-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-
Il solito suono terribilmente irritante che
sento ogni mattina mi fa sobbalzare.
-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-
Gemo e mi rannicchio sotto le coperte,
intontito.
-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-
Mi giro nel letto e allungo un braccio verso il
comodino avanzando a tentoni con le mani.
-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I –clunk- - .
Prima impresa della giornata conclusa con
successo: sono riuscito a spegnere la sveglia. Ad occhi chiusi. Beh, non che ci
voglia un genio.
E a questo pensiero mi appare nella mente
un’immagine.
Un rapido flash che svanisce in un istante: una
testa rossa di mia conoscenza.
Chissà che aveva ieri. Lasciare così gli
allenamenti… è inammissibile!
Ma, visto il comportamento che ha avuto per
tutto il pomeriggio, probabilmente aveva le sue ragioni per farlo.
Ce ne vuole, per ridurre al tappeto un ragazzo
esuberante come lui … deve affliggerlo qualcosa di serio, se è depresso a tal
punto.
Hn… basta pensare a lui. L’ho già fatto fin
troppo ieri.
E l’altro ieri.
E il giorno prima.
E quello prima ancora…
E..cazzo, BASTA!
Apro finalmente gli occhi, ma sono costretto a
richiuderli subito per sfuggire alla violenza della luce.
Ce ne è troppa, stamattina, la percepisco anche
attraverso le palpebre.
Devo avere
dimenticato le tapparelle alzate, ieri sera.
Mi volto in modo da dare le spalle alla
finestra, raggomitolandomi, godendo ancora per qualche minuto questo tepore che
mi avvolge e che dovrò presto abbandonare, se voglio evitare di andare a scuola
in ritardo.
Dio, quanto vorrei che ci fosse lui, qui con
me..!
Vorrei sentirlo vicino…
Vorrei sentirmi protetto nel suo abbraccio..
Vorrei godere sotto il suo tocco, crogiolarmi
nel suo calore avvolgente…
Accarezzo il mio materasso come se lui vi fosse
disteso, come se steso acconto al mio corpo vi fosse effettivamente quello di
Hanamichi, forte, abbronzato, caldo e muscoloso, e non questo stupido lenzuolo
su cui dormo da solo ogni notte.
Batto le palpebre e dagli occhi mi sgorgano
alcune lacrime.
Come può succedere questo proprio a me, io che
non piango mai…?
Per una volta sono fiero del mio ferreo
autocontrollo, grazie al quale riesco a trarre un profondo sospiro e a
concentrarmi sul da farsi.
Scosto il lenzuolo stropicciato e scendo
pigramente dal letto.
Il freddo del pavimento sotto i piedi mi fa
rabbrividire.
La mia bocca si riempie del sapore salato delle
lacrime.
Esco da camera mia e cammino in mutande fino al
bagno, portando con me la divisa scolastica appallottolata in una mano.
Mi lavo le mani con l’acqua fredda, dopodiché
ficco la testa sotto il getto per svegliarmi all’istante ed evitare di
rischiare d’addormentarmi ancor prima di uscire da casa.
Mi vesto e uscendo dal bagno il mio sguardo si
posa sull’orologio appeso alla parete: cristo! È tardissimo! Mancano solo 6
minuti all’inizio della scuola! 6 dannatissimi minuti! Se penso che di solito
me ne occorrono 10 per andare fin là in bici…cazzo, devo sbrigarmi! Sarà solo
colpa di quell’idiota, se arriverò a scuola in ritardo! Mi fa perdere un casino
di tempo!
Mi fiondo in camera a grandi passi e infilo alla
rinfusa 6 libri in cartella.
Spero siano quelli giusti!
Mancano 5 minuti.
Scendo le
scale rischiando di scapicollarmi, attraverso il corridoio e mi precipito in
cucina.
Prendo una manciata di Corn Flakes e me la ficco
in bocca.
Riesco a trangugiarli solo grazie a qualche
sorso di latte che ho tirato fuori dal frigo.
Ne cade qualche goccia sul pavimento.
Ci penserà il Do’aho a farle sparire.
Il mio gatto, s’intende.
Ecco la mia grandiosa colazione di stamattina.
4 minuti.
Agguanto la cartella che avevo abbandonato a
terra, afferro il mazzo di chiavi e mi scaravento fuori.
Quasi mi dimentico di chiudere.
Inforco la bicicletta e monto in sella prendendo
la rincorsa.
Sfreccio sotto la luce del sole sorto da poche
ore, talmente rapido che i veicoli che mi passano a fianco sembrano andare
terribilmente a rilento.
Un semaforo in fondo alla strada in discesa sta
per diventare rosso ma, anziché rallentare, accelero. Non voglio interrompere
il mio slancio e non voglio arrivare tardi a scuola. Magari riesco a vederlo
prima di entrare in classe.
Mi chino per aumentare la velocità e trattengo
il respiro in prossimità dell’incrocio.
Riesco a passare indenne.
Un’auto strombazza alle mie spalle mentre
qualcuno mi urla se mi è andato di volta il cervello.
Sì, dev’essere così.
Pedalo talmente veloce che quasi non vedo la
strada. Nella mia mente sento solo una voce che mi ripete ininterrottamente che
devo arrivare in tempo.
La bici sussulta lungo i tratti di strada
sconnessa.
Ancora poche centinaia di metri.
L’aria fresca sferza contro il mio viso.
Ecco, la scuola è dietro la curva.
Mi ricordo troppo tardi di rallentare e slitto
svoltando, rischiando di travolgere un tizio che mi accorgo essere Youhei.
Se lui è qui, deve esserci anche il Do’aho, in
giro!
Eccolo, infatti che mi si para davanti
-Ma che diavolo fai?! Guarda dove vai una buona
volta, vacca bastarda!- .
Lo sbraita con quel suo solito tono da idiota
che mi fa saltare i nervi ma che allo stesso tempo mi fa gioire dentro.
È bellissimo stamattina.
Come sempre, d’altronde.
Non voglio rovinare subito il suo bel faccino
arrabbiato.
Perciò decido di non travolgerlo come tutte le
mattine.
Ma ne terrò conto per oggi.
-Togliti di mezzo…- , gli dico gelido come al
solito.
Spalanca gli occhi chiaramente stupito, e mi ci
perdo in un istante che mi sembra eterno.
Riesce comunque a scansarsi appena in tempo e io,
frenando e sbandando per un buon tratto, termino la mia corsa in fondo al
cortile dove lascio la bici.
Vorrei voltarmi per vedere la sua espressione,
ma non lo faccio nonostante la tentazione sia forte.
Hanamichi sta ancora sbraitando frasi
incomprensibili nella mia direzione e la sua voce si perde mentre mi dirigo
dentro la scuola per andare in classe.
Il suono della campanella mi risveglia dallo
stato di torpore in cui sono finito dall’inizio delle lezioni.
Non sono neanche riuscito a dormire.
Pensavo a lui.
Alle sue imprese eroiche durante gli allenamenti
e le partite,
alle sue figuracce quotidiane e innominabili,
alla sua spavalderia,
alla sua voce…
a tutti i momenti che ho vissuto e in cui c’è
anche lui.
Maledizione, ho dimenticato sia la merenda sia
il walk-man, oggi, e tutto per colpa sua!
Beh, vorrà dire che gli farò pagare anche questo
durante la nostra immancabile rissa pomeridiana.
Esco dall’aula e mi dirigo verso la terrazza, il
mio dormitorio quotidiano, sotto lo sguardo estasiato di una miriade di galline
che starnazzano a bassa voce tra di loro indicando verso la mia direzione.
Che babbee… non le sopporto!
Arrivo davanti alla porta che dà accesso al
terrazzo: è socchiusa.
Strano.
Di solito, quassù non viene mai nessuno. È per
questo che ho scelto questo posto per dormire
in santa pace.
Apro comunque la porta per vedere se non c’è
tanta gente. Non ho voglia di rinunciare al mio sonnellino. E oggi me lo merito
a maggior ragione, visto che non l’ ho fatto in classe.
Avanzo di un passo e mi si mozza il fiato.
Lui e lì.
Solo per me.
Tutto per me.
Seh, come no. Magari, lo fosse.
Mi blocco.
Anche perché non riuscirei ad avanzare ad ogni
modo: mi sento cedere le gambe.
È stupendo.
È addossato al balcone e sta guardando il
giardino sotto di noi.
Il suo peso è scaricato su una gamba sola,
l’altra è piegata, il ginocchio che sfiora il muretto.
I gomiti sulla ringhiera, il mento appoggiato al
palmo della mano.
Ha qualcosa di diverso, oggi.
Lo guardo meglio e mi accorgo del particolare:
non ha i capelli arruffati come al solito..!
Non capisco.
Non credevo avesse i capelli lisci.
Forse di solito li arruffa per assumere di più
un’aria da teppista…
Mi sposto piano di lato e vedo finalmente il suo
viso.
È angelico.
Un angelo di fuoco.
I capelli, che adesso sembrano più lunghi,
fluttuano all’aria fresca che gli soffia sul viso abbronzato.
Alcune ciocche ribelli gli coprono gli occhi.
Ha un’espressione assente.
Con un gesto della mano si getta indietro i
capelli e solleva il viso verso il pallido sole socchiudendo gli occhi.
Sembra pensare.
Hn, complimenti, Kaede, ottima deduzione!
Sbuffo, ridendo di me mentalmente.
E troppo tardi capisco di essermi scoperto.
Si volta.
Ha gli occhi un po’ lucidi.
Cos’è che ti fa stare così male…?
Non sai quanto vorrei consolarti… ma non posso…non ci riesco… non so…come fare…
Mi guarda negli occhi con una strana
espressione.
Prima è sorpreso, poi si rattrista, sembra
arrabbiarsi e ora sospira.
Chi lo capisce è bravo…
Sono convinto che adesso mi dica dietro una
delle sue solite battute idiote, accennando qualcosa in merito ai super diritti
da supergenio, per mandarmi via.
E invece continua a fissarmi.
Lo vedo nervoso, incerto. Gli occhi socchiusi,
poi spalancati e poi ancora socchiusi.
La bocca semiaperta.
Vorrei baciargliela.
Vorrei avvicinarmi e baciargliela.
Davvero.
Vorrei baciarlo.
VOGLIO baciarlo.
Baciarlo.
Baciarlo.
BACIARLO!
Muovo un passo verso di te.
Ma mi blocco. Non riesco a continuare.
Deglutisco a vuoto.
Sento caldo.
Molto caldo!
Le orecchie stanno diventando bollenti.
Devo essere diventato completamente rosso, ci
scommetto un giorno di allenamenti.
So già che non riuscirò a muovere un altro
passo.
Ma voglio sentire le tue mani su di me, il tuo
corpo contro il mio, il tuo fiato unito al mio, la mia bocca contro la tua.
Voglio baciarti con tutto l’ardore e la passione
che sono in grado di trasmetterti,
per farti capire quanto ti amo, per spiegarti a
gesti ciò che non riesco a dirti a parole.
Per mostrarti in un solo istante tutte le
passioni travolgenti che si stanno agitando dentro di me in questo momento, per
farti capire quanto ti bramo e ti desidero.
Sono sbronzo, ubriaco di passione.
Ti amo con tutto me stesso, più del basket.
Quello che provo per esso, in confronto a
questo, è un granello di sabbia nel deserto.
Ti amo, ti amo, ti amo.
Voglio stare con te.
Voglio stare con te.
Voglio stare con te.
VOGLIO STARE CON TE!!
Voglio vivere te.
Voglio vivere con te.
Voglio vivere DI te.
Voglio essere felice con te. Voglio litigare con
te. Fare la pace con te.
Voglio sciogliermi con te, fondermi con te,
bruciare con te!
Voglio abbracciarti, accarezzarti, coprirti di
baci.
Ma soprattutto…
Vorrei essere capace di dirti tutto questo.
-Eh? Cos’è che dovresti essere capace di dirmi?-
Occcristo, devo aver pensato l’ultima frase ad
alta voce!
Non so che ribattere.
Se provocarti o risponderti con una frase che ti
lasci indifferente.
Ma ho una voglia indescrivibile di sentirti
vicino.
Perciò scelgo la prima opzione.
-Niente.- , dico gelido.
Aspetto qualche secondo e aggiungo la vera
risposta che lo riscuoterà: -Quanto sei idiota- .
Non devo aspettare più di tre decimi di secondo
che la reazione che volevo da parte sua esplode.
-Brutta scrofa! Ma io ti disintegro! Ti cambio i
connotati!- .
Si.
Vieni.
Toccami.
Prendimi.
Fammi tuo.
Fa per darmi un pugno ma io lo schivo.
Ha un espressione decisa, sicura e non più
assente e depressa come era fino a poco fa. Bene. Perfetto. Era quello che
volevo.
Mi incanto a guardare il suo sguardo fermo e i
suoi capelli che ondeggiano ad ogni suo movimento.
Perso come sono a contemplarlo, non vedo partire
il suo calcio che mi arriva dritto sullo stinco.
Fa male.
Ma lui è vicino. Ed è questo che importa adesso.
Lo vedo sorridere trionfante, indietreggiare
socchiudendo gli occhi.
Poi avanza fulmineo e mi conficca una gomitata
nello stomaco.
Non era molto potente, ma lo era abbastanza da
farmi mancare il fiato.
Sembra quasi che non voglia esagerare, oggi.
Ad ogni modo non ho voglia di stare qui a subire
per tutto il tempo.
Scatto in avanti e gli restituisco il pugno.
Lui fa altrettanto colpendomi nello stesso punto
di prima.
Mi ha tolto il respiro.
Vorrei che lo facesse in un altro modo…
Sento che mi sto sbilanciando all’indietro.
Mentre cado riesco ad afferrare il suo polso, e
trascino Hanamichi giù con me.
Con un colpo di reni mi ritrovo a cavalcioni
sopra di lui.
E qui comincia la mia lotta interiore.
Sono seduto sulle sue cosce, appena sotto
l’inguine.
Comincio a temere che possa rischiare di sentire
il mio “amichetto” premere attraverso la stoffa dei pantaloni, ma sembra non
essersene accorto.
Vorrei trasmettergli tutte le sensazioni che mi
hanno pervaso ogni singola cellula fino a 16 secondi fa eppure mi rendo conto
di alzare una mano e stringerla a pugno, pronto a colpirlo.
È la campanella, che annuncia che la ricreazione
è finita, a fermarmi.
Abbasso lo sguardo arrossendo e mi nascondo
sotto la lunga frangia voltando di lato la testa.
Mi scosto da lui, esito un attimo.
Poi mi alzo e mi allontano tornando finalmente a
respirare e lasciandolo solo sul terrazzo.
-Forza muovete le chiappe!- ci incita il capitano.
Ci stiamo allenando duramente. È in corso una
partita.
Sto palleggiando pronto per sfrecciare e andare
a canestro, quando mi si para di fronte Sakuragi.
-Levati Rukawa! È mia!- , ringhia.
-Scordatelo!- , è la mia risposta e passo la
palla a un mio compagno di squadra.
-Ehi, passa qua! Tirami la palla!- torna a urlare rivolto a Ryota.
-Sei troppo distante! Devi avvicinarti al
canestro!-
Hana cerca di smarcarsi.
- Hanamichi, sta’ attento a quello che t’ho
detto: fa’ attenzione ai passi!- gli ricorda Akagi.
Hana salta per prendere la palla lanciatagli da
Miyagi:
-Sì!
Afferro la palla!
Atterro con tutti e due i piedi, così posso
muovermi in ogni direzione!- ripassa sbraitando ad alta voce.
Si smarca:
-Piego le gambe.. e sssalto più in alto ke
posssooooooooo!!!-
mi domando come faccia a saltare così in alto,
più in alto di Akagi. A volte mi chiedo se non abbia delle molle sotto i piedi…
Proprio in questo momento sento aprirsi la porta
della palestra: è quella babbuina della Haruko, la sorella del capitano.
Fosse la mia, di sorella, le tirerei il collo
senza tanti problemi.
-Heilà,- , cantilena, - vi ho portato
qualcosuccia da bere!- .
Hana lascia il campo senza terminare la sua
azione e la palla rimbalza contro il tabellone.
Che azione sprecata.
Una buona volta che gli viene bene…
-Ciao Harukina! Hai visto ke elevazione?-
gesticola indicando il campo, -Sono un
vero fenomeno, ho fatto un canestro immaaanso!-
Ecco che comincia a fare l’idiota…
Kogure rientra con la palla: -Presa! Ora, tutti
in attacco!- .
Vorrei richiamare Hanamichi, attirare la sua
attenzione, ma ci pensa Takenori con uno dei suoi pugni, a risvegliarlo: -Non
hai fatto canestro, ritardato!- gli fa
notare mentre Hana si massaggia la testa fumante.
-Sei stata molto gentile, Haruko, grazie!- le dice Ayako.
Come diavolo fa a sopportarla?
-Di niente, figurati. Buon allenamento
Hanamichi!-
Come osa parlare al mio Do’aho?
- Grazie! Senti, vuoi che ti accompagni da
qualche parte?- le dice lui di rimando
continuando a fare la sua solita faccia da cretino.
Gli arriva in testa la sventagliata di Ayako: -Non
hai ancora finito di giocare!- gli ricorda gelida.
-Allora, sei pronto a continuare?- ricomincia
l’innominabile, spregevolissima sorella del capitano.
-Non devi neanche chiedermelo, sono al massimo
della forma! HHAAHHAHHAHHAHHAAA!- la rassicura Sakuragi.
Perché diavolo non la pianta di usare quella
stupida voce da idiota!!
Mi saltano i nervi quando fa l’imbecille in quel
modo con lei!
Riprendo possesso della palla, corro verso il
canestro, spicco un salto e faccio una “semplice” schiacciata.
-Rukawa è 1 campione..immaaanso..!- sento
commentare Haruko.
Quella svenevole..volevo attirare l’attenzione
di Hanamichi e invece ho ottenuto l’esatto contrario…
Devo rimediare.
Mi avvicino alla Akagi e a Sakuragi, e guardando
lui mi torna in mente l’episodio di stamattina.
-Ohhohhohhohhooo…- la babbuina è completamente
partita… però io la farei partire definitivamente molto volentieri, a suon di
pugni e scazzottate, pur di tenerla lontana da Hanamichi!
-Torna in campo, ritardato!- gli dico.
-Ma vai al diavolo, impotente!- mi risponde acido continuando a fare
l’imbecille.
Mi sento squarciare, a queste sue parole,
Trapassare da parte a parte da una lama
seghettata e ricurva, che non mi lacera la carne ma la parte più sensibile del
mio animo…
Mi si stringe lo stomaco, sento una fitta atroce
al petto e crollerei a terra se non fossi abituato a celare da una vita le mie
sensazioni.
Ma perché non capisci?
Perché non riesci a capire quello che provo per
te?
Sei davvero un
ritardato.
Sei L’UNICO,…… che non l’ha capito!
Strizzo gli occhi per riprendermi e, guardandomi
intorno da sotto la frangia, vedo infatti Mitzui, Kogure, Akagi e Myiagi che,
preoccupati, mi scrutano cercando di non darlo a vedere.
Tranquilli, ragazzi, so resistere a lungo, io.
Ma, a dire il vero, non so per quanto riuscirò a
sopportare questa situazione.
-Ora si sta sbrodolando…- sento Hana che dice demoralizzato, mentre guarda
la sua “Harukina cara”…
-Tutti in posizione e questa volta
concentratevi!- ci riprende Akagi.
Un coro di “forza!” “Vai ragazzi!” “Andiamo!” e
“Si!” si leva in palestra mentre riprendiamo la partita.
Gli allenamenti sono finiti.
Di solito mi fermo un’altra oretta, ma oggi non
me la sento.
Non ho la nessunissima intenzione di lasciarmi
sfuggire la paradisiaca visione di un Do’aho che si spoglia!
Entro negli spogliatoi e mi manca un battito: il
mio sguardo viene rapito dai muscoli guizzanti e imperlati di sudore della
schiena di Hanamichi, che si sta togliendo la maglia.
Ce l’ho a due metri di distanza e non posso fare
niente..
Impazzirò presto, se vado avanti così.
Fortuna che riesco a controllarmi; fossi come
Hanamichi, a quest’ora avrei un’espressione da puro maniaco stampata sul volto!
Mi rendo conto che è tornato malinconico.
Credevo si fosse ripreso, visto il suo
temperamento di oggi
Gli passo
di fianco per poter andare a farmi una doccia (breve, così posso rimirarmelo il
più tempo possibile, stasera!) e, casualllmeeeeeeeeente, gli sfioro la spalla
sinistra, rischiando pertanto di avere un collasso e ritrovandomi a pensare
che, forse, l’autocontrollo che sono convinto di avere non è poi così tanto
ferreo…
Quando esco, l’infarto lo rischio sul serio, non
appena vedo l’aspetto di Hanamichi:
E’ uscito esattamente quando l’ho fatto io ed è
terribilmente, incredibilmente, esageratamente bello!
È avvolto da una nuvola di vapore che lo fa
sembrare quasi etereo..è ancora completamente fradicio e la luce che si
riflette su di lui si rincorre provocante lungo i suoi muscoli ben scolpiti.
Ha un telo intorno alle spalle, i capelli
bagnati sul viso, lucido d’acqua.
Il respiro comincia a farmisi affannoso…
Ha un asciugamano arancio –gli sta benissimo!-
..hem,hum…uhh…c-coooorrtoooooo….avvolto intorno alla vita che, ormai umido fino
all’ultimo atomo di fibra, lascia ben poco all’immaginazione…
Deglutisco a vuoto strabuzzando gli occhi quando
vedo che gli sta scivolando impercettibilmente lungo i fianchi.
Scuote i capelli, vi passa le dita con un
movimento lento e fluido, li solleva e li lascia ricadere.
Mi sta venendo la bava alla bocca.
-E’-hhhhhem!- , Mitzui che si schiarisce la voce
mi fa fortunatamente tornare in me.
Mi sta guardando senza dire niente, ma la sua
espressione parla al posto suo.
Stavo per perdere il controllo…
Perché mi fai questo effetto, Hanamichi…?
Anche lui mi sta guardando.
Chissà da quanto.
Riesco a sostenere lo sguardo ma, visto che
sento di stare per perdere di nuovo la testa, inclino il capo di lato e
leggermente all’indietro, con aria da strafottente, e con un “hn” gli passo di
fianco tamponandomi i capelli.
-Sei proprio cotto!- mi bisbiglia Hisashi.
-Vai al diavolo.- .
-Sai già come la pensiamo noi…allora?- accenna.
Si, lo so. LORO mi hanno consigliato di
rivelargli tutto.
Ma come diavolo posso rivelargli… TUTTO…???!!!!
-La fai facile.- .
-Ma almeno provaci, no? Hai intenzione di cont…-
-Falla finita.- , lo interrompo. E per fortuna,
basta questo per farlo smettere.
Facciamo entrambi un balzo quando sentiamo il
clangore del metallo interrompere il silenzio.
È Hanamichi che sta riempiendo di pugni il suo
armadietto.
Siamo tutti allibiti.
No, non gli è proprio passata.
-Hanamichi…- mormora Kogure.
-E’ un povero idiota…- commenta Akagi.
Che la pensi pure come vuole , ma non sopporto
che ad insultarlo sia qualcuno che non sia io.
-Basta fare il bamboccio. Sei cresciutello.-
intervengo.
-Cosa hai detto? Ritira subito!-
-Sei un bamboccio…- gli ripeto con la solita
faccia mongola di quando litighiamo.
-Davveeerooo???- mi chiede ghignando minaccioso a denti
stretti.
Quando gli arriva il solito pugno da parte di
Akagi fa finta di frignare con gesti teatrali da solito idiota:
-Ma perché, perché, perrrchhhè…! Sniff, sigh,
sob!-
ora che non fa l’idiota con Haruko, non mi
dispiace che lo faccia con noi. Anzi!
Bene, per oggi posso ritenermi soddisfatto.
Meglio sbrigarsi. Prima torno a casa, meglio è :
ho una fame pazzesca.
È da stamattina che non mangio!!!
Kami sama, che giornata!
Appoggiato contro il mobile della cucina guardo
fuori dalla finestra.
Il sole sta lentamente calando e le nuvole si
sono fatte più dense.
C’è un silenzio deprimente in casa mia.
Beh, d’altronde non c’è mai nessuno, a parte me
e il mio gatto.
Mi vengono in mente le gocce di latte cadute sul
pavimento stamattina e cerco il punto in cui le ricordavo.
Nessuna traccia.
Bravo Do’aho!
-Do’aho…? Micio-micio…? Hana…? Bravo, Do’aho,
vieni! Tu sì, che sei intelligente! Che contraddizione…se sei un do’aho… … …
come puoi essere intelligente…?- .
Oppperkami! Che discorsi insensati mi metto a
fare, adesso…!!
Parlare con un gatto!
Io!
Assurdo…!
Decido di uscire, non ho voglia di starmene
rintanato a casa senza sapere che fare!
Lascio uscire il gatto e chiudo la porta a
chiave.
L’aria della sera è fresca, nonostante ci sia
ancora il sole.
Sono quasi le sette.
Passeggio in silenzio ascoltando i suoni dei
miei passi mentre cammino sul marciapiede.
Ficco le mani in tasca.
Non ho più la divisa scolastica, mi sono vestito
un po’ più pesante… dei jeans neri e la felpa della tuta viola che porto
spesso.
Cammino senza pensare, fissando gli ultimi raggi
tiepidi del sole che penetrano tra il fogliame.
Alla fine sono uscito dal mio quartiere e ora mi
ritrovo a passeggiare sul ciglio della
strada che mi porta a scuola.
A destra posso vedere il mare.
Potrei anche andare in spiaggia! Non è una
cattiva idea!
Scendo lungo la scarpata scivolando a tratti
sull’erba che va pian piano diradandosi.
Mentre mi rialzo, lo sguardo mi scivola su una
figura che si sta sedendo a circa metà del pendio.
È l’ennesimo infarto della giornata.
Che diavolo ci fa Hanamichi qui!?!
Anche lui si accorge di me dopo aver fissato per
qualche minuto il sole di fronte a noi.
Sussulta impercettibilmente.
“impercettibilmente” da qui, che sono a circa
Lui, deve avere letteralmente saltato da seduto
dallo spavento, non appena mi ha visto!
Beh, ormai ci siamo scoperti, inutile scappare.
In uno stato semicosciente percepisco i miei
piedi che mi portano verso di lui.
Ha dei jeans blu e larghi a vita bassa –ma
allora lo fa apposta?- e una maglietta più stretta, che fa pendant con i
capelli e che fa brillare la sua carnagione abbronzata, arrotolata fino alle
spalle a mo’ di canottiera – sì, lo fa apposta!-.
Segue ogni mio movimento mentre, man mano, mi
avvicino.
Non riesco a decifrare con esattezza la sua
espressione.
Sembra scocciato, triste e incuriosito dalla mia
presenza contemporaneamente.
Una smorfia beffarda stampata in faccia
nonostante io gli legga tutt’altro negli occhi.
Non dico niente, lui nemmeno.
Ho intenzione di sedermi a 4 o
Okkkamisama……!!!
Calmacalmacalmacalmacalmacalma…
Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi. Sembra
funzionare.
Inspiro l’aria fresca lentamente ed espiro nello
stesso modo.
Inspiro ed espiro di nuovo. Riesco nell’intento.
Ascolto le onde del mare infrangersi contro i
massi accatastati più in basso di noi. Vedo mentalmente la spiaggia a un
centinaio di metri a sinistra.
Avendo gli occhi chiusi non mi accorgo di
Hanamichi che mi sta guardando sognante.
Mi piace il suono di queste onde che si
ricorrono e si inseguono all’infinito.
Schiudo piano le palpebre e distinguo delle nubi
che, di fronte a noi, perdono ciuffi di bianco, scompigliate dalla brezza.
Sakuragi appoggia la schiena a terra e chiude
gli occhi.
Sta sorridendo.
Chissà a che sta pensando.
O a CHI sta pensando.
Mi si rabbuia lo sguardo, a questo pensiero.
Di sicuro non a me.
Lui mi odia!
O forse no…? In fondo…è qui.
Con me.
Con me.
Con me!!
Non è scappato. Non è fuggito.
Non mi ha insultato. Non l’ ha ancora fatto, no.
Siamo vicini.
Mi è vicino.
Gli SONO vicino.
Senza picchiarci.
E sta sorridendo.
Sta sorridendo DAVVERO.
Non un sorriso beffardo o ebete.
È un sorriso vero. Dolce. Sincero. Mi sembra
felice. SUL SERIO. Erano giorni che non lo era.
Beh, a dire il vero non l’avevo mai visto felice
davvero.
In fondo, lo vedo sempre e solo a basket, e là o
si gasa come un cretino, o fa a botte con me, o proclama al mondo intero l’odio
viscerale che nutre nei miei confronti.
Ma lo fa sempre in modo teatrale.
Ora è sincero.
Davvero.
Sorrido. Sono felice anch’io. Veramente.
-Non ci credo…-
Sei tu a parlare.
Sei sorpreso ma continui a sorridere.
Un sorriso.
Il TUO sorriso.
Per me.
Distolgo lo sguardo.
-Hn?-
-Stai sorridendo…- il tuo sorriso rimane. Dolce.
È dolce…dolce, si.
…
…
-Anche tu.- è la prima volta che ti parlo
davvero.
O meglio, ti avevo gia fatto un discorso. Più
lungo di questo. Durante la partita contro…il Ryonan, mi pare.
Ti avevo detto ben 41 parole di seguito.
Me lo ricordo. Mi è rimasto impresso.
E te le avevo detto per spronarti.
Ma quello non era un dialogo.
Era un monologo.
È questa la differenza.
Poi me ne ricordo un altro ancora più lungo,
fatto una sera in palestra, dopo la sconfitta contro il Kainan.
Quello che aveva dato via a una mega rissa
durata fino all’esaurimento delle nostre forze
Vedo una barca. Sta andando al largo.
È distante. Sembra piccola. È grigio-azzurra. Le
vele ammainate. C’è una sola persona a bordo.
-Quel vecchio si fa un giro tutte le sere.
Tranne il giovedì. Parte alle 7.30 e rientra sempre alle
8.00…oggi è in anticipo di…uh…un quarto d’ora
esatto.- mi dice Hana guardando
l’orologio.
Sorpreso, alzo gli occhi e incrocio il suo
sguardo.
Mi stava guardando.
Hanamichi mi stava guardando…!
Altrimenti non
avrebbe potuto sapere che stavo guardando quell’imbarcazione.
Mi volto verso di lui. Sta ancora guardando
verso il molo.
Si sta tamburellando le dita sulla pancia (ha la
maglietta leggermente sollevata…) e quel ticchettio delle sue dita sui suoi
addominali mi ipnotizza.
Vorrei ci fossero le mie dita al posto delle
sue.
Lo guardo incantato.
Anch’io mollerò gli ormeggi e mi lascerò andare.
O almeno ci tenterò.
Ti svelerò, liberandolo, il mio desiderio, tutto
il mio amore, sempre frenato, trattenuto, perché si spenda, perché si consumi.
Con te.
Io e te.
Insieme.
E se tu non mi ami…non importa…
Sarò in grado di amare per tutti e due…
Perché io ti amo.
Davvero.
Più della mia stessa vita.
Perché
nel profondo della mia anima c'è inciso il tuo nome in caratteri di fuoco.
È
bello sentirti vicino.
Ti
voglio.
È
bello vedere il tuo sorriso.
Voglio
la tua bocca.
È
bello guardarti.
Voglio
il tuo corpo.
Ma
prima di tutto vorrei il tuo amore.
Perché
solo così sarei felice davvero.
Ed
è per questo che resisto dal chinarmi e baciarti con foga, alla tentazione di
sentirti sotto di me.
Vorrei
un futuro insieme a te.
Vorrei
sentirmi vivo con te, perché adesso sto solo esistendo.
TU
sei la mia vita.
-Già-
dici dopo qualche minuto.
…
…
-Perché?-
ti chiedo.
-Cosa..?-
-…non
parli.- riesco a dirti.
-E
tu?-
-Hn?-
-Da
quando in qua fai domande?-
Ti
rivolgo una rapida occhiata. stai sorridendo ancora.
Sei
irresistibile,sai?
-Che
avevi?- continuo.
-Quando?-
la tua voce diventa sospettosa.
-Oggi.-
specifico.
Nessuna
risposta, nemmeno una reazione.
-E
ieri-
-N…-
-E
l’altro ieri.-
-Niente.-
sbotti. Sei chiaramente nervoso. Forse ho esagerato. Mi dispiace. Ho rovinato
tutto.
-Come
vuoi.-
-…-.
-Scusa.-
ma che diavolo mi prende, stasera?
-Ehi,
Kitzune! Ma che hai stasera?-
Ecco,
appunto. Che fai? Leggi nel pensiero, adesso?
Il cielo è rosso sangue, ora, striato di viola,
mi sembra quasi di poterlo toccare con una mano.
Non rispondo.
-Non abbiamo ancora fatto a botte, oggi.- .
Hai ragione.
-Vuoi rimediare?- non volevo chiederlo, ma…
-No-
Non ci credo! Hai davvero detto così? Perché?
Dimmelo! Ti prego!
-Nemmeno io. Sono stanco.- mi limito a dire.
-E poi abbiamo già fatto abbastanza stamattina.
Direi che per oggi basta!-
-Per una volta, concordo…-
-Che fai? Sfotti?-
-Chi,io?-
-Ma allora te le vai a cercare!-
Con uno scatto di reni si rimette seduto.
È divertito, ma vedo i tendini tesi e i muscoli
delle sue braccia contratti, sempre pronto a colpire.
La sua essenza da teppista è decisamente
radicata in lui, a quanto vedo.
Mi sdraio, esattamente nello stesso modo in cui
era lui fino a due secondi fa.
Lo spiazzo.
Era il mio obiettivo.
Eri convinto che non mi sarei tirato indietro
all’idea di cominciare una rissa, ma ora che mi guardi dall’alto non sai che
fare, eh?
Ti osservo.
Sei fantastico.
Sembri un po’ rosso in viso, ma forse è solo
l’effetto del tramonto.
Ti rendi conto, almeno di quanto sei bello?
Di quanto sei speciale?
Di come non sono in grado di sciogliermi dalle
catene del tuo sguardo?
Vedo il pugno della tua mano che si allenta,le
tue pupille dilatarsi.
Steso così, di fianco a te, mi sento
vulnerabile.
Vorrei lasciare le mie mani abbandonate
sull’erba, ai miei fianchi.
Ma tremano.
E te ne accorgeresti.
Torno a guardarti e mi perdo di nuovo.
Non farei più ritorno…
Spalanchi un po’ gli occhi sorpreso.
E mi si mozza il fiato…
Un arco di fuoco si accende sull’orlo estremo
dell’orizzonte, e tutto intorno il mare avvampa d’oro. La luce colpisce gli alberi del viale alle
nostre spalle;le foglie si illuminano una dopo l’altra.
Scie luminose si riversano sull’erba,
serpeggiano sinuose lungo la tua pelle che risplende di luce propria; bagliori
di luce si insinuano seducenti tra i tuoi capelli, i tuoi occhi sfavillano.
La tua è una bellezza arcana, solare, angelica.
E io mi sento una nullità, di fronte a tutto
questo.
E mi sento di nuovo male.
Mi ritrovo seduto. Voglio andarmene.
Impazzirei, se restassi.
Adesso sono io l’idiota.
Vorrei confessarti tutto. Vorrei dirti…
Beh, lo sai.
No, che idiota, no che non lo sai!
Vedi? Sto impazzendo. Lo sapevo.
Non ho il
coraggio di espormi.
Sono un vigliacco.
Vigliacco. Vigliacco. VIGLIACCO!
Ma non finisce qui.
Perché SO che devo dirtelo.
E prima o poi lo farò.
Ne avrò il coraggio.
Perché credo che ognuno possa fare qualunque
cosa, se lo desidera intensamente.
Perché spero che tu possa donarmi un po’ del tuo
amore, visto che non è puro odio quello che provi per me.
L’ho capito stasera.
Perché voglio amore.
Il TUO amore.
Voglio sentire il mio cuore sciogliersi e voglio
vedere le stalattiti del mio ghiaccio spezzarsi e affondare nel fiume della
passione.
Della TUA passione.
Mi alzo e mi liscio i pantaloni.
Un vento
freddo mi solleva la giacca infilandosi
sotto la maglietta , facendomi rabbrividire.
Non ti guardo.
-Ore..?-
Chiedo per spezzare il silenzio.
Scusa..se parlo sempre il meno possibile.
-Le otto e dieci.- mi rispondi. Hai una voce stupenda.
E così siamo rimasti vicini per quasi due ore.
Ti ho guardato per quasi due ore!
Stento a crederci.
-Hn.- .
Mi volto e me ne vado.
Avrei voluto salutarti.
-Me ne vado anch’io. Si è fatto tardi.- sento
che dici.
Mi giro e vedo che ti sei alzato. Mi fai un
cenno di saluto col capo e senza aspettare una risposta ti metti a correre
risalendo la scarpata, scomparendo mentre rallenti il passo lungo il
marciapiede,
nella luce sgranata della sera che si avvicina
veloce.
Ti perdo di vista definitivamente al di là del
tenue bagliore dei lampioni appena accesi.
-Ciao.- rispondo finalmente mentre mi stringo
nelle spalle.
Mi volto e mi allontano nella direzione opposta.