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Autore: LysandraBlack    09/11/2017    2 recensioni
Aenor Mahariel, fiera Cacciatrice tra i Dalish.
Geralt Amell, ambizioso mago intrappolato nella Torre del Circolo.
Kallian Tabris, sogna una vita tranquilla nell'Enclave di Denerim.
Elissa Cousland, ansiosa di mettersi alla prova.
Natia Brosca, che non conosce altro che i bassifondi di Orzammar.
Duran Aeducan, comandante dell'esercito e Principe della città dei nani.
Sei eroi, provenienti da ambienti radicalmente diversi, si ritroveranno loro malgrado a fermare il Flagello che si abbatte sul Ferelden. Ce la faranno?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Leliana, Morrigan, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO TREDICI: KINLOCH HOLD III






 

Geralt lanciò l'ennesima palla di fuoco contro Uldred, schivando appena in tempo uno degli Abomini che aveva tentato di prenderlo alle spalle.

Girò su se stesso, roteando il bastone magico e scagliando sulla creatura una runa di paralisi, che la fece immobilizzare. Un fendente ben assestato la tranciò in due, facendola crollare a terra.

Fece un cenno all'elfa, che lo superò senza ricambiare, tornando ad affrontare Uldred.

Natia, poco distante, stava trafficando con qualcosa nel suo zaino. Ne estrasse una boccetta che brillava sinistra, emanando bagliori verdastri.

«Levatevi!» Urlò poi in direzione dei due Custodi, che fecero appena in tempo ad indietreggiare, riuscendo ad evitare la nube tossica che si sprigionò nel momento stesso in cui il vetro si frantumò contro la pelle del mostro.

Geralt lanciò prontamente anche lui una serie di incantesimi di fuoco, che reagirono con il vapore velenoso esattamente come aveva sperato: la figura di Uldred venne avvolta in una tempesta di fiamme ruggenti, che si innalzavano fino all'alto soffitto della torre.

Non era però abbastanza. “Maledetto!” Sbottò Geralt, ansimando mentre riprendeva fiato. La creatura, seppure in fiamme e urlante, non voleva cedere.

I maghi anziani dietro di loro sussultarono, intrappolati in un fascio di luce violacea.

«La Litania!» Urlò, avvertendo Wynne di usare la pergamena.

L'altra non lo degnò di uno sguardo, mentre già recitava le parole della Litania di Adralla, che andarono a contrastare l'influenza che Uldred aveva sul Primo Incantatore e gli altri maghi prigionieri. Si contorcevano a terra, ma sembravano resistere.

La creatura che era stata Uldred urlò di rabbia, mentre le fiamme attorno ad essa andavano ad estinguersi. Con un ultimo sforzo, lanciò un incantesimo tutt'attorno a sé, che scosse l'intera sala e rischiò di spedire a terra Geralt e i suoi compagni.

Alistair si riparò dietro il suo scudo, cadendo su un ginocchio e digrignando i denti, il sangue che gli impregnava una gamba. Aenor, di fianco a lui, era appoggiata alla spada, pallida e ferita, ma non sembrava voler cedere.

Nonostante fossero dei ragazzini, Geralt ammirava il loro coraggio. Stavano rischiando la vita per un branco di sconosciuti, che oltretutto godevano di pessima fama.

Si asciugò il sudore dalla fronte, cercando di regolarizzare il respiro e raccogliere il mana necessario a lanciare un'altra serie di incantesimi. Di fianco a lui, Natia ansimava pesantemente.

«Hai altre bombe in quella borsa?» Le chiese.

La nana scosse la testa. «Già ne avevo due... Non pensavo di ritrovarmi in un casino del genere.»

Lui sogghignò, cercando di nascondere la delusione. Inscrisse tre rune di fuoco sul pavimento attorno alla creatura, mentre Wynne lanciava un paio di incantesimi di guarigione sul gruppo, ovviamente escludendolo. “Maledetta vecchiaccia...”

I due Custodi si scagliarono nuovamente contro Uldred e anche Brosca si unì a loro, colpendolo alle spalle e trafiggendolo coi suoi pugnali intrisi di veleno. Lo costrinsero ad indietreggiare fino a pestare una delle rune, che si attivò lanciando un bagliore accecante. Mentre i tre si tiravano indietro in tutta fretta, Wynne lanciò a sua volta una barriera attorno a loro, anche stavolta evitando di includere Geralt, che fu costretto ad alzarne una di suo pugno con le ultime energie rimastegli.

Il mostro esplose violentemente, attivando una reazione a catena con le altre due rune e rischiando di buttare giù l'intera sala.

Quando il vortice di fuoco sparì, di Uldred e i suoi scagnozzi non rimasero altro che brandelli di cenere fumante.

Il mago si appoggiò alla parete dietro di sé, sfinito, togliendosi qualche scintilla dalla barba. Ce l'avevano fatta. Guardò i resti di quelli che erano stati fino a qualche settimana prima suoi colleghi. Surana, ne era certo, era diventato uno di quegli Abomini. Sospirò, ricordandosi di quante volte l'elfo aveva studiato con loro. Niall, Surana, Anders, Jowan... per colpa dei templari, ogni persona a cui aveva mai tenuto era stata costretta a gesti estremi.

Gli occhi vagarono in direzione del Primo Incantatore, che si stava faticosamente rimettendo a sedere sul pavimento, scosso dai tremiti.

Sarebbe stato così facile ucciderli tutti. Punirli, per aver lasciato che i templari si approfittassero del resto dei maghi nella Torre per così tanto tempo... Erano loro i veri colpevoli. Che altro potevano fare, i maghi, per liberarsi da quel giogo così opprimente, se non ricorrere alla magia proibita? Jowan e gli altri avevano ceduto alle lusinghe di Uldred, che li aveva irretiti con promesse di libertà e inarrestabile potere. Ecco cosa rimaneva di quelle promesse: un mucchio di cadaveri. E ciò che era successo nella Torre avrebbe avuto ripercussioni nell'intero Thedas sotto il controllo della Chiesa. Una rivolta fallita, e i maghi sarebbero stati ancora più temuti e assoggettati di prima.

Si costrinse a distogliere lo sguardo da Irving, inghiottendo la rabbia che lo pervadeva. Doveva uscire da lì, ad ogni costo, e la Custode era l'unica che potesse aiutarlo. Uccidere Irving e Gregoir passava in secondo piano.

«State bene?» Sentì Alistair chiedere ai maghi a terra.

«Sì... un po' malconci, ma vivi. Ed è solo grazie a voi.» Rispose Irving, accettando l'aiuto del ragazzo e tirandosi in piedi a fatica. Lanciò uno sguardo in direzione di Geralt. «Amell.»

Cercando in tutti i modi di soffocare il suo istinto omicida, rispose con un cenno del capo.

«Irving, i due Custodi non capiscono la pericolosità di questo mago del sangue, non possiamo lasciarlo-» Si intromise Wynne, accorrendo anche lei a sorreggere l'anziano mago.

«Sono troppo stanco per questo, Wynne.» La fermò l'altro. «Lascerò che se ne occupino Gregoir e i suoi Templari.» Sembrava per lui difficile anche solo reggersi in piedi.

«Un “grazie di averci salvato il culo” sarebbe più gradito.» Commentò Natia, che si stava ripulendo dalla cenere i vestiti. «Stupidi vecchiacci spilungoni.» La sentì bofonchiare prima di passargli accanto e precederli verso la porta. «Allora, ci muoviamo o no?»

«Assolutamente.» Concordò Aenor, che si affrettò a raggiungerla. Fece cenno a Geralt di seguirli.

Perché quell'elfa si fosse presa in carico la sua situazione, non ne aveva idea. E non sapeva nemmeno cosa le avesse raccontato Jowan per convincerla che fosse una buona idea farlo uscire da lì e aiutare un mago del sangue scappato dalla torre, ma non era certo il momento di guardare in bocca al cavallo. O al Custode Grigio.

Scesero faticosamente le scale, sgombre da qualsiasi pericolo. Cullen, liberato dalla sua prigione di magia, rivolse loro uno sguardo di disprezzo misto a terrore, e li seguì a distanza di sicurezza fino all'uscita.

Raggiunsero il grande portone sigillato senza intoppi.

Aenor battè con violenza sulla porta. Dall'altro lato, si sentì uno scoppio di imprecazioni spaventate.

«Siamo noi, abbiamo il Primo Incantatore!» Urlò quella per tranquillizzare i templari.

«Provatecelo!»

Alistair accompagnò Irving fino alla porta. Quello si appoggiò alla pietra, confermando di essere veramente sé stesso.

Con riluttanza, Gregoir si risolse ad aprire. «Fate un passo falso e siete tutti morti!»

Geralt si lasciò precedere dai Custodi e dal Primo Incantatore, ma Wynne lo teneva sotto stretta sorveglianza, non lasciandolo allontanare da sé per più di un paio di metri.

Una creatura bassa e pelosa corse loro incontro, cercando di saltare addosso all'elfa, che si inginocchiò a terra per accarezzarla, mentre il mabari le leccava la faccia, felicissimo.

«Incredibile. Ce l'avete davvero fatta!» Commentò sorpreso il Comandante, guardando uscire il folto gruppo di persone. I bambini e i pochi maghi sopravvissuti che avevano recuperato al piano terra si guardavano intorno terrorizzati, mentre Cullen barcollò verso la sicurezza dei suoi compagni. Un paio di altri templari si affrettarono a soccorrerlo.

Gli occhi di Gregoir si posarono su Amell. «Tu!»

«Sembra che un mucchio di persone non siano contente di vedermi, ultimamente.» Ribattè lui.

«Razza di... Come osi fare lo spiritoso, dopo tutto quello che è successo per causa tua!?» Sbraitò Gregoir, estraendo la spada e facendo per lanciarsi su di lui. Geralt potè sentire l'effetto di almeno tre aure antimagia su di sé, che lo fecero barcollare, boccheggiando in cerca di aria. L'avrebbe sicuramente falciato, non fosse stato per Aenor, che gli si parò davanti, la spada a due mani ben stretta in pugno davanti a sé. Il mabari, di fianco a lei, ringhiava minaccioso, il pelo ritto.

«Non così in fretta, Comandante.»

«Togliti di mezzo, Custode Grigio.» Le ringhiò contro Gregoir. «Questo mago del sangue sarà giustiziato seduta stante.»

La maggior parte delle persone che Geralt conosceva si sarebbero fatte da parte in preda al panico, ma l'elfa si limitò a fare un passo indietro, le spalle rigide, frapponendosi tra il templare e il mago.

«Non se ne parla. Ho bisogno di maghi come lui, per combattere questo Flagello. E non ne restano molti.» Si oppose. «Invoco il Diritto di Coscrizione.»

Gregoir rimase per un attimo a bocca aperta, sorpreso. Ben presto, però, serrò la mascella in uno sguardo di puro odio. «No. Non lui.»

«E invece ho scelto proprio lui.» Ribattè Aenor. «Abbiamo i Trattati. I Custodi Grigi possono reclutare chiunque, e sono al di sopra della legge. Forse dovreste rinfrescarvi la memoria, Comandante.»

L'altro Custode guardò la compagna con aria preoccupata, ma confermò quanto detto.

Gregoir sembrò riflettere, senza abbassare abbassare il suo enorme spadone. L'elfa continuò a squadrarlo, risoluta. «Abbiamo appena ripulito l'intera torre da Abomini e veri maghi del sangue, per non parlare di demoni e templari posseduti. Credete davvero che una misera decina di altri templari possa essere un problema?»

“Sta... minacciando il Comandante dei Templari del Ferelden?!” Era pazza. Completamente pazza. Quella ragazzina si sarebbe fatta uccidere, e con lei sarebbero evaporate le sue speranze di uscire tutto intero da quel posto.

Con sua grande sorpresa, Gregoir abbassò l'arma.

«D'accordo, non voglio altri spargimenti di sangue. Non posso oppormi ai Trattati, ma sappiate che i Templari non sono soggetti ad essi. Non avrete alcun aiuto da noi.» Si rivolse direttamente a Geralt, che era ancora privo della propria magia. «E tu. Se ti rivedo, ti ammazzo, Custode Grigio o meno.»

«Non ho alcuna intenzione di tornare a salutare.» Gli assicurò il mago. Stava davvero succedendo? Era seriamente libero di uscire da lì? La parola “Coscrizione” gli rimbò nella mente.

“Oh. Cazzo.”

«Primo Incantatore Irving!» Prese parola Wynne, avanzando verso di loro. «Comandante Gregoir. Permettetemi di unirmi ai Custodi. Il Flagello minaccia l'intero Thedas, e avranno bisogno di un mago di cui fidarsi. Vi prego.»

«Wynne, ma come farai con i tuoi doveri nei confronti del Circolo?» Le chiese Irving.

L'altra si strinse nelle spalle. «Il Circolo che conoscevo è ormai distrutto. Forse è tempo di fare qualcosa di buono fuori da esso. So che a Redcliffe hanno bisogno di maghi esperti per fermare una grave faccenda, e voglio aiutare.»

Irving e Gregoir si scambiarono un'occhiata tesa. Il vecchio mago sospirò. «Se è questo che vuoi... Almeno un rappresentate dei maghi del Ferelden sarà all'altezza di questo nome.» Si rifiutava di guardare Amell, anche solo per un attimo.

Geralt gli scoccò un'occhiata velenosa, ma rimase zitto.

«Basteranno tre maghi per il rituale?» Chiese Alistair a Wynne.

«Con il quantitativo di lyrium giusto, sì.» Assicurò lei.

Per qualche attimo, la sala cadde nel totale silenzio.

«Beh, direi che possiamo levarci dalle palle!»

Tutti si voltarono verso Brosca, che fino a quel momento era rimasta, apparentemente invisibile, dietro ad Alistair.

«E tu come diavolo-?!» Sbottò Gregoir, ma prima che potesse finire la frase, la nana l'aveva già superato di qualche metro.

«La prossima volta vedrò di nascondere un Bronto in piena vista, probabilmente non noterete manco quello.» Commentò lei, facendo roteare in aria uno dei suoi coltellacci.

Geralt non potè trattenersi dal ridacchiare. Aenor scosse la testa, voltandosi poi verso di lui. «Andiamo, abbiamo perso già abbastanza tempo.»

«Pienamente d'accordo.» Convenne il mago.

Percorse i pochi passi che lo separavano dall'uscita della Torre. Superò il grande arco di pietra, mettendo piede fuori dalla Torre per la prima volta in tanti anni.

Inspirò l'aria umida del lago, cercando di vedere la riva dall'altra parte, immersa nell'oscurità della notte. Nemmeno una luce riusciva a fendere la nebbia che li avvolgeva.

«Allora?» Lo chiamò Natia, dandogli una pacca sul braccio. «Ti muovi o no?»

Geralt squadrò divertito. «Non sei una che sa godersi il momento, vero?»

L'altra ghignò in risposta. «Quando me ne sono andata da Orzammar, sarò rimasta delle ore a fissare quel maledetto nulla sopra le nostre teste.»

«Puoi capire come mi sento, allora.»

Lei scosse la massa di capelli aggrovigliati. «Nah, non credo proprio. Non avevo quell'espressione da coglione felice quando sono salita in superficie.»

Procedettero verso la barca, che era una bagnarola minuscola. Geralt, tanti anni prima, era stato portato alla Torre probabilmente con quella stessa imbarcazione. Non riusciva nemmeno a ricordarselo.

Dovettero fare due viaggi per riuscire a traghettare tutti dall'altra parte.

Lui, Aenor e il mabari salirono per primi, precedendo gli altri.


 

L'elfa era silenziosa, accarezzava l'animale con aria pensosa, mentre il mago si arrovellava sul significato di quanto era successo e cosa avrebbe comportato entrare nei Custodi Grigi. Aveva letto qualcosa a riguardo, ma non si era mai particolarmente interessato. Sapeva però che usavano un tipo di magia del sangue per legarsi alla Prole Oscura ed usare il potere di quei mostri contro di loro. Era a conoscenza del fatto che fossero considerati gli unici in grado di uccidere un Arcidemone e fermare così un Flagello, e che fossero guerrieri formidabili.

Trascorsero il viaggio immersi ognuno nei propri pensieri, il silenzio rotto soltanto dal rumore dell'acqua che sciabordava attorno a loro. Il freddo pungente lo faceva rabbrividire. Si era dimenticato di indossare soltanto una veste logora e malconcia, chiaramente insufficiente a proteggersi dal vento autunnale.

Scesi dalla barca, si sedettero sulla riva ad aspettare gli altri, dopo aver acceso un fuoco per tenersi al caldo. Il mabari si mise a scavare una piccola buca nella sabbia, per poi acciambellarsi ai piedi della padrona, soddisfatto.

«Non preoccuparti, non ti costringerò ad unirti veramente a noi.»

Geralt si riscosse, voltandosi a guardare l'elfa, sorpreso. Gli occhi di lei brillavano verdi nel buio, riflettendo la luce attorno a loro, com'era caratteristica degli elfi.

«Che intendi dire?»

Aenor sospirò. «Non ho mai voluto diventare un Custode. L'uomo che mi ha reclutata mi ha trascinata via dal mio Clan, costringendomi a sottopormi all'Iniziazione. Non farò la stessa cosa con qualcun altro.» Geralt notò che stava stringendo nella mano una piccola fiala.

«E allora perchè mi hai fatto uscire dalla Torre?» Le chiese.

La vide rimettere in tasca la fiala, indicando poi la torre alle loro spalle. «Non vorrei mai vivere in un posto come quello. Nessuno dovrebbe.»

«So che i Dalish non hanno Circoli, e i Clan sono guidati da una persona con poteri magici.»

«Sì. Il Guardiano o la Guardiana usa la sua magia per proteggere il Clan, e sceglie una Prima o un Primo come suo secondo, per addestrarli un giorno a prendere il suo posto. Sono gli unici maghi nel Clan, di solito. Se ne nascono altri, vengono mandati da altri Clan che magari non ne hanno, oppure possono scegliere se restare con il Clan o andarsene. Nessuno li uccide o imprigiona per quello che sono.»

«Non... non ne avete paura?»

«Non si ha tanto tempo per temere il proprio vicino, quando la tua razza è cacciata da ogni parte.» Rispose l'elfa in tono amaro. «Dobbiamo la nostra sicurezza ai Guardiani e ai loro Primi, non sopravvivremmo senza la loro magia. Ed è ciò che più ci lega a quello che il Popolo era un tempo.»

Geralt annuì, senza sapere bene cosa dire. Non aveva mai conosciuto un altro Dalish prima d'ora, e tutti gli elfi nella Torre non erano poi così diversi da lui. I Templari discriminavano i maghi, umani o elfi che fossero, senza grandi distinzioni. Almeno, a Kinloch Hold. Sicuramente, in altri Circoli era possibile che se la passassero peggio.

«In ogni caso, quando arriveremo a Redcliffe, e una volta compiuto il rituale, non sarai più un mio problema.» Concluse lei. «Ne ho abbastanza di problemi.»

«Credevo ci fosse un Flagello da fermare.»

L'altra rimase in silenzio, rifiutandosi di spiegare cosa intendesse dire.

Sembrava che tra gli ultimi due Custodi del Ferelden le cose non andassero esattamente bene. Geralt sperava almeno di riuscire a servirsene abbastanza a lungo da riuscire a liberare Jowan da Redcliffe. Appena fossero stati entrambi liberi, sarebbero fuggiti verso il Tevinter, dove nessun templare avrebbe più potuto raggiungerli. E avrebbero messo più distanza possibile tra loro e quel Flagello, il che sembrava essere un'ottima idea.

Un rumore di ferraglia li fece sobbalzare. Si girarono di spalle, allarmati.

Un ometto anziano, vestito di stracci e dall'aspetto trasandato, stava cercando di raccogliere alcuni pezzi di metallo che gli erano caduti dalle mani.

L'elfa si alzò in piedi di scatto, svegliando il mabari, che rizzò il pelo e abbaiò in direzione dell'uomo. Quello mollò tutto quello che aveva in mano, terrorizzato, cercando di allontanarsi e inciampando sui propri piedi, finendo a terra con un tonfo e un'imprecazione di dolore.

«Maledetti orecchie a punta, ora avete anche i cani!?» Urlò, cercando di strisciare nel fango lontano da loro.

«Ma se hai fatto tutto da solo!» Ribattè Aenor, cercando di calmare il mabari.

«Non stavo facendo niente! Era lì per terra, non era di nessuno!» Urlò l'altro, cercando in tutta fretta di raccattare quante più cianfrusaglie possibili tra le braccia.

«Che è tutta quella roba?» Gli chiese l'elfa, avvicinandosi a guardare.

Geralt si chiese perchè diamine le interessasse.

L'uomo si guardò attorno, valutando le sue possibilità. Metà delle cose erano ancora a terra. «Questo posto me l'ha segnalato Faryn. Ha detto che potevano esserci degli oggetti di valore... e invece erano tutte palle! Ci era passato prima lui, lasciandomi solo qualche pezzo spaiato di armatura e strisce di cuoio. Se lo rivedo...!» Sbottò, agitando un pugno in aria. Gli mancava qualche dente, e sicuramente più di una rotella.

«E dove li hai trovati?» Insistette Aenor. «Perchè io sto cercando una spada Qunari, magari il tuo amico l'ha vista.»

«Qu-che?»

«Probabilmente era enorme e impossibile da maneggiare per chiunque.» Spiegò sbrigativa.

«Senti un po', orecchie a punta, io non ne so niente, né di spade né di cunei!» Si difese l'uomo. «E se c'erano spade, se l'è portate via Faryn per rivenderle, andava ad Orzammar quando ci ho parlato. Sono passate settimane, saranno belle che vendute da un pezzo. Quello stronzo.»

L'elfa sbuffò. L'uomo lo prese come un segnale per tagliare la corda.

«Perchè cerchi una spada Qunari?» Le chiese Geralt, non potendosi trattenere dal ridere dell'uomo che incespicava salendo sulla collinetta di fronte a loro, scivolando nel fango.

«Uno dei nostri compagni rimasto a Redcliffe, che è un Qunari, ha perso la sua spada qui intorno. Mi ha chiesto se potevo cercarla, ma credo sia ormai impossibile...»

«Ah. Compagnia interessante.» Cosa altro c'era da aspettarsi una volta arrivati a Redcliffe?

«Se te lo stai chiedendo, sì, abbiamo recuperato un guppo particolare.» Ribattè lei, con una punta di divertimento nella voce. «E Sten non è nemmeno il più strano. C'è una maga che non è mai stata al Circolo, e una pazza che crede di poter parlare con il suo Dio.»

«Un'eretica?» Questo sì che era interessante. «E non vi siete fatti problemi?»

«Ci ha aiutati parecchio, in una brutta situazione. E non ha fatto niente di male fino adesso, quindi non vedo perché dovremmo.»

«Nemmeno il templare ha avuto da ridire?»

«Alistair, dici?» L'elfa si girò verso di lui, gli occhi verdi che brillavano divertiti. «Non è un vero templare. Non gli piace granchè, è vero, ma credo si odierebbero anche se lei non fosse una maga.» Alzò il braccio, salutando qualcuno dietro di loro.

Geralt si girò a sua volta. Anche gli altri erano arrivati al molo. Wynne gli rivolse uno sguardo gelido. Il mago scrollò le spalle. Finchè tutti lo credevano una recluta dei Custodi Grigi, era intoccabile.

«Siamo riusciti a convincere i templari a darci un paio di cavalli in più, almeno arriveremo a Redcliffe in tre o quattro giorni.» Annunciò Alistair. «Sperando di non incontrare troppa Prole Oscura...»

Tutti gli sguardi si posarono istintivamente su Natia.

La nana ricambiò sfidandoli con un'occhiata di sdegno. «Che cazzo avete da guardare!?»

Quando però arrivarono di fronte alle stalle e i quattro cavalli furono portati fuori sullo spiazzo erboso, Brosca sembrò perdere tutta la sua grinta.

«Non... non ci salgo su quei cosi.»

Geralt ridacchiò. Era più bassa della zampa dei cavalli.

«Ti do una mano io.» Si offrì Alistair, tendendole una mano.

L'altra lo guardò sospettosa, esitando qualche attimo. «Se cado...»

«Non succederà. Sono piuttosto bravo a cavalcare.» Cercò di rassicurarla lui.

«Sì, certo, come no.» Ribattè Natia, ma si lasciò issare sul cavallo, reggendosi nervosamente alla sella. Il Custode sembrava avere detto la verità, perchè si issò con grazia e prese posto dietro alla nana, tenendo saldamente le briglie.

Geralt si girò a sua volta verso l'animale di fronte a lui. Cercando di ripetere i movimenti del ragazzo, infilò il piede nella staffa, arrampicandosi con difficoltà in sella. Il cavallo sbuffò dalle froge, ma non si mosse.

Anche Aenor e Wynne sembravano avere qualche difficoltà, ma riuscirono a partire.



 

Il villaggio di Lothering era stato distrutto, e la Prole Oscura vagava per quelle terre uccidendo tutto ciò che capitasse loro a tiro. La Corruzione di quelle creature, che Geralt prima d'ora aveva visto soltanto illustrate nei libri della biblioteca della torre, si posava su ogni cosa come una patina, appiccicosa, simile alla pelle di un serpente, soffocando e imputridendo tutto ciò che toccava. La terra attorno a loro ci avrebbe messo anni a tornare come prima, se mai il Flagello fosse stato fermato. La prima volta che un Hurlock si scagliò loro addosso, il mago si era ritrovato a fissare inorridito le sue fauci spaventose, il corpo putrescente e coperto da pezzi di metallo appuntiti, quasi dimenticandosi di lanciare un incantesimo per difendersi.

Tuttavia, quei mostri erano anch'essi vulnerabili alla magia, come chiunque altro.

Grazie al loro numero e alle abilità di ciascuno, arrivarono al castello di Arle Aemon nel tardo pomeriggio del quarto giorno dopo che erano partiti dal Kinlock Hold.

L'uomo che si presentò come Bann Teagan li accolse all'ingresso del castello.

«Ce l'avete fatta?» Chiese loro, lo sguardo ansioso.

Geralt si era fatto spiegare cosa fosse successo al villaggio, e si chiedeva se Jowan sapesse cosa stesse facendo. L'idea di mandare un mago a combattere il demone che possedeva Connor direttamente nell'Oblio era buona, ma il rituale era complicato. E i maghi a disposizione, calcolando anche l'eretica chiamata Morrigan, erano soltanto quattro.

Vennero accompagnati fino al salone principale, una grande stanza di pietra dove troneggiava un caminetto acceso. Statue di mabari in pietra, tipiche dell'architettura fereldiana, erano disseminate ovunque per il palazzo.

«Portate qui il mago del sangue.» Ordinò il Bann a due delle sue guardie. Quelle sparirono per qualche minuto, tornando con un uomo in vesti malconce e sporco di sangue.

«Jowan!»

L'altro alzò lo sguardo, illuminandosi. «Geralt...?»

Le guardie lo strattonarono, costringendolo a terra. «Sta zitto!» Gli intimò uno dei due.

Geralt sentiva montargli la rabbia, ma si costrinse a mantenere la calma. Si avvicinò cautamente all'amico. Chiaramente era stato rinchiuso in cella per parecchi giorni, subendo fame e torture.

«Mi dispiace, ho di nuovo rovinato tutto...» Bofonchiò il moro, guardandolo colpevole.

«Sistemeremo tutto. I Custodi mi hanno detto del rituale.» Cercò di rassicurarlo lui.

«Non posso credere che abbiano mandato te.»

Geralt si strinse nelle spalle. «È una lunga storia.»

«Non c'è tempo da perdere in chiacchiere.» Si intromise Bann Teagan. «Se siamo tutti pronti...» Fece un cenno a Natia, ma la nana strinse a sé il pesante zaino che portava sulle spalle. Per tutto il viaggio non se n'era separata un attimo.

«Mi spettano centottanta Sovrane per il disturbo, prima. O scordatevi il mio lyrium.»

«Ne hai già avute novanta!» Ribattè il Bann. «Molto più di quanto potessi aspettarti, contrabbandiera!»

«Ah, no» sul volto pieno di cicatrici della nana si allargò un ghigno divertito, «i Custodi qui me ne hanno promesse centottanta. Non uno di meno.»

«Veramente...» Provò a dire Alistair, ma vennero entrambi interrotti da Aenor.

«Quanto ci tieni alla vita di tuo nipote?» Chiese a Teagan. «Qualche Sovrana non sarà un problema, per uno che vive in un castello del genere.»

«Appunto.» Rincarò la dose Natia. «Fuori la grana, damerino.»

Geralt trovava la situazione completamente assurda. La nana era un membro del Carta, e il Bann avrebbe potuto spedirla in cella nel giro di un attimo, ma l'uomo non voleva andare contro il volere dei Custodi Grigi.

Teagan la guardò in tralice. «Centocinquanta. Ma se il rituale non funziona, ti farai bastare quello che hai già avuto. E sarà anche troppo.»

«Oh, sono sicura che i maghi qui faranno un ottimo lavoro!» Esclamò allegramente Natia, voltandosi verso Geralt e Jowan. «Vero?»

I due si scambiarono uno sguardo, annuendo poi in risposta.

«Chi entrerà nell'Oblio?» Chiese Geralt, prendendo il lyrium che Natia gli porgeva. Erano parecchi cristalli, abbastanza da completare il rituale senza intoppi. Il loro colore azzurro riluceva nella sacca di pelle, poteva sentirne il grande potere. L'idea di utilizzarli per lanciare incantesimi abbastanza potenti da stordire o uccidere tutti in quella stanza e permettere a lui e Jowan di uscire gli balenò per un momento in mente, ma la accantonò con riluttanza. La Custode si era fidata di lui, dopotutto. E in ogni caso, non era sicuro che sarebbero riusciti a fuggire, con tutti gli uomini di Redcliffe a sbarrare loro la strada.

Wynne si affrettò a strappargli di mano lo zaino contenente il lyrium, lanciandogli un'occhiataccia diffidente. «Dovrebbe andarci un mago di cui ci possiamo fidare. Mi offro volontaria.»

«Non sei specializzata in incantesimi offensivi, sarebbe un errore.» Ribattè lui, incrociando le braccia. «Abbiamo una sola possibilità, non possiamo permetterci di fallire.»

«Io non andrò.» Si intromise l'eretica, Morrigan. «Già ho accettato di prestare il mio aiuto per preparare il rituale, non ho intenzione di confrontarmi con la coscienza di uno stupido bambino.»

«Tranquilla, non rientravi nella lista di “maghi di cui ci si può fidare”.» Rimbeccò Alistair.

«Geralt?» Lo chiamò Aenor. «Puoi andarci tu, no?»

Il mago esitò un istante prima di rispondere. «Preferirei di no. Inoltre, sarebbe meglio ci andasse qualcuno che già conosce Connor. Sarà più facile muoversi nell'Oblio, il demone avrà ricreato uno spazio dove rinchiuderlo prendendo spunto dalla mente del bambino.» Posò lo sguardo su Jowan.

«Io?!» Esclamò quello. «Non so se sia il caso...»

«Assolutamente no!» Ruggì una donna, bionda e con un marcato accento Orlesiano, che fino a quel momento era rimasta zitta in disparte. Si fece avanti, uno sguardo omicida negli occhi. «Siamo finiti in questo disastro per colpa sua, non permetterò che-»

«Ho già detto che non c'entro niente con la possessione di Connor!» Provò a ribattere Jowan, ma la donna sembrava non ascoltarlo minimamente, in preda alla furia.

Geralt si frappose istintivamente tra lei e l'amico, stringendo il proprio bastone magico. «Ora basta. Jowan è il più indicato per risolvere la faccenda, che vi piaccia o meno. Ed è un mago capace, posso garantirvelo.» Guardò Aenor in cerca di aiuto. Da solo non poteva sperare di poter convincere il Bann e gli altri, ma se la Custode avesse messo una buona parola... Se Jowan avesse salvato con le proprie mani il bambino, ciò avrebbe considerevolmente aiutato la sua posizione. E magari sarebbe riuscito a convincerli di rimandarlo al Circolo con una scorta minima, così da riuscire a liberarlo e fuggire sulla via verso Kinloch Hold.

«Ne sei davvero capace?» Chiese l'elfa, rivolgendosi direttamente a Jowan.

L'altro esitò. «Sì. Permettetemi di rimediare.» Disse infine.

Aenor si scambiò uno sguardo con l'altro Custode Grigio, che annuì.

Bastò a convincere Bann Teagan.

Geralt dispose il lyrium attorno a Jowan, che tremava leggermente in preda all'ansia. «Hei. Ce la puoi fare.» Gli sussurrò, attento a non farsi sentire dagli altri.

«Non ne sono certo...» Ribattè l'altro, ma furono costretti a zittirsi quando Wynne e Morrigan si avvicinarono a loro.

Pronunciarono le parole del rituale, ripetendole finchè non sentirono l'energia dell'incantesimo sprigionarsi attorno a loro. I cristalli azzurri si frantumarono in innumerevoli crepe, da cui fuoriuscì una luce accecante. Geralt sentiva la magia scorrergli come un fiume in piena nelle vene, attraversarlo e fluire verso l'amico. Avvertiva anche l'energia dell'anziana maga, calma e determinata, e quella di Morrigan, irruenta e misteriosa. Chiuse gli occhi, lasciando che i tre flussi si unissero, vorticando attorno a loro, fondendosi fino a diventare un unico elemento.

Improvvisamente, si sentì svuotato da ogni energia, le forze che venivano meno, costringendolo a barcollare e aggrapparsi al suo bastone magico. Riaprì gli occhi. Le altre due maghe erano nella sua stessa situazione, temporaneamente senza poteri.

Jowan, in mezzo a loro, giaceva a terra privo di sensi.

Si inginocchiò accanto a lui, premendo una mano sul suo polso e sentendogli il battito.

«Ha funzionato?» Chiese Bann Teagan.

Geralt annuì, troppo stanco per parlare. Non restava loro altro da fare che aspettare.


 

Passarono almeno due ore, nelle quali tutti si facevano via via sempre più nervosi.

«Puoi smetterla?!» Ringhiò Aenor in direzione di Natia, che stava contando meticolosamente i suoi soldi, impilando le monete in ordinate file da dieci, facendole tintinnare. Era la sesta volta che le rimetteva nella borsa e le tirava fuori per ricontarle.

La nana la guardò di traverso, fermandosi per un poco. Appena l'elfa si fu girata, si rimise all'opera.

«E se non funzionasse?» Chiese Alistair a bassa voce.

«L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento...» Commentò Morrigan. Si era fatta portare una tazza di tè, che ora sorseggiava con calma, come se non avesse una singola preoccupazione nella vita.

Geralt ammirava il suo menefreghismo. Bevve due sorsi di tè amaro, ricontrollando che Jowan respirasse ancora. Un paio di volte l'amico aveva sussultato, mettendoli in allarme, ma da qualche minuto era assolutamente immobile. Sul suo viso pallido si erano formate gocce di sudore freddo, che andavano a mischiarsi con il sangue rappreso sulle ferite. Gli accarezzò una ciocca di capelli castani. “Apri gli occhi, maledizione!”

Ma l'altro non accennava a muoversi. Gli strinse una mano.

Finì il resto del tè in lunghe sorsate, tenendo la tazza con la mano libera, era ormai freddo. Odiava il tè freddo. Spesso, durante i pomeriggi infiniti nella torre passati a studiare, si dimenticava di berlo, lasciando la tazza a raffreddarsi sul tavolo, sommersa da libri e appunti. Costretto a riscaldarlo con un incantesimo, lo beveva poi controvoglia e lamentandosene, suscitando l'ilarità degli altri, che scommettevano su quante volte sarebbe stato costretto a riscaldare la teiera.

“Ne bevi troppo, ecco perchè non dormi mai la notte!” Gli ripeteva Niall, dopo l'ennesima volta che trovava Geralt semi addormentato nella biblioteca quando era ormai mattina. Di solito, accanto a lui c'era sempre Jowan, che si svegliava bofonchiando, la voce impastata dal sonno.

Non credeva di poter rimpiangere i momenti passati nella Torre, ma, con una fitta allo stomaco, si rese conto che era così. Seppur in gabbia, a volte erano stati davvero felici.

Come quando Anders aveva adottato di nascosto un gatto, e per giorni ogni volta che il biondo passava accanto a lui, Geralt veniva preso da una serie di starnuti. Jowan sosteneva che doveva essere allergico agli abitanti delle Anderfels, ma si era poi scoperto che era colpa del pelo di gatto.

Gatto che, prima di essere scoperto dai templari e cacciato, facendoli finire tutti in punizione, era riuscito a riempire di graffi tutti loro, al punto da destare sospetti di magia proibita e costringerli a girare con le maniche a coprire fino la punta delle dita in ogni momento della giornata.

Gli sembrò di avvertire un movimento, che lo distolse dai ricordi con un sussulto.

Abbassò lo sguardo sull'amico, mentre quello gli stringeva la mano, aprendo faticosamente gli occhi e sbattendo le palpebre un paio di volte.

«Hei...» Bofonchiò, lo sguardo stremato.

Geralt ricambiò la stretta, aiutandolo a mettersi seduto. «Ce l'hai fatta?»

L'altro annuì, liberandosi dalla presa dell'amico. «Non è stato facile, ma sì.»

La donna orlesiana, Isolde, corse al piano di sopra con un grido, andando a recuperare il figlio nelle sue camere. Teagan e quattro dei suoi uomini si affrettarono a seguirla, nell'eventualità che il rituale non avesse funzionato e Connor fosse ancora posseduto dal demone.

«Sembra che vi debba ringraziare.» Disse il Bann, tornando dopo qualche minuto. «Connor è di nuovo sé stesso, sebbene abbia ricordi confusi su quanto è accaduto.»

«Ed Arle Eamon?» Chiese Alistair.

«Ancora vivo.» Lo rassicurò Teagan.

«Connor aveva fatto un patto per mantenerlo in vita. Il demone ha impedito al veleno di diffondersi, mettendolo in uno stato di coma indotto magicamente.» Spiegò Jowan con voce flebile. «Dovrebbe rimanere stabile per ancora qualche tempo, ma non guarirà. Ed eventualmente...»

«Morirà, se non troviamo le Ceneri.» Ringhiò Teagan. «Non pensare che perché hai aiutato a salvare mio nipote, ci possiamo dimenticare di chi sia la colpa di tutto questo.»

«Jowan ha fatto il possibile per rimediare.» Si intromise Geralt. «Dovrà pur contare qualcosa.»

«Non lo abbiamo ancora giustiziato, è già abbastanza.»

«Ma-»

«Ora basta. Riportate il mago del sangue in cella. Se riusciremo a svegliare Aemon, sarà lui a decidere della sua sentenza. E se falliremo...» fece una pausa, squadrando il mago con disprezzo «farà la sua stessa fine.»

Geralt strinse istintivamente il braccio dell'amico, pronto a disintegrare con un incantesimo chiunque provasse ad avvicinarsi. «Dovete soltanto provarci...»

Le mani degli uomini di Redcliffe volarono prontamente alle armi.

«Geralt, no.»

Incontrò il suo sguardo. Jowan scosse la testa. «Non farlo. Non di nuovo. È stata tutta colpa mia, mi merito qualsiasi punizione decidano.»

«Jowan...»

«Per favore. Non voglio che ti uccidano per colpa mia.» Il moro si alzò in piedi a fatica, allungando le mani davanti a sé e lasciando che le guardie di Redcliffe gli chiudessero i polsi con delle manette di metallo pesante, piene di rune che gli impedivano di lanciare incantesimi.

Geralt si tirò in piedi anche lui, fronteggiando Bann Teagan. «Di quali ceneri stavate parlando?»

«L'Urna delle Sacre Ceneri. Si dice che possa curare qualsiasi male.» Rispose quello.

Una leggenda. La vita dell'uomo che amava dipendeva da un maledetto mito riguardante le ceneri di una donna morta secoli prima.

«Le troveremo.» Si intromise qualcuno.

Si girò, guardando il Custode, Alistair, avvicinarsi a Bann Teagan. «Ve lo prometto.»

«Beh, sembra proprio che abbiamo la nostra prossima meta...» Commentò Aenor, incrociando le braccia al petto. «Dopo una torre infestata di mostri, una divinità sarà un miglioramento.»

Geralt esitò un attimo. Se era l'unico modo per fare uscire Jowan da lì...

«Recupereremo quelle ceneri. Jowan si è arreso volontariamente, vi chiedo di tenerlo a mente nel frattempo che sarà rinchiuso.» Disse sperando che non sarebbero stati troppo duri con il prigioniero, assicurandosi il bastone magico sulle spalle. «Torneremo presto.»










Note dell'autrice: spero che la storia continui a piacervi. Mi farebbe piacere ricevere qualche feedback, ma sto diventando ripetitiva. Forse dovrei offrire Biscotti. Nel senso di temporanei affidi di mabari iper-affettuosi e con una gigantesca passione per gli snack. 

A presto! 

  
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