Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: mikimac    16/11/2017    2 recensioni
L'amicizia può nascere nei più strani e fra le creature più disparate. Perché essere amici non dipende da che cosa sei, ma da chi sei.
Omegaverse. Omega John. Alfa Sherlock. Vampirelock.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il principe di Gand
John arrivò al castello, mentre un cielo infuocato salutava il giorno appena trascorso, per dare il benvenuto alla notte con tutto il suo firmamento di luci lontane. Nel cortile principale ferveva una grande agitazione: cavalieri in armi stavano preparandosi a uscire, mentre altri gridavano ordini. Malgrado la confusione, il principe riconobbe la voce del padre, che sovrastava tutte le altre: da una parte organizzava le ricerche del figlio disperso e dall’altra inveiva contro le guardie, che lo avevano abbandonato nel bosco: “Capitano! Divida i suoi uomini in piccoli gruppi! Seguite ogni traccia che trovate! Riportatemi mio figlio! E la testa di chiunque abbia osato toccarlo! E voi! Vi farò levare la pelle a scudisciate! Avete abbandonato il mio piccolo  e indifeso bambino in balia dei banditi! E non osate bofonchiare ancora la storia del drago! Pensate che io creda alle favole?! Ubriachi oltre che incapaci! Andate voi! E non osate tornare senza mio figlio!”
Nel trambusto, nessuno si era accorto dell’arrivo del principe nella piazza d’armi. John si avvicinò con calma al padre e gli picchiettò delicatamente su una spalla. L’uomo si voltò con un’espressione irata sul volto, poi proruppe in un urlo strozzato e strinse a sé il figlio, con tutta la forza che aveva.
“John! Bambino mio! Sei qui, sano e salvo! Non ne ho mai dubitato. So di non aver allevato una debole donnetta!”
“Padre, - si lamentò John, con un filo di voce – mi stai soffocando.”
“Oh, certo.” ribatté il re, allontanando il figlio e scrutandolo bene da capo a piedi per essere sicuro che fosse tutto intero: “Capitano! Rimandi le guardie negli alloggi. Butti quegli incompetenti in cella e li tenga a pane e acqua per venti giorni. Andiamo, figlio mio, chissà come sarai provato,” sorrise, circondando con un braccio le spalle del figlio e guidandolo dolcemente verso il castello.
John si lasciò condurre dal padre docilmente: “Padre, - iniziò con voce debole – non hai idea di quanta paura abbia patito. Quei farabutti volevano i miei gioielli e miei soldi. Avevano sopraffatto quelle povere guardie ed eravamo alla loro mercé, quando è  accaduto qualcosa di strano: un albero si è inclinato, come piegato da una forza incredibile. Due spaventosi occhi gialli sono spuntati dal folto degli alberi e tutti abbiamo cominciato a correre senza sapere dove stessimo andando. Anche io ho fatto la stessa cosa e mi sono ritrovato sulla scogliera. Quando ho capito che nessuno mi inseguiva, mi sono riposato, poi sono tornato a casa.”
Il re aveva ascoltato con attenzione il racconto del figlio e gli chiese: “Allora anche tu hai visto il drago?”
John finse prima sgomento, poi fece una risata isterica: “Drago?! No, padre, ma che dici?! Era un gigantesco orso! Per fortuna l’ho seminato o mi avrebbe sbranato,” e rabbrividì, come se quel ricordo fosse terribile per lui.
“Volevo ben dire. – bofonchiò il re – Un drago! Che immaginazione hanno quelle guardie incapaci! Le farò punire come meritano.”
“Padre, ti prego. – supplicò John – Saranno inetti, ma hanno tentato di difendermi. Rimandali a casa senza punirli. Non è certo colpa loro se non sono adatti alla vita del soldato.”
Il re guardò il figlio con orgoglio: “Sei proprio un ragazzo generoso. E sia! Visto che stai bene, non infierirò su quei poveretti. Corri da tua madre, che è stata tanto in pena per te. Io darò ordine di rilasciare quegli uomini.”


Il principe di Gand


John corse dalla madre, che lo riempì di baci e abbracci. Dopo un bagno rilassante e un cambio d’abito, il principe riuscì a restare solo e sgattaiolò fuori dalle proprie stanze, senza farsi notare, per raggiungere gli alloggi delle guardie. Mentre tutti cenavano, gli uomini della sua scorta stavano preparando le loro cose per partire. John entrò nella camerata e abbassò il cappuccio del mantello, che lo riparava dalla brezza della notte: “Buonasera, signori. – esordì – Non ho molto tempo, quindi sarò breve e conciso, ma sarà meglio per voi che mi capiate bene. Io ho convinto mio padre a liberarvi senza punirvi e vi ho portato queste monete d’oro. Sono l’equivalente di un anno di paga per ognuno di voi. Saranno vostre a una condizione: non dovrete ripetere la storia assurda del drago ad anima viva. A piegare la pianta è stato un orso. Sappiate che scoprirò se mancherete al patto e farò punire anche le vostre famiglie, oltre che voi. Ci siamo capiti?”
Il tono minaccioso e deciso del principe non ammetteva repliche. I poveri uomini annuirono e giurarono sulle teste dei loro figli di non raccontare mai più l’assurdità del drago. Il principe sorrise soddisfatto. Rialzò il cappuccio sulla testa e tornò nelle proprie stanze, per concedersi un meritato riposo, dopo una giornata così straordinaria.


Mentre John dormiva placidamente nel proprio letto, Sneeze aveva atteso che facesse buio e, aiutato dalla luce della luna piena, si era alzato in volo per raggiungere le grotte della scogliera. Era stato un volo breve, ma interessante. Nella Valle dei Draghi potevano volare, ma lo spazio da esplorare era abbastanza ristretto e le distese di acqua piuttosto limitate. Ora Sneeze stava volando su una immensa distesa nera di cui non riusciva a vedere l’altra sponda. Era tentato di spingersi verso il largo, per vedere dove finisse il mare, ma aveva promesso a John di stare attento e di non farsi vedere. Inoltre, era già stato abbastanza fortunato a trovare un Umano così amichevole, non voleva sfidare troppo la sorte. Se davvero non fosse più riuscito a tornare a casa, avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per scoprire come fosse fatto il mondo fuori dalla Valle. Si diresse alla scogliera e iniziò a esplorarne le grotte. Ne visitò diverse, fino a quando ne trovò una proprio carina: si trovava a metà dell’altezza della scogliera con l’ingresso a picco sul mare. Da lì avrebbe potuto guardare che cosa accadeva sulla vasta distesa blu in modo discreto, nascosto dalle ombre della grotta. Inoltre, sarebbe stato protetto dalle mareggiate e la grotta era abbastanza profonda da essere sufficientemente calda in inverno.
Trascorse il resto della notte a mangiare, poi tornò alla grotta e si accucciò davanti all’apertura della sua nuova casa per osservare il sole che, sorgendo dal mare, annunciava l’inizio di un nuovo giorno e per ascoltare il canto degli uccelli, che davano il bentornato al mattino. La risacca del mare e i mormorii degli animali cullarono Sneeze, che si addormentò.


Erano trascorsi alcuni mesi dai fatti fin qui narrati.
John andava a trovare Sneeze ogni volta che poteva. Sfruttando la terribile esperienza vissuta, l’Omega era riuscito a ottenere dal padre che nessuno potesse avvicinarsi alla scogliera e che solo lui potesse accedere alla scalinata, che portava alle grotte. Giustificava le sue lunghe assenze con la scusa di una ricerca di pace ed equilibrio. Re Andrew trovò strana la richiesta del figlio, ma non si oppose, perché voleva che John fosse felice, almeno fino al giorno in cui lo avrebbe costretto a sposarsi. Il Re sapeva che John sarebbe stato un ottimo regnante, ma era un Omega e non poteva essere designato erede del regno. Se non gli avesse trovato un consorte, che sarebbe divenuto il nuovo re di Bradley alla sua morte, il reame sarebbe stato il centro delle ambizioni di conquista dei regni vicini. La popolazione avrebbe sofferto e Andrew doveva proteggere il proprio popolo, anche a scapito della felicità del figlio. Era per questo motivo che gli aveva sempre concesso tutto, sapendo che avrebbe dovuto spezzargli il cuore.
Un giorno, tornando da un incontro con Sneeze, John trovò il castello in grande fermento. Fermò una della dame di compagnia della madre e le chiese che cosa stesse accadendo: “Abbiamo visite, principe. Mentre era a fare la sua passeggiata, è arrivato il principe Sherlock del regno di Gand. Dovrebbe vederlo! E’ bello come il sole e tanto tanto simpatico,” concluse con una risatina eccitata.
John era tutt’altro che felice. Era sicuro che il padre avesse invitato il principe per convincerlo a sposarlo. Sapeva che Sherlock di Gand era uno dei principi più contesi, perché il suo era un regno molto potente. John si era sempre meravigliato che re Andrew non avesse ancora tentato di presentarglielo come pretendente, dato che era un grande amico del Re Richard di Gand. Era seccato dal fatto che il padre avesse invitato Sherlock senza avvisarlo, ma era anche incuriosito dalle voci contrastanti che giravano su di lui. Per alcune principesse era un uomo socievole ed espansivo, sempre pronto alla battuta e a divertirsi. Altre lo descrivevano educato e cortese, sì, ma molto riservato, freddo e poco incline al sorriso. Per altre ancora, era gelido, indelicato e arrogante. John era sempre stato intrigato dal mistero di questa strana personalità, ma non ne aveva mai accennato al padre per timore che pensasse che fosse interessato a Sherlock per sposarlo. Ora che poteva soddisfare la propria curiosità, era indispettito dal non aver saputo prima dell’arrivo dell’ospite.
La nobile dama non si accorse dello sguardo irritato dell’Omega e continuò a parlare allegramente: “Ora il principe si trova nella sala del trono con i suoi genitori. Vedrà che le piacerà tanto.”
John ne dubitava molto e si avviò verso la sala deciso a non dare soddisfazione al principe ospite. Avvicinandosi, sentì la voce del padre che conversava giovialmente con qualcuno, che rideva educatamente alle sue battute. Quando entrò nella sala del trono, l’Omega fu accolto con entusiasmo dal padre: “John, finalmente! Ti stavamo aspettando. – si rivolse al giovane seduto di fronte a lui – Principe Sherlock, mi permetta di presentarle mio figlio John. – si girò verso il figlio, con un sorriso di incoraggiamento – Caro, questo è il principe Sherlock di Gand. Passava dal nostro regno per andare in visita alla zia, la Duchessa di Follet, e ha pensato di farci un’improvvisata, portandoci i saluti del padre. Ricordi che Richard di Gand ed io siamo grandi amici fin da giovani, vero? Peccato che gli impegni di governo dei nostri rispettivi regni non ci permettano di incontrarci quanto vorremmo! Però, Sherlock è stato veramente gentile a venirci a trovare. L’ultima volta che l’ho visto era ancora un bambino. Visto che bel giovane è diventato?”
John si trovò a guardare un giovane Alfa della sua età, alto e magro, ma muscoloso, con corti capelli neri e lisci, accuratamente pettinati, e sorridenti occhi verdi, vestito con eleganti, ma pratici abiti da viaggio. John degnò il principe del più gelido e indifferente dei suoi sguardi, allungando la mano con sufficienza e accompagnando il gesto con un annoiato: “Piacere.”
Sherlock gli fece un sorriso raggiante e gli baciò la mano. John distolse lo sguardo, già completamente disinteressato dal giovane che, per nulla offeso, continuò a parlare con il re. Nel vagare per la stanza, lo sguardo dell’Omega cadde su un altro giovane uomo elegantemente vestito, che lo stava attentamente studiando. Lo si sarebbe potuto dire il fratello del principe: stessa corporatura, anche se questo vampiro era più magro, stesso colore di capelli, che però erano ricci e scompigliati, solo gli occhi erano di un azzurro chiarissimo, quasi trasparente e terribilmente seri, mentre il portamento era veramente rigido e vigile. I loro sguardi si incrociarono. John si aspettava che il vampiro abbassasse gli occhi, per rispetto del suo ceto superiore, invece gli occhi chiari e severi dell’uomo sostennero il suo sguardo, per nulla intimoriti. Sherlock notò il duello di sguardi e fece uno strano sorriso divertito: “Sono davvero imperdonabile. Principe John, mi permetta di presentarle il mio fidato scudiero Sebastian Moran.”
“Mi meraviglio di lei, principe Sherlock. – lo apostrofò stizzito e con voce tagliente l’Omega – Dovrebbe insegnare al suo scudiero come ci si comporta in presenza di altri regnanti!”
Sebastian Moran fece un leggero inchino: “Chiedo scusa, se le ho involontariamente mancato di rispetto, principe. Il mio compito è proteggere il mio signore e ho l’abitudine di osservare attentamente tutti i presenti, per essere sicuro che nessuno possa fargli del male. Ho imparato che il pericolo può arrivare nei modi più diversi e i principi, come lei, non fanno eccezione.”
La voce profonda dello scudiero era calma e pacata e per nulla dispiaciuta per il fatto che John si fosse sentito offeso. L’Omega era abituato ad avere l’ultima parola in ogni circostanza e non poteva certo permettere che un semplice scudiero se la cavasse con delle scuse, che non erano tali: “Pensa forse che io possa essere una minaccia per il principe?” Chiese sprezzante e ironico.
“Esistono molti tipi di pericolo, mio signore, e da alcuni è impossibile proteggersi.”
Il re e la regina si aspettavano che il figlio facesse una sfuriata, invece, con loro grande sorpresa, il ragazzo piegò i bordi delle labbra in un lieve sorriso divertito.
“Seb ed io siamo amici da quando eravamo bambini. – intervenne Sherlock – Per me è molto più di un semplice scudiero. Potrei quasi dire che siamo la stessa persona. Se, però, lei principe si sentisse offeso, gli ordinerò di farle le sue scuse e lo punirò come meglio lei creda.”
“Non ce ne è bisogno, principe Sherlock. Il suo scudiero si è già spiegato. E su certe cose non posso dargli torto.”
Il piccolo incidente si era risolto. Il re e il principe Sherlock continuarono la loro piacevole conversazione. John assisteva con cortese disinteresse, ma sentiva su di sé gli occhi indagatori di Sebastian. Alcune volte lo guardò di sottecchi per assicurarsi che la sua non fosse solo un’impressione e aveva ragione: lo scudiero lo studiava con interesse, come per cercare di capire chi fosse. John si accorse di non essere stato abbastanza attento e che Sebastian si era reso conto che lo osservava. Così non si girò più, per non dargli la certezza di essere interessato a lui.


Dopo lunga insistenza, Sherlock acconsentì a fermarsi per la notte e si ritirò nelle stanze degli ospiti, con il suo inseparabile scudiero, per prepararsi per la cena. Rimasti soli, il principe chiese allo scudiero: “Che cosa ne pensi?”
L’uomo che era stato presentato come Sebastian Moran, si diresse alla finestra della stanza per guardare il cielo colorato dal tramonto: “Non so che cosa pensare, Seb. Re Andrew mi sembra affabile, come lo ricordavo. Mio padre dubita che stia tramando qualcosa ai danni del nostro regno, ma non si capisce perché abbia interdetto la navigazione di un pezzo così lungo di costa. Mentre tu sarai a cena con loro, io cercherò di arrivare alla scogliera e di scoprire che cosa nascondano.”
“Farò anche questo sacrificio per te, mio signore. – ribatté, con un sorriso divertito, il vero scudiero – Che cosa ne pensi del principe John? Ho notato come vi siete guardati…”
Sherlock si girò verso lo scudiero con lo sguardo irritato, ma la voce rimase sempre calma: “Sembra il solito principe viziato, che, solo perché è un Omega e ha un titolo, si sente superiore al resto del mondo e pensa che tutti gli debbano cadere ai piedi. Scommetto che re Andrew gliele dà tutte vinte.”
“Però è molto bello,” ribatté Sebastian.
“La bellezza non è tutto,” troncò Sherlock.
Sebastian conosceva bene il suo principe e sapeva che il tono che aveva usato significava che il discorso era chiuso. Non insisté oltre e iniziò a sistemare i loro pochi bagagli per la notte.



Angolo dell’autrice

Ed ecco entrare in scena Sherlock, in compagnia di uno scudiero decisamente insolito.

Grazie a chi stia leggendo questa storia di draghi, vampiri, omega e principi.

Il terzo e ultimo capitolo sarà pubblicato verso le 18.30.

Ciao!








   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: mikimac