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Autore: Vago    11/11/2017    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
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­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­­Il mondo mi ricomparve intorno.
Case, strade, portabici e aiuole.
Ciclamipoli, eravamo arrivati fin lì sani e salvi.
Ottimo.
Dovevamo solo riuscire a raggiungere Ciclanova e mi sarei potuto prendere una pausa da quella follia. Me lo ero promesso.
Mi incamminai sulla strada che puntava verso sud, con Gardevoir che procedeva silenziosa al mio fianco.
Le ero grato per esistere, in quel momento.
Mi sarei dovuto procurare una di quelle maledette megapietre, un giorno. Per quanto le trovassi un trucchetto di basso livello da usare in battaglia, non potevo negare che potevano dare un vantaggio non indifferente.
Ci avrei fatto un pensiero, un giorno.
Superammo il casello della pista ciclabile a passo lento.
Dovevo fare ancora un paio di cose, prima di isolarmi dal mondo.
Dovevo chiamare assolutamente Rocco, poteva essergli successa qualunque cosa.
Dovevo farmi dare da Mary un quadro generale delle condizioni di quei poveri sfigati che ospitiamo.
Dovevo anche farmi controllare il braccio, il gesso si era schiacciato in quella giornata merdosa e non avevo intenzione di trovarmi un braccio storto a ricordarmi di quello stronzo di Jacob.
Raggiunsi quasi senza accorgermene le macerie che circondavano la distesa d’acqua dentro la quale era stata costruita Ciclanova.
La pioggia continuava a cadere leggera, perturbando la superficie piatta che mi si apriva davanti.
A ben pensarci, quando ero partito diluviava.
Il tempo sta migliorando.
Potrebbero non c’entrare i leggendari. A scuola ci avevano fatto leggere quei tomi interminabili di mitologia e sono sicuro che Kyogre fosse in grado di far piovere in eterno, fottendosene del normale ciclo dell’acqua.
Magari è solo un caso.
Oppure un’arma costruita dagli uomini.
Non so. Non riesco ancora nemmeno a credere che tutto questo sia reale.
Feci rientrare Gardevoir nella propria sfera, soffermandomi un attimo su quella ball.
Era lucida.
Digrignai i denti, frustrato. Mi madre doveva avergli dato una mano di uno di quei suoi prodotti.
Dannazione, lo sapeva perfettamente che non volevo che toccasse le mie cose. Mi piace sentire sotto le dita la vernice consumata non… un prodotto di sottomarca scadente comprato chissà dove.
Agganciai la sfera al suo sostegno, per poi recuperarne un’altra.
Sharpedo comparve in acqua, tracciando rapidamente un cerchio tra i flutti, prima di accostarsi alla sponda per farmi salire sulla sua groppa.
In un attimo raggiungemmo l’isoletta.
La grata metallica era chiusa.
Non erano ancora tornati, ottimo. Avrei potuto parlare liberamente con Rocco.
Feci rientrare Sharpedo, per poi rivolgere la mia attenzione a quell’ingresso, che si aprì senza troppo sforzo.
Scesi velocemente lungo il corridoio, superando la segreteria e il primo laboratorio, per raggiungere il prima possibile il pc al quale collegare il PokèNav.
I feriti?
Li avrà portati nel dormitorio, suppongo.
Il menu principale del mio dispositivo comparve sul monitor che avevo davanti.
Sei chiamate perse, tutte di mia madre, tranne una. Nulla di irrecuperabile.
Una chiamata di Rocco alle sette di questa mattina.
Almeno fino ad allora era ancora vivo.
Feci partire la chiamata, guardando lo schermo pulsare ritmicamente con un misto di speranza e paura per quello che sarebbe comparso.
La faccia incorniciata dai capelli grigi di Rocco comparve a schermo.
Lasciai uscire l’aria dai polmoni, sollevato.
- Dove sei? – gli chiesi.
L’immagine non mi permetteva di riconoscere parti dell’ambiente circostante.
- Mi sono dovuto rintanare in una grotta a nord di Verdeazzupoli. Volevo intercettare la squadra che stava rientrando prima di raggiungerti, ma sono stato preso alla sprovvista da una tempesta. Voi? Siete riusciti a prendere i feriti? –
- Si… hanno però provato a fermarci, c’era un allenatore ad aspettarci a Ceneride. È morto dopo il nostro combattimento. –
- Morto? Davvero? Dove posso raggiungervi? Non dirmi un luogo preciso, dimmi una zona da sorvolare, non atterrerò finché non ti vedrò. –
Sentii dei passi pesanti nella stanza accanto. Mary e Karden dovevano essere appena rientrati.
- Sorvola la pista ciclabile, creerò delle fiammate ad intermittenza. -
Il viso vissuto di Rocco si tese, mentre il suo sguardo si perse su qualcosa. Non riuscii a capire se stesse guardando qualcosa sullo schermo o al di là di quello.
L’allenatore dei pokémon acciaio abbassò la voce, come se temesse che qualcuno sentisse le sue parole.
- Nail, fai finta di niente. Hai qualcuno alle spalle. Non puoi batterlo, cerca un diversivo e scappa da lì. Speravo non dovessi mai scoprire quel mondo. –
Cosa? Di che mondo sta parlando?
Chi ho alle spalle?
La mia mano corse alla prima sfera della mia squadra.
Se mi avessero intercettato? Magari i suoni di prima non erano prodotti da quei due guardiani.
Dannazione, sarei dovuto andare a controllare.
Mi voltai lentamente, sotto lo sguardo preoccupato di Rocco.
La sfera che stavo stringendo era quella di Blaziken.
Nel caso in cui la situazione si fosse fatta troppo drammatica avrei potuto ricorrere ad incendio, con un po’ di fortuna l’esplosione dei neon che ci stanno sopra mi avrebbe fornito un’ulteriore copertura.
Il mio sguardo spazzo la sala, cercando la persona che aveva allarmato così tanto uno dei migliori allenatori viventi.
Mary.
Porca puttana.
Mary.
Mi stanno cercando di fottere, vero?
Tornai a guardare lo schermo, incazzato.
- Rocco, che cazzo stai dicendo? Lei è Mary e mi ha salvato il culo meno di due ore fa. Ora mi spieghi che cazzo ti è preso. –
Mary mi si avvicinò con uno sguardo che non le avrei mai associato. Era forse curiosità?
Cioè, la stessa Mary che ha spaccato il cranio a uno adesso è una normale persona curiosa?
- È lui il tuo amico? –
- Si, stavamo parlando di come fargli raggiungere questo posto. Come stanno i feriti? Riusciamo a non farne crepare nessuno? –
- Ce ne sono un paio in condizioni critiche, ma ho riadattato le capsule di là in modo che possano funzionare da stanze sterili. Gli altri stanno occupando i letti del dormitorio. Certo che, avessimo uno staff medico a disposizione, potremmo controllarli tutti. –
- Se tutto va per il meglio, li riporteremo fuori da questo buco tra poco. Abbiamo ancora uno spazietto per noi oppure ci ritroveremo a dormire per terra? –
- Letti liberi ce ne sono ancora. –
- Hai voglia di controllare se tutti i sistemi qui dentro funzionano? Dopotutto sei l’unica che sa cosa dovrebbero fare. Io finisco qui e ti raggiungo. –
Mary sbuffò in risposta, forse scocciata dall’essere allontanata. Non disse però nulla, scomparendo in direzione della stanza dedicata al generatore.
- Allora? – tornai a chiedere all’allenatore dall’altra parte dello schermo.
- Quella donna è pericolosa! È stata addestrata per essere impeccabile, devi tenere un occhio sempre fisso su di lei. –
- Rocco, come fai a sapere queste cose? –
- Nail. Devo parlarti di alcune cose, ma non così. Ti prometto che ti spiegherò un paio di cose, intanto fai attenzione al soggetto vagante, ora che sei coinvolto. –
Coinvolto in cosa, porco Arceus?
Chi è il soggetto vagante?
Cosa dovrebbe spaventarmi ancora…
Se ho capito di che sta parlando, scoppio a ridere. Sarebbe troppo ridicola la situazione.
- Soggetto vagante? Alto un metro e ottanta, capelli neri, vestiti da metallaro e un Darkrai come cucciolo a seguito? –
Rocco rimase basito, immobile.
- L’hai incontrato? È lui quello che è rimasto ucciso? –
Centro.
- No. Lui mi ha salvato il culo una settimana fa.  Per fortuna non sei mio padre, continueresti a contestare le mie amicizie. –
Lo sguardo dell’allenatore si fece cupo.
- Sei sicuro che quel posto dove ti trovi è sicuro? –
- Si. Se la situazione continua con questo tono, probabilmente ci sarai già stato, tu. –
- Arrivo, mezz’ora e dovrei essere lì. –
- Mi farò trovare. –
La comunicazione venne interrotta.
Sospirai.
Sapevo che non sarei riuscito a riposarmi.
Non era più una semplice questione di pioggia o lapilli. C’era qualcosa di più grosso, dietro.
Sperai che non c’entrassero i leggendari e non fossero coinvolti altri guardiani. Non sarei riuscito a gestire altre pedine così massicce all’interno del mio viaggio.
Mi avviai verso l’uscita, facendo un cenno di saluto a Karden quando lo incrociai.
Sarei diventato un faro, di lì a poco.
   
 
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