
Disse Al.
Amèlie strinse le mani tra di loro.
“Vedi sono nuova in città, non conosco nessuno e mi serviva un passaggio per arrivare fino a qui per chiedere dell’…dell’alchimista d’acciaio visto che…che abbiamo quasi la stessa età, la testa, beh, sono caduta dai gradini della stazione, sono proprio imbranata certe volte”
L’armatura rimase in silenzio per alcuni secondi, ma poi si alzò annuendo, dicendo che sarebbe andato a chiamare il fratello.

La castana sospirò, rilassandosi contro il cuscino dietro la schiena, ringraziando la sua abilità nel mentire, maturata nel corso dell’inizio del liceo per mentire ai professori sulle assenze ingiustificate.
Abilità che non funzionava mai con la sua famiglia, nella quale rientrava anche Alphonse, visto come entrò Ed con sguardo sospetto verso di lei, seguito passo, passo dall’armatura.
…Avrebbe voluto prendersi a testate.

“Perché hai bisogno di me?”
Chiese il biondo, sedendosi sulla sedia che prima era occupata dal fratello minore.
“Io volevo parlarti di…di alchimia! Si, di alchimia…vedi, mi è successa una cosa strana, recentemente, e siccome ho sentito parlare un sacco di te, del fatto che sei entrato nell’esercito così giovane”
Iniziò Amèlie, aggrappandosi soprattutto ai ricordi delle storie che le raccontava il nonno.
E al suo orgoglio.
Se c’era una cosa che la castana aveva imparato in sedici anni di vita, trascorsi per la maggior parte con l’uomo…ragazzo che le stava affianco in quel momento, era che ingrandire l’ego di Edward Elric significava ingraziarselo.
E c’era un metodo che non falliva praticamente mai.
“Poi sei così alto, davvero, inspiri un sacco di fiducia con la tua altezza”
Finì la ragazza, prendendo le mani dell’alchimista tra le sue.
Quando vide lo scintillio familiare negli occhi di questo, capì di aver fatto centro.
“Vedi Al?! Finalmente una ragazza che capisce quanto le mie magnifiche abilità si rispecchiano nella mia altezza!”
“Fratellone…lei non ha detto niente del genere”
“Non è vero!”
“Delle mani!”
Urlò Amèlie, interrompendo la conversazione che altrimenti sarebbe iniziata tra i due.
“Qualcuno…mi ha spinto in una specie di cerchio e sono uscite delle strani mani nere che mi hanno preso e…trascinato giù, in una specie di…non so cosa, insomma da lì i ricordi sono molto confusi, per caso sai di cosa sto parlando?”
Capì che qualcosa non andava quando suo nonno sgranò gli occhi e la prese per le spalle, scuotendola leggermente.
“La verità…tu hai visto la verità! Come hai fatto?! Sei tutta intera quindi non hai fatto nessuno scambio! Hai usato la pietra filosofale?! Ce l’hai ancora con te?!”
“Fratellone falle una domanda per volta, la stai spaventando!”
Urlò l’armatura, staccando il maggiore dalla ragazza per rimetterlo a sedere.

Amèlie chiuse gli occhi, non tanto tramortita per l’energia di Ed, quanto per le informazioni: verità, pietra, scambio…per lei quelle cose avevano sicuramente un significato diverso da quello che intendeva il biondo, ricordava solo vagamente di una certa pietra da un racconto che suo nonno non le aveva raccontato spesso perché lei ne preferiva altri.
Prese un grosso respiro, per liberare la mente, poi scostò le coperte e si mise seduta a gambe incrociate davanti ai due.
Non poteva continuare a mentire quindi doveva dire la verità.
Semplicemente la verità.

“Voglio che entrambi mi promettiate che, prima di fare qualsiasi domanda, mi farete finire di parlare”
I due fratelli annuirono e lei con loro, per darsi la spinta finale per svuotare il sacco.
“Mi chiamo Amèlie Elric, sono nata il 1 Dicembre del xxxx, a Monaco in Germania, mio padre si chiama Roy Elric mentre mia madre si chiama Fey Koch, hanno divorziato quando io avevo cinque anni e da allora ho iniziato a passare sempre più tempo con mio nonno paterno, anche lui divorziato da mia nonna”
Iniziò la castana, poi guardò il biondo.
“Mio nonno paterno si chiama Edward Elric”
Raccontò l’inizio della sua giornata, dalla normale colazione con il padre, alla sua solita fuga da scuola alla sua visita alla casa di riposo, alla loro scampagnata che si era trasformato in un rapimento, di Andrei e di Ed che la spingeva dentro quello strano cerchio dove quelle manine l’avevano afferrata, di come si era svegliata dentro una chiesa in quella strana città, di come voleva andare alla polizia per cercare un aiuto per suo nonno ma si era ritrovata davanti proprio lui, ringiovanito di 60 anni e più.
Finito il discorso, si morse le labbra, in attesa della reazione.
I due fratelli si guardarono, poi Ed guardò Amèlie.
“Allora?”
Chiese lei, invitandolo a parlare.
“Hai preso proprio una bella botta in testa per aver immaginato tutto questo”
Disse il biondo, annoiato.
“Forse dovremo farti riposare ancora un po’, per farti riprendere”
Propose Alphonse.
“No, nononono, vi assicuro che questa è l’assoluta verità, se mi lasciate un attimo vi mostro i miei documenti”
Cercò di fermarli la castana, ma quelli si alzarono lo stesso, Edward borbottando che era stata una perdita di tempo mentre il minore lo rimproverava, e si avviarono verso la porta.
“Sono seria! Sei davvero mio nonno, ti conosco e mi conosci da quando sono nata! Mi chiamavi sempre fagiolina da bambina prima di andare a dormine!”
“CHI è IL FAGIOLINO CHE SCHIACCERESTI PER METTERLO NELLA ZUPPA?!”
Urlò l’alchimista, girandosi contro la ragazza per urlarle in faccia.
“Sei tu che mi hai dato il permesso di chiamarti così!”
“Scusami, ma conoscendo mio fratello, so che non permetterebbe a nessuno di chiamarlo in quel modo”
Intervenne l’armatura, trattenendo il fratello.
Amèlie avrebbe dato, nuovamente, una testata al muro, stavolta per disperazione, ma non poteva demordere, aveva ancora una carta da giocare.
“Posso giurarvi che non sto mentendo, guardate questo!”
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni l’orologio d’argento e lo aprì per far vedere le scritte.
Edward bloccò il suo agitarsi e sgranò gli occhi.
“Come…?”
“Me lo hai regalato il giorno della mia nascita, lo hai fatto fare appositamente, facendo incidere queste due date”
Spiegò Amèlie, indicando l’interno.
Il biondo non l’ascoltava, continuava a fissare la prima data incisa mentre prendeva il suo di orologio dalla tasca e lo apriva.
La stessa data era incisa sui due orologi.
“Come hai fatto?”
Finì di domandare, alzando gli occhi su di lei, furiosi.
“Come hai fatto a sapere di quella data?! Perché ce l’hai incisa?! Come lo sapevi?!”
Urlò andando a scuoterla, stringendo troppo con l’auto-mail facendole scappare un gemito di dolore.
“Fratellone!”
“Solo noi due, solo noi due e Winry sapevamo di questa incisione Al!”
“Si ma-“
“Niente ma!...Sei una spia dell’esercito?! Ti ha detto Mustang degli affari nostri?! Rispondi e dicci la verità!”
“Te l’ho appena detta la verità!”
Gli urlò in faccia Amèlie.
“Bugiarda! Se non ce la dirai tu, ce la dirà il colonello!”
Urlò il biondo in risposta.
La strattonò per farla scendere dal letto e iniziò a tirarla fuori dall’infermeria, poi nei corridoi del quartier generale, con l’armatura che li seguiva preoccupati.

   
 
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