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Autore: Enjoltaire_forever    14/11/2017    0 recensioni
O in altre parole "quello che i rivoluzionari non dicono".
Trama:
Cosa nascondono questi grandi leader? La loro vita privata è fatta esclusivamente di duro lavoro e dedizione alla patria? Il loro cuore batte solamente per la verità e gli ideali? Cosa accade quando alla politica si unisce il sentimento?
Io ho semplicemente fatto la piccola reporter e mi sono infiltrata nelle abitazioni di questi ragazzi-uomini, per poi raccontarvi quello che ho visto...
[Enjolras\Grantaire, Combeferre\Eponine, Courfeyrac\Jehan, Feuilly\Bahorel, Bossuet\Joly, Marius\Cosette]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Courfeyrac, Enjolras, Grantaire, Les Amis de l'ABC, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO

Parte IV: Bahorel.

Erano ormai parecchi anni che frequentava il Musain, ma mai come in quegli ultimi mesi si era sentito soffocare.
Aveva persino iniziato a partecipare solo ad un incontro su due, e anche quando ci andava aveva sempre bisogno di almeno una mezz'oretta di stacco per passeggiare lungo la Senna e prendere fiato.
E purtroppo sapeva perfettamente cosa... O meglio chi, fosse la causa di tanta asfissia.

Infatti da quando tutti gli Amis si erano fidanzati fra di loro; a pare Combeferre, dato che matematicamente essendo loro un numero dispari, uno avrebbe dovuto trovarsi un esterno; il tempo che si ritrovava a passare con Feuilly era aumentato vertiginosamente.
Non che la cosa gli dispiacesse, intendiamoci, ma quando si trovava a meno di un metro di distanza da lui il suo cervello andava completamente in tilt e non c'era modo di recuperarlo, e nessuno doveva SAPERE.

Come se non bastasse dato che tutti avevano preso ad abitare a coppie anche loro due alla fine si erano organizzati, più che altro perché entrambi non navigavano in ottime acque e il fatto di poter dividere l'affitto e la maggior parte delle spese era molto utile. Ma lui aveva sempre avuto l'impressione che il ragazzo lo facesse più per convenienza che per affetto nei suoi confronti. Ma del resto come poteva aspettarsi che una persona saggia, intelligente, perfetta e assennata come Feuilly potesse provare qualcosa per quella specie di criminale che era lui?

Ma il problema maggiore era l'innocenza del suo coinquilino, che non poteva certo immaginare l'effetto della sua vicinanza su Bahorel. Come per esempio la mattina, quando preso da quel soprassalto di gioia e affetto che gli provocava il sorgere del sole (dato che lui era sempre in piedi da prima dell'alba) arrivava addirittura ad abbracciarlo. E lui era sempre costretto a inventarsi una scusa per evitare il contatto fisico, dato che non c'era nulla più del tocco del giovane uomo che potesse peggiorare la situazione disperata dei suoi ormoni impazziti.

Anche perché due settimane prima, esattamente il primo giorno della loro convivenza, non si aspettava tanto slancio da parte della personalità generalmente seria e calma di Feuilly, e quindi non aveva preparato le difese immunitarie. Così quando quello gli era apparso da dietro urlando: -Buongiorno Bahorel!- E lo aveva circondato con le braccia, aveva preso prima a tremare e poi era dovuto scappare in camera sua per evitare che l'altro si accorgesse di come quel semplice gesto gli avesse totalmente tolto la parola e lo avesse portato a sudare come in un altoforno. O, peggio ancora, se fosse rimasto a lungo in quella posizione avrebbe potuto non rispondere più delle sue azioni. E di certo non poteva trattare Feuilly come una semplice prostituta!

Inoltre praticamente da quando "tutto quel casino" (come lo chiamava lui) era nato aveva deciso che il ragazzo non avrebbe mai dovuto scoprirlo, anche perché probabilmente si sarebbe spaventato, offeso o... No, non doveva pensarci. Non ricordava esattamente come fosse cominciato, sapeva soltanto che un giorno si era sorpreso a pensare a quanto fossero belli i suoi occhi, e già lì gli era balenato il dubbio di essersi innamorato. Ma poi si era detto che una persona orribile come lui non sarebbe mai stato capace di qualcosa di tanto bello e delicato, e così aveva dato per scontato che fosse un errore. E quella sera si era infilato in uno di quei bar poco raccomandabili che frequentava di solito e non ci aveva più pensato.

Almeno finché circa una settimana dopo era rimasto incantato a fissarlo mentre teneva un discorso al Musain, o ancora qualche giorno dopo mentre parlava tranquillamente con Jehan. Da lì in poi gli episodi si erano fatti sempre più frequenti, si sentiva quasi uno stalker, ma non poteva fare a meno di guardarlo continuamente. Ormai conosceva ogni minimo movimento delle sue mani, e l'esatta forma (era una sfera schiacciata ai poli) che formava con le dita quando si infervorava durante un discorso, e poi tutti i movimenti leggeri del viso, o addirittura quante volte sbattesse le palpebre al minuto, avrebbe persino potuto scriverci un libro, su Feuilly. Peccato che tutta la passione che tanto lo attraeva fosse solo per la Francia e mai per lui. Certo, anche lui aveva una passione immensa per la Rivoluzione Francese e giù di lì, bastava pronunciare la data '89 per indurlo ad un religioso silenzio e ad una fiamma negli occhi, ma aveva anche altro per la testa. Feuilly, appunto.
Poi un giorno, non ricordava nemmeno la causa, quello gli era passato accanto e gli aveva sorriso. La genuina felicità che ne era scaturita lo aveva portato ad una triste risoluzione: si era innamorato. E adesso era nei casini, concretamente parlando.

Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era accorto di star bruciando la cena.

-Bahorel! Rel! Mi senti? Bahorel! La carne è cotta, tirala via dal fuoco! Bahoreeeell!- stava continuando a urlare la causa di tanto turbamento -Bahorel! Ci sei! Reeeeeeeel!

Infine Feuilly si decise ad afferrare la padella lui stesso, spostandola sul marmo, ma nel fare quel movimento fulmineo sfiorò la mano dell'amico.
Questo mollò di scatto la presa e corse in camera.

-Bahorel! Che è successo! Ti ho fatto scottare! Oddio, scusa, Rel, non volevo, veramente, mi dispiace!

L'uomo però si era già chiuso nella sua stanza, e stava appoggiato alla porta, conscio del fatto che la mano dell'altro stesse bussando dall'altra parte della sua schiena, e per una volta poté essere felice della loro vicinanza, anche se contemporaneamente sicura in quanto lui non poteva vederlo. No, non si era scottato, ma quel minimo contatto era stato molto peggio.
Udì un leggero tonfo, segno che anche l'altro era nella sua stessa posizione. Si lasciò sfuggire un sorriso.

-Rel... Almeno dimmi che va tutto bene!- lo sentì mormorare attraverso il legno.

Ma perché? Perché continuava a chiamarlo con quel maledetto diminutivo? Non capiva che questo gli tagliava i collegamenti cervello-bocca? E non che il cervello in sé fosse messo tanto meglio.

-Bahorel... Perché non mi rispondi? Ti ho fatto qualcosa?

Sì! Certo che gli aveva fatto qualcosa! E ormai qualcosa di incurabile, dato che durava da parecchi anni.

-No- mentì, cercando invano di mantenere ferma la voce -Va tutto bene.

Feuilly, però, per quanto potesse essere ingenuo, non lo era abbastanza per non accorgersi dell'agitazione dell'amico.

-Rel, non prendermi in giro. Comunque se non ne vuoi parlare, va bene, in ogni caso io sono qui, lo sai che puoi dirmi tutto.

Sì, certo. Tutto, tranne l'unica cosa che avrebbe veramente avuto bisogno di dire. Anche se non poteva negare che il tono di voce preoccupato e allo stesso tempo dolce dell'altro gli avesse fatto un certo effetto.

Inspirò profondamente e aprì la porta, conscio del fatto che non avrebbe potuto starsene chiuso lì dentro per l'eternità. Peccato che non avesse valutato le leggi della fisica (si ripromise che le avrebbe studiate, d'ora in avanti!), e che quindi, essendo Feuilly appoggiato al legno, aprendolo quello rischiò di perdere l'equilibrio e cadere a terra.

Non si sarebbe mai ricordato come fossero andate esattamente le cose, probabilmente era stato l'istinto ad agire e non lui, fatto sta che pochi secondi dopo, quando gli era tornato il lume della ragione, era inginocchiato sul pavimento, con il ragazzo tra le braccia.

-G-grazie Bahorel- balbettò quello, cercando di riprendersi -per una volta mi sono visto le piastrelle sotto il cranio!- scherzò, senza mutare posizione.

Rimasero così ancora un po', finché Bahorel non si accorse che il coinquilino aveva chiuso gli occhi e adesso stava dormendo. Lo sollevò delicatamente da terra, prima di entrare in camera sua e appoggiarlo sul letto.

Andò a dormire senza mangiare, ma ancora con il suo profumo intorno e la paradisiaca sensazione della sua schiena contro il suo petto.
   
 
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