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Autore: Angels Island    20/04/2005    0 recensioni
Rukawa e Hanamichi si amano reciprocamente, ma l’uno all’insaputa dell’altro. Riusciranno a svelarsi a vicenda i propri sentimenti, mettendo finalmente da parte orgoglio, insicurezza e vulnerabilità…?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Il solito suono terribilmente irritante che sento ogni mattina  mi fa sobbalzare.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Gemo e mi rannicchio sotto le coperte, intontito.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I IINNNNNNN!!!!!-

Mi giro nel letto e allungo un braccio verso il comodino avanzando a tentoni con le mani.

-DDDDDRRRRRRRI I I I I I I I I I –clunk-   - .

Prima impresa della giornata conclusa con successo: sono riuscito a spegnere la sveglia. Ad occhi chiusi. Beh, non che ci voglia un genio.

E a questo pensiero mi appare nella mente un’immagine.

Un rapido flash che svanisce in un istante: una testa rossa di mia conoscenza.

Chissà che aveva ieri. Lasciare così gli allenamenti… è inammissibile!

Ma, visto il comportamento che ha avuto per tutto il pomeriggio, probabilmente aveva le sue ragioni per farlo.

Ce ne vuole, per ridurre al tappeto un ragazzo esuberante come lui … deve affliggerlo qualcosa di serio, se è depresso a tal punto.

Hn… basta pensare a lui. L’ho già fatto fin troppo ieri.

E l’altro ieri.

E il giorno prima.

E quello prima ancora…

E..cazzo, BASTA!

Apro finalmente gli occhi, ma sono costretto a richiuderli subito per sfuggire alla violenza della luce.

Ce ne è troppa, stamattina, la percepisco anche attraverso le palpebre.

Devo avere  dimenticato le tapparelle alzate, ieri sera.

Mi volto in modo da dare le spalle alla finestra, raggomitolandomi, godendo ancora per qualche minuto questo tepore che mi avvolge e che dovrò presto abbandonare, se voglio evitare di andare a scuola in ritardo.

Dio, quanto vorrei che ci fosse lui, qui con me..!

Vorrei sentirlo vicino…

Vorrei sentirmi protetto nel suo abbraccio..

Vorrei godere sotto il suo tocco, crogiolarmi nel suo calore avvolgente…

Accarezzo il mio materasso come se lui vi fosse disteso, come se steso acconto al mio corpo vi fosse effettivamente quello di Hanamichi, forte, abbronzato, caldo e muscoloso, e non questo stupido lenzuolo su cui dormo da solo ogni notte.

Batto le palpebre e dagli occhi mi sgorgano alcune lacrime.

 

Come può succedere questo proprio a me, io che non piango mai…?

 

Per una volta sono fiero del mio ferreo autocontrollo, grazie al quale riesco a trarre un profondo sospiro e a concentrarmi sul da farsi.

Scosto il lenzuolo stropicciato e scendo pigramente dal letto.

Il freddo del pavimento sotto i piedi mi fa rabbrividire.

La mia bocca si riempie del sapore salato delle lacrime.

Esco da camera mia e cammino in mutande fino al bagno, portando con me la divisa scolastica appallottolata in una mano.

Mi lavo le mani con l’acqua fredda, dopodiché ficco la testa sotto il getto per svegliarmi all’istante ed evitare di rischiare d’addormentarmi ancor prima di uscire da casa.

Mi vesto e uscendo dal bagno il mio sguardo si posa sull’orologio appeso alla parete: cristo! È tardissimo! Mancano solo 6 minuti all’inizio della scuola! 6 dannatissimi minuti! Se penso che di solito me ne occorrono 10 per andare fin là in bici…cazzo, devo sbrigarmi! Sarà solo colpa di quell’idiota, se arriverò a scuola in ritardo! Mi fa perdere un casino di tempo!

Mi fiondo in camera a grandi passi e infilo alla rinfusa 6 libri in cartella.

Spero siano quelli giusti!

Mancano 5 minuti.

Scendo  le scale rischiando di scapicollarmi, attraverso il corridoio e mi precipito in cucina.

Prendo una manciata di Corn Flakes e me la ficco in bocca.

Riesco a trangugiarli solo grazie a qualche sorso di latte che ho tirato fuori dal frigo.

Ne cade qualche goccia sul pavimento.

Ci penserà il Do’aho a farle sparire.

Il mio gatto, s’intende.

Ecco la mia grandiosa colazione di stamattina.

4 minuti.

Agguanto la cartella che avevo abbandonato a terra, afferro il mazzo di chiavi e mi scaravento fuori.

Quasi mi dimentico di chiudere.

Inforco la bicicletta e monto in sella prendendo la rincorsa.

 

Sfreccio sotto la luce del sole sorto da poche ore, talmente rapido che i veicoli che mi passano a fianco sembrano andare terribilmente a rilento.

Un semaforo in fondo alla strada in discesa sta per diventare rosso ma, anziché rallentare, accelero. Non voglio interrompere il mio slancio e non voglio arrivare tardi a scuola. Magari riesco a vederlo prima di entrare in classe.

Mi chino per aumentare la velocità e trattengo il respiro in prossimità dell’incrocio.

 

Riesco a passare indenne.

Un’auto strombazza alle mie spalle mentre qualcuno mi urla se mi è andato di volta il cervello.

Sì, dev’essere così.

Pedalo talmente veloce che quasi non vedo la strada. Nella mia mente sento solo una voce che mi ripete ininterrottamente che devo arrivare in tempo.

La bici sussulta lungo i tratti di strada sconnessa.

Ancora poche centinaia di metri.

L’aria fresca sferza contro il mio viso.

Ecco, la scuola è dietro la curva.

Mi ricordo troppo tardi di rallentare e slitto svoltando, rischiando di travolgere un tizio che mi accorgo essere Youhei.

Se lui è qui, deve esserci anche il Do’aho, in giro!

Eccolo, infatti che mi si para davanti

-Ma che diavolo fai?! Guarda dove vai una buona volta, vacca bastarda!- .

Lo sbraita con quel suo solito tono da idiota che mi fa saltare i nervi ma che allo stesso tempo mi fa gioire dentro.

È bellissimo stamattina.

Come sempre, d’altronde.

Non voglio rovinare subito il suo bel faccino arrabbiato.

Perciò decido di non travolgerlo come tutte le mattine.

Ma ne terrò conto per oggi.

-Togliti di mezzo…- , gli dico gelido come al solito.

Spalanca gli occhi chiaramente stupito, e mi ci perdo in un istante che mi sembra eterno.

Riesce comunque a scansarsi appena in tempo e io, frenando e sbandando per un buon tratto, termino la mia corsa in fondo al cortile dove lascio la bici.

Vorrei voltarmi per vedere la sua espressione, ma non lo faccio nonostante la tentazione sia forte.

Hanamichi sta ancora sbraitando frasi incomprensibili nella mia direzione e la sua voce si perde mentre mi dirigo dentro la scuola per andare in classe.

 

Il suono della campanella mi risveglia dallo stato di torpore in cui sono finito dall’inizio delle lezioni.

Non sono neanche riuscito a dormire.

Pensavo a lui.

Alle sue imprese eroiche durante gli allenamenti e le partite,

alle sue figuracce quotidiane e innominabili,

alla sua spavalderia,

alla sua voce…

a tutti i momenti che ho vissuto e in cui c’è anche lui.

 

Maledizione, ho dimenticato sia la merenda sia il walk-man, oggi, e tutto per colpa sua!

Beh, vorrà dire che gli farò pagare anche questo durante la nostra immancabile rissa pomeridiana.

Esco dall’aula e mi dirigo verso la terrazza, il mio dormitorio quotidiano, sotto lo sguardo estasiato di una miriade di galline che starnazzano a bassa voce tra di loro indicando verso la mia direzione.

Che babbee… non le sopporto!

Arrivo davanti alla porta che dà accesso al terrazzo: è socchiusa.

Strano.

Di solito, quassù non viene mai nessuno. È per questo che ho scelto questo posto per dormire  in santa pace.

Apro comunque la porta per vedere se non c’è tanta gente. Non ho voglia di rinunciare al mio sonnellino. E oggi me lo merito a maggior ragione, visto che non l’ ho fatto in classe.

Avanzo di un passo e mi si mozza il fiato.

Lui e lì.

Solo per me.

Tutto per me.

Seh, come no. Magari, lo fosse.

Mi blocco.

Anche perché non riuscirei ad avanzare ad ogni modo: mi sento cedere le gambe.

È stupendo.

È addossato al balcone e sta guardando il giardino sotto di noi.

Il suo peso è scaricato su una gamba sola, l’altra è piegata, il ginocchio che sfiora il muretto.

I gomiti sulla ringhiera, il mento appoggiato al palmo della mano.

Ha qualcosa di diverso, oggi.

Lo guardo meglio e mi accorgo del particolare: non ha i capelli arruffati come al solito..!

Non capisco.

Non credevo avesse i capelli lisci.

Forse di solito li arruffa per assumere di più un’aria da teppista…

Mi sposto piano di lato e vedo finalmente il suo viso.

È angelico.

Un angelo di fuoco.

I capelli, che adesso sembrano più lunghi, fluttuano all’aria fresca che gli soffia sul viso abbronzato.

Alcune ciocche ribelli gli coprono gli occhi.

Ha un’espressione assente.

Con un gesto della mano si getta indietro i capelli e solleva il viso verso il pallido sole socchiudendo gli occhi.

Sembra pensare.

 

Hn, complimenti, Kaede, ottima deduzione!

 

Sbuffo, ridendo di me mentalmente.

E troppo tardi capisco di essermi scoperto.

 

Si volta.

Ha gli occhi un po’ lucidi.

Cos’è che ti fa stare così male…?

Non sai quanto vorrei consolarti… ma non  posso…non ci riesco… non so…come fare…

Mi guarda negli occhi con una strana espressione.

Prima è sorpreso, poi si rattrista, sembra arrabbiarsi e ora sospira.

 

Chi lo capisce è bravo…

 

Sono convinto che adesso mi dica dietro una delle sue solite battute idiote, accennando qualcosa in merito ai super diritti da supergenio, per mandarmi via.

E invece continua a fissarmi.

Lo vedo nervoso, incerto. Gli occhi socchiusi, poi spalancati e poi ancora socchiusi.

La bocca semiaperta.

Vorrei baciargliela.

Vorrei avvicinarmi e baciargliela.

Davvero.

Vorrei baciarlo.

VOGLIO baciarlo.

Baciarlo.

Baciarlo.

BACIARLO!

 

Muovo un passo verso di te.

Ma mi blocco. Non riesco a continuare.

Deglutisco a vuoto.

Sento caldo.

Molto caldo!

Le orecchie stanno diventando bollenti.

Devo essere diventato completamente rosso, ci scommetto un giorno di allenamenti.

So già che non riuscirò a muovere un altro passo.

Ma voglio sentire le tue mani su di me, il tuo corpo contro il mio, il tuo fiato unito al mio, la mia bocca contro la tua.

Voglio baciarti con tutto l’ardore e la passione che sono in grado di trasmetterti,

per farti capire quanto ti amo, per spiegarti a gesti ciò che non riesco a dirti a parole.

Per mostrarti in un solo istante tutte le passioni travolgenti che si stanno agitando dentro di me in questo momento, per farti capire quanto ti bramo e ti desidero.

Sono sbronzo, ubriaco di passione.

Ti amo con tutto me stesso, più del basket.

Quello che provo per esso, in confronto a questo, è un granello di sabbia nel deserto.

Ti amo, ti amo, ti amo.

Voglio stare con te.

Voglio stare con te.

Voglio stare con te.

VOGLIO STARE CON TE!!
Voglio vivere te.

Voglio vivere con te.

Voglio vivere DI te.

 

Voglio essere felice con te. Voglio litigare con te. Fare la pace con te.

Voglio sciogliermi con te, fondermi con te, bruciare con te!

Voglio abbracciarti, accarezzarti, coprirti di baci.

Ma soprattutto…

Vorrei essere capace di dirti tutto questo.

 

-Eh? Cos’è che dovresti essere capace di dirmi?-

Occcristo, devo aver pensato l’ultima frase ad alta voce!

Non so che ribattere.

Se provocarti o risponderti con una frase che ti lasci indifferente.

Ma ho una voglia indescrivibile di sentirti vicino.

Perciò scelgo la prima opzione.

-Niente.- , dico gelido.

Aspetto qualche secondo e aggiungo la vera risposta che lo riscuoterà: -Quanto sei idiota- .

Non devo aspettare più di tre decimi di secondo che la reazione che volevo da parte sua esplode.

-Brutta scrofa! Ma io ti disintegro! Ti cambio i connotati!- .

Si.

Vieni.

Toccami.

Prendimi.

Fammi tuo.

 

Fa per darmi un pugno ma io lo schivo.

Ha un espressione decisa, sicura e non più assente e depressa come era fino a poco fa. Bene. Perfetto. Era quello che volevo.

Mi incanto a guardare il suo sguardo fermo e i suoi capelli che ondeggiano ad ogni suo movimento.

Perso come sono a contemplarlo, non vedo partire il suo calcio che mi arriva dritto sullo stinco.

Fa male.

Ma lui è vicino. Ed è questo che importa adesso.

Lo vedo sorridere trionfante, indietreggiare socchiudendo gli occhi.

Poi avanza fulmineo e mi conficca una gomitata nello stomaco.

Non era molto potente, ma lo era abbastanza da farmi mancare il fiato.

Sembra quasi che non voglia esagerare, oggi.

Ad ogni modo non ho voglia di stare qui a subire per tutto il tempo.

Scatto in avanti e gli restituisco il pugno.

Lui fa altrettanto colpendomi nello stesso punto di prima.

Mi ha tolto il respiro.

 

Vorrei che lo facesse in un altro modo…

 

Sento che mi sto sbilanciando all’indietro.

Mentre cado riesco ad afferrare il suo polso, e trascino Hanamichi giù con me.

Con un colpo di reni mi ritrovo a cavalcioni sopra di lui.

E qui comincia la mia lotta interiore.

Sono seduto sulle sue cosce, appena sotto l’inguine.

Comincio a temere che possa rischiare di sentire il mio “amichetto” premere attraverso la stoffa dei pantaloni, ma sembra non essersene accorto.

Vorrei trasmettergli tutte le sensazioni che mi hanno pervaso ogni singola cellula fino a 16 secondi fa eppure mi rendo conto di alzare una mano e stringerla a pugno, pronto a colpirlo.

È la campanella, che annuncia che la ricreazione è finita, a fermarmi.

Abbasso lo sguardo arrossendo e mi nascondo sotto la lunga frangia voltando di lato la testa.

Mi scosto da lui, esito un attimo.

Poi mi alzo e mi allontano tornando finalmente a respirare e lasciandolo solo sul terrazzo.

 

 

-Forza muovete le chiappe!-  ci incita il capitano.

Ci stiamo allenando duramente. È in corso una partita.

Sto palleggiando pronto per sfrecciare e andare a canestro, quando mi si para di fronte Sakuragi.

-Levati Rukawa! È mia!- , ringhia.

-Scordatelo!- , è la mia risposta e passo la palla a un mio compagno di squadra.

-Ehi, passa qua! Tirami la palla!-  torna a urlare rivolto a Ryota.

-Sei troppo distante! Devi avvicinarti al canestro!-

Hana cerca di smarcarsi.

- Hanamichi, sta’ attento a quello che t’ho detto: fa’ attenzione  ai passi!-  gli ricorda Akagi.

Hana salta per prendere la palla lanciatagli da Miyagi:

-Sì!

Afferro la palla!

Atterro con tutti e due i piedi, così posso muovermi in ogni direzione!- ripassa sbraitando ad alta voce.

Si smarca:

-Piego le gambe.. e sssalto più in alto ke posssooooooooo!!!-

mi domando come faccia a saltare così in alto, più in alto di Akagi. A volte mi chiedo se non abbia delle molle sotto i piedi…

Proprio in questo momento sento aprirsi la porta della palestra: è quella babbuina della Haruko, la sorella del capitano.

Fosse la mia, di sorella, le tirerei il collo senza tanti problemi.

-Heilà,- , cantilena, - vi ho portato qualcosuccia da bere!- .

Hana lascia il campo senza terminare la sua azione e la palla rimbalza contro il tabellone.

Che azione sprecata.

Una buona volta che gli viene bene…

-Ciao Harukina! Hai visto ke elevazione?- gesticola indicando il campo,  -Sono un vero fenomeno, ho fatto un canestro immaaanso!- 

Ecco che comincia a fare l’idiota…

 

Kogure rientra con la palla: -Presa! Ora, tutti in attacco!- .

Vorrei richiamare Hanamichi, attirare la sua attenzione, ma ci pensa Takenori con uno dei suoi pugni, a risvegliarlo: -Non hai fatto canestro, ritardato!-  gli fa notare mentre Hana si massaggia la testa fumante.

-Sei stata molto gentile, Haruko, grazie!-  le dice Ayako.

Come diavolo fa a sopportarla?

-Di niente, figurati. Buon allenamento Hanamichi!-

Come osa parlare al mio Do’aho?

- Grazie! Senti, vuoi che ti accompagni da qualche parte?-  le dice lui di rimando continuando a fare la sua solita faccia da cretino.

Gli arriva in testa la sventagliata di Ayako: -Non hai ancora finito di giocare!- gli ricorda gelida.

-Allora, sei pronto a continuare?- ricomincia l’innominabile, spregevolissima sorella del capitano.

 

-Non devi neanche chiedermelo, sono al massimo della forma! HHAAHHAHHAHHAHHAAA!- la rassicura Sakuragi.

Perché diavolo non la pianta di usare quella stupida voce da idiota!!

Mi saltano i nervi quando fa l’imbecille in quel modo con lei!

Riprendo possesso della palla, corro verso il canestro, spicco un salto e faccio una “semplice” schiacciata.

-Rukawa è 1 campione..immaaanso..!- sento commentare Haruko.

Quella svenevole..volevo attirare l’attenzione di Hanamichi e invece ho ottenuto l’esatto contrario…

Devo rimediare.

Mi avvicino alla Akagi e a Sakuragi, e guardando lui mi torna in mente l’episodio di stamattina.

-Ohhohhohhohhooo…- la babbuina è completamente partita… però io la farei partire definitivamente molto volentieri, a suon di pugni e scazzottate, pur di tenerla lontana da Hanamichi!

-Torna in campo, ritardato!- gli dico.

-Ma vai al diavolo, impotente!-  mi risponde acido continuando a fare l’imbecille.

Mi sento squarciare, a queste sue parole,

Trapassare da parte a parte da una lama seghettata e ricurva, che non mi lacera la carne ma la parte più sensibile del mio animo…

Mi si stringe lo stomaco, sento una fitta atroce al petto e crollerei a terra se non fossi abituato a celare da una vita le mie sensazioni.

Ma perché non capisci?

Perché non riesci a capire quello che provo per te?

Sei   davvero   un ritardato.

Sei L’UNICO,…… che non l’ha capito!

Strizzo gli occhi per riprendermi e, guardandomi intorno da sotto la frangia, vedo infatti Mitzui, Kogure, Akagi e Myiagi che, preoccupati, mi scrutano cercando di non darlo a vedere.

Tranquilli, ragazzi, so resistere a lungo, io.

Ma, a dire il vero, non so per quanto riuscirò a sopportare questa situazione.

 

-Ora si sta sbrodolando…-  sento Hana che dice demoralizzato, mentre guarda la sua “Harukina cara”…

-Tutti in posizione e questa volta concentratevi!-  ci riprende Akagi.

Un coro di “forza!” “Vai ragazzi!” “Andiamo!” e “Si!” si leva in palestra mentre riprendiamo la partita.

 

Gli allenamenti sono finiti.

Di solito mi fermo un’altra oretta, ma oggi non me la sento.

Non ho la nessunissima intenzione di lasciarmi sfuggire la paradisiaca visione di un Do’aho che si spoglia!

Entro negli spogliatoi e mi manca un battito: il mio sguardo viene rapito dai muscoli guizzanti e imperlati di sudore della schiena di Hanamichi, che si sta togliendo la maglia.

Ce l’ho a due metri di distanza e non posso fare niente..

Impazzirò presto, se vado avanti così.

Fortuna che riesco a controllarmi; fossi come Hanamichi, a quest’ora avrei un’espressione da puro maniaco stampata sul volto!

Mi rendo conto che è tornato malinconico.

Credevo si fosse ripreso, visto il suo temperamento di oggi

Gli  passo di fianco per poter andare a farmi una doccia (breve, così posso rimirarmelo il più tempo possibile, stasera!) e, casualllmeeeeeeeeente, gli sfioro la spalla sinistra, rischiando pertanto di avere un collasso e ritrovandomi a pensare che, forse, l’autocontrollo che sono convinto di avere non è poi così tanto ferreo…

 

Quando esco, l’infarto lo rischio sul serio, non appena vedo l’aspetto di Hanamichi:

E’ uscito esattamente quando l’ho fatto io ed è terribilmente, incredibilmente, esageratamente bello!

È avvolto da una nuvola di vapore che lo fa sembrare quasi etereo..è ancora completamente fradicio e la luce che si riflette su di lui si rincorre provocante lungo i suoi muscoli ben scolpiti.

Ha un telo intorno alle spalle, i capelli bagnati sul viso, lucido d’acqua.

Il respiro comincia a farmisi affannoso…

Ha un asciugamano arancio –gli sta benissimo!- ..hem,hum…uhh…c-coooorrtoooooo….avvolto intorno alla vita che, ormai umido fino all’ultimo atomo di fibra, lascia ben poco all’immaginazione…

Deglutisco a vuoto strabuzzando gli occhi quando vedo che gli sta scivolando impercettibilmente lungo i fianchi.

Scuote i capelli, vi passa le dita con un movimento lento e fluido, li solleva e li lascia ricadere.

Mi sta venendo la bava alla bocca.

-E’-hhhhhem!- , Mitzui che si schiarisce la voce mi fa fortunatamente tornare in me.

Mi sta guardando senza dire niente, ma la sua espressione parla al posto suo.

Stavo per perdere il controllo…

 

Perché mi fai questo effetto, Hanamichi…?

 

Anche lui mi sta guardando.

Chissà da quanto.

Riesco a sostenere lo sguardo ma, visto che sento di stare per perdere di nuovo la testa, inclino il capo di lato e leggermente all’indietro, con aria da strafottente, e con un “hn” gli passo di fianco tamponandomi i capelli.

-Sei proprio cotto!- mi bisbiglia Hisashi.

-Vai al diavolo.- .

-Sai già come la pensiamo noi…allora?- accenna.

Si, lo so. LORO mi hanno consigliato di rivelargli tutto.

Ma come diavolo posso rivelargli… TUTTO…???!!!!

-La fai facile.- .

-Ma almeno provaci, no? Hai intenzione di cont…-

-Falla finita.- , lo interrompo. E per fortuna, basta questo per farlo smettere.

Facciamo entrambi un balzo quando sentiamo il clangore del metallo interrompere il silenzio.

È Hanamichi che sta riempiendo di pugni il suo armadietto.

Siamo tutti allibiti.

No, non gli è proprio passata.

-Hanamichi…- mormora Kogure.

-E’ un povero idiota…-  commenta Akagi.

Che la pensi pure come vuole , ma non sopporto che ad insultarlo sia qualcuno che non sia io.

-Basta fare il bamboccio. Sei cresciutello.- intervengo.

-Cosa hai detto? Ritira subito!-

-Sei un bamboccio…- gli ripeto con la solita faccia mongola di quando litighiamo.

-Davveeerooo???-  mi chiede ghignando minaccioso a denti stretti.

Quando gli arriva il solito pugno da parte di Akagi fa finta di frignare con gesti teatrali da solito idiota:

-Ma perché, perché, perrrchhhè…! Sniff, sigh, sob!-

ora che non fa l’idiota con Haruko, non mi dispiace che lo faccia con noi. Anzi!

Bene, per oggi posso ritenermi soddisfatto.

Meglio sbrigarsi. Prima torno a casa, meglio è : ho una fame pazzesca.

È da stamattina che non mangio!!!

 

Kami sama, che giornata!

Appoggiato contro il mobile della cucina guardo fuori dalla finestra.

Il sole sta lentamente calando e le nuvole si sono fatte più dense.

C’è un silenzio deprimente in casa mia.

Beh, d’altronde non c’è mai nessuno, a parte me e il mio gatto.

Mi vengono in mente le gocce di latte cadute sul pavimento stamattina e cerco il punto in cui le ricordavo.

Nessuna traccia.

Bravo Do’aho!

-Do’aho…? Micio-micio…? Hana…? Bravo, Do’aho, vieni! Tu sì, che sei intelligente! Che contraddizione…se sei un do’aho… … … come puoi essere intelligente…?- .

Oppperkami! Che discorsi insensati mi metto a fare, adesso…!!

Parlare con un gatto!

Io!

Assurdo…!

Decido di uscire, non ho voglia di starmene rintanato a casa senza sapere che fare!

Lascio uscire il gatto e chiudo la porta a chiave.

L’aria della sera è fresca, nonostante ci sia ancora il sole.

Sono quasi le sette.

Passeggio in silenzio ascoltando i suoni dei miei passi mentre cammino sul marciapiede.

Ficco le mani in tasca.

Non ho più la divisa scolastica, mi sono vestito un po’ più pesante… dei jeans neri e la felpa della tuta viola che porto spesso.

Cammino senza pensare, fissando gli ultimi raggi tiepidi del sole che penetrano tra il fogliame.

 

Alla fine sono uscito dal mio quartiere e ora mi ritrovo a passeggiare sul  ciglio della strada che mi porta a scuola.

A destra posso vedere il mare.

Potrei anche andare in spiaggia! Non è una cattiva idea!

Scendo lungo la scarpata scivolando a tratti sull’erba che va pian piano diradandosi.

Mentre mi rialzo, lo sguardo mi scivola su una figura che si sta sedendo a circa metà del pendio.

È l’ennesimo infarto della giornata.

 

Che diavolo ci fa Hanamichi qui!?!

Anche lui si accorge di me dopo aver fissato per qualche minuto il sole di fronte a noi.

Sussulta impercettibilmente.

“impercettibilmente” da qui, che sono a circa 50 metri da lui.

Lui, deve avere letteralmente saltato da seduto dallo spavento, non appena mi ha visto!

Beh, ormai ci siamo scoperti, inutile scappare.

In uno stato semicosciente percepisco i miei piedi che mi portano verso di lui.

Ha dei jeans blu e larghi a vita bassa –ma allora lo fa apposta?- e una maglietta più stretta, che fa pendant con i capelli e che fa brillare la sua carnagione abbronzata, arrotolata fino alle spalle a mo’ di canottiera – sì, lo fa apposta!-.

Segue ogni mio movimento mentre, man mano, mi avvicino.

Non riesco a decifrare con esattezza la sua espressione.

Sembra scocciato, triste e incuriosito dalla mia presenza contemporaneamente.

Una smorfia beffarda stampata in faccia nonostante io gli legga tutt’altro negli occhi.

Non dico niente, lui nemmeno.

Ho intenzione di sedermi a 4 o 5 metri da lui, ma, a quanto pare, i miei piedi oggi vogliono essere partecipi della mia vita e decidono al posto mio la giusta lontananza: una settantina di centimetri.

Okkkamisama……!!!

Calmacalmacalmacalmacalmacalma…

 

Chiudo gli occhi cercando di rilassarmi. Sembra funzionare.

Inspiro l’aria fresca lentamente ed espiro nello stesso modo.

Inspiro ed espiro di nuovo. Riesco nell’intento.

Ascolto le onde del mare infrangersi contro i massi accatastati più in basso di noi. Vedo mentalmente la spiaggia a un centinaio di metri a sinistra.

Avendo gli occhi chiusi non mi accorgo di Hanamichi che mi sta guardando sognante.

Mi piace il suono di queste onde che si ricorrono e si inseguono all’infinito.

Schiudo piano le palpebre e distinguo delle nubi che, di fronte a noi, perdono ciuffi di bianco, scompigliate dalla brezza.

Sakuragi appoggia la schiena a terra e chiude gli occhi.

Sta sorridendo.

Chissà a che sta pensando.

O a CHI sta pensando.

Mi si rabbuia lo sguardo, a questo pensiero.

Di sicuro non a me.

Lui mi odia!

O forse no…? In fondo…è qui.

Con me.

Con me.

Con me!!

Non è scappato. Non è fuggito.

Non mi ha insultato. Non l’ ha ancora fatto, no.

Siamo vicini.

Mi è vicino.

Gli SONO vicino.

Senza picchiarci.

E sta sorridendo.

Sta sorridendo DAVVERO.

Non un sorriso beffardo o ebete.

È un sorriso vero. Dolce. Sincero. Mi sembra felice. SUL SERIO. Erano giorni che non lo era.

Beh, a dire il vero non l’avevo mai visto felice davvero.

In fondo, lo vedo sempre e solo a basket, e là o si gasa come un cretino, o fa a botte con me, o proclama al mondo intero l’odio viscerale che nutre nei miei confronti.

Ma lo fa sempre in modo teatrale.

Ora è sincero.

Davvero.

Sorrido. Sono felice anch’io. Veramente.

-Non ci credo…-

Sei tu a parlare.

Sei sorpreso ma continui a sorridere.

Un sorriso.

Il TUO sorriso.

Per me.

Distolgo lo sguardo.

-Hn?-

-Stai sorridendo…- il tuo sorriso rimane. Dolce. È dolce…dolce, si.

-Anche tu.- è la prima volta che ti parlo davvero.

O meglio, ti avevo gia fatto un discorso. Più lungo di questo. Durante la partita contro…il Ryonan, mi pare.

Ti avevo detto ben 41 parole di seguito.

Me lo ricordo. Mi è rimasto impresso.

E te le avevo detto per spronarti.

Ma quello non era un dialogo.

Era un monologo.

È questa la differenza.

Poi me ne ricordo un altro ancora più lungo, fatto una sera in palestra, dopo la sconfitta contro il Kainan.

Quello che aveva dato via a una mega rissa durata fino all’esaurimento delle nostre forze

Vedo una barca. Sta andando al largo.

È distante. Sembra piccola. È grigio-azzurra. Le vele ammainate. C’è una sola persona a bordo.

-Quel vecchio si fa un giro tutte le sere. Tranne il giovedì. Parte alle 7.30 e rientra sempre alle

8.00…oggi è in anticipo di…uh…un quarto d’ora esatto.-  mi dice Hana guardando l’orologio.

Sorpreso, alzo gli occhi e incrocio il suo sguardo.

Mi stava guardando.

Hanamichi mi stava guardando…!

Altrimenti non  avrebbe potuto sapere che stavo guardando quell’imbarcazione.

Mi volto verso di lui. Sta ancora guardando verso il molo.

Si sta tamburellando le dita sulla pancia (ha la maglietta leggermente sollevata…) e quel ticchettio delle sue dita sui suoi addominali mi ipnotizza.

Vorrei ci fossero le mie dita al posto delle sue.

Lo guardo incantato.

Anch’io mollerò gli ormeggi e mi lascerò andare. O almeno ci tenterò.

Ti svelerò, liberandolo, il mio desiderio, tutto il mio amore, sempre frenato, trattenuto, perché si spenda, perché si consumi.

Con te.

Io e te.

Insieme.

E se tu non mi ami…non importa…

Sarò in grado di amare per tutti e due…

Perché io ti amo.

Davvero.

Più della mia stessa vita.

Perché nel profondo della mia anima c'è inciso il tuo nome in caratteri di fuoco.

È bello sentirti vicino.

Ti voglio.

È bello vedere il tuo sorriso.

Voglio la tua bocca.

È bello guardarti.

Voglio il tuo corpo.

Ma prima di tutto vorrei il tuo amore.

Perché solo così sarei felice davvero.

Ed è per questo che resisto dal chinarmi e baciarti con foga, alla tentazione di sentirti sotto di me.

Vorrei un futuro insieme a te.

Vorrei sentirmi vivo con te, perché adesso sto solo esistendo.

TU sei la mia vita.

-Già- dici dopo qualche minuto.

-Perché?- ti chiedo.

-Cosa..?-

-…non parli.-  riesco a dirti.

-E tu?-

-Hn?-

-Da quando in qua fai domande?-

Ti rivolgo una rapida occhiata. stai sorridendo ancora.

Sei irresistibile,sai?

-Che avevi?- continuo.

-Quando?- la tua voce diventa sospettosa.

-Oggi.- specifico.

Nessuna risposta, nemmeno una reazione.

-E ieri-

-N…-

-E l’altro ieri.-

-Niente.- sbotti. Sei chiaramente nervoso. Forse ho esagerato. Mi dispiace. Ho rovinato tutto.

-Come vuoi.-

-…-.

-Scusa.- ma che diavolo mi prende, stasera?

-Ehi, Kitzune! Ma che hai stasera?-

Ecco, appunto. Che fai? Leggi nel pensiero, adesso?

Il cielo è rosso sangue, ora, striato di viola, mi sembra quasi di poterlo toccare con una mano.

Non rispondo.

-Non abbiamo ancora fatto a botte, oggi.- .

Hai ragione.

-Vuoi rimediare?- non volevo chiederlo, ma…

-No-

Non ci credo! Hai davvero detto così? Perché? Dimmelo! Ti prego!

-Nemmeno io. Sono stanco.- mi limito a dire.

-E poi abbiamo già fatto abbastanza stamattina. Direi che per oggi basta!-

-Per una volta, concordo…-

-Che fai? Sfotti?-

-Chi,io?-

-Ma allora te le vai a cercare!-

Con uno scatto di reni si rimette seduto.

È divertito, ma vedo i tendini tesi e i muscoli delle sue braccia contratti, sempre pronto a colpire.

La sua essenza da teppista è decisamente radicata in lui, a quanto vedo.

Mi sdraio, esattamente nello stesso modo in cui era lui fino a due secondi fa.

Lo spiazzo.

Era il mio obiettivo.

Eri convinto che non mi sarei tirato indietro all’idea di cominciare una rissa, ma ora che mi guardi dall’alto non sai che fare, eh?

Ti osservo.

Sei fantastico.

Sembri un po’ rosso in viso, ma forse è solo l’effetto del tramonto.

Ti rendi conto, almeno di quanto sei bello?

Di quanto sei speciale?

Di come non sono in grado di sciogliermi dalle catene del tuo sguardo?

Vedo il pugno della tua mano che si allenta,le tue pupille dilatarsi.

Steso così, di fianco a te, mi sento vulnerabile.

Vorrei lasciare le mie mani abbandonate sull’erba, ai miei fianchi.

Ma tremano.

E te ne accorgeresti.

Torno a guardarti e mi perdo di nuovo.

Non farei più ritorno…

Spalanchi un po’ gli occhi sorpreso.

E mi si mozza il fiato…

Un arco di fuoco si accende sull’orlo estremo dell’orizzonte, e tutto intorno il mare avvampa d’oro.  La luce colpisce gli alberi del viale alle nostre spalle;le foglie si illuminano una dopo l’altra.

Scie luminose si riversano sull’erba, serpeggiano sinuose lungo la tua pelle che risplende di luce propria; bagliori di luce si insinuano seducenti tra i tuoi capelli, i tuoi occhi sfavillano.

La tua è una bellezza arcana, solare, angelica.

E io mi sento una nullità, di fronte a tutto questo.

E mi sento di nuovo male.

Mi ritrovo seduto. Voglio andarmene.

Impazzirei, se restassi.

Adesso sono io l’idiota.

Vorrei confessarti tutto. Vorrei dirti…

Beh, lo sai.

No, che idiota, no che non lo sai!

Vedi? Sto impazzendo. Lo sapevo.

Non  ho il coraggio di espormi.

Sono un vigliacco.

Vigliacco. Vigliacco. VIGLIACCO!

Ma non finisce qui.

Perché SO che devo dirtelo.

E prima o poi lo farò.

Ne avrò il coraggio.

Perché credo che ognuno possa fare qualunque cosa, se lo desidera intensamente.

Perché spero che tu possa donarmi un po’ del tuo amore, visto che non è puro odio quello che provi per me.

L’ho capito stasera.

Perché voglio amore.

Il TUO amore.

Voglio sentire il mio cuore sciogliersi e voglio vedere le stalattiti del mio ghiaccio spezzarsi e affondare nel fiume della passione.

Della TUA passione.

Mi alzo e mi liscio i pantaloni.

Un  vento freddo mi solleva la giacca  infilandosi sotto la maglietta , facendomi rabbrividire.

Non ti guardo.

-Ore..?-

Chiedo per spezzare il silenzio.

Scusa..se parlo sempre il meno possibile.

-Le otto e dieci.-  mi rispondi. Hai una voce stupenda.

E così siamo rimasti vicini per quasi due ore.

Ti ho guardato per quasi due ore!

Stento a crederci.

-Hn.- .

Mi volto e me ne vado.

Avrei voluto salutarti.

-Me ne vado anch’io. Si è fatto tardi.- sento che dici.

Mi giro e vedo che ti sei alzato. Mi fai un cenno di saluto col capo e senza aspettare una risposta ti metti a correre risalendo la scarpata, scomparendo mentre rallenti il passo lungo il marciapiede,

nella luce sgranata della sera che si avvicina veloce.

Ti perdo di vista definitivamente al di là del tenue bagliore dei lampioni appena accesi.

-Ciao.- rispondo finalmente mentre mi stringo nelle spalle.

Mi volto e mi allontano nella direzione opposta.

 

  
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