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Autore: Arsax    12/11/2017    1 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 10


Erano passate due settimane da quella e-mail e ancora Dimitri non aveva scoperto nulla di nuovo a riguardo. Non dovevo essere sorpreso dal comportamento di mio padre e della mia famiglia, ma sperai ogni giorno che il piano di Dimitri potesse funzionare. Non volevo perdere la mia principessa ora che l'avevo finalmente trovata. Non sarebbe stato né mio padre né la mia famiglia ad allontanarmi da lei, o peggio a costringermi a ucciderla. Piuttosto sarei morto.
Era arrivata la festa del nostro fidanzamento e ancora non avevo avuto occasione per parlare in privato con Dimitri. Prima c'era stata la prova col sarto per l'abito che avrei indossato quella sera, poi l'incontro con mio padre che mi aveva chiesto un resoconto dettagliato di ciò che era successo in quel mese. Aveva voluto sapere tantissime cose, ma gliene avevo nascoste altrettante. Avevo fatto finta che di Serena non mi importasse assolutamente nulla e rimase compiaciuto dalla mia impassibilità.
-Non farti ingannare. L'amore è molto insidioso, ma è uno strumento potente se usato nel modo giusto.- aveva detto mio padre prima di avviarci al castello Vidrean.
Quando entrai nella sala dei ricevimenti, rimasi stupito dell'egregio lavoro che Serena aveva compiuto con le finanze. Il castello Vidrean era ritornato al suo splendore originario e non ero l'unico a pensarla in quel modo.
Vidi Serena da lontano e la trovai nuovamente meravigliosa. Ogni volta che la vedevo non riuscivo a non pensare a quanto fosse bella e a come riuscisse a mozzarmi il fiato ogni volta.
La raggiunsi, le misi una mano sulla schiena e le baciai una guancia, per far capire a tutti i presenti che lei era la mia donna e che nessuno doveva osare avvicinarsi più del dovuto o l'avrei distrutto. Ciò valeva non solo per tutti gli uomini presenti nella sala, ma anche per la mia famiglia. Non avrei permesso a nessuno dei miei “parenti” di torcerle un singolo capello.
-Finalmente ti ho trovata. Sono tutti piacevolmente sorpresi per il lavoro che hai svolto.- dissi sorridendo.
-L'ho notato da come guardavano l'argenteria.- rispose facendomi ridere di gusto.
Serena si guardò intorno, rivolgendo uno sguardo colmo di sfida alle giovani dame nubili, come a sfidarle di avvicinarsi a me. Anche lei, nonostante non volesse ammetterlo a se stessa, rivendicava qualche diritto su di me e la cosa mi fece piacere.
-Non vedo mio padre.- dissi scrutando la folla. -Tu l'hai visto?
Mi aveva detto che Lucian aveva richiesto di parlargli urgentemente e si erano rinchiusi in una delle numerose camere del castello, ma mi sembrava molto strano che non si fosse ancora fatto vedere.
-No, ho salutato quasi tutti, ma lui non l'ho visto.
-Non importa, lo troveremo.- risposi sorridendole.
“Tanto meglio. Non ronzerà intorno a Serena più del necessario” pensai. Più mio padre stava lontano dalla mia principessa e meglio era, per lui.
-Ti va di ballare?- le chiesi, desiderando stringerla a me.
-Certo.
Andammo a ballare e notai, con certo stupore, che gli amici di Serena, che erano presenti a quella serata, le stavano facendo gesti molto strani che all'inizio non capii.
-I tuoi amici ti stanno facendo gesti che...- mi bloccai e capii.
Quei gesti erano tutto fuorché innocenti. Fortunatamente per noi, la maggior parte dei vampiri presenti era completamente all'oscuro del significato di quei gesti, dato che o erano centenari o non frequentavano molto il mondo degli umani.
Serena poggiò la fronte sulla mia spalla colma di rassegnazione e anche per non farmi vedere che era arrossita. I suoi amici risero a crepapelle e riservò loro uno sguardo di fuoco. Le presi il viso con due dita e la costrinsi a guardarmi.
-Per usare uno dei vostri strani termini, i tuoi amici ci... shippano?- domandai alzando un sopracciglio.
-Potrei farli arrestare e mandare nelle segrete. In questo momento non mi sembra una cattiva idea.- disse ironica e io scoppiai a ridere.
-Ho mandato vampiri nelle segrete per molto meno. A quindici anni, ho fatto arrestare un servitore perché l'avevo sentito darmi del viziato.- le raccontai.
-E aveva ragione!
Risi nuovamente a quella pungente, ma amichevole battuta. Stavo per aprire bocca per risponderle a dovere, come facevamo molto spesso ultimamente, quando nella sala una domestica entrò urlando a squarciagola. Aveva il lembo della gonna sporco di sangue.
Serena si avvicinò assieme allo zio e io li seguii a ruota. Serena le chiese cosa fosse successo, ma ancora prima che la domestica terminasse la frase, sia io che Serena corremmo immediatamente fuori dalla sala. I principi non correvano mai se non per questioni di massima urgenza e quella lo era.
Aprii la porta e rimasi di ghiaccio. Serena si avvicinò e anche lei restò pietrificata. Sul pavimento della camera, c'era il corpo di mio padre con un buco in mezzo al petto e gli occhi sbarrati che fissavano il soffitto. Accanto a lui c'era Alin Vidrean, col paletto ancora gocciolante del sangue di mio padre.
Le guardie e qualche ospite curioso ci avevano raggiunti. Avrei dovuto ordinare a tutti i presenti di andarsene e di preparare il corpo di mio padre per il funerale, ma non riuscivo a muovermi.
Serena ordinò alle guardie di arrestare Alin Vidrean in rumeno perfetto, disse allo zio di far allontanare gli invitati e nella stanza restammo solo noi e il corpo ancora caldo di mio padre.
Mi inginocchiai accanto a lui e gli abbassai le palpebre con due dita. Mi sembrava la cosa più giusta da fare. Dovevo essere dispiaciuto, dovevo essere triste per aver perso mio padre, ma proprio non ce la facevo. Anzi mi sentivo sollevato. Ero libero, dopo venticinque anni ero completamente libero. Ero libero di poter fare le mie scelte, di provare qualunque emozione volessi sapendo che non avrei mai più ricevuto punizioni da lui. Perché non riuscivo a essere dispiaciuto per la sua morte?
Sentii una rabbia cieca crescermi addosso. Una furia che mai avevo provato prima, ma perché? Ce l'avevo con Alin Vidrean? Mi aveva liberato, eppure mi sentivo così infuriato con lui.
Mi alzai di scatto e mi diressi a passo di carica verso la porta.
-Che cosa vuoi fare?- chiese Serena afferrandomi per un braccio.
Mi liberai dalla sua presa con uno strattone e ignorai deliberatamente la sua domanda. Continuai ad avanzare verso la porta. Avevo un istinto omicida che mai avrei pensato di provare. Volevo uccidere Alin, in quel preciso istante.
Serena corse verso la porta e si buttò contro di essa per impedirmi di uscire.
-Fammi passare. Potrei non rispondere delle mie azioni.- dissi minaccioso, senza guardarla negli occhi.
-Vuoi andare da Alin e distruggerlo, è vero?
La guardai negli occhi e notai che era abbastanza spaventata. La stavo spaventando e non volevo, ma non riuscivo a placare la mia furia. Pensava che volessi vendicare mio padre, be'... non lo sapevo nemmeno io. Sapevo solo che era giusto che io reagissi in quel modo e non riuscivo a controllare quella strana e contraddittoria furia.
-Se ti azzardi a farlo, ti giuro che ti prendo a schiaffoni. Non puoi fare una cosa simile. Ti uccideranno. Stabiliremo un processo e verrà distrutto per aver compiuto un tale gesto.- mi minacciò.
Non credevo che avrebbe cercato di fermarmi, anzi ero convinto del contrario. Senza di me non sarebbe stata più costretta a sposarmi e sarebbe stata finalmente libera. Possibile che mi si fosse affezionata?
Quel che successe in seguito non me l'aspettai. Mi prese la testa e la posò sulla propria spalla, iniziando ad accarezzarmi i capelli. Quel semplice gesto d'affetto donato da lei mi sciolse il cuore e scacciò tutta la rabbia. La strinsi forte e la incastrai tra il mio petto e la porta, sperando che non si spaventasse e non lo fece. Continuò ad accarezzarmi i capelli senza smettere un attimo e riuscivo a sentire il suo cuore galoppare.
“Allora ci tiene un po' a me” pensai staccandomi da lei e guardandola più tranquillo.
Provai ad abbozzare un sorriso per farle capire che stavo meglio.
-Grazie.- sussurrai. -Ma non dirlo in giro, ne va della mia reputazione.- aggiunsi con tono altezzoso.
-Certo che no, principe Stefan.- rispose sorridendomi timidamente.
Mi sistemò il papillon e le pieghe che si erano formate sulla mia giacca. Per la prima volta mi parve davvero che fossimo due fidanzati.
-Io sono con te.- disse per rassicurarmi e io annuii.
Chiamai due servi per far preparare il corpo di mio padre e tornammo nella sala, invitando tutti i presenti ad andarsene, fatta eccezione per i membri del Consiglio, che si sarebbero riuniti in una riunione straordinaria.
Dovevamo decidere come procedere, quando fissare il processo di Alin Vidrean e quando il funerale di mio padre. Dovevamo dare il tempo che la notizia della morte di mio padre si spargesse in ogni angolo del globo, anche perché i vampiri non usavano molto Internet e non esistevano giornali. Solo le voci di corridoio avrebbero permesso alla notizia di arrivare ovunque.
Quando fummo riuniti nella sala della udienze del castello Vidrean, non mi persi in convenevoli inutili e dissi a tutti i presenti ciò che avevo stabilito.
-Il funerale si terrà tra una settimana esatta, per fare in modo che la notizia della morte di mio padre arrivi ovunque. Per il processo, io e la principessa Serena abbiamo deciso di compiere delle indagini approfondite per trovare delle prove attendibili.
Un mare di proteste si levò nella sala, ma me lo immaginavo. Io e Serena litigavamo e discutevamo molto spesso, ma su una cosa eravamo entrambi d'accordo: il metodo di indagine dei vampiri era antiquato e mancante di prove concrete. Una voce di corridoio, falsi testimoni e giuria corrotta erano le sole cose presenti nelle indagini. Ora che mio padre era morto, avrei deciso io cosa era meglio per il clan Lovinescu.
-Non è sufficiente aver trovato Alin Vidrean macchiato di sangue e col paletto ancora in mano?- chiese Lucian scioccato.
Faceva finta che la morte di Ionut lo addolorasse, ma ero convinto che in quel momento stesse solo pensando a se stesso. Chi l'avrebbe protetto ora che non c'era più mio padre?
Prima che potessi formulare mentalmente una risposta, Serena mi anticipò attirando l'attenzione di tutti i presenti.
-Vogliamo rinnovare i metodi di indagine e di processo, poiché sono molto medievali e infondati. Io e il principe Stefan ne abbiamo parlato a lungo ed entrambi siamo d'accordo.
-Voi volete soltanto difendere Alin Vidrean e trovare un modo per scagionarlo, visto che fa parte della vostra famiglia.- la accusò Lucian. -La morte di un Lovinescu non vi tocca per niente, anzi vi compiace sapere che il nostro re è morto per mano di un Vidrean!
Non potevo permettere che Serena venisse trattata in quel modo. Aprii la bocca per rispondere a dovere a Lucian, ma Serena mi anticipò nuovamente. Si alzò di scatto dalla sedia, rovesciandola, e puntò il suo sguardo di fuoco verso Lucian. Strinse con forza uno dei ventagli appartenuti alla madre, che non mancava mai di portare a ogni apparizione ufficiale, e lo puntò verso mio “zio” colma d'ira.
-Come osi? Pensi che la morte di Ionut Lovinescu, un grande e potente sovrano, non mi importi solo perché non fa parte della mia famiglia? Pensi che io voglia favorire la mia famiglia e il mio clan?! Io non sono come te. Gli omicidi mi disgustano, che siano di vampiri, di mezzosangue o di umani. Io e il principe Stefan vogliamo rinnovare il metodo giuridico perché pensiamo sia antiquato, senza prove concrete e corrotto! Con uno stupido e infondato pettegolezzo, si potrebbe spargere la voce che sia stato tu a programmare il suo omicidio, o peggio che sia stato proprio tu a distruggerlo!- rispose con rabbia.
Il labbro superiore tremava, segno che stava cercando di non ringhiargli contro per non far scoprire a tutti che era sprovvista di canini, ma Lucian mi parve lo stesso molto intimorito e rabbioso. Ero convinto che avrebbe fatto di tutto per fargliela pagare, anche perché Lucian poteva serbare rancore per decadi.
-Voi non volete essere accusati per un crimine che non avete commesso solo perché è stata messa in giro una voce, vero?- chiese pacatamente a tutto il Consiglio, guardandoli uno ad uno negli occhi, e questi scossero la testa. -Allora per tutelare tutti, bisogna cambiare metodologia. La testimonianza della mia domestica e il sangue sugli abiti e sul paletto di Alin sono prove molto importanti, da non tralasciare assolutamente, ma vogliamo essere completamente sicuri prima di prendere una decisione.
Fui orgoglioso della mia principessa. Si era dimostrata una sovrana degna e giusta ed ero convinto che avesse guadagnato più punti in suo favore, infatti tutti i vampiri presenti, fatta eccezione per Lucian, la guardavano con più rispetto e timore.
-Direi che la mia futura sposa ha spiegato perfettamente le nostre intenzioni. Ricordate che la principessa Serena entrerà a far parte della nostra famiglia, così come noi entreremo a far parte della sua, e nessuno vuole favorire nessuno. Lucian, la prossima volta che osi rivolgerti a lei come hai fatto poco fa, ti spedisco nelle segrete all'istante.- lo minacciai con uno sguardo freddo come il Polo Sud e lo vidi sbiancare e deglutire rumorosamente.
In tutti quegli anni mi aveva punito assieme a mio padre, ma ora che non c'era più non mi sarei fatto nessuno scrupolo a incolparlo di tradimento o a sbatterlo nelle segrete. Era finita la pacchia e doveva rassegnarsi. Il nuovo sovrano in carica ero io.
Alla fine della riunione, tutti i presenti furono d'accordo con noi e stavamo per concludere, quando una delle guardie entrò nella sala correndo.
-Principe Stefan, principessa Serena. Chiedo scusa per la brusca interruzione, ma Alin Vidrean intende confessare.
-Direi che il nuovo metodo di indagine non sarà testato oggi.- affermò Lucian a bassa voce, facendo ridacchiare qualche vampiro intorno a lui.
Lo fulminai con lo sguardo e si zittì all'istante. Serena si avvicinò a me e mi fece cenno di abbassarmi, per poter conferire senza farci sentire dagli altri membri del Consiglio.
-Dobbiamo parlarci io e te, per capire se la sua confessione è volontaria o meno. Purtroppo ho capito come funzionano le cose e non vorrei che qualche membro del Consiglio possa averlo influenzato in qualche modo.
-Temo che tu abbia ragione, Serena. C'è la possibilità che sia stato influenzato, ma con una confessione possiamo fare ben poco. Dovremo affidarci alla sua parola.- risposi rassegnato.
-Lo interrogheremo io e te, senza nessun altro. Se ci andassi da sola, qualcuno potrebbe pensare che stia cercando di coprirlo e di farlo scagionare, come ha detto poco fa tuo zio Lucian, ma se venissi con me nessuno avrà nulla da ridire.
Ci pensai qualche istante e annuii convinto.
-Andremo a interrogarlo immediatamente.- annunciai e tutti i presenti annuirono con approvazione, avviandosi verso la porta della sala. -Ma saremo solo io e la principessa Serena.
Un brusio di sorpresa si levò alto, ma almeno Lucian ebbe la decenza di non fiatare. La minaccia di spedirlo nelle segrete era più che fondata. Prese la parola Damian Vidrean.
-Se posso chiedere, perché volete interrogarlo senza di noi?
-Per essere sicuri che la sua confessione non sia influenzata da nessuno.- iniziai. -Io voglio trovare l'assassino di mio padre, così come lo vuole la principessa Serena. Lei però non vuole giustiziare un innocente, cosa che condivido in pieno, ed entrambi vogliamo avere la più totale sicurezza che a scontare la pena sia proprio il colpevole.
Senza dare ulteriori spiegazioni, misi una mano sulla schiena di Serena e la condussi verso la porta. Feci un cenno a un paio di guardie e queste iniziarono a condurci verso le segrete del castello Vidrean.

Scendemmo numerose scale per un tempo che parve interminabile. L'aria si fece più umida, fredda e asfittica. I lunghi corridoi stretti e asfittici erano perfetti per incutere timore ai prigionieri.
Serena rabbrividì e notai che aveva le spalle scoperte, così mi tolsi la giacca del completo e gliela posai sulle spalle.
Più tardi avrei parlato con Dimitri per informarlo di ogni cosa. Avevo chiesto che ci raggiungesse al castello e avevo bisogno di conferire con lui. Volevo che ricoprisse anche la carica di mio consigliere. Lui sarebbe stato in grado di aiutarmi a guidare il mio regno con giustizia. Avrebbe fatto le scelte più giuste per il nostro clan e non l'ameba come aveva fatto Lucian per tutta la sua vita.
Sapevo che aveva delle informazioni per me, riguardo ai piani che aveva architettato mio padre e volevo sapere chi della mia famiglia fosse coinvolto. Lucian? Tutti?
Arrivammo alla cella dov'era rinchiuso Alin Vidrean, un piccolo quadrato con un po' di paglia in un angolo e una branda di legno marcio. Aveva i vestiti laceri e sporchi di sangue e fu visibilmente sorpreso di vedere che c'eravamo solo io e la principessa. Si avvicinò alle sbarre e guardò Serena confuso.
-Prima che tu ce lo chieda, siamo venuti solo noi per essere sicuri che nessuno influenzi la versione della tua confessione.- dissi autoritario. -Ora parla.
Alin guardò intensamente Serena e lessi nel suo sguardo che era spaventato, ma pronto a subire la punizione che gli avremmo inflitto.
-Ho dovuto farlo, principessa. Per il vostro bene e per quello di tutti noi.- rispose deciso.
-Perché?- domandai duramente.
-Perché l'unica cosa che Ionut Lovinescu voleva era il potere e affermava che la principessa Serena non fosse adatta per regnare. Stava anche progettando di ucciderla! Principessa, l'ho fatto solo per proteggervi, credetemi!
Allungò le mani verso Serena, ma non potevo permettere che quel verme viscido la toccasse e mi frapposi fra loro due. Gli torsi malamente le braccia, facendo echeggiare il suono delle ossa delle sue braccia rotte in tutte le segrete.
-Non osare toccarla, verme!
-Era un gran bastardo e sono contento di averlo fatto fuori!- urlò scoppiando a ridere come un pazzo. -Ho difeso la mia principessa e ora sono pronto a morire, perché ho fatto ciò che ogni suddito dovrebbe fare: proteggere il proprio sovrano.
Serena guardò Alin a occhi sbarrati. Io non ero sorpreso più di tanto all'apprendere quella notizia. Erano due settimane che ero a conoscenza delle intenzioni di mio padre, ovvero uccidere Serena, e sentirlo uscire dalla bocca di qualcun altro non mi sorprese più di tanto.
-Hai le prove di ciò che dici?- chiese Serena con voce bassa, ma ferma.
-L'ho sentito discutere con qualcuno questa sera, ma non sono riuscito a riconoscerlo. Ionut progettava di uccidervi prima del matrimonio col principe Stefan, così il vostro regno sarebbe caduto in disgrazia. Ci sarebbero state guerre per il potere tra Vidrean e Von Ziegler e quando i due clan sarebbero stati troppo provati da queste continue lotte, allora Ionut avrebbe attaccato per conquistare tutto. Non voleva rispettare il patto!
-Hai le prove?- ripetei duramente, ma Alin scosse lentamente la testa.
-L'udienza si terrà tra un paio di giorni e sai già quale sarà la pena per questo reato.
Condussi Serena lontano dalle segrete. Non era abituata a tutta quella violenza e doveva essere piuttosto stanca e spaventata, così decisi di condurla in camera sua. Aveva bisogno di riordinare i pensieri e farsi un bagno caldo, ma quando ci trovammo nel corridoio principale del castello, mise una mano sul mio braccio.
-Ho bisogno di parlarti.- disse.
Mi trascinò in camera propria e ordinò alla guardia di allontanarsi per lasciarci da soli, in perfetto rumeno. Si sedette sul letto e mi restituì la giacca. Era davvero esausta.
-Noto con piacere che sei migliorata molto in rumeno.- dissi accennando un sorriso.
-Mi sono sforzata di imparare almeno le frasi necessarie per dare gli ordini alle guardie e alla servitù. Parolacce a parte, so solo poche frasi.- rispose con un'alzata di spalle.
-Ad esempio?
Mi disse qualcosa che aveva a che fare con la mamma e mi ritrovai a ridere; almeno aveva una buona pronuncia. Mi sedetti accanto a lei e sciolsi il papillon, immaginando già di cosa volesse parlarmi.
-I vampiri possono soffrire di disturbi mentali?- chiese tormentandosi le pellicine delle dita, vizio che aveva quando era nervosa.
-E' possibile, se passano tanto tempo senza bere sangue. Stai pensando a quello che ha detto Alin Vidrean, vero?
-Insomma... non ho avuto occasione di conoscere a fondo tuo padre, ma non penso che potesse arrivare a questo punto.
Mi ritrovai a ridere senza allegria. Non conosceva affatto mio padre ed ero contento che non l'avesse conosciuto.
-Ha ragione Alin: mio padre era un bastardo. E non mi sorprenderebbe sapere che avesse intenzione di ucciderti, ma non ce l'avrebbe fatta.- risposi, nascondendole in parte la verità.
-P-perché?- domandò sorpresa.
-Perché gliel'avrei impedito.
Ero totalmente sincero in quel momento, ma anche molto amareggiato. Potevo solo immaginare fino a che punto avrebbe potuto spingersi mio padre per accentrare il potere nel clan Lovinescu.
-E come? Uccidendolo? Ma era tuo padre.- protestò sorpresa.
-Sì, è vero, ma era molto, troppo assetato di potere. Non mi sorprenderebbe nemmeno sapere che dopo essersi sbarazzato di te, sarebbe toccato a me essere distrutto.
-Uccidere il proprio figlio? Come si può?- domandò basita.
-Sono solo il frutto di un matrimonio combinato. Mi ha addestrato come un guerriero, non mi ha cresciuto come un figlio. Io per lui ero solo uno strumento di guerra pari a un paletto, ma era mio padre e continuerò a rispettarlo, nonostante tutto.
Poteva anche essere quello il suo piano. Ero solo uno strumento per guadagnare il controllo su tre clan di vampiri molto potenti. Probabilmente dopo aver ucciso Serena, sarebbe toccato a me.
L'avevo sempre deluso e avevo cercato di renderlo orgoglioso di me per tutta la vita, eseguendo i suoi ordini in maniera impeccabile. Forse era quello il suo scopo: fare in modo che io diventassi una sua pedina nel vano tentativo di guadagnarmi il suo affetto, per poi essere eliminato quando non gli sarei più servito. Dovevo parlare assolutamente con Dimitri.
-A ogni modo- iniziò Serena. -ciò che ha fatto Alin non può restare impunito. Abbiamo la sua confessione e non mi pare che non beva sangue da tempo, quindi direi che l'indagine può finire qui.
-Sono d'accordo. Ora però mi conviene tornare al mio castello, domani sarà una giornata impegnativa tra la riunione del Consiglio e l'organizzazione del funerale.
-Perché non resti qui stanotte? Ti faccio preparare una camera.- propose.
Era così premurosa che quasi mi fece innervosire. Non avevo bisogno della sua pena. Quella serata era strana, perché la sua premura mi innervosiva?
-Non provare pena per me. È una cosa che non mi si addice e che non sopporto.
-Io non provo pena per te.- ribatté con sincerità. -E' solo che ti vedo molto provato e non ho intenzione di farti fare tutta quella strada adesso. Domani tornerai a casa e ti aiuterò, anche perché senza di me non riusciresti a fare molto.- aggiunse ironicamente facendomi ridacchiare.
-Come desiderate, principessa Serena.- risposi prendendole la mano e baciandogliela. -Buonanotte, mia principessa.
-'notte.
Una domestica mi condusse alla camera assegnatami e all'interno ci trovai Dimitri. Era una gioia rivederlo e andai ad abbracciarlo calorosamente.
-Stefan, ho appena saputo di tuo padre e sono corso subito qui. Stai bene?- domandò preoccupato.
-Sto bene.- borbottai sedendomi sul divano. -E' solo che... mi sento sollevato e non dovrei.
Dimitri mi guardò confuso e poi comprese. Si sedette accanto a me e mi mise una mano sulla spalla.
-Stefan, non hai niente da incolparti. Tuo padre non è stato uno stinco di santo, in particolar modo con te. Ti ha torturato nella mente e nel corpo per tutta la vita e...
-Non dirmi che è normale sentirsi così perché non lo è.- lo interruppi duramente. -Era mio padre. Nonostante tutto lui era mio padre. Dovrei essere dispiaciuto e invece...
Non riuscii a terminare la frase e mi presi la testa fra le mani. Dimitri mi dette un paio di pacche sulla schiena nel tentativo di consolarmi, ma fu inutile.
-Non pensarci. È normale. Chiunque si sentirebbe sollevato sapendo morto il proprio aguzzino. È vero, era tuo padre, ma non si è mai comportato come tale. So che penserai alle mie parole, ma non devi colpevolizzarti, chiaro?- affermò e io annuii, anche se non ero del tutto convinto.
Dimitri si alzò e mi guardò deciso.
-Ora passiamo alle cose serie. Ho scoperto che tuo padre voleva uccidere la principessa prima del vostro matrimonio. Voleva che si innamorasse di te ed è per questo che era così impaziente. Tolta di mezzo la principessa, i suoi regni sarebbero caduti nel caos e poi avreste potuto conquistare tutto facilmente. Il piano di riserva era ucciderla dopo il vostro matrimonio.- spiegò Dimitri e mi ritrovai a tirare un sospiro di sollievo.
Non avrebbe più potuto fare del male a nessuno, ma sapevo che le informazioni non erano finite lì.
-Quasi tutti i membri della tua famiglia che sono presenti nel Consiglio sanno di questo piano e faranno di tutto per portarlo a termine.- aggiunse.
-Ora sono io in carica e non permetterò che ciò accada. Vorrei anche che diventassi mio consigliere.
-E Lucian?- domandò sorpreso, ma onorato di quella proposta.
-Andrà a fare l'ameba da qualche altra parte.- risposi senza dargli troppa importanza.
-Il mio primo consiglio da consigliere, è quello di non sottovalutare Lucian. Ha l'appoggio di tutta la tua famiglia e anche se è stupido, sono certo che ha qualche carta coperta da giocare. Fa' attenzione.
-Grazie. Per tutto.- dissi accennando un sorriso.
-Puoi ringraziarmi presentandomi quella Erica di cui scrivevi tanto.- rispose ridacchiando.
  
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