Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Son Ken    10/11/2017    2 recensioni
«Sai, ho testato almeno sei servizi per fare telefonate gratis via internet.»
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Presenti lievi spoiler di Last Game.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno, buon pomeriggio, o buonasera, in base all'orario in cui leggrete.

Non penso che qualcuno si ricordi ancora di me. Sono Son Ken, pubblicavo da queste parti nel 2012 quando ancora avevo solo quindici anni. Non sono né migliorata molto né ho cambiato stile di formattazione, anche perché mi piaceva quello che usavo?
Adesso sono una persona adulta (circa), con la patente e il brevetto di volo, che si è trasferita da una cittadina del Sud Italia nella grande Torino, che ha cambiato fandom e preferenze sotto molti aspetti. Avevo anche abbandonato totalmente Kuroko no Basket, ma a cinque anni dal mio primo incontro con l'opera di Fujimaki mi sono ritrovata a riscoprirlo e innamorarmene ancora. Oggi è il quinto anniversario della mia prima KagaKuro, e anche se il mio qui non è un ritorno definitivo e costante (dopo il blocco che ho avuto per oltre tre anni, sarei la prima ad essere sorpresa se lo fosse) volevo muovere un primo piccolo passo qui dentro in questa data e con questa coppia.
Ringrazio anticipatamente chi dedicherà qualche minuto del suo tempo a questa piccola one-shot ispirata dal finale di Last Game. Se non l'avete visto, questa fic essere spoiler perché è basata su un fatto in particolare scritto appositamente per il film.
Buona lettura!

PS: Ho citato la mia vecchia fic ad un certo punto. Mi sono sentita in dovere di farlo, è grazie alla me quindicenne che la scrisse se sono qui.

Kuroko No Basket © Tadatoshi Fujimaki.



Last Night.

«Sai, ho testato almeno sei servizi per fare telefonate gratis via internet.»
La luce gialla dei lampioni illuminava i loro passi lenti e tranquilli lungo la strada, c’era davvero poco traffico a quell’ora.

«Alcuni permettono anche di fare videochiamate, per vedersi...»
Kuroko sorseggiò il proprio usuale vanilla shake senza aggiungere nulla. Non era necessario che parlasse, l’importante era far sfogare un po’ Kagami che sembrava più che bisognoso di sproloquiare.

«E a Los Angeles c’è quella scuola gemellata con il Seirin. Non è difficile ricevere l’autorizzazione a studiare all’estero per brevi periodi, non bisogna nemmeno compilare troppi moduli.»
“Lo so, lo hai fatto giusto l’anno scorso prima che iniziasse la Winter Cup.”
Non era necessario ricordarglielo in modo così aspro, perché Kagami lo aveva fatto solo per migliorarsi e aiutare la squadra ad arrivare alla vittoria finale.

«Fanno anche degli ottimi vanilla shake. Non posso dirtelo con certezza, ma ci spero. Però l’esperto sei tu, io non sono molto preparato su ciò-»
Kagami dovette interrompersi all’improvviso, perché Kuroko gli aveva appena infilato tra le labbra la cannuccia del proprio milkshake, con l’evidente intenzione di farglielo assaggiare.
Gli ricordava qualcosa. Un momento dell'anno precedente, probabilmente.
Si chinò leggermente per assistere Kuroko nel proprio intento, non era per nulla infastidito nonostante a differenza dell’altro non amasse particolarmente quella bevanda. Quel gesto gli faceva sentire sempre una strana sensazione nello stomaco.
E forse, oggi, aveva appena realizzato che la colpa non era solo del milkshake.
Piuttosto, non sarebbe stato insolito né sbagliato attribuire quella sensazione alla vicinanza dei loro volti, al fatto che le punte dei loro nasi si sfioravano e all’improvviso Kagami si stava chiedendo come avrebbe vissuto dal giorno dopo senza gli occhi di Kuroko ad osservarlo attentamente come accadeva sin dal loro primo incontro.

Sentì il pizzicore poco familiare delle lacrime e dovette staccarsi, voltarsi dall’altro lato e sperare di non insospettire Kuroko, per quanto fosse improbabile che l’altro non avesse già capito cosa passava per la testa di Kagami ancora prima di Kagami stesso.
«Kuroko, io-»
«Non dovresti essere ancora fuori a quest’ora, Kagami-kun. Domani devi essere riposato.»

L’indomani lo attendevano dieci estenuanti ore di volo, per arrivare dall’altro lato dell’Oceano Pacifico, a Los Angeles.
Avrebbe detto addio al Giappone tra meno di dodici ore.
Al Giappone, al Seirin e a Kuroko.
Adesso non solo gli pizzicavano gli occhi, ma sentiva anche una stretta al cuore dolorosissima.

«Kagami-kun?»
Si accorse di essersi fermato a metà marciapiede, e di avere davvero le lacrime agli occhi. Ma voleva essere più forte di così, non piangere come un bambino all’idea di separarsi da qualcuno che conosceva da poco più di un anno. Insomma, stava tornando in America per realizzare il proprio sogno, non stava andando ad affrontare una condanna a morte.
«S-scusa, stavo solo pensando che… è tardi anche per te, no? Non rischi di perdere l’ultimo treno o cose del genere?»
«Kagami-kun, il servizio ferroviario si ferma dopo mezzanotte nella mia zona.»
Già, è vero. pensò. Che gli era saltato in mente?
Si sentiva un idiota. Non poteva di certo trattenere così Kuroko per puro egoismo. Anche se voleva davvero restare un po’ di più con lui, visto che non si sarebbero rivisti per molto tempo dopo la sua partenza. Quindi si limitò a sospirare in modo triste.
«Hai ragione, scusa…»
«Però… diciamo che oggi non ho voglia di rischiare. Potrebbe sempre esserci un disservizio, o un meteorite potrebbe colpire la stazione.»

Kagami quella sera non ebbe occasione di piangere, però in compenso poté cucinare per due persone e parlare di basket fino a notte fonda, tanto da rischiare di non sentire la sveglia la mattina dopo.

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Kuroko Tetsuya era una persona mattutina, a prescindere dall’orario in cui si era addormentato.
E anche se aveva passato metà della notte precedente a chiacchierare –cosa molto insolita per lui– questa mattina non faceva eccezione.
Lui e Kagami si erano addormentati in una posizione strana, il cuscino era finito per terra e si era ritrovato parzialmente bloccato sotto il corpo del più grande, ma stranamente non sentiva il minimo fastidio.

Anzi, era felicissimo di avere la possibilità di ammirare la propria Luce da vicino. Sarebbe stata l’ultima possibilità di farlo per molto tempo.
Sembrava stesse dormendo serenamente, e Kuroko non aveva la minima intenzione di svegliarlo finché non fosse stato assolutamente necessario. Però cedette alla tentazione di accarezzargli una guancia, e poi a quella di appoggiare le proprie labbra sulle sue, per un solo istante.

Ormai, non avrebbe mai potuto confessare i sentimenti che provava per lui né udire la risposta positiva di Kagami –perché sapeva che erano ricambiati, Kagami era fin troppo onesto e semplice da capire e probabilmente chiunque li conoscesse aveva notato la tenera cotta che si era preso l’Asso del Seirin.

Ma andava bene così, Kagami doveva inseguire il proprio sogno e Kuroko voleva supportarlo, essere l’Ombra della sua Luce anche fuori dal campo, e anteporre il successo di Kagami ad un egoistico desiderio di trattenerlo con sé solo perché ne era innamorato.

Non si accorse che degli occhi rossi lo stavano fissando da più di qualche minuto, perché il breve e insolito contatto lo aveva destato.
Kagami era leggermente confuso, sapeva di aver ricevuto un bacio ma non gli era stato spiegato il perché, ma nonostante ciò si limitò a sorridere quando Kuroko finalmente notò che era sveglio, come se quella situazione non lo preoccupasse minimamente.

In fondo avrebbero chiarito tutto, un giorno.
Magari davanti ad un bel tramonto, al Los Angeles International Airport, appena Kuroko avrebbe realizzato di non poter stare a mezzo mondo di distanza da Kagami.
Fino ad allora, avrebbero coltivato i loro dolci sentimenti reciproci in silenzio.

   
 
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