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Autore: avalon9    08/11/2017    0 recensioni
Mi chiamo Michael Scofield. Ero un ingegnere civile. Sono stato un carcerato. Sono evaso da due penitenziari di massima sicurezza e ho coordinato l’evasione di mia moglie da un altro carcere. Sono stato un fuggitivo e un ricercato. Sono stato un manipolatore e un approfittatore.
Chi è Michael Scofield? In sei flussi di pensieri, sulla scia di cinque parole impresse su una lapide, l’immagine di un uomo che non si riesce ad etichettare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Scofield, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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# Fratello

Mio fratello. Volete sapere chi era mio fratello.

E credete che sia una cosa facile, da spiegare. Credete che si possa riassumere quello che è stato, quello che ha fatto così, con poche parole.

Si vede proprio che non lo avete mai conosciuto.

Mio fratello era. Era tutto ciò che ho avuto. Per molto tempo, mio fratello è stato il centro di tutta la mia vita. Mi sono cacciato nei guai, per lui. Ho fatto scelte sbagliate, per lui. E l’ho lasciato solo. Più di una volta. Tante volte.

Ma non me ne sono mai pentito. Insomma. Forse. Forse oggi, con il senno di poi. Forse oggi non le rifarei più, certe scelte. O forse sì. Non lo so. So solo che volevo il meglio, per Michael. E non ho mai pensato a quanto sarebbe costato a me, procuraglielo. Perché sono il fratello maggiore; perché Michael era intelligente, tanto intelligente, e non se lo meritava di sprecare la vita per strada. Come me.

No. Michael si meritava di farla, la strada, di arrivare in alto.

Mio fratello era. Era un idealista. Uno che crede in quello in cui crede. Sempre e comunque.

Michael mi ha ridato la speranza. E la fede. Mi ha insegnato cosa significhi davvero avere fede. Una fede cieca; assoluta. Una fede così grande che ne hai anche paura.

Me lo ha insegnato lui. Lui che non ne aveva molte, di certezze.

Lo so; lo so.

So che mio fratello sembra sempre così sicuro; così tranquillo. E lo è. Lo so che lo è. Ma io. Io ci sono cresciuto, con lui. E lo conosco. Bene. Molto, molto bene. E so che quando è; quando era così calmo e sicuro e concentrato era perché era terrorizzato. Era perché le cose gli sembravano sfuggire di mano e voleva riacciuffarle senza chiedere aiuto a nessuno.

Mio fratello non è mai stata una persona che chiede aiuto. È stata piuttosto una persona che l’aiuto lo dà. A chiunque. Senza pensarci due secondi.

Perché era buono, mio fratello. Era buono e aveva un cuore grande come la sua intelligenza.

E ha mandato a puttane la sua vita, per me.

Si è fatto ammazzare, per me. E io glielo avevo detto, che era meglio se mi lasciava perdere. Che sarebbe stata la cosa giusta da fare, lasciarmi perdere. Perché crepare per uno come me non ne valeva la pena. Ma Michael. Michael è sempre stato un fratello esemplare.

Perché Michael era quel genere di persona. Michael era quel genere di fratello. Uno disposto a scendere all’inferno per prendere il tuo posto. Uno disposto a rovinarsi con le sue stesse mani; a crepare piuttosto che arrendersi. Ma ti avrebbe tirato fuori dai guai. Forse tirandoti per i capelli, ma se si ficcava in testa una cosa, mio fratello riusciva a renderla reale. Ci riusciva davvero.

E mi manca. Cazzo. Mi manca da morire.

Quando guardo suo figlio; quando guardo me che invecchio allo specchio; quando guardo il mare. Gli era sempre piaciuta l’idea di vivere in riva al mare. Non ho mai capito il perché, ma aveva questa fissa. Di vivere sulla spiaggia. Una vita semplice; una vita senza scossoni e sorprese.

L’ha immaginata lui, la vita per me. La vita per noi. Dopo. Dopo tutto quello che aveva deciso di fare. Per me.

E adesso. Adesso non è qui a godersela, quella vita. Adesso non è qui. E sapete perché? Perché ha preferito crepare fulminato, e lasciare questa vita a me, a sua moglie e a suo figlio. Perché Michael. Perché a Michael non restava granché di vita, ormai. E io. Io avrei fatto qualsiasi cosa per non lasciarlo andare. Perché restasse ancora un po’ con me.

Ecco chi era mio fratello.

 

 

 


L’opinione di Lincoln su Michael è un clichè abusato. Me ne rendo conto anch’io.

Perché è normale immaginare lo strazio di un fratello che ha perso il fratello. Soprattutto in questa serie che sul legame fra questi due ha costruito un’intera stagione (e un po’ tutta la serie).

Ma capitemi: quel brother sulla lapide c’è. E non si può ignorare l’opinione di Lincoln se si vuole arrivare a capo della domanda: chi è Michael Scofield?

E forse la forza sta tutta qui. In due fratelli agli antipodi che però sono disposti a morire l’uno per l’altro. In due fratelli che si concedono qualche sguardo, qualche gesto discreto. E che quando si abbracciano sembrano però cancellare il mondo, perché in quelle mani che stringono spalle c’è un discorso tanto grande che ti sembra di esserne travolto. E ti chiedi se sia possibile davvero che ci sia, un legame così.

E forse ti fa paura pensare che sì, c’è.

 

  
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