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Autore: eastwood    17/11/2017    1 recensioni
per quanto inventivo possa essere il diavolo,
lo schema quotidiano non variava mai.

Voleva un'estate entusiasmante, voleva dare una svolta alla sua vita.
Con l'inizio del nuovo anno scolastico, Amanda Miller rimpiangerà i bei vecchi tempi in cui era una semplice ragazzina infatuata di uno dei suoi più cari amici, o forse no?
Partenze, nuovi arrivi e rivelazioni all'interno di un gruppo di buoni amici che si è formato per caso, frammentato dai segreti che ognuno di loro tiene nascosto.
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Non riuscivo a dormire.

La scusa di cui mi servii fu la luce fioca del lampione che entrava dalla finestra e che incolpavo di essere fastidiosa, anche se prima di quella sera non mi aveva mai urtato tanto.

 

Sbuffai e scostai il lenzuolo con un gesto secco della mano, così da scoprirmi e mettermi a sedere sul bordo del letto mentre raggiungevo il pavimento fresco con i piedi nudi, dandomi poi un piccolo slancio con le mani contro il materasso per alzarmi e raggiungere l'armadio.

 

Avevo bisogno di una boccata d'aria.

 

Infilai dei pantaloni della tuta grigi sui pantaloncini neri e attillati, adibiti a pigiama, ed afferrai una felpa pesante che indossai sopra la canottiera bianca, visto che la sera cominciava già a fare freddo, ormai, mentre infilavo ai piedi un paio di scarpe nere trovate in fondo all'armadio.

 

Aprii la porta lentamente e scrutai attorno a me con attenzione prima di uscire dalla stanza e raggiungere con estrema lentezza le scale, scendendole in punta di piedi nel tentativo di non fare rumore visto che mio padre aveva il sonno leggero e la camera dei miei genitori si trovava nella stanza accanto al sottoscala.

 

Arrivata in fondo strinsi il labbro inferiore tra i denti e mi avvicinai alla porta bianca dell'ingresso allungando una mano verso questa fino a raggiungere la serratura e sbloccarla, con un gesto secco, così da aprire poi la porta ed uscire, socchiudendola alle mie spalle prima di chiuderla totalmente con più attenzione, tirando un sospiro di sollievo mentre feci un mezzo giro sui talloni e socchiusi gli occhi inspirando dell'aria dalle narici ed espirandola allo stesso modo mentre risollevai le palpebre e, prendendo a camminare nel vialetto di casa, infilai le mani nelle tasche laterali della felpa scontrando le dita con un oggetto estraneo che estrassi corrucciando la fronte, inizialmente perplessa, poi abbassai lo sguardo sulla mano nel quale lo tenevo e riconobbi la fantasia che circondava il Clipper colorito, trovato per terra settimane prima mentre girovagavo per il paese con Tanya.

 

Sorrisi e lo presi con il pollice e l'indice per poterlo avvicinare al viso, ma una voce mi deconcentrò, facendomi rialzare lo sguardo.

 

«Non è che potrei prenderlo in prestito, per un secondo?»

Il ragazzo a pochi passi da me indicò il Clipper nella mia mano mentre con l'altra avvicinò la sigaretta alle labbra. 

 

Mi soffermai per un breve istante sulle sue labbra carnose, avendo seguito lo spostamento della mano dal corpo snello al viso, intravedendo appena i suoi occhi, oscurati dalla luce notturna, ed il suo capo, coperto da dei capelli corti, illuminato appena dalla fioca luce di un lampione.

 

Mi limitai ad annuire dopo qualche secondo dalla sua domanda e glielo porsi, sentendo le sue dita calde sfiorare le mie.

 

Distolsi lo sguardo non appena ritrassi la mano e la infilai, come l'altra, nella tasca della felpa, dovendola però estrarre nuovamente pochi attimi dopo per riprendere l'accendino e rimettermelo in tasca, sorridendo al suo ringraziamento e riabbassando in seguito lo sguardo sull'asfalto.

 

«Sei la prima persona che incontro da quando sono qui, sai? Senza contare quell'amorevole uomo collassato davanti al supermercato..»

Espirò il fumo mentre parlava, abbassando la tonalità della voce mano amano che finiva la frase e notai anche un'espressione sempre più perplessa farsi strada sul suo volto, non potei non sorridere divertita, specialmente quando, subito dopo, rialzò lo sguardo su di me e schiuse le labbra per lasciar trapassare una risata. Lo seguii a ruota.

 

«Beh, alle quattro del mattino di un mercoledì speravi davvero di trovare qualcuno?»

«Ho trovato te»

«Ti è andata bene»

«Direi di sì, non posso negarlo»

Storsi appena le labbra in una piccola smorfia, era molto probabile che i miei zigomi si stessero arrossando, sì, arrossivo per ogni cosa, senza nemmeno volerlo, persino per cose così stupide.

 

«Non ti ho ancora chiesto come ti chiami»

Mormorò poi, forse per spezzare il silenzio che si era involontariamente creato.

 

«Amanda»

«Amanda?»

«Non va bene?»

Chiesi, un po' titubante nel vedere la sua reazione.

 

«Oh no, certo che no, è un nome molto bello»

Inclinò il viso verso il basso, forse per non far notare il sorriso, ma riuscii ad intravederlo lo stesso.

 

«Io sono Cameron»

Fece un altro tiro non appena rialzò il viso e spostò la mano al fianco, sorridendomi mentre io annuivo alla sua presentazione.

 

Solo in quel momento notai la borsa ed il trolley che teneva accanto a sé, allora interruppi qualunque cosa stesse per dire mentre il fumo particolarmente visibile fluttuava nell'aria fuoriuscendo dalla sua bocca.

 

«Non vorrei infrangere i tuoi sogni, Cameron, ma non penso che questo sia il luogo adatto per farsi una vacanza, sai?»

Notai il suo sguardo seguire la direzione del mio sui suoi bagagli, intravedendo il suo sorriso scomparire per un breve istante, poi, avendo capito a cosa mi riferivo, tornò a sorridere e rispose.

 

«Se fossi in vacanza non ci verrei da solo, non ti pare? Comunque sia no, non lo sono.

 In realtà i miei mi hanno spedito qui per un po' di casini che ho combinato..»

«Quindi sarebbe una specie di punizione, venire qui?..»

Mormorai in risposta, lasciando trapassare l'ironia difficilmente comprensibile tra le parole, per poi liberarmi in un sorriso nel sentire la sua risata leggera, seguendolo nel frattempo con lo sguardo mentre si metteva a sedere sul marciapiede cosa che feci anche io, subito dopo.

 

Mi sembrava familiare, quel ragazzo.

Quella risata l'avevo già sentita prima, solo che non riuscivo a realizzare quando e perché.

 

«Sarei dovuto restare in aeroporto, dormire lì per stanotte e farmi venire a prendere al mattino, ma mi annoiavo e volevo un'anteprima della città in cui vivrò per i prossimi mesi»

Cominciò a raccontare ed io lo ascoltai interessata, stringendomi nella felpa calda, infastidita dagli spifferi leggeri che di tanto in tanto si facevano sentire.

 

«Da dove vieni?»

«California»

«Dalla California sei venuto qui? Ti è dato di volta il cervello? Sarai stanco»

Dissi, stupefatta dalla sua risposta.

 

Capisco allontanare, ma dalla California al New Jersey è una tratta non troppo breve.

 

Non vorranno liberarsi di lui, spero?

   
 
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