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Autore: Longriffiths    09/11/2017    3 recensioni
Si sentiva diversa da tutti i suoi coetanei, e non solo per il non proprio piccolo dettaglio scuro e peloso lungo sessanta centimetri che portava avvolto intorno alla vita e sotto la gonna ogni giorno, per nascondere il fatto di essere la discendente di una razza aliena scomparsa tempo addietro con il suo pianeta natale di cui lei sentiva dentro una grave mancanza pur non avendolo mai visto, e non solo a causa del titolo che avrebbe portato se fossero ancora esistiti.
Genere: Angst, Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Pan, Un po' tutti | Coppie: Bra/Goten, Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oggi guido io, ragazzi.》

《Farti da parte nipote, i comandi a me per ora!》

《Toglietevi di mezzo entrambi o vi riporto immediatamente a casa!》Uno sbuffo isterico proveniente da un timbro vocale facilmente collocabile ad una ragazzina data la sua acutezza, aleggiò nell’astronave in rotta verso il terzo quadrante della Galassia, ove i pirati spaziali operanti senza alcun consenso erano diretti, trascinando con esso l’oggetto della loro scampagnata nella landa desolata qual era l’area cosmica dove i quattro si erano addentrati per arrivare a destinazione, completamente priva per parecchi chilometri di luci e astri, vuota e silenziosa come un buio tunnel la cui fine era indefinibile. Fu per i tre come esplorare in un sottomarino gli infiniti fondali oceanici, con la sola differenza della mancanza di rocce, anemoni e coralli, delusi da quanto un luogo tanto bramato nei sogni di quasi tutti i terrestri loro compresi, potesse avere un lato tanto angoscianti e desolato quando tutte le beltà che ospitavano erano state rilevate e ammirate. Un senso di oppressione e solitudine marchiò per interminabili ore gli animi dei Saiyan, internamente spaesati e scossi dalla necessità di avvertire i frastuoni della città e dei loro soliti incontri sviluppati in lotte e allenamenti. Tutta quella quiete trasmetteva in loro la forte mancanza del territorio familiare, e per un attimo risultò surreale il come avesse fatto la loro compagna perduta a desiderare di trascorrere lì parte della vita. Quando sarebbero tornati a mettere nuovamente piede sulla crosta terrestre, non avrebbero più guardato le minuscole sfere adornanti l’oscurità del cielo notturno allo stesso modo. Bra era lontana, ed il fatto che fosse viva non implicava la sua completa indennità fisica e/o morale, cosa che andava insidiandosi in tutti loro attaccandosi ai pensieri più brutti e malevoli in grado di formarsi nelle menti colme di premura.

 

Da molte figurative lune trascorse senza possibilità di avere compagnia alta nel cielo nelle notti di solitudine, senza osservare quel satellite ammaliante in cui ella trovava rifugio negli attimi di sconforto, il vento non accarezzava i corti crini turchesi della ragazza, costretta in un’area impedita in cui l’aria pareva sopraffarla ad ogni rintocco un po' di più. Tutte le energie erano ormai tornate ad accrescere il suo potenziale, eppure il morale non accennava a ristabilirsi bello scalfito umore della giovane, pena per se stessa e per tutto ciò che si era lasciata alle spalle frettolosamente, ignorando la meravigliosa qualità qual era il suo portentoso cervello ereditato dalla propria madre, dando invece ascolto all’istinto animalesco celato in se. ‘Quando le persone non hanno via di scampo, diventano fragili.’ Forti le parole di Bulma risuonavano nella mente della giovane, che quasi poteva percepire il rombo del loro eco nelle fredde mura della sua temporanea dimora, ammesso che quella fosse la giusta entità temporale stimata che l’avrebbe separata dai suoi cari. Un barlume di felicità esplose nel petto della turchina quando una sera, riuscì ad accorgersi nonostante le mille preoccupazioni, che un ispido ciuffo stava riemergendo dal solco formatosi alla base della colonna vertebrale. Da quel piccolo impeto di speranza sbocciato in lei, ella traete la forza di andare avanti sfidando invano l’impossibile. A nulla valsero i tentativi di fuga, falliti a causa dell’incapacità nell’evadere strategicamente da un luogo di prigionia, dettata dalla fortuna del suo non aver mai avuto bisogno di scampare ad una circostanza simile, essendo vissuta per l’intera esistenza in un ambiente caldo e confortevole, a distanza da qualsivoglia minaccia. Ora, poteva comprendere e confermare le parole di scherno dei propri amici sotto il quale un velo di verità tradiva il loro tono divertito e scherzoso, quando sostenevano quanto in realtà ella fosse viziata. Malgrado il suo costante allenamento, sin da piccola Bra fu cresciuta tra le migliori comodità esistenti, tirata fuori da ogni guaio ed allontanata da qualsiasi preoccupazione da qualcuno in grado di riversare su di se le responsabilità che le toccavano, per quanto potesse cacciarsi nei pasticci un’adolescente con la testa sulle spalle. Stranamente, la turchina si era sempre ritenuta una persona umile, preferendo di gran lunga esentare gli altri dai propri problemi tentando di far fronte alle situazioni con fermezza, concedendosi semplicemente lusso di usufruire quando necessario delle agevolazioni che la vita le aveva donato permettendole di nascere nella posizione in cui era, eppure in grado di affrontare con le proprie forze ogni circostanza -come volevasi dimostrare dato lo scontro avvenuto in platea dinanzi agli occhi stupefatti dei membri dell’equipaggio-. Ciononostante, senza il sostegno fisico e la protezione della propria famiglia, il suo valore andava lentamente scemando, ed il rimpianto di non aver rifiutato più spesso l’aiuto degli individui intorno a se premeva nel suo petto esausto. La stima verso quella minuta terrestre fu incrementata all’interno della nave, rendendole una giustizia che non sentiva appartenerle pienamente. Nessuno mancava di volgerle saluto, e spesse volte il Capitano stesso tentò di venirle incontro accortosi del suo disagio emotivo malgrado ella giocasse le carte silenzio e indifferenza per non destare sospetti, invitandola a cenare insieme a lui, posto al quale più della metà della ciurma ambiva e bramava da tempo, raggiunto in poche ore da una clandestina incontrata per puro caso il cui rifiuto fu visto da molti degli uomini -donne in special modo- come un affronto imperdonabile, causa di ringhi e bisbigli contrariati al solo suo passaggio. Atteggiamento per il quale, aumentarono di gran lunga richieste di deposizione della straniera nello spazio aperto, lasciandola soccombere dal gelo, la fame, e a loro evidente insaputa, l’intossicazione data dalla sua metà umana incapace di sopravvivere a lungo termine in un ambiente esterno alle composizioni atmosferiche del pianeta su cui la sua specie a suo tempo, attraversò lo sviluppo evolutivo. Come fastidiosi ronzii d’inutili insetti, Zargath scacciò quelle inutili -a parer suo- opinioni, curioso più che mai di studiare un essere tanto intrigante ed introverso. Quella ragazza tanto strana e apparentemente piatta, non conversava con anima viva, non accennava a stringere amicizia con alcun membro del loro modesto esercito, rintanata per la maggior parte del giorno intenzionata ad abbandonare la nave dando vita ad un ammutinamento che avrebbe creato scompiglio all’equipaggio, costringendo il Capitano a permettergli di avanzare contro di essa un attacco con arcinoto esito. Per sua fortuna, ogni premeditato gesto fu interrotto dati gli interi anni di servizio passati a prevedere, attuare, deviare e volgere a proprio favore esperienze di quel determinato tipo. Poche settimane a bordo intrise di atti verificatisi alla cieca nella quasi totale ignoranza della questione, non avrebbero mai eguagliato la bravura dell’uomo capace di giostrare la psiche delle vittime in trappola, ed entrare nel loro modo di meccanizzare piani di fuga. Nel corso della sua vita, egli aveva infatti visto di tutto, e poteva prevedere quasi alla perfezione i movimenti della giovane. Affascinato da questo suo aspetto insistente e dal modo di respingerlo ogni volta che provasse ad approcciarsi con lei, Zargath constatò la certezza di avere a bordo un individuo al di fuori della norma di cui era sicuro, impegnato ad occultare molto di più di ciò che in realtà avrebbe voluto mostrare. Un nomade della sua portata a contatto col mondo esterno senza uno stabilimento fin dall’adolescenza, aveva incontrato centinaia di volti, guardato negli occhi di tante persone, imparando a riconoscere gli sguardi di chi si sentiva estraneo alla vita condotta, logorato da tormenti e malesseri interiori, e quel delicato bocciolo di rosa dal potere inaudito, nascondeva sofferenza sotto quelle meravigliose gemme acquamarina. Ogni singolo membro dell’esercito, aveva volutamente scelto di arruolarsi per aggregarsi a coloro che erano suoi pari, e non la razza, la specie o la lingua accomunava quelle genti, ma ciò che li aveva spinto a vagare come anime in pena separandosi dai propri pianeti natale, per combattere in tetri luoghi contro pericolose creature rischiando talvolta la prigionia e l’isolamento, seppellendo paura, bisogni e debolezze. Nutrivano il desiderio di riscattarsi, e vivere secondo le proprie regole lontano da una società per la quale essi nient’altro rappresentavano che scarti. Le loro storie erano ciò che li legava, ciò per il quale le differenze fisiche ed estetiche non influivano sull’abitudine di chiamarsi fratelli. Tra le donne presenti nell’intero Universo, le più toste albergavano tra quelle mura, e l’unica nel suo genere ad aver messo piede sulla bestia di metallo che attraversava le galassie, era la sola ad aver opposto resistenza al loro aiuto, mostrandosi in palese disagio, disgustata dalla compagnia di quegli alieni. Molte furono le occasioni in cui il duro cuore del Capitano bussò alla porta della sua coscienza suggerendogli di lasciarla andare per la sua strada, ma il sopravvento come in ogni altro momento in cui una scelta avrebbe condizionato il futuro della compagnia, il raziocinio aveva cancellato quella possibilità, optando per l’attesa. Il tempo rimargina ogni ferita e ripara qualsiasi crepa, e presto la turchina avrebbe accettato le condizioni che il fato le aveva riservato, presto avrebbe ampliato le sue vedute considerandosi una di loro. Ella, era un punto forte da non lasciarsi scappare tanto facilmente per questioni frivole quali compassione e solidarietà, ed avrebbe lottato per tenerla a bordo e darle modo d’integrarsi. Dopo giorni di riluttanza e vani sforzi, il Tenente ricevette una comunicazione importante, finalizzata al compimento di un nuovo incarico.

I responsabili del monitoraggio della piattaforma mobile su cui risiedevano operanti nella casa base, rilevarono grazie alle avanzate tecnologie a lungo raggio di distanza un elemento disturbatorio etichettato come una probabile minaccia o interferenza, una navetta la cui direzione da molte ore risultava essere la medesima, ben nascosta dalla mancanza di fari e luci di posizione appositamente lasciati spenti. Molto probabilmente, l’equipaggio si trovava nel mirino di qualche corpo poliziesco. Data la presunta presenza di autorità a bordo del veicolo, malgrado quella versione suonò alle orecchie del Capitano come un falso allarme data l’improbabilità di una sola volante in grado di sostenere un attacco o tenere la difesa contro l’armamentario posseduto a bordo, l’uomo colse all’istante l’occasione per lasciar partecipare la novellina all’operazione di difesa, provvedendo a tenere allertati i soldati comunicando dalla Plancia un atterraggio d’emergenza, a cui avrebbero dovuto star pronti in quanto assoggettati ad un agguato. Avrebbero teso una perfetta trappola agli ospiti indesiderati. Nell’esatto momento in cui il rauco timbro vocale del Capitano riempì la stanza in cui era ubicata, ella scattò ritta a sedere dal letto sulla quale era adagiata, strabuzzando gli occhi dapprima a palpebre calate. Aiutata da un’incommensurabile rapidità mentale, la turchina assemblò tutti i pezzi del discorso arrivando ad un unica soluzione al motivo di quell’improvviso cambio di programma. Istintivamente, cercò di spiare al di fuori dell’oblò malgrado fosse consapevole della visuale limitata alla fiancata della nave, eppure una vocina inconscia prese a danzare freneticamente occupando l’intera scatola cranica, urlandole a squarciagola il più bello dei pensieri generati negli ultimi tempi. ‘Sono venuti a prendermi.’

 

Ottimo lavoro, tesoro.》

《Jaco, non attivare l’illuminazione neanche al pannello di controllo.》

《Sta tranquilla, saremo nell’ombra.》

《Buona fortuna, amore.》Al termine della chiamata tra i due alieni, fu impossibile per i terrestri trattenersi ulteriormente dalle risate che avevano già inumidito i loro occhi divertiti, nell’aver ascoltato le effusioni dei due innamorati. Sospirando al limite dell’esasperazione, il Pattugliatore Galattico volse lo sguardo al cielo sbraitando contro gli adolescenti nell’udire le battute di pessimo gusto che essi stavano espletando, fingendo penosamente una parodia della conversazione in falsetto.

Aspettami cara sarò presto da te!》

《Abbi cura del tuo visino mio adorato!》

《Ti stringerò forte tra le mie braccia non appena ti rivedrò!》

《Dateci un taglio, mocciosi! Da adesso in poi non dovete fiatare, se ci scoprono è la fine.》

《Scusa tanto agente, ma se non possiamo combattere quale sarebbe il piano?》

 《Il piano piccola impertinente, è infiltrarci dal portone sul retro quando scenderanno a terra e caleranno le difese, immetterci nella sala controllo, bloccare l’apertura della sala armi, recuperare Bra e filarcela.》Magnificamente, la compagna del loro accompagnatore ottenne le coordinate dell’abitacolo in movimento dettando loro la strada da intraprendere, ed ora i quattro poterono ritrovarsi al cospetto della prorompente costruzione metallica, nel quale sarebbero potuti entrarci una dozzina di volte. Alcuni approfittarono per riposare, altri sgranocchiarono del cibo accumulando energie. Colui che pareva ostinarsi a non cedere il proprio posto a nessuno dei presenti, era Jaco. L’adrenalina presente all’interno delle sue vene nell’essere a pochi metri dalla persona che avrebbe dovuto proteggere, prese possesso del suo corpo influendo sull’attenzione e la stanchezza come una costante dose di caffeina pura, donandogli maggiori capacità cognitive. Non era importante il tempo, il luogo o lo sforzo immesso in quell’operazione, poiché per nulla al mondo avrebbe mollato sull’esatto punto di portare in salvo la propria nipote. Con lo sguardo fermo al retro della nave, le orecchie ovattate incapaci di captare alcun suono oltre i quali in cui la sua attenzione era rivolta ed il silenziatore dei motori a propulsione, il loro inseguimento ebbe luogo, e prima che la struttura accennasse a chinarsi in picchiata per arrestare la corsa attraverso lo spazio su un astro di minore importanza, trascorse quasi mezzo di’ terrestre.

Prestando la massima attenzione ad adagiarsi al suolo a debita distanza attendendo minuti interminabili per ripetere l’operazione, quel che trovarono all’atterraggio fu ben oltre le loro aspettative. Evidentemente, erano stati scoperti, poiché la struttura era ricoperta da una cupola magnetica dal tono verde brillante, e decine di uomini e donne visibilmente posizionati al margine di essa muniti di Faser e qualsivoglia arma da fuoco. Uno di essi, soffiò energicamente nel lungo fischietto tenuto tra le labbra, ed al segnale una pioggia di colpi incandescenti volò in traiettoria nemica sovrastando il mezzo, portando i guerrieri ad uscire allo scoperto. Cautamente attenti a non colpire mortalmente alcun individuo, i Saiyan balzarono fuori dalla navetta prendendo parte alla lotta, tentando di scambiare messaggi in codice di tanto in tanto con l’uomo a bordo, intento anch’egli a contrastare i pirati. Le iridi di una giovane ragazza andarono lentamente a posarsi sulla causa di tanto disturbo, ed un calore confortevole e rassicurante l’avvolse, facendole quasi scoppiare il petto dalla contentezza. Al meglio delle proprie capacità ella si contente, aspettando il momento più adatto per passare da un fronte all’altro, rivelando la sua presenza. Dal suolo, iniziarono a levarsi molte figure, determinate a voler scontrarsi corpo a corpo con quelli che avevano tutta l’aria di essere non più che semplici ragazzini amanti delle arti marziali. Dalla fronte dei due nemici maschi fecero per grondare poche gocce di sudore, ed il dislivello di forza dato dallo spareggio numerico batté sulla loro prestanza, portandoli ad evolversi ad un livello superiore rispetto alla forma base mostrata fino a quel momento, per tenere testa ai loro assalitori. Non appena i crini dei due variarono totalmente la loro tinta divenendo un biondo acceso, l’intensità d’aura sprigionata dai loro corpi fu tale da contribuire ad uno spostamento d’aria in grado di scaraventare parecchio distanti i rapitori della turchina. Dopo infiniti attimi di esitazione, la consapevolezza di quanto appena visto crebbe in molti dei presenti, che solo per sentito dire avevano conosciuto la sensazionale potenza di un Super Saiyan. Incapaci di codificare il linguaggio alieno delle diverse specie presenti, i tre mezzosangue furono spaesati dall’improvvisa quiete calata dopo l’urlo rabbioso di una donna celata tra la mischia, al quale Bra decise di rispondere, accorrendo in aiuto ai propri compagni.

SONO SAIYAN!》

《Trunks! Goten! Non trasformatevi!》 Il cristallino e familiare vociare proveniente dall’accozzaglia di alieni accese in moto d’eccitazione nei quattro, e quando finalmente la ragazza si alzò in volo fronteggiando i ragazzi, la gioia fu tale da trasportarli sentimentalmente in un luogo esterno al combattimento in corso, raccogliendo i giovani in un abbraccio duraturo, che non ebbe modo di prolungarsi oltre un certo limite.

Echalotte!》

《Bra!》

《Sorella!》

《Echalotte.. sorella.. lei è.. una di loro. Ordini, Capitano!》

《Uccideteli. UCCIDETELI TUTTI!》

 


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Salve a tutti!

Clamoroso ritardo avete ragione, avete ragione, non è da me.. ma vi giuro che sono stata impegnatissima e inoltre mi sono davvero troppo accanita a leggere un Manga in questi giorni, storia che seguivo da bambina nei meravigliosi Anime di un tempo e che da poco ho scoperto avere una fine totalmente differente da quella che ho sempre pensato, e quindi ho dovuto per forza mangiare le pagine non credete? :’D Per onorare infatti questa nuova presa di coscienza su una coppia che FINALMENTE dopo dieci anni so per certo che sta insieme, ho inserito all’interno di questo capitolo una sua citazione.. vediamo se la cogliete! Il Manga è Kodomo no omocha, aka Rossana! E niente, dopo questo sfogo insensato e fuori luogo (?) vi comunico che la fine di questa storia è dietro l’angolo ed è anche per questo che ci sto mettendo del tempo a scrivere questi capitoli.. non voglio che finisca ): ma mi dedicherò comunque con impegno agli altri miei lavori in corso! Ringrazio come sempre i miei due Angeli (:’D) paige95 e felinala, e tutte le dodici meravigliose anime che hanno inserito la mia storia tra le seguite, princess_serenity_92 e Yami no Yokae per averla inserita tra le preferite.♡ Alla prossima!♡♡

 

   
 
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