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Autore: Ashbear    22/06/2009    3 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Time takes it all,
Whether you want it to or not.
Time takes it all,
Time bears it away,
And in the end, there is only darkness.
Sometimes we find others in that darkness,
And sometimes we lose them again.

--Stephen King

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXIX. DUELLO ~

Se ogni cosa nella vita avesse un posto, allora ogni cosa avrebbe una vita... una a sé stante, da avere cara. Rinoa Caraway-Heartilly-Bennett o qualsiasi altro nome fisico affibbiatole non era nulla di più di una pedina in un gioco mortale. Dall'istante in cui aveva ereditato i suoi poteri, fino al suo ultimo respiro. La sfortuna era che lei non sapeva niente della competizione, troppo presa dal comprenderne le regole. Ad ogni modo, altri ne erano a conoscenza, altri innominati... altri che non si potevano riconoscere. Vivendo come ombre nei loro mondi, come sosia per tutto il resto dell'umanità.

La stanza era fiocamente illuminata, come sembrava essere quasi tutto al Garden in quei giorni. Forse era segno che in quei tempi conservare l'energia non era una risorsa inutile... o forse era solo uno specchio per l'atmosfera che regnava sul Garden. Per qualche ragione si sentiva nervosa, sebbene non avesse idea del perché. Era semplice... una riunione per la quale avrebbe dovuto essere felice, che era certa che, in altre circostanze, sarebbe stata considerata gioiosa. Ora, non faceva altro che riempirle il cuore di dolore. Eppure, il suo cavaliere era lì, al suo fianco. Per lei voleva dire incredibilmente di più di quanto lui avrebbe mai potuto sapere.

Lentamente lui si accostò alla porta, dandole un ultimo sguardo apatico.

"Starò bene, Squall," ripeté timidamente lei.

"Sicura di non volere che venga con te?"

Avvicinandoglisi, gli sfiorò la guancia con il palmo della mano. "Sai, non sono sicura di niente ultimamente. Però ho bisogno di fare questa cosa da sola." Guardò un'altra volta con apprensione il corridoio. "Devo, Squall, rimani nel mio cuore, e mi darai tutto il sostegno di cui ho bisogno."

"Sempre," fu la sua breve ma intensa risposta. Posò la mano sulla sua, girando il pomello con lui. Quando si aprì, riuscì a vedere soltanto il contorno della figura austera che si trovava nella stanza. Tornò a guardare Squall, che non disse una parola. I suoi occhi parlavano più di un qualsiasi linguaggio. Lei gli scoccò un ultimo sorriso minuto, anche se a lui non fu difficile capire che era forzato.

Rinoa entrò nella stanza oscurata, "padre..."

*~*~*~*~*

Non riuscì a fare più di dieci passi dalla sala conferenze prima che il suo cercapersone cominciasse a trillare. Con disgusto, scrutò l'irritante oggetto che aveva fissato alla cintura. "Dannazione," imprecò fra sé. Il suo piano era quello di rimanere su una panchina accanto alla porta, ma pareva si trattasse di un'emergenza. Qualcosa gli diceva che Rinoa sarebbe stata al sicuro per almeno qualche minuto, e che avrebbe potuto chiamare Zell a star di guardia.

A malincuore, spostò lo sguardo dalla porta all'affare elettronico. Staccò il cercapersone, spegnendo il segnale. L'aveva già persa una volta, ora era lei la sua unica emergenza. Il Garden non era più sotto il suo controllo, avrebbero potuto vivere senza di lui. Diamine, c'erano sempre riusciti.

I minuti trascorsero, lui era lì, seduto a scrutare la porta. Ogni battito cardiaco risuonava attraverso il suo corpo, e con ogni secondo che passava, si preoccupava sempre di più della sua salute. Una voce lo fece trasalire dalle sue fantasticherie, che erano più vicine alle sue paure che alla verità.

"Squall..." Si voltò per ritrovarsi di fronte a Selphie. Ricordava di un tempo in cui era stata allegra, ma quel tempo non era nulla più che un'estate finita da molto. Il passato. Per un momento, si soffermò a pensare quanto avessero costato le bugie per tutti. Non solo ai giocatori palesi, ma anche al cast di persone che gli davano il loro supporto, le persone che aveva respinto per troppi anni.

"Hey, uhm... stavamo giusto cercando di contattarti col cercapersone. È venuto fuori qualcosa di importante, e dobbiamo andare fino in fondo."

"Adesso sto aspettando Rinoa e Caraway. Quando avrò finito, potrete informare tutti e due."

"No, Squall... quello di cui dobbiamo parlare non può essere detto di fronte a lei."

"Perché?" La sua voce crebbe per l'irritazione. Questo giochetto non presagiva nulla di buono. Era stanco di sciocchezze così meschine.

"Perché Squall, riguarda lei... e qualcosa che è successo più di due anni fa. Riguarda anche l'omicidio di Richard Bennett. Pensiamo che lei..."

"No!" gridò. Era un'esibizione di emozione a cui non era abituata. Avanzando di qualche passo, lui le puntò il dito contro, "se stai per caso cercando di dirmi che lei è coinvolta in quella storia, allontanati immediatamente da noi."

"Squall, non ho detto questo, ma ci sono diversi elementi che indicano il..." Lei si fermò mentre il blocknotes che teneva in mano le fu strattonato via. Con tutta la forza che aveva lui lo gettò contro il muro, e tutto ciò che conteneva piovve a terra.

"Zitta, Selphie." Immediatamente si coprì il viso con le mani. "Dio, mi spiace... mi spiace tanto."

"Non fa nulla Squall, lo so." La ragazza più giovane cercò di trasmettere la propria empatia, nonostante fosse certa che sarebbe caduta su orecchie sorde. "Se può esserti d'aiuto, nemmeno io penso che lei sia responsabile." Selphie cominciò a raccogliere il contenuto sparpagliato del blocco. "Ma questa cosa ha radici molto più profonde di una bugia. Penso ce ne siano diverse."

"Che sorpresona del cazzo," ribatté lui mentre si chinava per aiutarla a radunare i fogli che giacevano di fronte a lui. "Puoi chiedermi subito quello che vuoi, senza però che la mia risposta diventi tra due ore l'ultimissimo gossip del Garden... per favore, dobbiamo almeno questo a Rinoa."

Lei smise di occuparsi delle note, e si mise in ginocchio. "Squall, so che sto per farti una domanda molto difficile... ma ti ricordi quando c'erano dei rapporti in cui si diceva che aveva addirittura fatto di Jefferson Mitchell il suo cavaliere... perché ci hai creduto?"

Lui voleva urlare, voleva strillare. I ricordi turbinarono nella sua testa come un uragano. In realtà, aveva cercato di arginare tutto quanto fino ad allora, chiedere spiegazioni a Rinoa gli era sembrato privo di importanza. Eppure si trattava di una domanda a cui nemmeno lui sapeva rispondere, ma si fidava di lei, Dio se si fidava di lei. Insieme condividevano quello che nessun'altra coppia avrebbe mai potuto condividere, ma la risposta sembrava più difficile di quanto si aspettasse. Voltò la testa, incapace di fronteggiare Selphie.

"Perché... mi sono state mandate delle prove fotografiche di Rinoa, di Michell... a letto... oh Hyne." Aveva rimosso quei ricordi dalla mente, tanto profondamente lo tormentavano. Ricordava fin troppo bene le fotografie con Rinoa che stringeva Mitchell. Diamine se sembrava bellissima, e felice... la ricordava immensamente contenta in quella foto. Le altre erano una serie di scatti che avrebbero trovato una posizione più appropriata in una rivista pornografica...

"Squall, sei certo che fosse Rinoa?"

"Sì... l'ho vista con Mitchell, è innegabile. Poi il resto... c'era il suo vestito, ricordo che stava per terra... e lui, quello stronzo."

Selphie si sentiva in pena per l'uomo, come se ora che l'aveva colpito un raggio di felicità, il suo mondo gli stesse nuovamente crollando addosso. Comunque, nella sua mente, tutto combaciava fin troppo bene, era tutto fin troppo pianificato. Qualcosa però non quadrava ed era determinata a scoprire la verità. Allora fece qualcosa che, solo una settimana fa, non avrebbe mai osato fare. Allungando la mano, gli toccò il braccio.

"Squall, se credi nel tuo cuore che lei non ti abbia mai tradito... allora è così. Rinoa ti ama, ti ha sempre amato. Mitchell non è un cavaliere più di quanto non lo sia Irvine... credi al tuo cuore e non ai tuoi occhi."

Lui non disse niente, odiava quei ricordi. Ma credeva in lei. Per la prima volta in due anni aveva voglia di rivedere quelle foto, forse c'era qualche particolare che gli era sfuggito prima, nella sua collera, nella sua fretta. Qualcosa di evidentissimo ma trascurato...

"Selphie, potresti rimanere qui per un po'? Rinoa è dentro con suo padre, cercando di fare ammenda per tutto quello che è successo. Hanno solo bisogno di tempo. Io devo assolutamente andare per un po' nel mio ufficio."

"Capisco."

"Dì a tutti di incontrarci nel mio ufficio alle sei. Riusciremo a venirne fuori tutti insieme, Rinoa inclusa."

Lei abbozzò un sorriso, "Okay." Prima che se ne andasse, Selphie gli pose un'ultimissima domanda. "Hey Squall, ricordi quando Rinoa aiutava nell'infermeria?"

Vagamente perplesso lui ripensò ad allora, a quando la sua vita era normale. "Ufficialmente ci ha lavorato solo un giorno. Avevano fatto un programma di scambio col Garden di Galbadia. Rinoa poi fece gran parte del lavoro di riempimento delle carte e di ammissione. Ma dici proprio lavorarci? Era solo un giorno, quando la dottoressa Kadowaki era a corto di personale. Tutti gli altri compiti e i lavori di assistenza all'ufficio venivano svolti molto lontani dall'ala amministrativa. Ha lavorato per un bel pezzo nell'ufficio vicino al mio."

"Così Rinoa avrebbe potuto maneggiare di tutto... campioni, esami... sangue?"

"Non vedo come avrebbe potuto da un ufficio tre piani più sopra. Di queste cose avrebbe dovuto occuparsene l'infermiera che assisteva sul campo medico, non su quello d'ufficio. Inoltre, Rinoa non sopporta la vista del sangue."

"Non ha combattuto con noi? Come poteva avere paura del sangue?"

"Non ho detto che ha paura, ho detto che non lo sopporta... una cosa che si porta dietro per via di sua madre. L'unica cosa che ricorda dell'incidente è il corpo di sua madre immerso nel sangue rossissimo."

"Sì," mormorò lei delicatamente. "Credo che potrebbe essere."

"Non farne menzione con lei ora, ha cose molto più importanti di cui preoccuparsi della storia che non può essere cambiata."

"No, Squall... Non penso dovrò farlo." E abbassò ancora una volta lo sguardo al foglio di carta.

*~*~*~*~*

Quando la porta finalmente si aprì, Selphie riuscì a vederne emergere la giovane strega. I suoi occhi erano rossi e gonfi. Era fin troppo ovvio che aveva pianto. Il cuore di Selphie quasi si allargò per stringerla, anche se non era certa che Rinoa avrebbe capito ogni cosa. Avvicinandosi alla ragazza con i capelli scuri, Selphie cercò di comportarsi nel suo modo energico, nonostante vari pensieri le offuscassero attualmente la percezione.

"Rinoa, tutto a posto? Squall aveva qualcosa di urgentissimo da sistemare, ti scorterò io fino al tuo dormitorio."

"Certo Selphie, capisco." Rivolse lo sguardo al Garden. Capiva davvero? Ora aveva bisogno di lui, le cose erano andate bene con suo padre, ma 'bene' aveva diverse interpretazioni a seconda di chi lo diceva. Era stata lieta di vederlo, di sapere che era vivo e in salute, e ciononostante era piuttosto imbarazzata delle sue fughe; per la prima volta, si era resa conto di quanto si fossero riflesse su suo padre. Il Consiglio Mondiale non tollerava facilmente certe cose; era un vero miracolo che Jefferson Mitchell gli avesse concesso di mantenere la sua posizione.

Eppure, in qualche modo, una volta uscita dalla stanza, sentiva il bisogno del sostegno di Squall. Contava che lui fosse lì, anche solo nel suo cuore. Con una marea di emozione che le scorreva in corpo, non poté trattenersi dal domandare l'ovvio. "Selphie, dov'è andato?"

Sorridendole teneramente, Selphie fece del suo meglio per uscirsene con una spiegazione. Quando tutti i suoi tentativi fallirono fece una domanda che sconvolse persino lei. "Rinoa... prima che tu lasciassi il Garden ci sono state voci secondo cui tu andavi a letto con il Presidente Mitchell... per caso ne sai qualcosa?"

"Che c'è? Non mi starai dicendo che Squall crede a quella roba?" A Selphie parve chiaro che la ragazza stava cominciando ad allarmarsi abbastanza.

"No Rinoa, certo che no... è solo che gli sono state spedite delle foto di te e Mitchell a letto insieme..."

"Che cosa?" Ora era assolutamente turbata. "Selphie... non ho mai... Hyne no... Dio io amo Squall... ti prego non dirmi che crede..."

"No," la interruppe in fretta Selphie. "Non ci crede. Comunque, ad essere sinceri in passato ha creduto che fossero veri. Penso che così gli fosse più facile accettare tutta la situazione. Ti aveva trasformato nel nemico, ma le cose allora erano diverse."

Rinoa guardò la sua vecchia amica prima di aggrapparsi alla ringhiera del balcone accanto a lei quasi in preda a un collasso. "Selphie, ti giuro sulla mia vita... sul nome della mia famiglia... non sono mai stata a letto con lui. L'ho incontrato solo un paio di volte. E principalmente a un paio di cene di beneficenza con mio padre. Se mai l'ho visto, è stato solo di passaggio a questi eventi."

"Sì," Selphie guardò il suo taccuino. "Okay, potresti farmi un favore? Puoi scrivermi qui il tuo nome?"

"Ma... certo... può essere d'aiuto?"

"Forse."

Rinoa prese il blocknotes e la penna che le porse Selphie, mettendo una firma su di un foglio.

"Rin, puoi farmene qualcun'altra?" La strega sembrava perplessa. Le diede uno sguardo stupito, ma si attenne rapidamente alla richiesta. In una manciata di secondi, Rinoa aveva scritto il suo nome cinque volte, incerta della destinazione della sua azione, ma avendo abbastanza fiducia nella sua amica da crederle.

"Grazie, Rin," le sorrise. Selphie scrutò i corridoi, in cerca di qualcosa.

"Selphie? Uhm... posso esserti d'aiuto in qualcosa?"

"Beh, ho chiamato Zell per scortarti fino alla tua stanza degli ospiti. Avrebbe già dovuto essere qui."

Rinoa sorrise dolcemente, "va' pure, so usare un ascensore da sola. Il mio dormitorio non è tanto lontano. Sono una ragazzona, e in un più una strega. Credo di poter gestire un paio di metri a piedi."

"Squall mi ucciderebbe."

"Allora non glielo diremo, no? Devi andare, giusto?"

La giovane annuì. "Già, è venuto a galla qualcosa che potrebbe esserci molto utile per scoprire la verità."

"E allora Selphie, cosa c'è di più importante della verità? Per favore, fidati di me... ce la posso fare. Non c'è quasi nessuno nelle hall, e un po' di tempo da sola non mi nuocerà."

"Mi ucciderà," mormorò l'altra. "Però mi ucciderà lo stesso se non ne vengo a capo prima del nostro incontro."

"Venire a capo di cosa, Selphie?"

"Oh, nulla di importante," mentì. "Ma tu vai direttamente in camera tua, intese?"

"Sì, vado. Fidati di me."

*~*~*~*~*

Rinoa non era certa di cosa aspettarsi, né del perché avesse insistito tanto nel stare da sola. La mente è più forte del corpo, si ripeté. Non era come se si trovasse nel fervore di una battaglia, stava solo passando da un corridoio a un altro... da sola. Dio, se Squall l'avesse saputo si sarebbe davvero infuriato. Il pensiero che qualcuno tenesse a lei a tal punto la lusingò un po'. Dopo tutto ciò che era successo, era sicura di non importare più a nessuno. Zell era perso da qualche parte nel Garden, a fare Hyne sa cosa. Una traccia era pur sempre una traccia, e Selphie aveva cose più importanti di cui occuparsi che fare da baby-sitter a una ventiduenne.

"Guarda un po' a chi ha tolto il guinzaglio il Comandante, pensi che abbia una targhetta di riconoscimento? Non vorremmo mica considerarla un animaletto randagio," fece una voce altera. Rinoa continuò a camminare, cercando di evitare ogni contatto visivo, ma più si avvicinava più diventavano chiassose.

"Hey, stai zitta, Nicole," stuzzicò un'altra ragazza. "Scommetto che ha un appuntamento importante con l'uomo qualunque che si scopa in quest'ora."

"Ma scherzi, Kris?" derise la terza, bloccando la strada a Rinoa. "Lei non si scopa un uomo qualsiasi... non è una puttana comune, è di prima classe. Va solo con gli uomini strapieni di potere e di soldi."

"Dia, non dimenticare le mogli. Sembra che abbia un'alta priorità nella sua lista-punti."

Il cuore di Rinoa correva all'impazzata. Adesso voleva soltanto essere altrove. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era un confronto di quel tipo. "Per favore," squittì con voce tremante. "Non voglio questo, capisco come possa sembrare... ma per favore, voglio solo tornare nella mia stanza, da mia figlia."

La cadetta le si avvicinò al volto. "E che cosa farai? Ci pugnalerai come hai fatto con Ellione Loire? O ti fotterai il marito della Professoressa Leonhart?"

"Ma dai," scherzò Nicole. Le altre due ragazze circondarono Rinoa, puntandola al centro. "Stiamo parlando della strega... lei scapperà. Cazzo, in questo sì che è brava."

"Oh, e non dimentichiamoci della sua bambina illegittima." Kris poggiò una mano sulla spalla di Rinoa, che sentì un brivido correrle lungo la schiena. "Povera bimba, non sa nemmeno quale dei clienti di sua madre è suo padre. Forse sarebbe meglio morisse piuttosto che crescere con te come madre."

C'era una linea sottile per una strega, una di quelle che in molti non osano attraversare. Le si poteva dire tutto quello che si voleva su lei e Squall... ma non su Allison. Riusciva a sentire il suo sangue scorrerle nelle vene. Ogni battito cardiaco la attirava sempre di più a un qualcuno che non voleva diventare... qualcuno che avrebbe fatto apparire validi i loro giudizi.

Le pregò, "andate via." Non era una richiesta, quanto una pretesa.

"Che c'è, finalmente abbiamo toccato un nervo scoperto? Finalmente la potente troia ci mostrerà di che pasta è fatta?"

"Ah... Dia... non credo che..." Nicole tentò di avvertire la sua amica mentre indietreggiava lentamente. Rinoa riusciva a sentire l'emozione prendere il controllo. Non voleva che succedesse, aveva sopportato di tutto... ma quella era una sua scelta. Queste ragazze non le aveva scelte lei. Lì al Garden, tutte le emozioni si erano riversate in lei negli ultimi quattro giorni. Il suo corpo era provato, e la sua mente debole. Le ragazze notarono improvvisamente il cambiamento del suo aspetto mentre i suoi occhi iniziavano a turbinare pieni di nuvole opache.

Ora non era più in grado di controllare le sue azioni. Sollevò lentamente una mano, lottando tremante con la sua stessa coscienza. Per il combattimento che stava avvenendo nella sua anima si formarono delle lacrime, queste ragazze non erano il nemico e lo sapeva benissimo. D'improvviso, ritirò la mano verso il petto. Stringendola in un pugno, riuscì a sentire il dolore di ogni unghia che affondava nel suo palmo. In quell'istante, fu afferrata vigorosamente da dietro.

Seppe immediatamente chi era, mentre lui la girava verso di lui, tenendola stretta.

"Stai bene?"

"A meraviglia, Squall. Voglio solo tornare in camera."

Controllando che non fosse fisicamente ferita, si mosse al suo fianco per fronteggiare le tre ragazze.

"Cosa diamine stavate facendo? Chi pensate di essere?"

"Siamo SeeD," ribatté Kris. "Siamo state addestrate per sconfiggere la strega. Ma che diavolo prende a te?"

Squall alzò la mano; non voleva altro che colpirla. Colpirle tutte. Erano loro ad aver causato quello; erano loro ad averla tormentata. Ed era con loro che fino a quattro giorni prima... lui si sarebbe schierato.

"Maledette ragazze, andatevene via! Non fatevi vedere mai più!" ruggì, abbassando il braccio.

Le ragazze non si allontanarono subito, dato che non mostravano troppa paura del Comandante. Fino a un certo punto, l'avevano rispettato, ma ora era solo qualcuno che eseguiva ogni ordine di quella puttana. Quistis era ancora molto rispettata tra il corpo studentesco, e ogni tradimento fatto a lei, era un tradimento fatto a loro. Non avrebbero mai conosciuto l'intera storia, ma solo quella che veniva loro trasmessa. Il Garden stava affrontando una guerra, e solo le informazioni pertinenti venivano reiterate agli studenti. Fino al giorno prima, avevano trascorso tutto il tempo a inseguirla, e ora erano costretti a difenderla...

*~*~*~*~*

"Cosa diamine facevi da sola senza una scorta adeguata?" la riprese con un tono inferocito.

"Squall, mi dispiace... Irvine doveva vedersi subito con Selphie. Alex era nel dormitorio con Allison, e pensavo di poter arrivare nella mia stanza senza incidenti."

"Oramai dovresti saperne abbastanza. La storia non ti ha insegnato nulla? E cos'è stata quella 'cosa' poco fa?"

"Io... non lo so. Ha iniziato a prendere il sopravvento di nuovo... quel sentimento. Tre anni di nulla, tre giorni nelle tue vicinanze e siamo già alla terza volta. Okay... okay, una volta c'è stata pure a Trabia... Ho perso la calma con Richard, e l'ho quasi ucciso."

"A quanto pare qualcun altro ha finito il lavoro per te. Non che sia stata una grave perdita per la società."

"Anche allora eri vicino a me, vero?" La comprensione albeggiò su di lei.

"Non sono certo di dove fossi quando sei partita, ma da qualche parte tra Deling e Trabia. In realtà ero piuttosto irritato quando mi misero sul caso di rapimento Bennett."

"Non è ironico?"

"Sì, e ne ho avuta più che a sufficienza di ironia nella mia vita."

"Allora deve avere qualcosa a che fare con te, o con la tua presenza, intendo. Quando sono vicino a te, tendo ad essere più forte. I miei poteri sono stati sopiti per quasi tre anni... qualsiasi cosa mi facesse quella bestia."

"Dio, Rinoa, mi dispiace..."

"Dannazione, Squall!" Scattò la testa verso di lui. "Ti avevo detto di non dirmelo mai più, qualsiasi cosa fosse successa." Riprese rapidamente a camminare nel salone, senza guardare indietro.

Dopo qualche istante di momentanea confusione, corse per stare al suo passo. "Rinoa, che problema c'è? Non voleva dire niente."

"No Squall, non voleva dire niente per te e nemmeno per lui."

"Lui?"

Lei si voltò, fermandosi nel corridoio che portava ai dormitori. "Richard Bennett! Ogni volta che mi colpiva per piacere sadico, o mi picchiava fino a rompermi le costole, o mi violentava... c'era sempre un mi dispiace. Mi dispiace non vuol dire niente per me, Squall. Non vuol dire proprio un cazzo. Ma tu sì... quindi ti prego, non ridurti a un mi dispiace. Dimostramelo con le azioni, non con le parole. Solo... solo resta sempre accanto a me..."

Quelle parole lo colpirono come un pugnale, ognuna di esse perforò la sua pelle e gli ricordò i suoi fallimenti. Sarebbe mai stato chi avrebbe dovuto essere? O il fato aveva deciso del suo destino dal momento della sua nascita? Stavolta non ci sarebbe stato; adesso controllava lui la sua vita. Sapeva quello che voleva, e non si sarebbe fermato di fronte a nulla per ottenere il suo scopo. La sua famiglia.

*~*~*~*~*

Quelle quattro mura lo stavano avvolgendo come una cella, di nuovo. Seifer Almasy lo odiava, odiava essere intrappolato come un animale. Sì, in realtà avrebbe potuto facilmente uscirne, e vagare liberamente nei saloni. Ma a che prezzo? Li aveva traditi molti anni prima, e tutti in quel luogo avevano una ragione per odiarlo. E lui non poteva dargli torto. Si agitò e si rivoltò nel suo letto, mentre il sole del pomeriggio trafiggeva il pavimento. Le ombre si arrampicavano gentilmente sulle tegole come una meridiana, e ognuna di esse rappresentava un'altra ora della sua vita sprecata in quel posto.

Chiudendo gli occhi, provò a pensare. Se si fosse alzato e si fosse messo a correre, correre più lontano che poteva... avrebbe mai potuto fermarsi? La sua vita era un fiasco gigantesco come quella di suo padre, era quello l'unico tratto distintivo che si trasmetteva di padre in figlio?

Gettò uno sguardo all'armadio e vide il riflesso del suo gunblade nello specchio. Forse avrebbe potuto andare senza farsi notare nel centro di addestramento. Sì, come no. Lui desiderava da morire - no, aveva bisogno di combattere. L'adrenalina scorreva nelle sue vene, gli dava vita. Era naturale come il sangue. Ma no, ora giaceva nella sua stanza... e le mura lo stavano avvolgendo.

Perché lei non era lì? D'accordo, forse non era la soluzione migliore, ma almeno se ci fosse stata Quistis avrebbe potuto trovare altre cose su cui concentrarsi... come lei. Forse l'ultima sera gli gravava ancora pesantemente sulla mente. Forse all'improvviso non sapeva più cosa fare della sua vita. Quando all'inizio era venuto a sapere di Rinoa, le sue intenzioni erano state completamente disinteressate, ma ora doveva ammettere di star guardando al suo profitto personale.

Era un uomo di parola, anche se pochi davano a quella parola il giusto valore. Combattere fino alla fine, per quanto amara, non era una scelta; era una promessa. Tuttavia, quando era andato a Balamb quella sera per parlare con Squall, non aveva pensato neanche una volta che avrebbero potuto trovare la strega, figurarsi riportarla indietro. Gli piaceva pensare che ogni azione che compiva fosse nobile e forse lo era veramente... ma da qualche parte lungo la strada, la linea si era confusa. Ora, non solo pensava al futuro di colei che aveva cercato un tempo di sacrificare, ma anche a quello di colei con la quale aveva condiviso il letto l'ultima notte.

Richiuse gli occhi e l'oscurità prevalse sui suoi sogni. Non riusciva a dormire; la sua mente era altrove. Ma poteva fantasticare, e controllava anche il più personale dei suoi pensieri. Almeno così pensava... Un improvviso brivido lo percosse. Se si dice che si sente un brivido quando qualcuno ti calpesta la tomba, allora qualcuno stava scavando la sua. Era quasi ultraterreno, e per un momento lo spaventò. Poi un'immagine solitaria gli attraversò gli occhi. E anche quando lì aprì, era come un negativo, la sagoma della bestia che infestava i suoi sogni... il dragone. La creatura sconosciuta che per qualche motivo lo perseguitava.

Diede uno sguardo al suo orologio. Quistis l'aveva lasciato meno di due ore prima. Aveva bisogno di vederla ora. Stava succedendo qualcosa che nessuno riusciva a vedere. Né lui, né il Comandante, e neanche la strega. Era qualcosa riguardo quella semplice immagine del dragone che possedeva la chiave di tutto... e le risposte che cercavano.

Risposte molto peggiori di quanto chiunque avrebbe mai potuto immaginare.

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto da Alessia Heartilly. Insieme a questo trovate publicata la revisione del capitolo 19 e 20, sempre a cura di Alessia Heartilly.
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Citazione di apertura: da Love's Loneliness di William Butler Yeats, tutta la seconda strofa.
Il tempo si riprende tutto,
Che tu lo voglia o no.
Il tempo prende ogni cosa,
Il tempo la porta via,
e alla fine c'è solo l'oscurità.
A volte incontriamo altri in quella oscurità,
E a volte li perdiamo di nuovo là dentro.
- Alessia Heartilly

   
 
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