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Autore: Leda_    08/11/2017    0 recensioni
[OS Spin-off de "The Last Tournament"]
«Ha voluto una riunione delle quattro scuole per il suo matrimonio, come al Torneo?!»
Quattro anni dopo il Torneo Tremaghi disputato dalle scuole di Hogwarts, Durmstrang, Beauxbatons e Ilvermony, le sorprese non sono ancora finite!
[Robert/Audrey ♥ William/Erlend ♥ Constance/Enea ♥ Joëlle/Bentley ♥ Shana/Killian]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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The Last Tournament – Il matrimonio


 
Francia, quattro anni dopo il Torneo Tremaghi





 Audrey Villiers  Zahra Nott  Charlotte Valentine
 
 Constance Wolf  Erlend Holberg

Quel giorno di fine maggio il sole splendeva quasi accecante sugli sterminati campi di lavanda della Provenza meridionale. «Oh mon Dieu» gridò Audrey, come da una mezz'ora a quella parte, mentre correva da un lato all'altro dell'enorme tenuta di campagna dei suoi genitori avvolta in una nuvola di taffetà color avorio. «Il mio bouquet non è ancora arrivato! Lo sapevo che dovevo affidarmi a te, Erlend!»
Erlend la osservò scuotendo la testa e sospirando, intimamente divertito, dalla poltrona in cui era sprofondato quasi quaranta minuti prima. «Will arriverà presto, Aud» cercò di rassicurarla per l'ennesima volta, mentre Zahra e Charlie la seguivano saltellando, cercando di evitare cosmetici e accessori sparsi a terra e tenendo alto lo strascico dell'abito da principessa che Audrey aveva preteso per il proprio matrimonio. «Ma non capisci?! Robert penserà che l'ho abbandonato sull'altare!»
L'unica altra persona calma, in quella stanza, era Costance Wolf, che con le gambe lasciate scoperte dall'oltraggioso vestito di pizzo nero osservava la scena quasi disgustata.
Quasi intuendo i suoi pensieri, gli si rivolse sarcasticamente: «Perché tu sia qui mi sembra chiaro, anche se il tuo compito di tenere calma la sposina non lo stai svolgendo effettivamente alla grande; perché Zahra sia qui, in quanto testimone del fratello e futura cognata, mi sembra altrettanto chiaro. La capacità di acconciare i capelli di Charlotte è indubbiamente il motivo per cui lei è qui, ma io, per Merlino, io» disse, «Io cosa diavolo ci faccio qui?».
Erlend non riuscì a trattenersi dal ridere, allentando poi la cravatta scura che portava al collo. «Non dirmi che non te ne sei accorta» la prese in giro, scuotendo la biondissima chioma.
«Accorta di cosa?» rispose Costance, ma venne interrotta dallo squittio eccitato di Audrey quando Charlotte ricomparve, sorridendo radiosa nel suo abito da damigella color glicine, tra le mani un bellissimo bouquet con rose bianche dai riflessi ametista.
«Will ce l'ha fatta» sorrise, alzandosi, e avvicinandosi alla sposa per regalarle un buffetto affettuoso sulla fronte. «Sei la sposa più bella del mondo, Aud» le disse, e per un attimo gli occhi di Audrey si fecero lucidi.
«Non vorrai farla piangere già adesso, spero!» s'intromise Zahra ridendo, prendendo sottobraccio Charlotte e facendo segno ad Audrey di cominciare ad avviarsi. «Mio fratello ti sta aspettando da quasi un'ora, forza!»
Audrey sorrise smagliante alle proprie damigelle e si precipitò fuori, alzando con una mano la gonna dell'abito, mentre Constance ed Erlend rimasero indietro.
«Beauxbatons, Hogwarts, Ilvermony» disse lui all'improvviso, indicando con un cenno Audrey, Zahra e Charlie. La ragazza di Durmstrang lo guardò sorpresa, intuendo che si stava riferendo alla conversazione di pochi istanti prima. Beauxbatons, Hogwarts, Ilvermony.
«E Durmstrang» aggiunse, incredula, pensando a se stessa. «Ha voluto una riunione delle quattro scuole per il suo matrimonio, come al Torneo?!»
«Esattamente! E adesso muoviamoci, o rischiamo di perdere tutta la cerimonia!».

 

 William Glacier  Robert Nott  Bentley Ashwood
 

La temperatura al di sotto del tendone argentato al centro dela parco della villa era piacevolmente mite; William Glacier, nel suo elegante completo blu elettrico, osservava lo stuolo di sedie dorate con tanto di invitati che si estendeva davanti alla sua posizione di testimone della sposa. In prima fila vide l'ancora bella madre di Audrey che già si asciugava delle lacrime con un fazzolettino di pizzo, in attesa della figlia; più indietro scorse Jason Blackburn con un braccio attorno alla vita della seducente Lilith Myers, mentre proprio accanto a loro sedevano Joseph Burr e Lenochka Volkov, impegnati in una fitta conversazione, escludendo il resto del mondo.
Era così assorto nella propria osservazione che quasi trasalì quando un sospiro affranto risuonò vicino a lui: Robert Nott pareva soll'orlo di una crisi di nervi, sudato a causa dell'agitazione, o forse del caldo, lui così abituato al ben più rigido clima inglese.
«Credo proprio che ti abbia mollato qui, fratello» sussurrò con un sorriso impertinente, facendo spalancare gli occhi all'ex Corvonero e ottenendo un'occhiata di scherno da Bentley Ashwood, che, le mani nelle tasche dei pantaloni gessati, ridacchiava alle spalle di Robert.
«Un'altra uscita del genere e gli farai venire un infarto» lo riprese, battendo una pacca consolatoria sulla spalla dell'amico.
Vennero interrotti dalle prime note della marcia nuziale, e William osservò quasi con tenerezza il sorriso che si dipinse immediatamente sulle labbra di Robert non appena una bellissima ed emozionatissima Audrey apparve all'entrata al braccio di suo padre. Dietro di lei, a sostenere il velo, c'erano Zahra e Charlie: la prima sorrise ammiccante al fratello e scambiò uno sguardo divertito con l'ex Serpecorno. Pur da lontano, vide Charlie sussurrare alle amiche un «Ve l'avevo detto che non era scappato!»
Dopo di loro entrarono Constance ed Erlend, all'indirizzo del quale William scoccò un enorme sorriso prima di voltarsi verso l'officiante.

 

 Joëlle Bonnay
 
Joëlle Bonnay si fece da parte per permettere a Costance di raggiungere Enea Palter, mentre Erlend si sedette accanto a lei. «Stai molto bene» le sussurrò lui, accennando al vestito smeraldo che la fasciava sino in vita per poi scendere in una gonna morbida.
Lei sorrise, gettando dietro le spalle i capelli biondi. «Come al solito, direi» s'impettì scherzosamente, mentre l'ex Gramo roteava gli occhi. «Anche Will è molto bello, oggi» continuò, maliziosa, occhieggiando la figura fascinosa dell'ex Sfinge, ed ottenne immediatamente l'attenzione del ragazzo accanto a lei.
«Joëlle...»
«Peccato avertelo lasciato, quattro anni fa».
«Joëlle!» sibilò lui, con tono d'avvertimento, e lei emise in una risatina soffocata. Per quanto tempo fosse passato, sia William che Erlend continuavano ad essere incredibilmente gelosi l'uno dell'altro, e stuzzicarli era un piacere a cui raramente riusciva a resistere.
«Ha occhi solo per te» gli disse sinceramente, in un tentativo di farsi perdonare, ma la verità era che era semplicemente impossibile non notare come entrambi si cercassero con lo sguardo, sempre e comunque.
Gli occhi blu di Erlend si addolcirono appena. «E cosa mi dici di chi non ha occhi che per te, oggi?» le domandò, e Joëlle arrossì senza volerlo quando le fece un cenno verso Bentley. C'era stata alchimia quattro anni prima, negarlo era impossibile, e trovava che il tempo trascorso l'avesse reso più uomo, più attraente.
Sospirò e senza rispondere alla domanda dell'amico ritornò con lo sguardo alla coppia degli sposi.



 Lenochka Volkov  Joseph Burr
 

Nel silenzio emozionato sotto il gremito tendone, Lenochka scrutava con attenzione Robert e Audrey: non erano mai stati migliori amici, ma il Torneo di quattro anni prima aveva unito tutti i partecipanti in una maniera che nessuno aveva potuto prevedere – se non i loro Presidi, che avevano insistito così tanto sulla cooperazione e l'amicizia tra le varie scuole.
Dopo la fine della scuola aveva mantenuto i contatti con diversi membri di Durmstrang, Nikolaj ed Helena fra tutti, e anche le lettere di Joseph erano state una costante in quegli anni, ma rivederlo – rivedere tutti loro – era completamente un'altra cosa. Era come tornare agli anni della scuola, così vicini eppure così lontani.
«Sono felice di rivederti» confessò d'impulso a Joseph, che le restituì n'occhiata prima sorpresa e poi piena di calore e affetto.
«Anche io Lenochka, non sai quanto» rispose con tenerezza, stringendo la mano guantata di lei, e lasciò che le loro dita intrecciate si poggiassero sul suo grembo.



 
 Shana Fine  Killian Lawson
 

Shana Fine si sedette con un lungo sospiro in una delle ultime file; essere in ritardo era una delle cose che più detestava, ma trovare quella maledetta tenuta sperduta nelle campagne francesi e per di più protetta dai più complicati incantesimi di disillusione non era stato esattamente facile. Fortunatamente era riuscita ad arrivare prima del fatidico scambio delle promesse e soprattutto vestita come si addiceva ad un clima come quello francese: l'abito indaco di fresca seta le aveva permesso di non scomporsi troppo a causa del calore.
Prese comunque dalla borsa un ventaglio blu notte, e nel farlo non si accorse che qualcun aveva preso posto proprio accanto a lei. Voltandosi sorpresa, si ritrovò davanti un paio di occhi scuri e vellutati come la notte, inconfondibili a dispetto del tempo trascorso. «Killian?» domandò, stupefatta.
«Ti trovo bene, Shana» ribatté lui, sottovoce, perfettamente a suo agio nel completo scuro che indossava. «Immaginavo che ci saresti stata anche tu».
Shana rimase in silenzio per qualche istante, giusto il tempo perché sentisse l'officiante chiedere “Vuoi tu, Audrey Villiers, prendere Robert Nott come tuo sposo?” e, solo pochi istanti dopo, William Glacier che gridava «Scappa finché sei ancora in tempo, Aud!».
Mentre Audrey si voltava a tirargli uno scappellotto scherzoso e confermava che sì, voleva davvero sposare Robert, tutti gli invitati scoppiarono a ridere e Shana tornò a guardare Killian, l'imprevedibile Killian. Non c'era stato un seguito al loro bacio, perché l'anno era finito e quello che l'aveva seguito era stato il settimo, il più importante, quello decisivo. La sua ambizione e determinazione l'aveva portata a scegliere la scuola prima e poi un lavoro di successo dopo, ma non aveva potuto impedirsi di chiedersi, in quegli anni, a che cosa avesse rinunciato evitando ogni contatto con Killian.
Persa nelle proprie riflessioni, perse il contatto con la realtà, e riscosse solo quando Robert e Audrey vennero dichiarati marito e moglie e Killian le sfiorò una spalla – e si accorse con immenso imbarazzo che non aveva fatto che fissare lui per tutto il tempo. Mentre gli sposi si baciavano e tutto il tendone esplodeva in un applauso festoso e grida di auguri, Killian le tese una mano e Shana rivide nei suoi occhi la stessa scintilla che l'aveva attratta anni prima.
«Ti va di andare a parlare da qualche parte, noi due soli?»
Senza pensarci troppo, Shana afferrò la mano di lui, che la condusse via da tutte quelle persone.



 
 Enea Palter

In un angolo della terrazza, Costance se ne stava seduta ad un tavolo ondeggiando un calice di champagne e osservando, quasi arcigna, la pista da ballo sulla quale la maggior parte degli invitati si stava scatenando, mentre altri si gustavano il rinfresco.
«Sembri un uccellaccio del malaugurio» l'apostrofò una voce allegra, accanto a lei, seguita dal rumore di una sedia che si spostava. L'ex Basilisco lanciò un'occhiata di fuoco al ragazzo biondo che le sorrise di rimando.
«E tu sei sempre simpatico come una manticora, Enea Palter» sibilò velenosa, ottenendo come risposta una risatina che l'inviperì ancora di più.
«Sei ubriaca?» rilanciò Enea e Costance storse il naso, fulminandolo con lo sguardo. «Mi chiami con il mio nome completo solo quando sei ubriaca, o molto, molto arrabbiata».
Costance scosse la testa, indispettita dalla capacità del ragazzo di leggerle dentro con così tanta facilità. Non era ubriaca, forse solo un po' brilla a causa di quel maledetto champagne che la francesissima Audrey aveva tanto decantato e che si era rivelato tutte bolle e gradi alcolici. La verità era che non le era sfuggito come solo mezz'ora prima Enea si fosse intrattenuto con due oche giulive bionde, dalle cosce scoperte e che lanciavano sguardi ammiccanti e risatine sciocche a quello che da quattro anni era ufficialmente il suo ragazzo.
«E come ti hanno chiamato quelle due...» berciò, trattenendosi dal definirle con gli epiteti più lusinghieramente volgari del suo ampio vocabolario. «Quelle due francesi
Enea l'osservò qualche secondo con aria interrogativa, e poi scoppiò a ridere. «È solo questo il problema?»
«Solo questo?!»
«Costance» la chiamò lui con dolcezza, trattenendosi dal ridere ancora una volta. «Quelle due ragazze mi stavano solo chiedendo se conoscessi i due inglesi che si stavano dando da fare nella camera dei genitori di Audrey» le rivelò, sorridendo sornione.
«... I due inglesi?» Costance ci mise qualche istante a registrare l'informazione, indubbiamente a causa dell'alcol che le annebbiava la mente. «... Killian Lawson e Shana Fine?»
«Esattamente» rispose tranquillo Enea, prendendo poi la mano di lei e giocherellando con l'anello al suo anulare. «Sei ancora gelosa, adesso che lo sai?»
«Non ero affatto gelosa!» si difese con veemenza Costance, ma non mostrò alcun segno di voler ritrarre la propria mano da quella di lui.
«Peccato» rise Enea «Perché ubriaca e gelosa sei ancora più bella... Ed eccitante» disse al suo orecchio, improvvisamente vicino, e poi scattò in piedi trascinandola con sé.
«Dove stiamo andando, Palter?» chiese Costance, quando si ritrovò all'interno della casa.
«Prima della torta c'è ancora tempo» la zittì lui con un bacio, spingendola contro il muro e facendole dimenticare qualsiasi cosa stesse per dire.


Il paesaggio della Provenza al tramonto era uno spettacolo che aveva sempre fatto parte di Erlend, grazie all'amicizia che aveva legato lui, Audrey e William sin dal primo anno a Beauxbatons. I mesi di vacanza trascorsi nella tenuta estiva dei genitori di lei avevano fatto sì che il profumo di lavanda e la luce che trascolorava nel tardo pomeriggio lo facessero sentire a casa quasi più che nella fredda Norvegia. Poggiato alla balaustra del terrazzo che dava sulle campagne circostanti, Erlend osservava il sole morente, inspirando l'odore della sera, quando due braccia forti gli cinsero la vita da dietro e lui sentì il petto di William aderire completamente alla sua schiena.
«Ti stavo cercando» soffiò al suo orecchio, caldo, il mento appoggiato alla sua spalla.
«Mi hai trovato» rispose leggero, lasciandosi andare nell'abbraccio dell'altro. «Non ho mai visto Audrey così felice» aggiunse, mentre udiva la sua risata, mista a quella di Robert, provenire dal tavolo degli sposi.
«Era felice anche quando ci siamo finalmente dichiarati» ribatté il francese, inarcando le sopracciglia.
«Se è per questo lo era anche quando ho rifiutato così poco cavallerescamente l'ennesima donzella norvegese di buona famiglia che mio padre aveva intenzione di farmi sposare» rise Erlend. «Ma non a questo livello» precisò.
Il silenzio che accolse le sue parole, tuttavia, lo fece preoccupare: sapeva che l'insistenza di suo padre affinché sposasse un'ereditiera in Norvegia, ignorando deliberatamente il loro legame, era una delle cose che più lo faceva imbestialire. Dietro di lui, William emise un sospiro. «Sappi che Audrey mi ucciderà, aveva detto che voleva essere presente anche lei, ma non posso aspettare ancora» mormorò, e lo fece voltare verso di sé, prendendo le mani di Erlend fra le proprie: il blu cobalto dei suoi occhi era così profondo che il biondo avrebbe potuto annegarvi dentro.
«Will...?» cominciò, interrogativo, ma l'altro lo mise a tacere con un bacio, e un altro e un altro ancora.
«Ti amo. Penso di averlo capito la sera della Terza Prova, quattro anni fa». La sera, pensò Erlend, in cui gli aveva confessato che davanti allo specchio in cui aveva preso forma la sua paura più grande – quella di diventare una copia di suo padre – era stato il pensiero di William, dei suoi abbracci e dei suoi baci, di loro due insieme, a fargli superare quella prova. «Ti amo e non voglio dividerti con nessun altro, norvegese o non. Voglio che tuo padre smetta di proporti contratti di matrimonio e che lui e tutto il mondo riconoscano che sei solo mio» gli disse tutto d'un fiato, e gli mise nel palmo della mano sinistra qualcosa di freddo e di forma circolare: il suo cuore perse un battito quando vide che si trattava di un anello d'argento infilato in una catenina del medesimo metallo.
«So che non indossi anelli, ma ho pensato che quest'idea non ti sarebbe dispiaciuta. E so anche che non ti piacciono le cose plateali, o mi sarei già inginocchiato» gli sorrise William, pungente, trepidante e allo stesso tempo quasi imbarazzato, ma comunque il sorriso che Erlend amava sopra ogni cosa. «Ma è praticamente quello che ti sto chiedendo».
Davanti a quelle parole, il resto del mondo scomparve ed Erlend rimase senza parole – ma la risposta era chiara nel suo cuore. Semplicemente gli prese il viso tra le mani, e lo baciò.


Il lancio del bouquet era la tradizione che Charlie aveva sempre amato di più in ogni matrimonio. Nel bel mezzo di tutte le invitate di sesso femminile, rideva a crepapelle insieme a Lenochka mentre Zahra si esibiva in un'imitazione perfettamente calzante di Audrey in piena crisi isterica a causa della mancanza del bouquet nuziale.
«Lo lancerà davvero, quindi?» chiese Lenochka, asciugandosi una lacrima all'angolo dell'occhio, stando ben attenta a non sbavare mascara e ombretto.
«Credo di sì» confermò Charlotte. «Cosa ne dici, Zahra?»
«Con quello che ci ha fatto penare prima dovrebbe tenerselo come minimo per i prossimi cinquant'anni» rispose la britannica, ridendo ancora una volta.
Joëlle, accanto a loro, si unì alle risate, pur sapendo che, anche a causa del suo fisico minuto, non sarebbe mai riuscita ad avere la meglio nella conquista del famigerato bouquet; per questo si fece da parte, rimanendo all'angolo più esterno del gruppo femminile. Proprio in quel momento, con la coda dell'occhio scorse Bentley che le si avvicinava e gli fece un cenno affinché la raggiungesse. Audrey scelse proprio quel momento, però, per lanciare il bouquet di rose bianche, che Joëlle si vide passare davanti e atterrare esattamente fra le braccia di un Bentley che aveva l'aria di non aver capito esattamente alla perfezione cosa fosse appena successo. Mentre tutte le invitate sospiravano la propria delusione, Bentley occhieggiò rispettivamente Joëlle, il bouquet e di nuovo Joëlle, per poi porgerle il mazzo di fiori con un'espressione a dir poco imbarazzata, le guance che viravano al rosa intenso.
Zahra, Lenochka e Charlie, che avevano osservato tutta la scena, presero a ridacchiare senza ritegno. «Prima di sottointendere un passo importante come il matrimonio dovresti almeno chiederle di uscire, Bentley» lo derise bonariamente l'americana, e Bentley le scoccò un'occhiata di fuoco. Ma poi Joëlle prese il bouquet con un sorriso malizioso e un perfetto inchino e l'espressione del ragazzo si sciolse in una assai più dolce mentre le porgeva il braccio per invitarla a ballare.
«Ah, l'amour» sospirò Lenochka.


Il sole era ormai tramontato: sdraiata sul letto, Audrey riusciva a distinguere solo una linea violacea, all'orizzonte, contro il nero del cielo. Chiuse gli occhi, mentre la stanchezza della giornata le appesantiva le membra e le emozioni provate le fecero battere il cuore ancora una volta. Sorrise istintivamente quando qualcuno si lasciò cadere sul letto accanto a lei, e si strinse vicino a Robert, sempre ad occhi chiusi. Lui la strinse al proprio petto, lasciandole un bacio fra i capelli. «La tua idea di far ritrovare tutti è stata geniale» le disse, sorridendo apertamente.
«Non ne dubitavo, mon amour».
«Non dubitavi anche della piccola sorpresa che fortunatamente i tuoi non hanno trovato nella loro stanza?» la prese in giro lui, mentre lei mise giocosamente il broncio.
«Quello è stato un imprevisto» ribatté, sciogliendosi in un sorriso quando Robert si chinò a baciarla. «Ma comunque divertente».
Rimasero in silenzio uno accanto all'altra, i loro cuori che battevano all'unisono. Fu Robert a rompere la quiete: «Sei la signora Nott, da oggi» le sussurrò sulle labbra, mentre con le dita percorreva le spalle dorate di lei, ancora fasciate dall'abito da sposa.
«Non ho mai desiderato altro» gli confessò Audrey, guardandolo negli occhi, e gli sorrise.







 
***
 
Angolo autrice:
Buonasera! E' la prima volta che mi cimento in qualcosa che poi pubblico su questo sito ma ci tenevo tanto... Questa one shot è uno spin-off dell'Interattiva The Last Tournament di Mrs Mary Santiago. Avendo conosciuto i personaggi sopracitati nella sopracitata storia, mi ci sono affezionata tanto che ho voluto scriverci sopra, ma dal momento che non sono l'autrice, né conosco così a fondo i loro caratteri, fatemi sapere se avete critiche :)


Disclaimer: mi appartiene solo Erlend, tutti gli altri personaggi sono stati creati da altre autrici:
Shana Fine è di Kokka1110
Bentley Ashwood è di Fiamma Erin Gaunt
Audrey Villiers, Robert e Zahra Nott, William Glacier sono di Mrs Mary Santiago
Joseph Burr è di Lord J
Charlotte Valentine è di Alidifarfalla_
Lenochka Volkov è di Kendra00
Enea Palter è di skyistorn55
Constance Wolf è di cody020701
Joëlle Bonnay è di ana_fremione
Killian Lawson è di Fiamma Erin Gaunt 
  
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