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Autore: Piperilla    13/11/2017    1 recensioni
Le storie sono belle, ma la vita vera è un'altra cosa: si nasconde agli angoli delle strade, negli appartamenti anonimi, nelle periferie, e quando va in pezzi, ti dilania come le schegge di una granata.
Questo Vera lo sa bene: piena di ferite e di demoni con cui convivere, ha smesso di illudersi. La vita è crudele, meschina, e senza giustizia.
Anche Vittorio lo sa, ma non se ne cura: dopo vent'anni passati seguendo passione e vocazione, tutto quello che ha realizzato gli si sta sgretolando tra le mani. La vita è dura, irriconoscente, e ha un pessimo senso dell'umorismo.
La vita spesso fa schifo: è questo che pensa Vera mentre si domanda se le cose andranno mai meglio.
La vita a volte è proprio una stronza: è questo che si dice Vittorio mentre si chiede se valga la pena di ricostruire quelle macerie.
La risposta che entrambi si danno è no: ormai pieni solo di rabbia e amarezza, l'unica cosa che riescono a fare è usarle come spinta per alzarsi al mattino. Se lo tengono stretto, tutto quel veleno che gli scorre nelle vene.
Almeno finché qualcuno non glielo tirerà fuori a forza e gli ricorderà che esiste anche altro oltre la rabbia.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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In quella tiepida notte di primavera, Vera pensò che non poteva desiderare altro dalla vita. Aveva ventiquattro anni, una laurea presa da poco e si era appena qualificata per i campionati nazionali di ginnastica artistica; in più una delle sue migliori amiche, Giulia, solo un’ora prima aveva partorito una splendida bambina ed erano entrambe in buona salute, nonostante la gravidanza non fosse stata delle più semplici.
   Alle tre del mattino lei e Noemi – l’altra migliore amica sua e di Giulia – salirono nella vec­chia Seicento bianca della seconda.
   «Sono così felice che non dormirò fino a dopodomani» esclamò estatica Vera mentre si al­lacciava la cintura di sicurezza.
   «Anche i quattro caffè che abbiamo bevuto nell’attesa hanno la loro colpa» ridacchiò Noemi, imitando Vera prima di mettere in moto.
   Mentre Noemi si immetteva nelle strade deserte, Vera prese il proprio cellulare e quello dell’amica e inviò due messaggi identici ai rispettivi genitori. «Ho detto che saremo a casa tra una mezz’ora, così possiamo andare tranquille e non si preoccupano».
   «Ben fatto» approvò l’altra.
   Avevano imboccato la Tiburtina; erano ormai vicino casa e parlavano ancora di Giulia, quando un SUV che avanzava nella direzione opposta imboccò la loro carreggiata contromano attraverso un varco nel guardrail di cemento e le colpì in pieno.
   L’ultima cosa che Vera vide furono i fari che le andavano incontro.

   
 
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