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Autore: time_wings    11/11/2017    1 recensioni
[High School!AU]
La scuola è appena ricominciata e, numerose e spiazzanti novità, non tardano a palesarsi. Il cammino di un adolescente, si sa, può essere tortuoso e pieno di pericoli. Un anno scolastico servirà a mettere a posto antichi conflitti? L’amore tanto atteso sboccerà per tutti? I sette della profezia che avete tanto amato trapiantati nell’impresa più difficile di sempre: la vita di tutti i giorni fino all’estate successiva. Mettetevi comodi e buona lettura.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Esperanza Valdez, I sette della Profezia, Nico di Angelo, Sally Jackson, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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REGALI DIFFICILI E GIOCHI PERICOLOSI (PARTE 1)

“Che ne dici?” Urlò Piper un secondo prima di scostare la tendina del camerino.
“Stai benissimo, ma non capisco perché stiamo scegliendo adesso il tuo vestito per il ballo.” Si lamentò Annabeth reclinando la testa all’indietro sul muro di fronte il camerino al quale era ormai appoggiata da un tempo che la bionda giudicava decisamente troppo lungo.
“Perché” Iniziò Piper con lo stesso tono di voce che si usa per spiegare ad un bambino le divisioni a due cifre: “Non è conveniente aspettare tanto per poi ritrovarsi a fine aprile senza nulla da mettere.” Annabeth si sentì un pizzico chiamata in causa, ma preferì non aprire un discorso sul mese esatto in cui comprare un vestito per il ballo con la sua migliore amica: “E va bene, ma tua madre è una stilista… Avrà pur qualcosa da prestarti.” Piper sembrò rabbuiarsi per un secondo e la cosa sembrò non sfuggire ad Annabeth che era sul punto di chiedere alla sua amica cosa non andasse ma, prima che potesse anche solo aprir bocca, Piper si fiondò su un vestito rosa shocking che Annabeth sapeva non essere per nulla il suo genere: “Provo anche questo!” Commentò la mora richiudendo la tendina con più forza di quanto volesse.
Annabeth sospirò alzando gli occhi al cielo e si appoggiò di nuovo con aria annoiata al muro bianco estraendo il suo cellulare dalla tasca per controllare i messaggi.
“Questo come ti sembra?” Domandò Piper con rinnovato entusiasmo uscendo dal camerino.
“È un amore.” Commentò Annabeth ancora con gli occhi bassi.
“Oh andiamo! Non mi hai guardata nemmeno!”
“Sto parlando con Hazel. Dice che non può venire.” Si limitò a dire Annabeth, che non aveva affatto programmato la reazione dell’amica che si fiondò su di lei cercando di leggere i messaggi di Hazel: “Come sarebbe a dire? Non può non esserci!”
“Tranquilla, non può raggiungerci qui, ma stasera ci sarà.” Spiegò Annabeth che non riusciva a comprendere lo strano comportamento di Piper di quella sera.
 
Leo si guardava attorno ammirato. Era piuttosto sicuro di non aver mai visto nulla del genere neanche nei migliori film natalizi. Gli altri avevano ragione: New York a dicembre non era affatto come la presentavano nelle pubblicità, era nettamente più decorata. Leo era piuttosto certo che il numero di addobbi di un semplice palazzo a due piani newyorkese corrispondesse più o meno al numero di decorazioni dell’intero paese in cui era cresciuto in Messico. Jason si lasciò scappare una risata mentre faceva cenno a Percy di osservare il loro amico guardarsi attorno: “Leo, attento, potrebbero uscirti gli occhi dalle orbite.” Commentò Percy sorridendo: “Dai, ragazzi, avete visto che roba?” Sussurrò il messicano mentre si stringeva nel giubbino verde e strofinava le mani tra loro per scaldarle.
Nonostante Frank vivesse a New York ormai da anni, non faticava a comprendere lo stupore di Leo alla vista di tutte quelle luci e dell’atmosfera natalizia che aleggiava per la città già agli inizi di dicembre.
“Va bene, Frank e Leo sono andati persi. Ci toccherà scegliere da soli il regalo di natale di Hazel.” Disse Jason guardando Leo che non sembrava voler uscire dal suo stato di trace, per poi osservare Frank che, invece, sembrò risvegliarsi a quelle parole.
“Avete ragione.” Sentenziò: “Proviamo lì?” Suggerì indicando uno dei tanti grandi magazzini nei quali entravano un’infinita massa di persone da un lato per poi uscire con grosse buste e qualche manciata di minuti dopo dall’altro.
Leo annuì lanciando un’ultima occhiata alle strade per poi avviarsi a passo spedito nel negozio suggerito dall’amico.
Scendere insieme per aiutare Frank con il regalo prima di andare da Piper era sembrata una buona idea ai ragazzi, prima di scoprire la quantità di persone che aveva deciso di andare per negozi quel giorno. Non perdere gli altri era diventata una sfida da quando avevano messo piede nell’atrio di quell’immenso centro commerciale, anch’esso decorato con immancabili lucine verdi e rosse ad intermittenza e con qualche peluche gigante a forma di renna o pupazzo di neve sparsi qua e là.
“Il fatto è che non saprei neanche come far capire a Piper che sono interessato a lei. Insomma, siamo amici, sì, ma non ho mai avuto il coraggio di chiederle se stesse frequentando qualcuno… Secondo te frequenta qualcuno?”
“Può darsi,” Iniziò Leo guardandosi attorno come cercando chissà cosa, poi si girò a guardare l’amico e, visto il suo sguardo, si costrinse a rimediare all’errore: “Insomma, non ho detto che frequenta qualcuno al 100%, ho detto solo che è una probabilità.” Continuò, notando, poi, che lo sguardo preoccupato dell’amico non era cambiato di una virgola: “Ma è probabile anche che non frequenti nessuno, sì, naturalmente non frequenta nessuno.” Concluse Leo sperando di essere stato abbastanza convincente, ma Jason sembrò lasciar correre: “Dovrei provare a dirglielo?”
“Tecnicamente non puoi provare a dirglielo, puoi solo, credo, dirglielo o non…” Leo guardò Jason che ora sembrava pregarlo con lo sguardo di arrivare al punto: “Sì, potresti dirglielo.” Concluse il messicano che non si sentiva molto bravo con le parole.
“E a te come va?” Domandò il biondo.
“Ma… sai… le solite cose, mi cadono tutte ai piedi.” Rispose Leo con un’alzata di spalle che fece ridere il suo migliore amico: “andiamo a cercare gli altri.” Disse Jason, dopo qualche minuto di ricerca.
“Frena, frena, frena.” Leo tirò Jason per una spalla con gli occhi fissi su un punto che al biondo sembrava indefinito: “Vado a chiederle il numero.” Sentenziò il messicano avviandosi verso la commessa del negozio che indossava un cappellino rosso in perfetto stile natalizio. Jason alzò gli occhi al cielo: aveva davvero creduto anche solo per un secondo che Leo si stesse rendendo utile ed avesse trovato Percy e Frank? Si diede dello stupido: “Evita le figuracce!” Gli urlò dietro sapendo dell’inutilità del suo consiglio. Leo si girò a guardarlo continuando a camminare: “Sono il mitico Leo Valdez: non potr…” Disse andando contro la commessa e cadendo su uno scaffale di maglioni pesanti. Leo si rialzò con nonchalance appoggiando un gomito su una pila di maglioni con la stampa di una renna in sovrappeso e prese a parlare alla ragazza come se nulla fosse successo: “Scusa, non ci ho visto più per un attimo.” Disse sconvolto. La ragazza sembrò allarmarsi per un secondo: “Ero abbagliato dalla tua bellezza.” Disse, poi, con un sorriso ebete strizzandole l’occhio, mentre la ragazza alzava gli occhi al cielo e se ne andava guardandolo male: “Chiamami.” Sussurrò mimando un telefono con le dita, come se fosse in un film, peccato che la pila di maglioni su cui aveva poggiato il bracciò crollo scivolando al suo movimento. La ragazza si girò indietro solo per dirgli: “Adesso metti a posto tutto.” Leo giurò che la ragazza avesse anche sussurrato qualcosa di simile a: “coglione”, ma preferì interpretarlo come “amore”, mentre Jason lo raggiungeva e lo aiutava a piegare ed impilare i maglioni prendendolo in giro.
 
“Ebbene?” Domandò Annabeth a Piper dopo che furono uscite dall’ennesimo negozio senza comprare nulla: “Vuoi almeno raccontarmi cosa ti ha detto Drew?” Tentò la bionda dopo che Piper ignorò anche questa domanda cambiando discorso.
“Nulla di eclatante. Le solite cose.”
“Sarebbero?” Annabeth sapeva che se Piper non avesse voluto parlarne non l’avrebbe semplicemente fatto, ma voleva almeno tentare. Piper era sempre stata brava a nascondere insicurezze e paure sotto un sorriso sicuro e, per vederlo vacillare, la bionda sapeva esserci qualcosa di grande sotto.
“Perché ti interessa tanto? Sai che non m’importa di ciò che dice.” Rispose Piper agitando la mano in aria come a scacciare una mosca e cercando di sembrare quanto più noncurante possibile.
“In realtà sei stata tu a dirmi qualche giorno fa che Drew aveva fatto qualcosa a cui non avrei mai creduto, cosa che mi sa tanto di inizio di un racconto.” Considerò la bionda. Piper era sul punto di ribattere, quando Annabeth riprese la parola: “E poi ti vedo un po’… ecco, diversa e mi piacerebbe sapere che ti prende.”
Piper sembrò pesare attentamente le parole dell’amica. Sapeva benissimo che mentire o fingere con Annabeth sarebbe significato dare la conferma che qualcosa non andasse.
“Semplicemente” Iniziò con cautela: “sono tante cose che, messe insieme, mi stanno stressando. Niente di più.” Concluse guardandosi attorno: “Quello è il mio negozio preferito!” Sentenziò con un tentativo disperato, fiondandosi nel costosissimo negozio alla sua destra.
“Piper” Iniziò Annabeth con un tono improvvisamente calmo: “La prossima volta crederò all’ennesima scusa che mi darai. Sicura di volerti tenere tutto dentro?”
 
Will Solace aveva detto a Nico che per un po’ sarebbe stato preso dall’università. I tre esami di fila che avrebbe dovuto sostenere un mese dopo, quindi, non gli avrebbero dato molto tempo di uscire di casa se non per comprare cibo ed acqua. Dal canto suo, quindi, Nico si era accontentato dei pochi e sporadici messaggi di buongiorno e buonanotte che Will gli inviava quando non si addormentava troppo tardi o quando non si svegliava, di conseguenza, ad ora di pranzo dopo un’intera notte passata a studiare. Nonostante Nico capisse benissimo quanto il periodo che stesse attraversando Will fosse duro, la lontananza dal biondo rischiava di farlo impazzire ed il fatto di non avere qualcuno o qualcosa da incolpare e su cui sfogarsi era ancora più stressante. Era la terza volta che passava dieci minuti di fila ad aggiornare la pagina dei messaggi sul suo smartphone sperando in una risposta da parte di Will, era talmente preso che non si accorse nemmeno dei passi, leggeri, sì, ma perfettamente udibili, che provenivano dalle scale.
Hazel scese l’ultimo gradino con un balzo e girò la testa da un lato in confusione alla vista del fratello: “Qualche fanciulla ti fa perdere la testa?” Domandò sorridendo stappando una coca-cola appena presa dal frigorifero.
“Qualcosa del genere.” Rivelò Nico, troppo distratto per pensare alle parole migliori da dire. Hazel sgranò teatralmente gli occhi: “Ma non mi dire! Chi è la fortunata?”
Nico alzò finalmente gli occhi sulla sorella. Non era sicuro di voler affrontare il discorso. Hazel non sapeva proprio tutto di lui ed iniziò a chiedersi se non fosse il momento giusto per farle sapere qualcosa in più.
“Studia medicina.”
Hazel si rese conto della strana tensione che c’era fra loro e non riuscì a non apparire un po’ confusa per la risposta balbettata e sussurrata del fratello: “Ti andrebbe di prendere qualcosa al bar mentre mi racconti delle pene che questa persona ti sta facendo passare?”
Nico annuì e si diresse senza fiatare a prendere la sua giacca da aviatore che aveva lasciato sullo schienale del divano. Sebbene quella conversazione fosse iniziata e finita in modo del tutto tranquillo, la tensione si poteva tagliare con un coltello. Hazel scrisse velocemente un messaggio ad Annabeth per avvertirla del fatto che non sarebbe riuscita a raggiungerla per fare un giro per negozi.

Era da prima dell’inizio della scuola che Hazel non metteva piede in quel bar. Adesso che stava con Frank provava una sorta di tenerezza pensando a quei tempi neanche troppo lontani. Si ricordava di come cercasse di parlare con qualunque ragazzo carino che mettesse piede in quel bar tirandosi indietro non appena questo si dimostrasse altrettanto interessato. La verità era che si era sempre sentita sola, ma, una volta capito che Frank poteva davvero essere quello giusto per lei e, dopo aver trovato un gruppo di amici che la facevano sentire davvero bene, tutto quel bisogno d’affetto che sentiva di dover avere da sconosciuti era cessato all’istante.
Sedersi al solito tavolo del solito bar con una consapevolezza del tutto nuova faceva sentire Hazel piacevolmente strana, ma sapeva che al momento, c’era qualcosa di più importante a cui dare tutta la sua attenzione.
“Dicevamo?” Esordì con la stessa finta tranquillità di qualche minuto prima, quando era scesa di casa con suo fratello.
Se Hazel aveva capito di aver acquisito finalmente delle nuove sicurezze, dall’altra parte del tavolo Nico non poteva dire di sentirsi così sicuro. Hazel era la persona di cui si fidava di più e sapeva quanto la ragazza gli volesse bene, eppure un terrore immotivato continuava a stringergli lo stomaco.
“Ecco, a proposito di questa ragazza…” Iniziò Nico. Avrebbe tanto voluto trovare una di quelle frasi ad effetto per dirlo con stile, ma la sua mente era talmente offuscata in quel momento che non era nemmeno sicuro sarebbe riuscito a trovare una sola parola per iniziare il discorso, figuriamoci uscirne con stile.
“So che non parliamo di una ragazza, Nico.” Disse semplicemente Hazel prendendo un sorso dal caffè americano fumante che il barista le aveva appena messo davanti. Nico sgranò gli occhi sorpreso per poi distogliere lo sguardo chiaramente in imbarazzo.
“Tu… C-come lo…” Iniziò a balbettare.
“Ti conosco: non ti ho mai visto portare una ragazza a casa. So che non sei un tipo molto socievole, ma spesso esci usando scuse vaghe.” Spiegò la ragazza. A dire il vero non sapeva nemmeno spiegare come l’avesse capito. Forse erano più fratelli di quanto pensassero: “Piuttosto,” Continuò Hazel: “vorrei sapere cosa ti ha fatto questo…” Si bloccò in attesa che Nico rivelasse il nome.
“Will.”
“Will.” Concluse Hazel.
“Diciamo che lui non mi… ecco non mi coinvolgeva molto emotivamente” Disse arrossendo vistosamente e cercando di essere quanto più implicito possibile: “Però non mi scrive da tre giorni. Deve studiare per degli esami importanti, ma…” Nico lasciò la frase a metà e prese un sorso della cioccolata calda che non aveva ancora degnato di uno sguardo. Adesso, però, l’anonima tazza bianca sembrava avere tutta la sua attenzione, Hazel sembrò comunque capire più cose di quante non ne avesse capite Nico fino ad allora: “Ti piace.” Concluse semplicemente la ragazza cercando di intercettare lo sguardo del fratello: “Cosa? No! È solo… simpatico.” Concluse al culmine dell’imbarazzo. Nico aveva iniziato a notare che quello che aveva con Will stava diventando più importante per lui, ma non aveva ancora intenzione di dirlo ad alta voce.
“Va bene.” Disse Hazel, con un mezzo sorriso.
“Dico sul serio.”
“Lo so.” Disse semplicemente la ragazza. Nico continuava comunque a sentirsi sotto esame, così tentò di cambiare discorso: “E con Frank come va?”
 
No, Piper non era sicura di volersi tenere tutto dentro. Proprio per questo motivo Annabeth e Piper si trovavano adesso in uno dei bar dei grandi magazzini allestiti esageratamente per le imminenti feste natalizie. Piper iniziò a parlare dopo due grandi sorsi della sua cioccolata calda con una punta di caramello: “Il fatto è che sono un po’ nervosa…” Iniziò tentennando: “Insomma, so che è stupido, ma ho un po’ paura per stasera.” Annabeth annuì. Iniziava a mettere a posto i pezzi, ma non voleva concludere la storia per l’amica. Voleva che Piper si sfogasse.
“I miei non ci saranno stasera, quindi non dovrebbe essere un problema farvi venire a casa mia, ma ho paura qualcosa vada storto. I miei genitori potrebbero tornare prima del previsto o andarsene troppo tardi e sai quanti problemi avrei a quel punto…”
Annabeth era l’unica ad aver conosciuto la famiglia di Piper e sapeva anche quanto l’amica tenesse al fatto che lei rimanesse la sola.
“Drew fa le solite battute, dice che sono un’illusa, che me la tiro tanto, ma alla fine nessuno vuole stare con me. Sai che non m’interessa dei suoi commenti frivoli, ma ogni tanto penso al fatto che in un certo senso potrebbe avere ragione.” Annabeth scosse la testa, ma continuò a far parlare l’amica: “E so che ti sto facendo un discorso da ragazzina con autostima costantemente a terra, ma quei commenti, uniti al nervosismo per stasera, mi hanno un po’ buttata giù.” Concluse prendendo a fissare un punto indefinito alle spalle di Annabeth. La bionda sembrò pensare a tutte le parole che Piper non aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce: “So che è inutile dirti di non farti troppi problemi su Drew ed i tuoi genitori, ma credimi se ti dico che non devi dare il minimo peso alle parole di quell’arpia. Lei vuole esattamente che le tue certezze vacillino e mi pare ci stia riuscendo troppo bene.” Disse cercando lo sguardo di Piper: “E tu sei troppo intelligente per darla vinta a quell’oca.” Concluse. Passarono alcuni minuti di completo silenzio in cui la mora pensò attentamente alle parole dell’amica.
“Piuttosto” Iniziò Annabeth decisa a tirare su il morale a Piper: “Come hai intenzione di far cadere Jason miseramente ai tuoi piedi?”
 
Frank aveva trovato il regalo perfetto per Hazel, ma aveva perso Percy all’altezza di un negozio di tavole ed abbigliamento da surf che non si addiceva per nulla al clima di quel periodo dell’anno. Quando tornò indietro a cercarlo, infatti, grazie al fatto che il negozio fosse ovviamente deserto, non ci mise molto a capire che Percy non era più lì. Non c’era copertura telefonica e, uscire dal centro per fare qualche chiamata, si era rivelato inutile dato che i tre ragazzi erano ancora nel negozio dispersi nella marmaglia di gente.
Quindi per poco non urlò dalla gioia quando vide Jason e Leo impilare maglioni dalla stampa discutibile. Corse verso di loro come se potessero volatilizzarsi, cosa possibile vista la folla, ma non poté fare a meno di chiedere cosa stessero facendo prima ancora di annunciare di aver perso il loro amico.
“Leo ha pensato di farsi notare dalla commessa.” Commentò Jason rifilando un’occhiataccia all’amico, che si limitò ad una scrollata di spalle.
“Non trovo Percy ed il cellulare non prende qui.” Annunciò Frank che non aveva intenzione di fare altre domande sulle avventure dei suoi amici. Jason poggiò l’ultimo maglione sulla pila e si alzò velocemente in piedi spazzolandosi i vestiti, era sul punto di proporre qualcosa da fare quando fu interrotto dall’entusiasmo di Leo: “Ho un’idea. Funzionerà per forza.” Sentenziò facendo capire agli amici con un gesto che avrebbero dovuto seguirlo: “L’ultima volta che hai avuto un’idea siamo finiti ad impilare maglioni.” Commentò Jason come se la cosa non fosse accaduta appena qualche minuto prima. Leo liquidò il commento dell’amico con un gesto della mano e si lanciò nella folla. A Jason e Frank non restava altro che seguirlo.
Il messicano si avvicinò ad una commessa dai capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Jason intercettò lo sguardo dell’amico e lo tirò per un braccio prima che potesse avvicinarsi alla ragazza quel tanto che bastava per sentirli: “Leo, ti impedisco di terrorizzare un’altra povera commessa.” Leo scoppiò a ridere e guardò il suo amico come se fosse un alieno: “Ma che hai capito?” Rispose semplicemente sfuggendo dalla presa di Jason: “Salve” disse poi rivolgendosi all’impiegata: “Abbiamo perso un nostro amico. Posso fare un annuncio?” Disse indicando con un cenno della testa uno di quei microfoni che si usano nei grandi magazzini per annunciare offerte o orari di chiusura: “Certo.” Rispose noncurante la ragazza, porgendogli il microfono. “Grazie.” Ribatté Leo, rivolgendo uno sguardo furbo ai ragazzi dietro di lui. Adesso erano loro a guardarlo come fosse un alieno. Prima che potessero fermarlo, però, Leo avvicinò il microfono alla bocca e diffuse per l’intero negozio a quattro piani il suo annuncio: “Siamo alla cassa 3B, te lo dico anche se speriamo di non rivederti più.” L’annuncio sembrò andato bene. Troppo bene, conoscendo Leo. Il messicano, infatti, non poté fare a meno di aggiungere qualcosa che di certo non sfuggì alle orecchie dell’intero negozio: “Muovi il culo, Jackson” Aggiunse imitando la voce gracchiante del coach Hedge. La commessa sgranò gli occhi e Leo corse via prima che lei potesse dire altro trascinato da Jason e Frank. Riuscì, però, appena in tempo, a lasciare un bigliettino accanto al microfono della ragazza e sussurrare: “Chiamami.” per poi scomparire nella folla.
 
“Hai sentito?” Domandò Piper che non riusciva a fare a meno di ridere.
“Non dirmi che…”
“Era la voce di Leo.” Conclusero insieme le due amiche, mentre Piper rideva ed Annabeth si guardava intorno imbarazzata come se le persone attorno potessero sapere che lei conosceva quei pazzi che avevano appena parlato al microfono.

Note dell'autrice: Ciao, amici! MI dispiace di essere ancora una volta in clamoroso ritardo, ma è stato difficile conciliare gli impegni con la scrittura. Questa volta, però, ho già la seconda parte alla quale manca solo un finale. Questo capitolo doveva riguardare solo la festa da Piper, ma ormai mi conoscete e sapete quanto sia brava a perdermi in qualche discorso inutile. Ecco perchè ci sono due parti. Per quanto riguarda il capitolo... be' si inizia ad intravedere la storia di Piper e Leo combina guai. 
La scena tra Nico e Hazel doveva essere diversa, mi dispiace se vi ho delusi. L'idea è piuttosto simile al modo in cui Ian dice alla sorella di essere gay in shameless. Vedetelo, dannazione, è una grande serie. MA MI STO PERDENDO IN CHIACCHIERE.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio infinitamente _viola02_ per aver commentato ancora una volta. Conto di trovarti ancora qui. Ringrazio ancora una volta tutti quelli che stanno mettendo questa storia tra i preferiti/ricordati/seguiti. Ci vediamo presto!
Adieu,
El.
   
 
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