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Autore: rocchi68    14/11/2017    3 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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La notizia della nascita del club dei gotici si sparse ben presto per tutta la scuola e tutti rimarcarono il fatto che fosse merito solo di Scott.
Quest’ultimo, circondato da tutte queste chiacchiere, spesso non vedeva l’ora di rinchiudersi nell’aula di Volontariato, sperando che Dawn non ritornasse su quella faccenda.
Anche perché in diversi si erano fatti avanti per quella situazione.
Tutti quelli che volevano un club e che venivano snobbati, avevano bussato almeno una volta alla loro porta.
Quelli, poi, dinanzi allo sguardo rabbioso del rosso, se la svignavano senza aver ottenuto nulla di particolare.
Tali rifiuti però non scoraggiarono l’ultimo gruppo di quel venerdì.
“Sono stanco.”
“Con il gruppo di scacchi siamo a 6 seccature odierne.” Borbottò Dawn, mentre Scott si afflosciava sulla sedia, rischiando di tirare una testata al banco.
“Nessuno che legga mai il fottuto regolamento.” Brontolò il rosso.
“O che chieda a Chris le regole.”
“So che è faticoso, ma non si può essere così ottusi.”
“Infatti.”
“Anch’io domani mi sveglio e fondo un club per i fatti miei.” Ridacchiò amaro il giovane, facendo annuire la compagna.
“E poi tutti ci fanno notare che il nostro gruppo è formato da 2 sole persone.”
“Se sapessero che è il club più antico della scuola forse eviterebbero di romperci le scatole.”
“Oltre che antico, direi anche utile.” Aggiunse Dawn.
“Noi aiutiamo le persone senza ricercare nulla in cambio e questa è una gratificazione che nessuno comprende.”
“O solo in pochi.”
“Cosa può servire un club di scacchi se mezza scuola preferisce usare l’app sul cellulare?” Chiese il rosso, sbadigliando rumorosamente.
“Speriamo solo che nell’ultima mezzora nessuno venga a disturbarci.” Commentò Dawn, non aspettandosi di creare qualche lungo secondo di silenzio.
Prima di piombare nel sonno, Scott ripescò dalla sua mente una domanda che, per un motivo o per un altro, non le aveva mai posto.
Non era un qualcosa per cui rimanere insonni, ma avrebbe fatto di tutto pur di farle compagnia ancora per qualche minuto.
Anche a costo di sbattere la testa contro il banco, ma si sarebbe sforzato di mantenere gli occhi spalancati e di seguire i suoi discorsi.
“Posso chiederti una cosa Dawn?” Esordì, prendendola in controtempo e facendole accantonare i suoi dubbi sui prossimi esami.
“Certo.”
“Era mia intenzione farlo mesi fa, ma temevo di non ricevere risposta.” Ammise, stiracchiandosi gli arti indolenziti.
“Se non è una cosa troppo intima posso risponderti senza problemi.”
“Sicura?”
“Al massimo potrei chiedere ad Alberta di tirarti un ceffone.” Sorrise, facendo annuire l’amico.
“Volevo sapere come hai passato le vacanze estive.”
“Un po’ in ritardo.” Commentò Dawn, conteggiando quasi 7 mesi da quella richiesta assai insolita e inaspettata.
“Se non te la senti di rispondere, non importa.”
“Vuoi forse sapere se mi ero trovato un ragazzo?” Chiese, gelando la sua scarsa sicurezza.
“Niente di tutto questo.” Nicchiò, cercando di celare il suo imbarazzo e di non farle capire che aveva fatto centro.
“I tuoi occhi dicono il contrario e mi garantiscono che stai morendo dalla curiosità.”
“Io…”
“Sei geloso per caso?”
“Voglio solo aiutarti, Dawn.”
“Se vuoi sapere della mia estate, te la racconterò.” Soffiò, evitando di rigirare il coltello nella piaga e di sentir dire a Scott che per lui tutte le donne erano solo delle seccature.
“Ti ascolto.” Borbottò il rosso, aspettando pazientemente il riassunto dell’amica.
“Era metà agosto quando mi sono messa con un certo Beverly della sezione C. All’inizio credevo fosse una storia destinata a durare a lungo, ma appena rientrati a scuola, lui non voleva che riprendessi il mio impegno nel club.”
“Poi?”
“Te la farò breve: abbiamo litigato e ho preferito troncare il nostro rapporto.” Soffiò come se fosse la cosa più giusta da fare.
“Perché hai sacrificato una storia d’amore con un club che, all’apparenza, non aveva futuro?”
“Zoey mi ha detto la stessa cosa.”
“Zoey vuole il tuo bene e in questo caso, anche se detesto ammetterlo, non ha sbagliato.”
“È complicato da spiegare, ma sappi che non sono pentita della mia scelta.” Ammise, rivolgendo al compagno un sorriso.
“Potevi dimenticare tutto e farti una nuova vita.”
“Io…”
“Quando ero in viaggio, pensavo spesso di non tornare e in questo caso tu saresti rimasta sola per sempre.” Soffiò il rosso, dando voce a quella triste verità.
“Qualcosa, però, ti ha fatto cambiare idea.” Replicò lei, facendolo annuire.
“Non qualcosa, ma qualcuno.”
“Davvero?”
“Purtroppo non mi sento ancora sufficientemente pronto per raccontarti tutta la faccenda: dovrai pazientare ancora un po’.”
“Nessun problema.”
“E comunque non mi hai detto il vero motivo per cui sei rimasta fedele al nostro club.” Ritentò, sperando fosse la volta buona.
“Avevo la sensazione che saresti tornato e che avresti avuto bisogno di me.”
“Ma…”
“Inoltre quello che mi legava a Beverly non era il vero amore che vediamo spesso in giro, ma solo un’amicizia un po’ particolare. ”
“Solo per questo?”
“Temevo che ritornassi il ragazzo di un tempo…quello che detesta tutti e che cerca di rimanere in disparte.”
“Io…”
“Di Beverly mi piacevano soltanto le idee, anche se non le ho mai capite del tutto.” Sbuffò, coprendosi la bocca per celare uno sbadiglio fastidioso.
“Non mi hai detto tutto.” La rimproverò il rosso con un tono che non ammetteva repliche.
“Io amo tutto di questo club, Scott.”
“Ne sei sicura?” Domandò, fissandola intensamente.
“Mi fa sentire in qualche modo completa e importante.”
“Ora sono sicuro che tu sia la ragazza più incredibile che abbia mai conosciuto, Dawn.” Si complimentò, facendola arrossire.
“Come?”
“Sei riuscita a cambiarmi, a farmi crescere e di questo ti ringrazio. Non fai mai nulla per il tuo tornaconto e cerchi sempre di aiutare gli altri, anche se questo spesso ti fa soffrire e potrebbe causarti dei problemi. Non sei mai arrivata ai miei livelli di sacrificio e sei sempre riuscita a fermarti prima che fosse tardi. Ci metterò anni prima d’essere sicuro che i miei ringraziamenti siano sufficienti per renderti felice.”
“A essere sinceri era il minimo che potessi fare per l’eroe che ha rischiato la sua vita durante la gita in montagna.” Sorrise, appoggiando una mano sulla sua spalla destra.
“Un tempo ti avrei detto che da soli è impossibile migliorare il mondo, ma ora non ne sono poi così sicuro.”
“E dimmi Scott, quale sarebbe la cosa che desideri di più?” Domandò la giovane, facendolo sussultare.
“Parli di questo momento o in generale?”
“Entrambi.”
“In generale mi piacerebbe uscire ancora con te, ma in questo preciso istante preferirei dormire senza farti arrabbiare.”
“In effetti sembra che tu non dorma da diversi giorni.” Gli fece presente l’amica, mentre lui cercava di non sbadigliare.
“Da quando siamo usciti insieme, Dawn.” Ammise il rosso.
“Sei il solito esagerato.” Sorrise la giovane.
“Ogni volta che mi addormento ho lo stesso incubo.” Affermò con disinvoltura, cercando di allontanarlo dai meandri della sua mente.
“Quale?”
“Tu che corri lontano da me.”
“Tempo fa avresti detto che era il sogno più bello della tua vita.” Tentò la ragazza, facendolo sorridere.
“Preferisco non ribattere.”
“Non ammetti che è la verità?” Lo punzecchiò Dawn.
“Non lo nego, ma ho cambiato idea sul tuo conto da molto tempo.”
“Ne sono felice.”
“Ora, però, con il tuo permesso, vorrei riposare un po’.” Borbottò, prima di piegarsi a dormire sopra il banco.
Nel vederlo chiudere gli occhi, la ragazza sospirò appena.
Era da qualche ora che non erano tranquilli e finalmente Dawn poteva fissarlo.
Non avrebbe mai creduto che il ragazzo sarebbe diventato parte così integrante della sua vita, specie dopo il suo improvviso ritorno.
Perfino il suo incubo, l’aveva lasciata sgomenta.
Lei, nemmeno per sbaglio, si sarebbe immaginata lontana da lui.
Nemmeno se fosse stata costretta, sarebbe scappata dal suo sorriso.
Un sorriso che lui manifestò anche in quegli istanti di riposo che si conclusero solo con l’incessante bussare.
 
La porta si aprì in un cigolio sinistro e i responsabili entrarono subito.
Si trattava di 2 ragazzi che dall’aria sembravano alquanto sicuri e spavaldi.
Loro, richiudendo la porta alle spalle e avvicinandosi, non poterono che notare il sorriso magnetico della Presidentessa del club di Volontariato e una figura abbandonata e addormentata di cui si riconosceva solo la zazzera rossastra.
“Che ha?” Chiese subito la ragazza che era appena entrata, additando Scott e i suoi tentativi di dormire.
“È solo un po’ stanco.”
“Questa è maleducazione verso noi campioni regionali di pattinaggio su ghiaccio.” Brontolò nuovamente la giovane.
“Ho sentito parlare di voi. Jacques e Josee, vero?” Chiese Dawn.
“Siamo famosi dopotutto.” Rispose la ragazza.
“La vostra fama vi precede.” Continuò la Presidentessa con un debole e stanco sorriso.
“Dopotutto siamo atleti pluridecorati.” Si vantò Josee, sistemandosi la maglietta e fissando disgustata la figura che dormiva dinanzi a tanta classe.
“Avete vinto sempre l’oro, tranne nell’ultima gara.”
“È da quel giorno che odio l’argento.” Sospirò Jacques.
“Non vorrei essere scortese, ma posso chiedervi come mai siete qui?”
“Avanti Josee…spiegale il perché.”
“Abbiamo sentito cosa avete fatto per i gotici.”
“Era una richiesta che non potevamo rifiutare.”
“Non credo.” Brontolò Josee.
“È stato Ennui a chiedercelo.” Borbottò Dawn.
“Questo lo sappiamo.”  Ribatté la pattinatrice.
“E cosa vorreste?”
“È inconcepibile che una scuola come questa non permetta a 2 grandi atleti di esibirsi e di allenare il loro immenso talento.” Rispose Jacques.
“Per ogni questione di club dovete parlare con il prof McLean.”
“L’abbiamo fatto diverse volte, ma ci ripete in continuazione che siamo in pochi per fondare un gruppo.” Sbuffò Josee.
“Vi ha detto la verità.”
“Anche voi siete in pochi.”
“Questa è una questione leggermente diversa, Jacques.”
“Noi vorremmo un club in cui stare.” Sospirò il pattinatore.
“Mi dispiace, ma non posso fare nulla per aiutarvi.”
“Voi…”
“Se McLean ha detto no, allora non posso riparare la situazione.” Continuò Dawn, interrompendo sul nascere Josee.
“Ma i gotici…”
“I gotici sono almeno una ventina e non hanno ancora fatto nulla di male.”
“Se il Preside volesse…” Tentò la pattinatrice, arrestandosi dinanzi al sorriso ironico della Presidentessa.
“Il Preside non è interessato ai club, se non quando accade qualcosa di grosso.”
“Il club dei pattinatori sarebbe un grosso affare per questa scuola.” Riprese Jacques che non si era ancora del tutto arreso.
“Alla nostra scuola non interessa nulla dei vostri affari. Ai professori interessa solamente il bene della comunità e il vostro gruppo servirebbe soltanto ai suoi membri…cioè voi 2.”
“Quindi ti rifiuti?” Chiese Josee.
“Se foste nello stesso numero dei gotici, vi appoggerei senza la minima esitazione, ma purtroppo non è così.”
“Le regole devono cambiare.” Riprese risoluto Jacques, alzando la voce, mentre Dawn li pregava d’abbassare i toni.
“In molti sono venuti e si sono arresi.”
“Tu devi aiutarci.”
“Non ho nessuno obbligo verso di voi, Josee.”
“Ah no?”
“Come direbbe il mio vice, siamo liberi di rifiutare le vostre richieste quando le troviamo esagerate e irrisolvibili.” Sorrise Dawn, fissando il compagno ancora addormentato e risultando ancora più felice per quella vicinanza.
“Non hai diritto di rifiutare la nostra proposta.”
“Ve lo ripeto, Josee. Se ci fossero una ventina di ragazzi a volere il club di pattinaggio su ghiaccio, sarei la prima a darti un aiuto, ma così non è.”
“Tu…”
“Mi dispiace ragazzi, ma è ora che andiate.” Borbottò la Presidentessa, indicando la porta e invitandoli ad andarsene.
“Io non me ne vado.” Ribatté la pattinatrice, mentre il fidanzato cercava di portarla a più miti consigli.
“La scuola non è interessata al vostro club e, quindi, nemmeno io posso intervenire.” Soffiò Dawn, cercando di mantenere la calma.
Calma.
Una cosa che Josee non avrebbe mai avuto in vita sua.
Perché oltre a detestare le sconfitte, lei non avrebbe mai accettato che qualcuno rifiutasse una sua richiesta.
Anche se quell’ordine era stato, comunque, rispedito al mittente.
“Non m’interessano le tue parole, stupida ragazzina.”
“Anche offendendomi le cose non cambiano.” Ribatté Dawn, restando pacifica, mentre nell’animo di Josee era in atto una tempesta.
Nel solo vedere i suoi occhi e il suo atteggiamento, Jacques si era come rimpicciolito e non osava spiccicare parola.
Era già tanto se respirava dinanzi allo sguardo furente della sua fidanzata.
Ricordava perfettamente di cosa era capace dinanzi a un rifiuto.
E sapeva bene a cosa sarebbe andato incontro se si fosse messo ad appoggiare qualcun altro.
Per non correre pericoli e per non ricorrere alle medicazioni dell’infermeria scolastica, preferiva starsene zitto, con la speranza che la tempesta che imperversava nell’anima di Josee si placasse senza fare vittime.
“Tu devi fare come ti dico, altrimenti ti rovino.”
Di certo quella minaccia sarebbe stata destinata ad infrangersi con il silenzio.
Josee, anche alzando le mani, non avrebbe ottenuto nulla e anzi sarebbe finita con il rovinare la sua immagine.
Lei avrebbe fatto sprofondare con sé anche Jacques, nonostante quest’ultimo non volesse alzare nemmeno un dito, passando dalla parte del torto e rischiando d’inimicarsi una buona fetta della scuola.
Nessuno dei presenti si aspettava un’evoluzione da quel punto di vista.
Tutto sarebbe rimasto fermo fino a quando una tra Dawn o Josee non si fosse piegata all’evidenza.
Né gli ospiti, né Dawn si aspettavano che Scott terminasse il suo pisolino ristoratore, alzasse la testa e prendesse, con voce metallica, a parlare.
“Fatele qualcosa e vi prendo a calci nel sedere.” Ringhiò il rosso.
“Io…”
“Sfioratela e vi uccido.” Riprese, poggiando i suoi occhi minacciosi sui 2 pattinatori.
“Cosa pensi di…”
“Non avete sentito? Oltre che brutti e fastidiosi siete anche sordi come campane?”
“Tu non puoi…”
“Noi possiamo fare quello che vogliamo e se alzate un dito sulla mia Presidentessa, giuro che vi disintegro.” Sbraitò, piegandoli al suo sguardo demoniaco e obbligandoli a sgattaiolare fuori dalla stanza.
Ristabilita la pace, Scott fissò l’orologio che portava al polso e poi si rimise a dormire, lasciando Dawn intenta a riflettere sulla sua intromissione.
E solo una parte riuscì a scaldarle il cuore.
Scott l’aveva, dopo tanto tempo, definita la sua Presidentessa.
Felice di ciò e sollevata nel sapere che lui l’avrebbe sempre protetta, si avvicinò e l’abbracciò da dietro, allentando la sua tensione.
Avvertendo quel calore insolito, Scott aprì leggermente gli occhi e sorrise nell’apprendere che Dawn non era arrabbiata per via del suo provvidenziale intervento.




Angolo autore:

Ryuk: Buonasera lettori.

Sorpresi dalla comparsa dei nostri odiati pattinatori?
Ho sfruttato la presenza dei gotici nello scorso aggiornamento solo per far comparire anche Jacques e Josee.
Sapendo che tra i due gruppi non scorre buon sangue, ho pensato di allungare leggermente il brodo con questo capitolo.
Tutto prima del prossimo e ultimo arco finale.

Ryuk: Abbiamo detto arco nel senso che durerà qualcosina in più rispetto agli altri casi.

Di solito caso e risoluzione sono presenti nello stesso capitolo, ma in questo arco avremo qualcosa di più dilazionato.
Nulla d'incredibile, ma mi sembrava la scelta più saggia per concludere il tutto.
E questo arco riguarderà un personaggio che in tanti, credo e spero, hanno apprezzato nei capitoli precedenti.

Ryuk: Non possiamo aggiungere altro, anche perchè siamo a serio rischio spoiler.

Vi ringraziamo per le vostre recensioni, per i vostri consigli sempre puntuali e per i vostri complimenti che sono sempre serviti a spronarci per migliorare.
Mancano ancora alcuni capitoli alla conclusione e nel frattempo vedrò di pensare a nuovi progetti.
Ce ne sarebbero diversi, ma sono ancora incompleti e la mia fissa è quella di non pubblicare nulla fino a quando in fondo al tutto non c'è un soddisfacente THE END.

Ryuk: È ora di andare rocchi...il taxi ci aspetta.

Ho provato a vedere che non vi fossero errori, ma non vi garantisco nulla.

Ryuk: Vi auguriamo una buona settimana.

Alla prossima!
   
 
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