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Autore: avalon9    18/10/2017    0 recensioni
Mi chiamo Michael Scofield. Ero un ingegnere civile. Sono stato un carcerato. Sono evaso da due penitenziari di massima sicurezza e ho coordinato l’evasione di mia moglie da un altro carcere. Sono stato un fuggitivo e un ricercato. Sono stato un manipolatore e un approfittatore.
Chi è Michael Scofield? In sei flussi di pensieri, sulla scia di cinque parole impresse su una lapide, l’immagine di un uomo che non si riesce ad etichettare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Scofield, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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# Padre

Il papà?

Perché mi chiedi di papà?

Mi piace il mio papà! Mi porta a giocare a baseball al parco il pomeriggio; e alla domenica mi compra le patatine e anche il gelato! Anche se la mamma non vuole, quando andiamo al cinema papà mi compra i pop-corn. Quelli nel secchiello grande grande! E poi li mangia assieme a me, così se lo scopre la mamma deve sgridare tutti e due.

Quando mamma è impegnata viene lui a scuola a prendermi e facciamo i compiti assieme. Anche se i suoi compiti sono sempre più belli dei miei. Ha sempre tante carte, quando facciamo i compiti e ogni tanto me le lascia guardare. Mi piace farlo! Sono strane e a volte provo a capire cosa possano essere. Papà dice che sono troppo difficili per me, ma io ho capito che sono per il suo lavoro. E che sono cose segrete. Per questo non lo dico mai alla mamma. È il nostro segreto. Mio e del mio papà!

No? Ho sbagliato? E perché?

Ah, tu vuoi sapere dell’altro. Dell’altro mio papà.

Non lo conosco, il mio altro papà.

Il mio altro papà non è mai stato con me. Mamma dice che se n’è andato prima che io nascessi. E dice anche che mi voleva bene. Tanto bene. E che se n’è andato proprio perché mi amava tanto.

E io ci credo, che il mio altro papà mi voleva tanto bene. Ma tanto tanto.

Il mio altro papà era intelligente. Tanto tanto intelligente. E ha salvato la mamma; e anche me. Anche se io non c’ero ancora. Io dovevo ancora nascere. Ma ci ha salvati!

Per questo penso che il mio altro papà sia una brava persona. Una brava persona che mi vuole tantissimo bene.

Perché se vuoi bene ad una persona resti con lei. Giusto? Io voglio bene alla mamma e sto sempre con lei. E anche con il mio papà.

Il mio altro papà non è più con me, ma la mamma dice che io gli assomiglio molto. E mi piace quando lo dice. Mi piace assomigliare al mio altro papà.

A volte lo dice anche lo zio Linc. Quando mi prende sulle spalle e mi fa fare l’aeroplano. Dice che rido come rideva il mio altro papà, quando era piccolo. E dice anche che ho i suoi occhi.

Una volta li ho visti, gli occhi del mio altro papà.

Era alla Tv. Parlava alla mamma. E allo zio Linc. E sembrava triste. E anche contento. Perché sorrideva. E a me piace il sorriso dell’altro mio papà. Sembra il sorriso di un papà buono.

Se chiedo alla mamma com’era, il mio altro papà, lei dice che era come una tempesta. Una di quelle tempeste forti forti che portano via tutto. E quando se ne vanno lasciano tutto diverso, tutto nuovo.

Io non ho paura delle tempeste. Mi piacciono molto le tempeste.

Perché ci sono le nuvole tutte scure scure e poi. Poi arriva un lampo e diventa tutto bianco. E poi. Poi c’è la pioggia, e la pioggia mi piace tanto tanto.

Per questo. Per questo vorrei che questo mio altro papà. Vorrei che lui tornasse. Come fanno le tempeste. E vorrei che mi prendesse in braccio e giocasse con me.

E se il mio altro papà era come una tempesta, allora credo che mi sarebbe piaciuto.

E gli avrei voluto bene. Più bene di quanto gliene voglio ora. Anche se non l’ho mai conosciuto, il mio altro papà.

 

 

 

Bonus - # Padre – prima versione

# Padre

Il papà?

Perché mi chiedi di papà?

Mi piace il mio papà! Mi porta a giocare a baseball al parco il pomeriggio; e alla domenica mi compra le patatine e anche il gelato! Anche se la mamma non vuole, quando andiamo al cinema papà mi compra i pop-corn. Quelli nel secchiello grande grande! E poi li mangia assieme a me, così se lo scopre la mamma deve sgridare tutti e due.

Quando mamma è impegnata viene lui a scuola a prendermi e facciamo i compiti assieme. Anche se i suoi compiti sono sempre più belli dei miei. Ha sempre tante carte, quando facciamo i compiti e ogni tanto me le lascia guardare. Mi piace farlo! Sono strane e a volte provo a capire cosa possano essere. Papà dice che sono troppo difficili per me, ma io ho capito che sono per il suo lavoro. E che sono cose segrete. Per questo non lo dico mai alla mamma. È il nostro segreto. Mio e del mio papà!

No? Ho sbagliato? E perché?

Ah, tu vuoi sapere dell’altro. Dell’altro mio papà.

Non lo ricordo bene, il mio altro papà. Non lo conosco.

Il mio altro papà non è mai stato con me. Mamma dice che se n’è andato prima che io nascessi. E dice anche che mi voleva bene. Tanto bene. E che se n’è andato proprio perché mi amava tanto.

Io non lo so. Non lo capisco.

Se vuoi bene ad una persona resti con lei. Giusto? Io voglio bene alla mamma e sto sempre con lei. E anche con il mio papà.

Una volta l’ho visto alla Tv, il mio altro papà. Parlava alla mamma. E allo zio Linc. Sembrava triste. Non lo so. E la mamma piangeva, mentre lo guardava. Ma se la fa piangere, perché lo guarda ancora? Io non lo capisco. Abbiamo il papà con noi; il mio papà non ci lascia mai soli.

Non come l’altro papà. Quello della Tv.

Lui se ne è andato.

Mamma dice che gli somiglio. Ma io non ci credo.

Io voglio assomigliare al mio papà! O allo zio Linc! O a L.J., mio cugino.

Io non voglio assomigliare all’altro papà, quello della Tv. Perché lui sembra tanto triste, e non sorride molto. E parla piano piano. E ha delle mani grandi grandi e secche secche. Come le mani dei vecchi. Come le mani della signora Finn, quella che abita nella casa accanto. È gentile, ma ha delle mani secche secche come quelle dell’altro mio papà. E io ho sempre paura che si rompano, quando mi ridà la palla.

Le mani del mio papà non sono così. Le mani del mio papà sono grandi e forti. E possiamo giocare a baseball, con le sue mani. Credo che la pallina le romperebbe, le mani dell’altro mio papà.

Se chiedo alla mamma com’era, il mio altro papà, lei dice che era come una tempesta. Una di quelle tempeste forti forti che portano via tutto. E quando se ne vanno lasciano tutto diverso, tutto nuovo.

Io ho paura delle tempeste. Ho paura dei tuoni e dei fulmini.

Quando c’è una tempesta mi nascondo sotto le coperte. Oppure vado da mamma e papà. E papà ride sempre, perché dice che gli ometti non dovrebbero avere paura della pioggia.

Ma io ho paura, uffa! Perché le tempeste urlano, e a me piace quando il mio papà ride.

E se il mio altro papà era come una tempesta, allora non credo che mi sarebbe piaciuto.

Se lo vorrei incontrare? Non lo so.

Se incontrassi l’altro mio papà, il mio papà sarebbe triste. Perché penserebbe che non gli voglio più bene. Ma io gliene voglio! E tanto! Non come all’altro papà. A lui non voglio bene.

Perché non l’ho mai incontrato.

 

 

 

 

 

 

 

 


E dopo la madre, il figlio.

E questa è stata davvero un parto complesso. Gemellare. Perché l’avevo scritta prima. Prima di vedere la nuova serie e di scoprire esattamente cosa Micky pensasse di suo padre. Come se lo immaginasse. E io, da buona amante dello zucchero, mi ero immaginata un rapporto angst. Ma proprio proprio angst.

Del tipo: non ho mai visto il mio papà; mi ha abbandonato; lo odio.

Dell’odio che possono avere i bambini (anche quelli intelligenti, anche quelli amati) verso una figura che non hanno mai incontrato. E che potrebbero odiare di sentirsi sbattere in faccia.

Forse più che odio sarebbe indifferenza. Perché i bambini non si affezionano a quello che non conoscono. E quindi non lo rimpiangono.

La prima versione di # Figlio era così.

Un non rapporto fra Micky e suo padre.

Poi. Poi ho visto la prima puntata. Poi ho visto le altre puntate. L’amore di Michael per quel figlio mai conosciuto; per quel figlio mai abbracciato. L’amore per quella vita che si era visto strappare quando non credeva possibile avere.

E allora ho detto no: ho detto che proprio non potevo snaturare così questo bambino. Anche perché vederlo con indosso la maglietta di calcio e il nome Scofield sulla schiena, portato come un’armatura, come una copertina di Linus che da tutto difende era insieme troppo tenero e troppo importante. Come le parole di Sara, come la descrizione di Sara dell’adorazione di Micky per quel padre mitizzato.

Mi dispiace solo che non abbiamo mostrato un vero momento padre-figlio, un momento di quiete in cui potessero confrontarsi.

Ecco allora questa flash doppia, con la prima versione in calce, perché è comunque l’idea che avevo io a scatola chiusa. Banale. Ok. Ma ci ero affezionata.

Inoltre. Inoltre nulla mi toglierà dalla testa il fatto che per Micky le figure paterne sono due. Il padre biologico e il padre putativo. Perché anche se Jacob è il cattivo della situazione, forse di un sadismo estremamente raffinato e deviato, a quel bambino vuole bene. O almeno gli fa credere di volergli bene. Quasi facendolo rivoltare contro il suo vero padre, contro quello stesso padre che Micky idolatra.

Quindi sì: Micky a quest’età (prima dei sette anni) ha due padri. Ed entrambi sono importanti per lui.

Fatemi sapere cosa ne pensate!

  
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