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Autore: Its a beautiful day    12/11/2017    0 recensioni
Dopo la partenza di Zayn che l'ha distrutta, Giorgia prova ad andare avanti.
Conosce un nuovo amico, Jacob, che diventa subito importante per lei.
Quando sembra stia per riprendersi dal baratro in cui era caduta, Zayn torna da lei, e la sua vista viene sconvolta ancora.
Proveranno a costruire qualcosa insieme, fino a quando qualcosa di terribile accade alla coppia.
È così l'inizio della fine.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Giorgia 
Quando mi volto a guardare l'ora, sono circa le nove. Non ho dormito molto stanotte.
Sono stata sempre allerta, per controllare Zayn.
Quando l'ho sentito gridare il mio nome, e un tonfo per terra, mi sono quasi sentita male: sono corsa da lui, e l'ho trovato in preda ad una crisi, mentre respirava a fatica.
Non sapevo che avesse delle crisi, non mi aveva mai accennato a questo fatto. E quando mi sono ritrovata davanti a questa situazione, ero completamente nel panico. Non avevo idea di cosa fare, e la cosa migliore mi è sembrata lasciare che lui mi abbracciasse, mettendo da parte tutta la rabbia che provavo, e tutt'ora provo, nei suoi confronti.
Ciò che mi ha detto, non l'ho dimenticato. Il dolore causato dal suo giudizio è stato solo accantonato.
Non mi muovo dal letto, per evitare di incontrare Zayn. Fisso il soffitto, mentre la luce del sole si infila attraverso i buchi della tapparella.
Scorro il dito lungo il posto vuoto accanto a me, ricordando tutto ciò che è successo in questo letto: dalle litigate, ai giochi. I momenti di passione, alternati ai momenti teneri, quelli in cui stai abbraciata a lui, ma non fai assolutamente niente. Ti fai cullare dal suo respiro e dal suo profumo, mentre con la testa fantasichi su una possibile vita con lui.
Ne abbiamo passate tante, in poco tempo, ed è così strano.
La maniglia si abbassa lentamente, e serro gli ochi, facendo finta di dormire.
Zayn si avvicina con passo lento al grosso letto matrimoniale. Ci si siede sopra, passandomi una mano sul viso.
"Ehi" sussurra "Dormi?" non rispondo

"Sei così bella quando dormi sai? Forse questo non te l'ho mai detto, ma era sottinteso ovviamente. Mi dispiace per la parole di ieri sera. Ero incazzato. Incazzato per il semplice fatto che mi odio come persona, e immaginarti come me, mi ha portato ad odiarti un po'. O meglio, ad incazzarmi con te" sospira

"Non volevo insultarti e soprattutto, non penso che tu sia una puttana. Beh se tu sei una puttana, allora io sono San Frncesco" mi muovo leggermente, cercando di nascondere un sorriso

"Davvero, scusami. Vorrei potessi sentire queste cose, così che tu capisca che sono davvero pentito" si avvicina per darmi un bacio

"Le parole restano anche se ti penti" aggiungo, spostandomi verso il lato del letto

"Hai sentito tutto?" 

"Sì"

"Mi dispiace"

"è una parola che diciamo un po' troppo spesso, non credi?" mi volto

"Hai ragione" abbassa la testa 

"Le tue parole mi hanno ferita molto" mi accovaccio

"Lo so. Io.. lo so"

"Ti dispiacerebbe riportarmi a casa?" so che questo lo distrugge, ma ho bisogno di stare un po' da sola, per pensare.

"Perché?" sgrana gli occhi

"Ho bisogno di stare sola, almeno per un po' "

"Puoi stare sola qui"

"Non penso che tu sappia il significato di 'voglio stare sola'. E diciamo che essere a casa tua non mi aiuta"
Stare sola, a casa del mio ragazzo, mi è completamente impossibile

"Possiamo parlare ancora" si avvicina

"No, non ora" mi alzo barcollando dal letto.
Mi infilo le ciabatte, e prendo i miei vestiti. Entro in bagno, chiudendo la porta a chiave. Discutere con lui, di prima mattina, è estenuante.
Mi rinfresco la faccia, lavandomi con dell'acqua fredda. Mi sciacquo la bocca, sperando che aiuti a far passare l'alito pesante dovuto alla nottata.
Quando esco, sono vestita e pronta per andare.
"Allora vuoi davvero tornare a casa?"

"Sì, almeno fino a stasera" 

"D'accordo" sospira.
Prende le chiavi della macchina, e si sposta per farmi passare. Supero la stretta porta, che conduce alle scale dela garage e inizio a scenderle, infilandomi le mani nelle tasche della felpa.
Mi posiziono davanti all'auto, mentre aspetto che la apra.


Pov. Zayn
Cammino il più lentamente possibile, in modo che abbia tutto il tempo di cambiare idea.
È in attesa, impaziente. Ha la braccia incrociate, e un espressione scocciata sul viso.
Ed ecco che ne combinata un'altra delle mie: sono il tipico individuo autolesionista, quello che si fa del male da solo. 
Avevamo raggiunto una stabilità, che io più volte ho interrotto, ed eccoci al primo punto di rottura. Direi a tempo di record.
"Hai spesso quei.. attacchi?" mi chiede

"Cosa?"

"Attacchi di panico. Quello di ieri sembrava un attacco di panico"

"Io, no. Mai avuti, è stata la prima volta"

"Oh" aggiunge "Puoi aprire?" indica la macchina

"Certo" spingo il bottone sul telecomando, e le luci lampeggiano illuminando il garage
Salgo al lato del guidatore, l'osservo agganciarsi la cintura, per poi cominciare a fissare davanti a lei, senza voltare mai lo sguardo.
Penso che non riesca a guardarmi, perché sa che se dovesse incontrare il mio sguardo, cederebbe.
Perché cederebbe, no?
Metto in moto ed esco dal garage.
Guido lentamente per le strade, che ovviamente sono poco trafficate. Il che non aiuta.
"Non sei un tipo che corre tu?" chiede scocciata

"Non c'è fretta oggi" mi volto a guardarla. Mette il broncio, mordendosi il labbro per evitare di parlare e nella macchina sprofonda nuovamente il silenzio.
Quel silenzio assordante che mi fa pensare e analizzare ogni singolo errore. 
Quel silenzio che urla tutta la rabbia di Giorgia.
Quel silenzio, che silenzio non è.
Arriviamo davanti a casa di Giulia, e scende dalla macchina
"Ti chiamo poi" 

"D'accordo" annuisco. Sbatte la portiera e si avvia verso la casa.
C'è solo una persona a cui posso chiedere aiuto, per quanto mi costi ammetterlo.
Riparto sgommando, dirigendomi verso la casa di quell'idiota del migliore amico della mia ragazza.

   
 
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