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Autore: _viola02_    14/11/2017    3 recensioni
Dal testo:
"Leo Valdez guardò con odio il suo nuovo liceo. Era il quarto, ed era solo al secondo anno.
Sperava ardentemente di andarsene il prima possibile, ma pur di sfuggire a LEI preferiva sorbirsene un altro.
*************
L'edificio era in fiamme.
Leo guardava la sua casa bruciarsi, senza poter fare niente.
Perché sapeva di essere stato lui la causa dell'incendio"
Genere: Azione, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 9 - Corse, incontri e svenimenti


Nel capitolo precedente:

I pensieri di Piper andarono a Leo.
Sperava veramente che un po' di pace lo calmassero, e soprattutto che lo facessero tornare il ragazzo spensierato che aveva conosciuto: Leo le mancava.
«Torna presto» sussurrò, guardando la direzione che l'amico aveva preso «Torna da noi, Leo Valdez»



Quando Leo si svegliò, si sentì subito spaesato. Era in una stanza spoglia, cupa e sporca, e tutto ciò che si trovava all'interno era sudicio: probabilmente la camera non veniva pulita da tempo.
Il letto su cui aveva dormito, per di più, aveva il materasso più duro che avesse mai provato, ed era abbastanza sicuro che fosse abitato da cimici, dato il pizzicorio che si sentiva sulla pelle.
Leo fece un sorriso amaro.
Tutto in quella stanza si intonava alla sua vita, che non poteva essere più squallida, più vuota e più inutile.
Alzandosi per fare una doccia, ripensò al giorno prima.
Subito dopo la sua "Nuova Grande Fuga" aveva vagato per Manhattan, girando per stradine deserte e cunicoli sotterranei, ed infine si era messo cercare un passaggio per la metropolitana.
Una volta trovato, era salito a sbafo su un Express (e quando era uscito aveva ringraziato tutti gli dei esistenti per non aver trovato il controllore), ed era poi sceso nel Bronx.
Lì, aveva percorso la solita strada ed era arrivato al Terry's Motel, motel che conosceva ormai da due anni e dove era diventato cliente abituale. Dean, il padrone, non si era mostrato sorpreso alla sua comparsa e gli aveva dato le chiavi della stanza 32 senza fiatare.
Ed ecco perché si trovava lì.
Ormai finita la doccia, Leo si sdraiò sul letto, prendendo il suo cellulare.
Come tutte le mattine, aprì Leo Maps e si mise a studiare la situazione.
Forse, anche se non programmata, la sua fuga non era stata negativa.
LEI era troppo vicina per poter rimanere a Manhattan ancora a lungo.
Se non fosse scappato il giorno prima, probabilmente avrebbe dovuto farlo a breve, quindi non doveva rimpiangersi troppo.
"Non avessi fatto la figura del pazzo, almeno..." si ritrovò a pensare. Lui non voleva che i suoi AMICI (sì, aveva deciso: loro erano amici e basta. Ci teneva troppo) lo credessero uno psicopatico, lo pensavano già in troppi.
E già ques...
Biiip biiip biiip, bip biiip bip, bip biiip.
«Merda!» esclamò, mentre si alzava di scatto e cominciava a vestirsi: aveva pochissimo tempo. Se il telefono aveva suonato in quel modo significava che LEI era riuscita a trovarlo. E lo stava venendo a prendere.
Appena fu pronto (cioè neanche un minuto dopo), si affacciò dalla finestra del motel, calcolando quanti metri stavano tra lui e il pavimento.
Sette, forse otto. Troppo per un salto.
Senza neanche pensare corse alla finestra affacciata sull'altro lato del palazzo, sempre cercando un buon modo per scendere, anche saltando da un balcone all'altro.
Niente. Neanche da lì era fattibile.
Stava per arrendersi all'evidenza (sarebbe stato catturato di sicuro!), quando si accorse che delle scale antincendio scendevano dal retro.
Corse immediatamente fuori dal monolocale, e si precipitò nel corridoio cercando la porta che portava alle scale; trovata, scassinò la serratura e finalmente uscì.
Stando bene attento a non ruzzolare (rotolare giù per le scale fa perdere come minimo un cinque minuti, senza contare che poi non si riesce a correre bene; in poche parole, se fosse caduto sarebbe stato preso sicuramente), fece le scale in tempo da record e ricominciò a correre, cercando di mettere più strada possibile tra lui e LEI.
Nel mentre, guardava preoccupato il puntino rosa sul cellulare, che non accennava a mollare quello blu.
Svolta l'angolo, corri fino alla prossima via, gira a destra, muovi le gambe più velocemente...
Leo non riusciva a pensare ad altro: doveva solo correre.
Quando ormai stava finendo il fiato, si accorse che LEI si era finalmente fermata. Ciò diede la carica giusta a Leo per continuare a correre: più distanza metteva tra loro più aveva possibilità di non venire preso.
Ritornò con gli occhi alla cartina della sua app, e notò con entusiasmo che girato l'angolo alla fine della via che stava percorrendo c'era un'entrata per la metropolitana.
Tutto preso dalla speranza di salvezza non fece caso ai due ergumeni davanti a lui, e si stupì non poco quando la sua corsa si fermò all'improvviso. «Ma che...??» urlò, sentendo i suoi piedi sollevarsi e due prese forti sulle sue braccia.
Ovviamente (in qualunque film che si rispetti c'è questa scena) una mano gli bloccò la bocca, e i due tizi lo portarono in una via laterale.
Leo cominciò a lottare per liberarsi, e a tirare calci a qualunque cosa gli si portasse a tiro, ma una voce familiare lo fece immobilizzare.
«Leo, Leo, Leo... Vedo che non sei cambiato in questi anni! Ancora testardo, sfuggevole e furbo, già.. Però questa volta lo sono stata di più!»
Leo si girò lentamente, come se dovesse prepararsi alla vista che avrebbe dovuto sopportare.
Davanti a lui, con tutto il suo metro e ottanta, una Gea in tuta e pistola lo guardava sghignazzando.
Leo fece per parlare, ma era ancora bloccato dalla mano del tipo alla sua destra e perciò il risultato fu un mugugno strozzato.
«Lascialo parlare, Efialte, voglio sentire cosa ha da dire» ordinò lei, con una luce divertita negli occhi.
Il tizio fece come gli era stato detto (anche se non gli mollò il braccio), e Leo finalmente poté parlare. Squadrandola, la provocò: «Furba tu, Gea? Io sono riuscito a sfuggirti per ben due anni, altro che spia internazionale! Sei solo una psicopatica che gioca a fare un lavoro non suo»
«Certo, una psicopatica! Lo sai che hai potuto girare per l'America solo per mia GENTILE concessione? Come se non mi fossi accorta della cimice che mi avevi attaccato alla tuta...
Io so tutto della tua FANTASTICA app, ho hackerato il tuo programma e ho mandato false coordinate. Tu non sei mai stato libero, ti controllavamo 24 ore su 24»
A Leo si congelò il sorriso.
Lei sapeva della cimice, e lo sapeva dall'inizio. Gli ultimi due anni erano stati solo finzione.
Non aveva scelto niente, probabilmente tutto ciò che aveva fatto era stato pilotato DA LORO, e a lui era rimasta solo l'impressione.
"Non sei mai stato libero, ma, anzi, sotto controllo 24 ore su 24!»
La sua voce continuava a rimbombargli in testa, come un mantra.
Senza neanche avere la forza di ribattere, sussurrò: «Perché? Perché mi avete lasciato libero se sapevate dove mi trovavo?»
Lei rise.
«Ma è semplice, caro il mio piccino, ci piace giocare!» rispose, con quel suo lato folle che l'aveva sempre caratterizzata.
«E poi» aggiunse «ci sei stato utile. Abbiamo trovato un'infinità di possibili candidati!»
«C-candidati?» chiese il ragazzo, rabbrividendo per il tono che aveva usato l'altra.
«Già, e molto dotati. Ora, però, non voglio parlare di questo. No, adesso parliamo di te.
Le Tre Grandi hanno deciso di portarti da Unità OG... Ed è ciò che faremo»
Dopo aver detto questo, fece un segno d'intesa all'ergumeno alla sinistra del ragazzo, e sorrise.
«Pronto per un sonnellino, Leo?»
Leo, allarmato, si girò di scatto, ma fece soltanto in tempo a percepire un lieve spostamento d'aria e un colpo al cranio.
Mentre i suoi occhi si stavano chiudendo, si accorse di una locandina appesa al muro di una casa.
Recitava a caratteri cubitali "Il gruppo di scienziati della Atlante&Co scopre una nuova stella!", ed era firmato da Rachel Elizabeth Dare, la famosa giornalista.
"Che ironia" pensò "sto svenendo e trovo un invito così interessante... Mi sono sempre piaciute le stelle"
E perse i sensi.

«... È O-RA DI MAN-GIA-RE»
«Ma, OG, se non si sveglia? Non mi metterò mai ad imboccarlo, sappilo»
«È TU-O DO-VE-RE, C---»
Leo emise un gemito, causando silenzio generale. Si mosse appena, aprendo gli occhi.
Si trovava in una stanza luminosa, pulita ed... ELETTRONICA.
A Leo non venivano in mente altri aggettivi.
Sembrava tutto meccanico, con chip, cavi e schermi, a parte per una ragazza che lo guardava con una smorfia sul volto.
Leo si concentrò su di lei.
Non gli sembrava di averla mai vista: aveva dei meravigliosi capelli color caramello, lisci (anche se erano raccolti in una coda di cavallo), e due stupendi occhi ambrati.
Sembrava una fata baciata dal sole.
«Ehi, tu, la smetti di fissarmi? Vedi, OG, te l'ho detto che era un Omuncolo svitato!»
Leo si riscosse.
Altro che fata, quella era una stronza!
«Scusami tanto, Raggio di Sole, mi sono solo svegliato dopo che mi hanno assalito per...»
Gli morì la voce in gola.
Che anche lei fosse una di loro? E lui dove si trovava? Gea aveva detto che lo avrebbero trasferito da una certa OG...
Leo scattò in piedi, e prese la prima cosa a portata di mano, non calcolando il fatto che la pentola appena presa (sì, perché, ovviamente, qual è l'unica cosa che trovi a portata di mano nel momento del bisogno? Un coltello? Ah, no, una pentola...) potesse essere piena di olio bollente.
Come al rallentatore, vide l'olio volare fino al tavolo al centro della stanza (ma cosa? Quel tavolo c'era anche prima??) che, essendo di legno (ma che diamine, proprio di legno doveva essere? Non poteva essere in marmo o in qualsiasi altro materiale??), cominciò a bruciare.
La ragazza-barra-spia-nemica si mosse così velocemente da non essere quasi visibile (fortunatamente Leo se ne accorse), e schiacciò un pulsante vicino ad un grande schermo che prima il ragazzo non aveva notato.
Per effetto del pulsante, dedusse, degli spruzzi d'acqua cominciarono a scendere dal soffitto, bloccando così l'incendio.
Quando fu del tutto estinto, la tipa fece un sospiro, per poi girarsi verso di lui e urlare: «Ma sei matto?? Stavi per bruciare il MIO tavolo da pranzo, e chissà cosa sarebbe successo senza l'aiuto di OG! Altro che Omuncolo, tu sei un PIROMANE!»
Detto questo, gli scoccò un'occhiata di puro odio e uscì dalla stanza.
Finalmente senza quella pazza svitata (che non aveva poi così torto dato che Leo le stava DAVVERO bruciando il tavolo), il ragazzo poté guardarsi veramente intorno.
Si trovava in una stanza semicircolare, molto ampia, e il tavolo rettangolare al centro (quello che Leo aveva fatto quasi distruggere) sembrava fatto per almeno una ventina di persone; appeso al muro ricurvo c'era uno strano schermo a dir poco gigante che mostrava una GRANDE FACCIA DIGITALE.
La faccia sorrise e, aprendo la bocca, disse: «BEN-VE-NU-TO! I-O SO-NO O-GI-GIA, CHI-A-MA-TA PI-Ù FA-CIL-MEN-TE U-NI-TÀ O-G»
Leo deglutì, sentendo il cuore battere all'impazzata. Quella COSA aveva davvero parlato? E aveva addirittura SORRISO...?
«CO-MUN-QUE, STA-I TRAN-QUIL-LO: LE-I TOR-NE-RÀ, LE-O»
Sapeva il suo nome. Il SUO nome.
Leo svenne per la seconda volta.

Quando si risvegliò («E che cazzo, non faccio altro che svenire!!»), non trovò nessuno ad aspettarlo: non c'era né la tipa pazzoide né la faccia digitale.
Aressosi al fatto che era stato rapito (va bene una volta, ma dopo due volte che si sviene e ci si risveglia non ci sono possibilità: quella era la realtà), decise di esplorare il posto.
Uscito dalla cucina (aveva stabilito che, dato che in quella stanza c'erano una padella e un tavolo, e che non importano le dimensioni, per quanto la stanza fosse enorme quella ERA una cucina) aveva percorso un lungo corridoio, ed era finito in una palestra.
Era grande il doppio della cucina (un campo da football, per intenderci) e conteneva una moltitudine di strani macchinari, che Leo dedusse servissero per aumentare la massa muscolare.
In più, appesi alle pareti, c'erano una moltitudine di schermi, all'incirca come quelli in cucina.
In preda ad un impulso "da meccanico", Leo cominciò ad osservare gli attrezzi.
«Mmh, del tapis roulant il nastro è in buone condizioni, ma l'amortizzatore è troppo usurato... Si rischia che la macchina si rompa... Bisognerebbe cambiare questo pezzo con... mmh... sì, mi pare di averlo...» borbottò, tirando fuori dalla sua fidata cintura degli attrezzi tutto il necessario per una riparazione.
Fu proprio mentre stava ancora aggiustando l'attrezzo che improvvisamente qualcuno irruppe nella stanza.
«Ma che acciderbolina stai facendo? Mi stai sabotando il tapis roulant??» urlò scandalizzata una voce, che prese Leo di sorpresa.
Il ragazzo, infatti (manco quella tizia fosse una sua professoressa che lo beccava mentre copiava), con un sussulto spaventato mollò immediatamente il cacciavite che stava usando, e alzò le mani in segno di resa.
«Ma che diamin-- Ah, sei tu, Raggio di Sole... Cazzo, potevi anche risparmiarti l'entrata di soppiatto, però! Mi hai fatto perdere trent'anni di vita» strillò Leo, posandosi una mano sul cuore, come se facendolo si potesse calmare.
La Pazzoide sbuffò, borbottando un qualcosa che a Leo sembrò: «Peccato... Non sono così fortunata»
Poi, ad alta voce, la tipa esclamò: «Mi stavi comunque distruggendo la macchina! Perché caspita lo stavi facendo?! E non chiamarmi Raggio di Sole, piromane-sabotatore che non sei altro»
Il ragazzo, al posto di scoraggiarsi per la scortesia di lei, sorrise amiccando: «Io ti posso chiamare come voglio, Raggio di Sole, io sono il Grande Leo Valdez, il grand---»
«Il grande Omuncolo Egocentrico» finì l'altra, guardandolo digustata.
«Eh, no, non puoi interrompermi così e alterarmi i soprannomi! Posso farlo solo io» replicò Leo, mettendo il broncio.
La Psicopatica alzò gli occhi al cielo.
«Non mi hai ancora detto cosa stavi facendo al MIO tapis roulant»
«Ma lo rovinavo, ovviamente! Cosa credi che stessi facendo, che lo aggiustassi? Ma che idea idiota» esclamò ironico l'altro, fingendosi scandalizzato per l'accusa.
La ragazza si rianimò: come presa da un impulso felino corse ad uno degli schermi, e urlò: «Hai sentito, OG? È un pazzo che complotta contro di noi!»
A quel punto, però, Leo si stufò: possibile che quella tipa non riuscisse a fare altro se non ad accusarlo?
«Raggio di Sole, mai sentito nominare il SARCASMO?» domandò, assottigliando gli occhi.
Lei alzò un sopracciglio, facendo una smorfia.
«Ovvio... Sei tu quello che non capisce proprio niente» rispose poi, mettendoci altrettanto veleno nella voce.
«Oh, ma si può sapere che cavolo ti ho fatto? Non fai altro che accusarmi!!»
«Ma... Non so... Forse il fatto che sei una LORO spia? O che mi hai quasi distrutto il tavolo? O che mi hai sabotato il tapis roulant? Guarda, non so proprio cosa mi hai fatto, idiota» concluse, fulminandolo con lo sguardo.
Poi, come accaduto in precedenza, uscì dalla stanza senza replicare.
Dopo essere rimasto a osservare la porta (per una buona dose di minuti) basito per la pazzia di quella tipa, decise di fare mente locale.
Allora, era stato rapito, era finito in una casa digitale DECISAMENTE INQUIETANTE, e aveva come "coinquilina" una ragazza svitata.
Normale in effetti, era proprio una sua giornata tipo! Smettendo di scherzare, però, si rese conto che quel giorno aveva fatto fin troppi casini.
Come avrebbe fatto ad uscire da quella casa? Sarebbe mai stato di nuovo libero?
E soprattutto, quale segreto si nascondeva lì dentro?
Se Gea lo aveva mandato in quella abitazione c'era una ragione.
C'era sempre una ragione. E non era mai buona.






NOTE DELL'AUTRICE:
Bene, eccomi qua😅
Lo so, vi ho fatto penare un po' (SOLO UN PO'? MA COSA CREDI, VIOLA? UN INTERO MESE!!), però lo fatto a fin di bene (sì, come no).
Volevo dedicare questo capitolo ad una persona speciale, a cui rompo tanto ma voglio un gran bene❤
Tuttavia, devo essere sincera: ho avuto per un bel pezzo il blocco dello scrittore😥😥
Non sono riuscita a scrivere per settimane, e tre giorni fa mi sono detta: «Ehi, il capitolo lo devi postare entro il 14!» e allora mi sono messa giù a scrivere come una pazza😅😅
Ma parliamo del capitolo.
Chi si ricordava di Calypso? Io scommetto nessuno😋
E invece eccola qui, la nostra cara Raggio di Sole😍
Allora, intanto la si vede litigare con il nostro protagonista (ovviamente 😉), mentre Ogigia è una faccia digitale. Vi è piaciuta come idea? (Tranquilli, poi si spiegherà tutto meglio)
All'inizio c'è la fuga, uno strano bip bip del telefono di Leo, e il fatidico incontro con Gea😊😊
AVVISO IMPORTANTE: HO CAMBIATO L'IMPOSTAZIONE DEI CAPITOLI, TANT'È CHE HO MESSO I TITOLI IN BLU. D'ORA IN POI SARANNO TUTTI COSÌ.
Anyway, ringrazio INFINITAMENTE fenris, Zoy_Wolf e Day_Dreamer05 per aver recensito la scorsa volta e tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite e le seguite😘😘
Ma soprattutto ringrazio i lettori silenziosi, che ultimamente vedo crescerne il numero sempre di più, e mi fa un piacere immenso. GRAZIE 😘
Alla prossima (ancora scuse per il ritardo),
_viola02_

P.s.: per chi è fan come me di Rachel Elizabeth Dare, avete notato che l'ho inserita? L'ho messa giornalista perché le giornaliste sanno sempre di tutto, e lei, beh... è l'ORACOLO😉😉😉
   
 
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