Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    18/11/2017    0 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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“Rubbie Rubbie, il ladro del vento tu sei”
 
- “Rubbie Rubbie, dove mai ti sarai nascosto?
Rubbie Rubbie, cosa mai tu sei?”
- Il ladro del vento! – esclamò la piccola Eve scattando a sedere accanto a sua zia Arya, la quale stava cullando il suo bambino.
- E come mai proprio il ladro del vento, tesoro? – le chiese la ragazza guardando i suoi occhioni luccicanti incuriosita.
- Perché è un piccolo uragano! Quando passa lui si alza anche il vento, per questo è un ladro di vento, zia!
- D’accordo. E sia! – rispose rivolgendosi di nuovo a suo figlio Ruben, il quale era sul punto di addormentarsi tra le sue braccia. – “Rubbie Rubbie, dove mai ti sarai nascosto?
Rubbie Rubbie, il ladro del vento tu sei
Rubbie Rubbie, nessuno ti può fermare
Gli alberi ti parlano, la neve ti insegue
Ma tu sei troppo veloce, Rubbie Rubbie, non riesco a vederti
Guarda avanti a te, ladro del vento, e non volarti se tu sei più in alto
Gli uragani ci travolgono, Rubbie Rubbie, ma tu sei ancora in piedi
Rubbie Rubbie, dove sarai mai?
Forse ti ho trovato, Rubbie Rubbie
Prendi la mia mano e portami tra il vento.”
 
Si trovava in cima ad un’altissima montagna. Il vento le scompigliava i capelli e della nebbia scura la circondava. Non riusciva a vedere nulla se non una montagna altrettanto alta di fronte a sé. Anche in cima a questa c’era qualcuno. Affilò lo sguardo per vedere meglio nonostante la lontananza e la nebbia.
- Hayden …? – sussurrò. Suo cugino era esattamente di fronte a lei, in piedi in cima al monte dinnanzi al suo. I suoi capelli si erano allungati, sembrava più grande. Il suo sguardo era puro odio. Nei suoi occhi neri non c’era nulla se non una scintilla spaventosa e sinistra.
- Den? Mi riconosci?? – gli chiese questa volta a gran voce per farsi udire da lui.
- È tardi – non riuscì ad udire la sua voce, ma lesse il suo labiale.
- Tardi? Tardi per cosa?
D’improvviso il suo viso e i suoi capelli argentati si macchiarono di sangue scuro. Cominciò a sorridere mentre delle urla atroci si innalzarono intorno a loro.
Eveline era sempre più confusa ma, stranamente, non era spaventata da lui. D’altronde era suo cugino. Era cresciuta con lui.
All’improvviso si accorse che tutte le persone che stavano urlando non erano spaventate da lui, bensì da lei. Le gridavano contro impaurite. Nei loro occhi c’era un terrore che la giovane Targaryen non aveva mai visto.
- Eveline Targaryen ed Hayden Stark … che cosa avete fatto? – chiese una voce lontana ma imponente, accusatoria: una voce che la ragazza non riuscì a riconoscere.
D’improvviso il  monte sotto Hayden crollò e quest’ultimo cadde con lui. Rimase solo lei in piedi. Le voci erano scomparse e quelle persone erano diventate cadaveri. C’era solo silenzio.
Percepì una sensazione vischiosa addosso, così si guardò le mani e le braccia nude: non erano ricoperte di sangue, bensì di un liquido nero.
La ragazza si svegliò sul suo letto ancora scossa dal sogno appena fatto. D’un tratto sentì bussare alla porta della sua stanza. A ciò si infilò completamente sotto le calde coperte, fin sopra i capelli. – Non entrate. Ma, nonostante questo, entrerete ugualmente, Septa Idannia … dunque mi chiedo per quale assurdo motivo continuiate a bussare ogni volta – sbuffò la ragazza con la voce ostacolata dalle coperte.
Come immaginava, la Septa che faceva puntualmente impazzire entrò nella sua stanza.
- Ben svegliata, lady Eveline. Sono venuta per dirvi che, se siete ancora stanca dopo la vostra lunga e faticosa “gita” di stanotte, potete rimandare le lezioni con Maestro Kyron e quelle con me a domani. – Ma Eveline non rispose e rimase con la testa sepolta sotto le coperte. Pensò di volerci rimanere per il resto della sua vita. Era una prospettiva di vita niente male. Septa Idannia attese ancora qualche minuto, poi parlò ancora. – Non volete uscire neanche sapendo che vi ho fatto portare la colazione che comprende delle morbide pagnotte appena sfornate, del latte caldo zuccherato e dei tortini al cacao, proprio come piacciono a voi? – chiese la donna mentre un addetto alla servitù trasportava un carrellino contenente tutto ciò nella stanza, inondandola del profumo di quelle pietanze. A ciò, la ragazza sbucò dalle coperte come risvegliata improvvisamente. – Avete detto anche “tortini al cacao”? – disse scrutando il carrello con occhi scrutatori e non perdendo tempo: afferrò due pagnotte, quattro tortini e una tra le scodelle grandi colme di latte. La Septa la vide cominciare a mangiare e sorrise. Per quanto la facesse continuamente impazzire e fosse così diversa da tutte le ragazze con cui aveva avuto a che fare, non aveva potuto fare a meno di affezionarsi a quella brillante e bizzarra giovane. Tuttavia, dopo quindici anni, la donna ancora non riusciva a spiegarsi come fosse capace di inghiottire tali quantità di cibo senza subirne le conseguenze. Guardandola, l’ultima cosa che qualcuno avrebbe potuto dire era che mangiasse così tanto, dato il suo corpo tonico, snello e dalle curve invidiabili da qualunque donna pienamente formata.
- So bene che non servirà a nulla dirvi, come faccio sempre, di mangiare in maniera più corretta e salutare, dato che non ascoltate mai ciò che dico. Tuttavia, ho sempre il timore che tutto quel cibo possa farvi stare male.
- Vi siete risposta da sola, Septa Idannia – disse Eveline gustandosi il primo tortino. – Ad ogni modo siete stata scorretta avendomi tentata proprio con le mie pietanze preferite. Soprattutto con i tortini al cacao.
- Dunque?
- Assisterò volentieri alle lezioni con Maestro Kyron, mi piacciono. Quelle con voi invece le salto volentieri.
- Proprio come immaginavo – rispose la Septa sconsolata. – Non appena avete finito qui, scendete al piano inferiore: vostra madre vuole parlarvi. La ragazza già immaginò di cosa si trattasse e sospirò rassegnata.
In quel momento, bussò qualcun altro alla porta ancora semiaperta. – Ehi, disertrice, sono io.
Eveline riconobbe la voce di Hayden e sorrise. – Che aspetti ad entrare?
A ciò il ragazzo entrò tranquillamente dentro la stanza.
- Mio signore – disse la Septa inchinandosi a lui con riverenza e uscendo dalla stanza.
- Buongiorno anche a voi, Septa Idannia – le disse il ragazzo sorridendo e dirigendosi poi verso il letto di suo cugina, sedendovi sopra. – Vedo con piacere di essere arrivato esattamente in tempo: non ho ancora fatto colazione – disse Hayden allungando una mano verso il carrellino.
A ciò Eveline gli diede uno schiaffetto sulla mano. – L’hanno portata per me.
- Eve, ci mangerebbero almeno sei persone con tutta questa roba.
- Dunque?
- Non farai sul serio. Lo hai fatto una volta un anno fa. Non ci proverai ancora.
- Appunto. L’ho già fatto.
- Devo ricordarti che sei stata male tutto il giorno?
- Questi sono solo inutili dettagli, “lord Stark” – disse lei terminando il terzo tortino e cominciando a bere il latte. – Mia madre è infuriata, vero?
- Beh, considerando che sua figlia era lontana chilometri da qui a notte fonda, sola, vicino alle terre inesplorate e fuggita da un banchetto del quale era la presenza più richiesta, non è poi così arrabbiata. Mia madre lo sarebbe stata molto di più.
- Motivo in più per non scendere giù. Che ore sono? Mi sembra di aver dormito appena quattro ore.
- Hai dormito appena quattro ore: è quasi l’ora di pranzo. Sei ritornata qui circa alle sette del mattino. Abbie era a dir poco sfinita e anche tu.
- Gli ospiti se ne sono andati?
- Tutti quanti. Ti portano i loro saluti e si rammaricano per la tua imprevista e improvvisa fuga dal banchetto – disse afferrando una pagnotta e mordendola.
- Den! Ti avevo detto di non farlo! Non rubare la mia colazione!
- È uno di quei giorni oggi? Non è passato troppo poco tempo dall’ultima volta che hai sanguinato?
- Se fosse stato così lo avresti capito. Sono molto più irritabile e affamata del solito, dovresti saperlo.
- Allora cos’hai? Perché sei scappata via in quel modo ieri? Lo sai che quel … “Kylan” era il suo nome? Lo hai traumatizzato. È rimasto tutta la sera in una sorta di trance. Voleva provare a rimediare ma non gliene hai dato il tempo dato che te ne sei andata.
- Non so cosa mi è preso. Avevo bisogno di rivederlo.
- “Rivederlo”?
- Hai capito cosa intendo. Era davvero troppo tempo che non andavo da lui, per parlarci e sentire la sua presenza.
- Capisco. Vorrei tornarci anche io. Mio padre e mia madre mi ci hanno portato due volte quando ero più piccolo. Loro continuano ad andarci ogni tanto. Pensi che anche zio Oberyn ci andrà dato che rimarrà qualche giorno qui?
- Non saprei.
- A proposito, dovresti anche trascorrere del tempo con lui. È tornato in particolar modo per te, lo sai. Sei la sua preferita.
- Non sono la sua preferita. Myranda lo è – rispose sorridendo.
- Ma solo perché Myranda da piccola si lasciava strapazzare come un gattino. – A ciò sorrisero entrambi. Poi il giovane Stark continuò. – C’è anche un altro motivo per il quale oggi devi trovare il coraggio di uscire dal letto: Sam.
A quelle parole, la ragazza comprese. – Ha già preso la decisione??
- Sì. Partirà domani. Io e mio padre attenderemo ancora una settimana invece.  
- Partirai?? Cosa vuol dire?? Perché sono sempre l’ultima a venire a conoscenza di tali notizie??
- La situazione a Sud è degenerata e mio padre mi ha chiesto di assisterlo quando partirà per quella che prima era Approdo del Re. Resteremo in quel luogo giusto il tempo necessario per risolvere la questione. Sono felice che si sia fidato di me. Dice che sto diventando un uomo e che ciò mi aiuterà molto nella mia crescita – disse il ragazzo non potendo fare a meno di nascondere il suo sorriso fiero.
A ciò, Eveline si sforzò di sorridergli e di non pensare al fatto che due dei suoi fidati amici di infanzia cresciuti con lei stessero partendo per un periodo di tempo indeterminato. – Sei la persona più in gamba che conosca, Den. La più responsabile e decisa: vedrai che non lo deluderai.
- Lo spero – le disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
- Ehi, biondo – lo richiamò attendendo che lui si voltasse di nuovo. – Sta’attento. Vedi di ritornare qui tutto intero, intesi? Non voglio venire a salvarti il fondoschiena come al solito ... – gli disse ripensando turbata al sogno di quella notte.
- Non temere: tornerò. Ah, un’altra cosa: ti prego, placa l’entusiasmo di Myranda con una delle tue “pozioni”! Da quando ieri sera ha ballato con quel ser Swann non fa altro che parlare di lui. È tutta la mattina che mi insegue per raccontarmi di lui!
Udendo ciò, Eveline scoppiò in un’aperta risata. – Dovresti esserne felice! Sai bene che Myranda aveva una cotta per te quando eravamo piccoli e solo da poco è riuscita a superarla! Il solo fatto che ieri non sia scoppiata in lacrime quando ti ha visto ballare con lady Delinde Selmy e altre dame, non contando che sia riuscita anche a danzare con qualcun altro e che, come se non bastasse, stamattina te ne parli così a cuore aperto, dovrebbe renderti più che felice, cugino!
A quelle provocazioni Hayden afferrò un tortino e lo lanciò direttamente sulla faccia di Eveline. Il dolce si ruppe e sgretolò sul suo viso lasciandola a bocca aperta. Hayden era sempre composto, dunque era raro vederlo mostrare quel suo lato. – La fanciulla più bella dei sette regni colpita in pieno viso dalla sua stessa debolezza: le torte. Ora la mia giornata ha un senso.
- Eh no, Stark, puoi anche scordarti di uscire da quella porta oggi!
 
 
Eveline scese le scalinate del palazzo raggiungendo il piano inferiore. I capelli legati distrattamente in una disordinata crocchia alta la facevano sembrare ancora più grande.
Bussò alla stanza in cui sapeva sua madre la stesse aspettando e dopo aver ricevuto una risposta alla sua richiesta di entrare, aprì la porta e camminò dinnanzi a sé. Margaery era seduta sulla panca accanto al tavolo, con lo sguardo perso.
- Madre? – le chiese la ragazza sedendosi accanto a lei. – Sei bianca in volto. Il tuo colorito non promette bene.
- E secondo te, di chi è la colpa? – le chiese con la voce ancora rotta.
- Madre … lo sai che sono solita fare cose di questo tipo … fughe, cavalcate spericolate, lunghe gite in luoghi inesplorati …
- Eveline Targaryen … ti rendi davvero conto di ciò che hai fatto?
- Non capisco come mai tu sia così adirata con me … non sono andata in giro a reperire ingredienti per quelle “pozioni” di cui diffidi tanto! Sono andata da lui! Ed era da ben un anno, un intero anno, che non andavo da lui e lo sai bene! Tu sei sempre la prima ad incoraggiarmi ad andarci e sei la prima che fa lo stesso. Dunque perché?
- Hai seriamente il coraggio di chiedermi il perché, Eveline? Non potrei essere più felice di sapere che la mia splendida bambina vada a parlare con l’uomo che amavo, che amo ancora e continuerò ad amare sempre, nonché tuo padre; e sono anche avvezza alle tue fughe, ai tuoi continui azzardi, alla tua curiosità cieca e pronta a metterti nei guai incurante delle conseguenze, e ho sempre cercato di sopportarlo fino ad ora ma … ora non ci riesco più! Sono tua madre e sto invecchiando mentre tu cresci e diventi una donna, e voglio avere la certezza che, un giorno, quando non ci sarò più nemmeno io, tu sia al sicuro! Voglio avere la certezza che starai bene e che saprai badare a te stessa …
A quelle parole, la ragazza si alzò in piedi allontanandosi da sua madre mentre la guardava torva. – … che saprò “badare a me stessa”? Tu pensi che io non sappia badare a me stessa solo perché agisco in una maniera che tu consideri pericolosa e sconsiderata?! Capisco il tuo punto di vista in un certo modo, ma con queste parole mi stai davvero deludendo. Tu sei colei che dovrebbe conoscermi di più al mondo!
- Sei scappata via dirigendoti in un luogo pericoloso, lontano chilometri da qui, a notte fonda, senza dire nulla a nessuno, nel bel mezzo di un banchetto! Ho accettato altre bravate del genere, ma questa … questa è stata eccessiva! Sarebbe potuto venirmi un colpo al cuore … Cosa sarebbe cambiato se fossi andata da lui la mattina seguente, magari avvertendomi prima?? Perché proprio ieri sera durante quel banchetto che stavamo preparando da settimane?
Perché non ti ho vista con lui, ma con qualcuno che non era mio padre. Pensò la ragazza voltandosi dall’altra parte e chiudendo gli occhi per cercare di calmarsi. – Mi dispiace. Non dovevo farlo. Mi è scattato qualcosa dentro quando ti ho vista ballare con uno di quei balordi che non meritava neanche di rivolgerti la parola …
- Che cosa stai dicendo? – le chiese Margaery confusa, interrompendola e alzandosi in piedi per riavvicinarsi a lei, nonostante sua figlia le desse le spalle. – Tesoro, sai bene che quel ballo non avrebbe potuto significare mai niente per me. È stato solo un gesto di gentilezza e nulla di più. Non voglio rendere qualcuno il tuo nuovo padre, al suo posto. Quel ruolo spettava a lui e spetterà sempre solamente a lui …
- … ma non è questo il punto, giusto? – la interruppe Eveline a sua volta. – Si tratta del fatto che non riesci a fidarti di me. Mi vedi ancora come una bambina persa, senza suo padre e quindi senza la giusta guida. Pensi che io sia in tal modo, che abbia determinati interessi, che non soddisfi i requisiti che dovrebbe avere una lady, al contrario tuo, per questo motivo! – esclamò girandosi nuovamente verso di lei e trovandosela inaspettatamente troppo vicina. – Per te non è mai stato difficile, vero? Per te è sempre stato infinitamente semplice sottostare alle direttive che quei nobili senza scrupoli e che vedono noi donne solo come semplici burattini, ti impartivano! Sapevi sempre come raggirarli fingendo che tutto ciò ti piacesse e forse era davvero così!
- Eveline, io non …
- No – la zittì avvicinando ancora di più il viso al suo. – Io non sono come te. Non cercare di scambiare questo con l’essere responsabile e il saper badare a me stessa perché so farlo benissimo – concluse voltandosi di nuovo e allontanandosi da lei, dirigendosi verso la porta.
- Eve, aspet – ma la donna non fece in tempo a raggiungerla che si accasciò a terra cominciando a tossire violentemente.
Accorgendosi di ciò, l’atteggiamento della giovane Targaryen cambiò immediatamente, dimenticò tutto il rancore e la rabbia che provava verso sua madre e si precipitò nuovamente accanto a lei allarmata, accovacciandosi e sorreggendola. – Madre! Mamma!! Lo dicevo che avevi un colorito strano! Me ne ero accorta! Che cos’hai?? Mamma, guardami, calmati, va tutto bene! – le disse prendendole delicatamente il viso intento a tossire violentemente tra le mani, e rassicurandola. La ragazza cercò di verificare i suoi sintomi, di riconoscerli e ciò che stava avendo modo di osservare non la convinceva affatto, anzi, la stava preoccupando ancora di più. – Septa Idannia! Septa Idannia, mi serve aiuto!! – gridò in modo che la donna potesse udirla.
Dopo qualche secondo, la Septa entrò nella stanza e piombò verso le due. – Mia signora! Che succede?? Che succede a vostra madre??
- Sta avendo un violento attacco di tosse e, da quello che ho potuto vedere, tra poco avrà anche un attacco di panico se non la portiamo subito a letto e le diamo qualcosa per calmarla!
- Dobbiamo chiamare il Gran Maestro Richard! – esclamò la donna alzandosi e allontanandosi per andare a chiamare il Gran Maestro.
- È mia madre, Septa Idannia, posso pensarci io! Altre volte ho …
- Lady Eveline, siete ancora una ragazzina! Di certo non avete l’esperienza e le competenze necessarie  per un compito del genere! – la interruppe la donna correndo via.
 
- Si tratta solo si una semplice influenza, non temete – disse il Gran Maestro Richard allontanandosi lievemente da Margaery, la quale era sdraiata sopra il letto, ma cosciente. – Si riprenderà velocemente.
A quelle parole, Septa Idannia, Loras, Olenna e la stessa Margaery sorrisero rassicurati.
- Ma per favore! Parlate seriamente?! – disse Eveline avvicinandosi a lui, parecchio indisposta al contrario degli altri. – Ha quasi avuto un attacco di panico così dal nulla e il suo colorito era di un grigio anormale! Ho sentito il suo battito ed era irregolare a livelli estremi e lo stesso modo in cui tossiva lasciava presupporre a qualcosa di ben al di fuori di una semplice influenza! Sembrava come voler espellere qualcosa, come degli sforzi di vomito ma molto più violenti!
- Lady Eveline, ho fatto i dovuti accertamenti e posso garantirvi che non corre alcun rischio: già da domani sarà in grado di riprendere a compiere tutte le attività quotidiane se assumerà le giuste dosi dell’infuso che vi ho lasciato.
- Allora come avete intenzione di spiegare tali sintomi??
- La spiegazione è molto semplice: ha avuto un principio di attacco di panico poiché tutto lo spavento e l’agitazione che l’hanno immersa questa notte quando voi siete scappata via e stamattina mentre stava discutendo con voi, si sono accumulate e hanno portato a ciò. Dunque, il consiglio che posso darvi è di non farla preoccupare nuovamente in questo modo.
- È quello che ci auguriamo tutti, buon uomo. La mia povera nipote non è l’unica che si è preoccupata in tal maniera – commentò lady Olenna guardando la giovane Targaryen.
- Nonna, gli credi anche tu?? Zio Loras, almeno tu! – disse Eveline rivolgendo lo sguardo a suo zio.
- La tua azione è stata sconsiderata, Eve. Non ho mai visto mia sorella così agitata come lo era questa notte. Non è così assurda la teoria del Gran Maestro. Capisco quanto tu desideri che le tue deduzioni date dai tuoi studi, siano giuste, ma ora stiamo parlando con un Gran Maestro della Cittadella, non con una principiante – rispose l’uomo rammaricato.
- “Principiante”, certo … - ripeté Eveline oramai rassegnata.
- Ad ogni modo, il mio consiglio è di lasciarla sola mentre riposa completamente, senza distrazioni. Più riposerà e più in fretta si riprenderà da questa brutta influenza e da tutta l’ansia accumulata – riprese il Gran Maestro.
- Grazie, Gran Maestro Richard – rispose Margaery riconoscente. 
 
Oberyn scese le scalinate buie e sconnesse, quasi sull’orlo di cadere a pezzi, che conducevano nel rifugio della ragazza che considerava come una figlia.
- Ma dove accidenti ti rintani, raggio di sole? In una cantina dedicata alle torture? – chiese l’uomo parlando tra sé e sé mentre cercava di aprire la botola di legno che gli avrebbe permesso di entrare in quel luogo dall’aspetto per nulla rassicurante. Non appena la aprì e mise piede all’interno, si accorse che la sua gamba penzolava nel vuoto e non fece in tempo a ritirarsi indietro che cadde come un frutto maturo da tre metri di altezza, emettendo un verso sordo non appena il suo fondoschiena si schiantò sul pavimento. – Oh, per tutte le vergini di Dorne! - A ciò, Eveline si accorse della sua presenza, dunque smise di trafficare con alcune ampolle e si avvicinò alla povera Vipera, rimanendo a guardarlo dall’alto, a braccia conserte e facendo uno sforzo immenso per non scoppiare a ridere. – No, non dire nulla! – la bloccò lui cercando di alzarsi in piedi senza emettere altri versi di dolore. La ragazza alzò le mani al cielo rimanendo muta ma senza togliersi quel sorriso divertito dal volto. – Potevi avvertirmi che trascorrevi il tuo tempo in una tana per topi! Una tana molto grande, accessoriata e sofisticata a quanto vedo … - disse l’uomo guardandosi intorno e accorgendosi che si trovava in un salone enorme, ben illuminato e pieno di vari strumenti, pietre, cristalli, ampolle colme di liquidi dalla consistenza e colorazione diversa, centinaia di libri e fogli sparsi, e altre piante ed erbe strane. I diversi e vivaci colori accecavano quasi la vista in quel luogo dall’aspetto così mistico e così piacevole e ipnotico al contempo.
- Ti piace? – gli chiese lei notando lo sguardo curioso dell’uomo mentre ispezionava il suo rifugio. – Zio Jon me l’ha riservata appositamente per non essere disturbata e per avere tutto lo spazio che desideravo in un ambiente più che confortevole. Amo questo luogo! Si trova sotto terra perché è l’unica sala rimasta in piedi quando la terra ha tremato e ha fatto sgretolare tutte le stanze del vecchio palazzo costruito qui, anni e anni fa. Prima era la più grande biblioteca di Grande Inverno.
- Potrà anche essere grande, confortevole e affascinante quanto desideri, ma rimane pur sempre una specie di tana sotterranea. E tu, tu, mia meravigliosa nipote …
- “… non puoi restare rinchiusa qua sotto perché è il peccato più grave di tutti nascondere la tua immensa bellezza, togliendola tanto ingiustamente alla luce del sole che tanto brama di illuminarla …” : stavi per dire questo, vero? Oramai ti conosco troppo bene, zio Oberyn.
- Probabilmente hai ragione. Lo sai cosa facciamo a Dorne quando una donna è particolarmente bella? La poniamo nella stanza più alta di un palazzo, una camera piena di enormi finestre, in ogni parete.
- E poi?
- Poi la ritraiamo in più persone, potendo sfruttare la luce che la illumina pienamente. Eppure a Dorne non abbiamo e non avremo mai una giovane come te … sarebbe troppo poco persino questo per Eveline Targaryen.
- Hai finito di adularmi, zio? – chiese lei sorridendogli ancora divertita dopo essersi avvicinata e avergli dato un bacio sulla guancia per salutarlo.
- Perdonami, tesoro, è solo che non ti vedevo da due anni ormai e ogni volta che torno e ti ritrovo, divieni sempre più splendida e più donna. Devo abituarmi al fatto che la mia bambina stia crescendo e che devo tenere lontano coloro che vorranno accalappiarsela come fosse un trofeo, nonostante tu ne sia già perfettamente capace da sola come ho potuto felicemente constatare ieri sera.
- La cosa buffa è che tu mi stia facendo tutti questi lusinganti complimenti nonostante, in questo momento io indossi una casacca nera, larga e stropicciata sopra i vestiti, e tenga i capelli legati in maniera sfatta come una sorta di vagabonda di strada.
- È la“tenuta” che utilizzi ogni volta che vieni qui? Mi piace molto! Ti dona un aspetto da studiosa impegnata e indipendente.
- E poi, sbaglio o a Dorne non siete così rigidi come a Nord? Alle tua figlie permetti di avere anche più amanti alla volta.
- A Dorne abbiamo usanze differenti. Tuo padre avrebbe voluto che lo facessi. – Dopo quelle parole, ci fu qualche minuto di silenzio tra i due. Fu la Vipera a romperlo prontamente osservando la ragazza trafficare con alcuni unguenti. – Un'altra cosa che non avevo mai visto prima e alla quale dovrò abituarmi, è questo rifugio. Ti si addice molto e sento che qui puoi essere davvero te stessa. Ricordo che l’ultima volta tenevi tutte queste piante strane nella tua cameretta e ogni volta che qualcuno vi entrava c’era un disordine inaudito oltre ad un odore particolarmente penetrante ... – disse massaggiandosi inconsciamente il fondoschiena ancora dolorante; gesto che fu prontamente notato da Eveline.
- Vuoi che ti dia qualcosa da applicarci sopra per lenire il dolore? – chiese lei in tono provocatorio e divertito insieme.
- Avresti potuto avvertirmi. Insomma, vuoi dirmi che tu e tutte le persone che entrano qua dentro, fate un salto di tre metri ogni volta??
- Io sì. Spesso salto da altezze maggiori, zio. Ma per quelli che non ce la fanno, ho anche una scala.
- Togliti quel sorrisetto soddisfatto e derisorio dal volto. Posso riuscire a saltare da quell’altezza; ero solo impreparato! Ad ogni modo … - disse notando solo in quel momento che Myranda fosse presente ma addormentata sopra un lettino. - … quanto tempo fa è crollata?
A quella domanda, la ragazza si voltò verso la sua amica e sorrise intenerita. – Un’ora fa. Fa sempre questa fine ogni volta che sono particolarmente impegnata a realizzare una delle mie medicine o a fare una ricerca particolare.
- Viene sempre qui quando vieni tu?
- Sì. Non mi abbandona mai.
- E riguardo la tua ricerca particolare? Per caso riguarda i sintomi che ha manifestato tua madre questa mattina? – le chiese l’uomo sapendo di toccare un tasto dolente.
- So quello che ho visto e sentito, zio Oberyn, e non si trattava di una semplice influenza o un banale attacco d’ansia. Ne sono certa. Nei libri e nei miei appunti che ho qui, posso trovare una soluzione e scoprire qualcosa in più al riguardo. Sapevo di non potermi fidare dei metodi dei “Grandi Maestri”. Non osservano mai davvero. Sono ciechi farabutti che credono di sapere tutto quando, in realtà, la loro conoscenza è pari a quella di un bambino orfano posto di fronte ai dilemmi che affliggono il cielo e la terra.
- Io sono il primo a credere nella tua forza e nella tua intelligenza, ragazza. Tuttavia, credo che ti farebbe bene staccare un po’ da questa storia di tua madre …
- Cosa intendi?
- Avrai tempo per studiare i suoi sintomi in seguito … ma ora ho trovato qualcos’altro che fa al caso tuo – disse l’uomo accennandole un sorriso furbo e soddisfatto.
- Hai intenzione di rendermene partecipe o devo tirartelo fuori con le pinze, zio? – gli chiese la ragazza impaziente.
- Lo vedrai, nipote, devi solo seguirmi e fidarti. Staremo via per un po’.
Eveline esitò. – Mia madre … non posso lasciarla sola.
- Ha già ripreso a fare tutte le attività quotidiane e sembra stare alla grande. Se dovesse succedere qualcosa ci avvertiranno, perciò non preoccuparti e dai ascolto alla saggia Vipera Rossa. Sono certo che farai scintille nel luogo in cui ti porterò!
 
- Jack, ne abbiamo un altro in arrivo! – esclamò un altro degli uomini della resistenza sorreggendo un suo compagno ferito. Oramai quel capanno stava divenendo sovraffollato e l’aiuto medico era sempre più insufficiente. Jack si guardò intorno per cercare un lettino vuoto ma non c’era più alcun posto libero.
- Appoggialo a terra! – disse al suo amico, mentre correva da una parte all’altra, non sapendo neanche più dove mettere le mani. Se avessero continuato in quel modo, i feriti si sarebbero moltiplicati ancora e sicuramente anche i morti.
- La situazione non è delle migliori qui, non è vero, amico mio? – disse una voce dietro di lui. Jack si voltò e riconobbe la famosa Vipera Rossa che si guardava intorno dubbiosa.
- Oberyn Martell. Come vedete sono parecchio impegnato.
- Lo so, ma sono venuto per portarvi l’aiuto che vi ho promesso – disse l’uomo spostandosi lievemente e dando modo alla giovane Targaryen di farsi avanti.
Jack capì immediatamente di chi si trattasse e rimase a bocca aperta nel ritrovarsela davanti. – Mi prendete in giro?! Cosa ci fa lei qui?? Anche se siete un principe e appartenete ad una prestigiosa casata, ciò non vi autorizza a prendervi gioco di me! Mi avevate promesso un aiuto medico concreto e fruttuoso per l’insurrezione di oggi! Invece ora mi portate la famosa figlia negromante di Walter Targaryen??
- Come mi avete chiamata?! – intervenne la ragazza facendosi avanti senza timore. – Vi aveva promesso un aiuto concreto e lo avrete. Conosco questo tipo di guerriglie e so anche che, in tali situazioni precarie, non si può disporre dell’ausilio di un Maestro, ma ci si deve accontentare di principianti, studiosi delle arti mediche ma non professionisti, esattamente come voi. – A quelle parole, dal volto di Jack sembrò scomparire un po’ dell’orgoglio e della frustrazione che vi erano stati fino a quel momento. – Non sono così sprovveduta, sciocca e ciarlatana come credete, Jack. Sono appassionata delle arti mediche e curative, le pratico autonomamente fin da piccola, utilizzando i miei personali, inusuali, quasi sconosciuti metodi, i quali, nonostante tutto, posso garantirvi che funzionano. Non sono una strega o una pazza. Sono semplicemente una donna di ampie vedute, con la grinta pari a quella di voi uomini e con l’intelligenza per sistemare almeno il necessario questa sciagurata situazione. Se non riuscite comunque a fidarvi di me e a mettere da parte il vostro orgoglio, fate pure, ma io resterò qui ad aiutarvi, che vi piaccia o no. Sbaglio o non avete nulla da perdere, ora come ora? – disse in tono deciso e guardandosi intorno alla fin fine.
A ciò, Oberyn, il quale aveva un sorriso compiaciuto e soddisfatto dalla risposta della sua ragazza, si voltò a guardare Jack con sguardo impaziente e pretenzioso. Quest’ultimo si arrese sbuffando mentre osservava la situazione sempre più critica che lo circondava. – D’accordo! Occupatevi dei feriti meno gravi!
A quel punto Eveline si mise subito all’opera trascinandosi dietro la sacca colma di ampolle e unguenti che aveva portato con sè. Non aveva mai avuto modo di fare esperienze di quel tipo, d’altronde aveva solo quindici anni e nessuno era disposto a darle un minimo di fiducia come medico.
Si avvicinò ad un giovanissimo ragazzo con il braccio ridotto quasi in poltiglia. Pensò che avesse più o meno l’età di Ruben. - Ehi, che sta succedendo qui?
A quella domanda, l’uomo che si stava occupando del braccio del ragazzino la guardò torvo. – Cosa ci fa una donna in un luogo come questo?? Quanti anni avete??
- Questo braccio è da amputare! Non ve ne siete reso conto? Magari qualche ora fa ci sarebbe potuta essere qualche possibilità di salvarlo, ma non ora! Dobbiamo agire subito prima che l’infezione si espanda!
- Chi diavolo vi credete di essere?! – si spazientì l’uomo. – Sto cercando di medicare questo braccio da circa un’ora! Avete udito ciò che vi sto dicendo?! – richiamò la sua attenzione mentre la vedeva cercare una lama abbastanza grande per disinfettarla.
– Ho udito benissimo. Ma io, al contrario vostro, vi sto dicendo che il braccio deve essere amputato al più presto – rispose lei cercando di mantenere la calma e avvicinandosi con l’enorme lama che aveva appena recuperato. Il ragazzino, ormai in preda a forti spasmi, convulsioni e deliri causati dal dolore, le afferrò un braccio con la mano sana e le parlò. – Fallo!! Taglialo via, ti prego!! Non ce la faccio più! – balbettò lui.
- Lo farò … qual è il tuo nome?
- Alfred.
- Lo farò, immediatamente, Alfred. Tieni, bevi questo prima! È un infuso fatto da me, ti aiuterà a sentire meno dolore! – gli disse parlando lentamente in modo che potesse udirla e porgendogli l’ampolla contenente il liquido giallo. Il ragazzo lo inghiottì tutto d’un fiato e chiuse gli occhi attendendo quello che sarebbe comunque stato un atroce dolore. – Dunque, Alfred, ti avverto che non l’ho mai fatto ma ho solamente letto e studiato nei libri questa tecnica – disse lei prendendo un bel respiro e impugnando la lama grande quasi la metà di lei. – Farà male, quindi ti parlerò. Proverò a non farti pensare solo al dolore. Non so se funzionerà, ma vale la pena tentare, no? - Il ragazzino annuì e cercò di rilassarsi. A ciò, Eveline cominciò a tagliare decisa, scacciando via ogni residuo di ansia che avrebbe potuto distrarla. Alfred cominciò ad emettere dei forti versi di dolore, ma molto meno atroci degli urli che avrebbe emesso se non avesse ingerito l’infuso. – Come è successo, Alfred? Chi ti ha ridotto il braccio così? Ehi! Concentrati sulla mia domanda! – lo spronò cercando di distrarlo dal dolore.
- Sono … sono stato spinto! Mentre combattevo sono caduto a terra e … tra la folla e la confusione … le ruote di un carro di grandi dimensioni … lo hanno schiacciato!
A quelle parole, Eveline si voltò nuovamente verso l’uomo che poco prima si stava occupando di lui, fulminandolo letteralmente con lo sguardo. – E voi credevate davvero di poterlo guarire senza tagliarlo …?! Ma avete mai letto un solo libro di pratiche mediche?? – Dopo di che, ritornò a concentrarsi sul suo operato e sul giovane Alfred. – Sai, ho un cugino al quale tengo moltissimo che dovrebbe più o meno avere la tua età. Sei molto giovane, troppo per prendere parte a delle rivolte … cosa è accaduto? Per cosa state lottando?
- Siamo dei … siamo dei braccianti che vengono segretamente sfruttati dai figli del lord che si occupa di questa estesa terra … il lord … il lord viaggia spesso verso Città della Talpa lasciandoci soli in balia dei suoi perfidi figli … loro ci sfruttano fino a farci morire per il freddo e la fatica …
- Ma mio zio Jon, il Protettore del Nord, si adopera ogni giorno per fare in modo che non accadano eventi come questi. Mi sorprende sentire che a Nord si verifichino ancora situazioni di questo tipo …
- Il Nord è grande, mia signora … tutti stimano lord Stark, ma … per quanto sia bravo nel salvaguardare il Nord … qualcosa può sfuggirgli … è un essere umano d’altronde …
- Eveline, Alfred: per te sono Eveline – disse udendo un ultimo urlo sordo del ragazzino e terminando il suo lavoro sufficientemente bene per essere la prima volta. Osservando ciò che aveva appena fatto, Jack e altri medici improvvisati che si stavano occupando di altri feriti, sembrarono ricredersi su di lei.
- Bene, l’ho disinfettato e poi fasciato adeguatamente – disse lei asciugandosi velocemente le mani e le braccia sporche di sangue sulla sua casacca già abbastanza macchiata di altro sangue.
- Vado a prendere del latte di papavero per calmare il dolore – disse l’uomo che si stava occupando di Alfred in precedenza.
- No, senza offesa ma ho qualcosa di meglio del latte di papavero – rispose la ragazza rovistando ancora nel suo sacco e afferrando un’altra ampolla. La ispezionò bene per accertarsi che fosse davvero quella che cercava e si diresse nuovamente verso il ragazzino, il quale era sfinito per il dolore, ma sollevato. – Questo non va bevuto. Te ne spalmerò un po’ sopra la spalla del braccio amputato. Agirà da lì.
- Che cos’è?
- L’ho fatto con un cristallo particolare che si trova solo in dei giacimenti lontani da qui, nei pressi della città di Qarth, ad Essos. L’ho provato sulla mia pelle e posso garantirti che, entro breve, non sentirai più nulla. Neanche un minimo fastidio al braccio.
- Grazie – disse lui accennandole un sorriso riconoscente e stringendole la mano.
 
Trascorsero delle lunghe ore in cui Eveline ebbe modo di dare sfoggio della sua forza, tenacia e brillante intelligenza, guarendo molti dei numerosissimi feriti che venivano trasportati nel luogo. Riuscì a guadagnarsi la fiducia di alcuni uomini che osservarono da vicino le sue giovanissime mani operare, ma anche l’orgogliosa diffidenza di altri, i quali continuavano a guardarla con degli occhi colmi di pregiudizio.
Quando arrivò a fine giornata, giunse anche la parte peggiore; quella che ogni persona desiderosa di adoperarsi in quel mestiere, avrebbe dovuto affrontare prima o poi.
- Ehi, tu, Targaryen, raggiungimi! – la richiamò Jack.
- Solo un secondo: finisco di medicare la gamba del caro Brien e arrivo!
Quando la ragazza raggiunse Jack, notò che si stava occupando di due feriti particolarmente gravi.
- Sei stata molto brava fino ad ora. Per questo ti affido uno di loro. Ha delle gravi contusioni in tutto il corpo e una profonda ferita aperta sull’addome. Ci sono andati giù pesanti con lui. Hai sopportato tutto questo finora, senza battere ciglio e aiutando queste persone più di tutti i miei uomini messi insieme, ma non farti problemi se pensi che quello che vedi in questo istante sia davvero troppo per te: d’altronde, sei pur sempre una donna, oltre ad essere una ragazza di soli quindici anni; una donna che non si è mai trovata sul campo di battaglia e non ha mai visto con i suoi occhi gli orrori che è in grado di compiere la mente umana quando è posta dinnanzi ad un nemico, e che non ha mai sentito il puzzo asfissiante della morte così da vicino.
- Va bene, Jack, posso farlo. Oggi ho visto tanto di quel sangue e ho udito tante di quelle urla, che posso affermare di essere pronta a tutto – rispose decisa Eveline.
- Bene. Dunque lo lascio a te – le disse infine appoggiandole una mano sulla spalla delicata e dirigendosi verso un altro ferito.
La giovane rosa si avvicinò all’uomo che le era stato affidato e si sedette accanto a lui, valutando la situazione e cercando di capire quale sarebbe stata la mossa più saggia da fare. Si trattava di un uomo sulla quarantina, ben piazzato, dalla folta barba e dai capelli castani.
- Ehi, riesci a sentirmi? – lo richiamò lei sperando di riuscire a tenerlo sveglio mentre pensava a come agire. Dopo averci provato altre due o tre volte, l’uomo finalmente reagì, riuscendo a fatica ad aprire gli occhi e a girare il volto verso di lei per guardarla. Si ritrovò improvvisamente avvolto dalla luce gialla dei suoi fari luminosi: il calore dato dal sovraffollamento e dalla conseguente aria consumata, avevano reso l’aria del capannone molto calda, facendo assumere quel colore agli occhi della ragazza. L’uomo si sforzò di accennarle un sorriso. A ciò, lei gli sorrise a sua volta, rincuorata. – Bene, è già un passo avanti. Io mi chiamo Eveline. Qual è il tuo nome?
- … Arthur – fece uno sforzo immenso per far uscire fuori la sua voce.
- Bene, Arthur, ora mi occuperò di te. Però tu dovrai aiutarmi, intesi? Devi rimanere sveglio, devi rimanere con me … puoi farlo? Puoi farlo, Arthur? - L’uomo annuì in risposta. – Bene. Ora parleremo un po’, così ti aiuterò a non addormentarti – aggiunse premendo con gran forza un panno sopra la ferita sull’addome per limitare la fuoriuscita di sangue. Intanto, con l’altra mano, cominciò a rovistare nella sua sacca.
- … sei molto forte … - sussurrò lui percependo la spinta che esercitava la ragazza sulla sua pancia come fosse un pesante macigno.
- Sì, me lo dicono in molti – rispose lei ancora intenta a cercare. – Voglio essere sincera con te, Arthur … - cominciò Eveline afferrando due ampolle e versando il contenuto di una dentro l’altra per poi mischiarle insieme. – Credo che la lama abbia colpito alcuni dei tuoi organi vitali … e questo complica le cose.
- … mi stai dicendo che c’è un’alta probabilità che io muoia?
- Tecnicamente, ma ti prometto che farò di tutto per evitarlo. Purtroppo non ho nulla che abbia un effetto miracoloso qui con me; devo ancora trovarlo, ma posso provare ad intervenire applicando ciò che ho letto molte volte nei libri.
- Guarda il lato positivo, Arthur: morirai accanto ad una bella donna – gli sussurrò l’uomo che era nel lettino affianco a lui, il quale si trovava quasi nelle stesse condizioni.
- Non hai tutti i torti, Joseph … - gli rispose sforzandosi di sorridergli, per poi tornare a guardare Eveline. – Mi ricordi molto mia figlia. Dovrebbe avere più o meno la tua età …
- Ah sì? – rispose lei mentre spargeva i due unguenti che aveva appena mischiato insieme sul suo addome. – E qual è il suo nome?
- Helen.
- È uno splendido nome.
- Uno splendido nome per una splendida ragazza. Lei è a casa che mi aspetta, insieme a mia moglie e agli altri miei due figli.
- Non dovranno attendere ancora molto: ti prometto che ti farò ritornare a casa dalla tua famiglia, Arthur.
- Grazie … - disse lui sorridendole e lasciando che le sue pesanti palpebre si chiudessero per un attimo.
- Bene, ora che ho terminato qui, controllerò più da vicino quali organi sono stati danneggiati e in base a ciò, troverò una soluzione per migliorare la situazione, almeno provvisoriamente. Farà un po’ male, Arthur, ma durerà davvero poco tempo, promesso! Se fosse stata una ferita più piccola e non avesse intaccato i tuoi organi vitali, avrei potuto bruciarla con un ferro rovente. In quel caso, sì, ti avrebbe fatto molto più male se te lo stai chiedendo! Ho provato a farlo prima con uno dei tuoi compagni e ha funzionato. Ad ogni modo, dimmi quando sei pronto, d’accordo?
Ma la ragazza non ricevette alcuna risposta. A ciò si voltò verso il viso dell’uomo e notò che non era più sveglio. – No, no, no, ti avevo detto di rimanere con me! – gli disse smuovendolo e dandogli qualche schiaffetto. – Avanti, Arthur! Sono una signora, non è carino da parte tua ignorarmi. Andiamo! – gli disse sforzandosi di sorridere mentre delle calde lacrime uscivano dai suoi occhi. – Io te l’ho promesso. Ti ho promesso che ti avrei fatto tornare dalla tua famiglia, perciò ora non puoi rovinarmi i piani. Perché io mantengo le mie promesse, Arthur. Posso farcela, devi solo darmi altro tempo e resistere un po’ di più, quindi, per favore, resta sveglio!! – esclamò scrollando un’ultima volta quello che oramai era un cadavere tra le sue mani. Controllò più volte il suo battito cardiaco inesistente, inginocchiandosi poi a terra accanto a lui quando riuscì a rassegnarsi all’idea di non essere riuscita a salvarlo.
 
- Le fiamme della mia ragazza si sono spente? – le chiese improvvisamente Oberyn avvicinandosi a lei. Ormai quasi tutti se ne erano andati. I feriti in via di guarigione erano stati trasportati nelle loro case, mentre i cadaveri stavano per essere prelevati per venire sepolti degnamente. In quel luogo era rimasto solo un nauseante fetore di sangue.
- Dunque è così che ci si sente … ? – chiese lei quasi più a sé stessa che alla Vipera, mentre accarezzava la mano dura e fredda di Arthur, con la testa appoggiata al suo lettino sporco di sangue. – Questa è la sensazione che si prova quando qualcuno muore a causa propria?
- Piccola, oggi ti ho visto fare letteralmente scintille, proprio come mi aspettavo, e se ne sono accorti tutti. Hai solo quindici anni, eppure te li sei mangiati quei farabutti che si improvvisavano medici! Sei fatta per fare questo, e lo dimostra il fatto che hai avuto il sangue freddo di mille uomini messi insieme, riuscendo a salvare molte vite nonostante questa fosse una situazione del tutto nuova per te. Ma dovrai anche abituarti a vedere stroncate milioni di vite davanti ai tuoi occhi se vuoi continuare a farlo. Puoi provare a salvarli, ma se sbagli o fallisci, puoi anche ucciderli, proprio come ti è accaduto oggi con quest’uomo. Se non riesci a prenderti una tale responsabilità, un tale fardello, e a convivere con quest’idea, devi abbandonare i tuoi progetti e dedicarti ad altro. D’altronde sai cavalcare egregiamente, combattere ancora meglio, e muoverti ovunque. Senza contare il fatto che potresti far vergognare molti Maestri di Grande Inverno grazie alla tua fissazione per i libri. Sono davvero molte le cose che puoi fare, ragazza.
Eveline si alzò in piedi continuando a guardare il corpo per poi voltarsi ad osservare i cadaveri ancora sparsi all’interno del capannone. – Hai ragione, zio: è una grande responsabilità. È come se stessimo giocando a fare gli dei, cercando di aggiustare dei corpi rotti, riportandoli allo stato in cui sono stati creati e mettendo le mani all’interno delle loro viscere. Intorno a me vedo solo desolazione, eppure, senza questo, non sarei io.
 
- Dunque è giunto il momento – disse la giovane Targaryen sforzandosi di sorridere a quello che, da sempre, era stato come un fratello maggiore per lei.
- Già. Oramai ho l’età per andarmene via e prendere la mia strada – le disse Sam con un ampio sorriso. – Avanti, non fare quella faccia, rosellina. Non me ne vado via per sempre.
- Lo so bene. E so anche che questo è ciò che hai sempre voluto. Per questo non posso fare a meno di essere immensamente felice per te, fratellone. Sono certa che diventerai un ottimo Gran Maestro. Nonostante io non sopporti gran che i Maestri. Tu sarai l’eccezione ovviamente – gli disse abbracciandolo e venendo ricambiata calorosamente. – Mi raccomando: fa’ attenzione. E scrivi spesso! Mi mancherai da morire.
- Anche tu, Eve. Anche tu. Ti scriverò ogni settimana, promesso. Ma tu devi essere la prima a tenermi aggiornato: zio Oberyn mi ha detto che oggi hai fatto scintille con i feriti di un’insurrezione vicino a Città della Talpa. Continua così e non fermarti anche se chiunque dovesse andarti contro. Ricordati sempre che credo in te.
- Lo so, Sam. Lo terrò a mente – gli disse infine dandogli un bacio sulla guancia per dargli un ultimo saluto e ricacciando in dentro una lacrima sul punto di uscire. Lo vide salire sul carro e allontanarsi sempre di più nella lunga strada innevata, fin quando la sua sagoma non scomparve nel bianco.
Dopo ciò, la ragazza rientrò dentro le stanze di Grande Inverno, ma venne subito richiamata da sua madre prima che potesse raggiungere la sua camera. - Eve, tesoro, raggiungici nella sala principale.
La ragazza obbedì dimenticandosi di tutta la stanchezza accumulata durante la giornata, curiosa e lievemente allarmata.
Fu sorpresa di scoprire che, nella sala principale, illuminata dal caldo e grande focolare, si trovavano tutte le persone con le quali era cresciuta e, di conseguenza, a lei più care: vi erano sua madre, Loras, Olenna, Jon, Daenerys, Jaime, Brienne, Arya, Gendry, Oberyn, Ellaria, Sam, Gilly, Davos, Varys, Ruben, Hayden e Myranda. D’improvviso, non appena entrò, tutti si voltarono a guardarla. I loro sguardi erano troppo placidi e silenziosi, troppo inquieti e turbati.
- Che sta succedendo qui? – chiese ora seriamente preoccupata.
- La situazione alla vecchia Approdo del Re si è aggravata, perciò abbiamo deciso di rendervi partecipi di ciò che sta accadendo a Sud, dato che … - disse Jon prendendo un bel respiro prima di continuare a parlare. - … dato che i principali obiettivi della grande ribellione che sta prendendo velocemente piede potreste essere voi.
- Abbiamo deciso di attendere il tuo ritorno per parlarvene, mia rosa – aggiunse Olenna.
- D’accordo. Ora sono qui. Di che si tratta, zio Jon? – chiese Eveline avvicinandosi sempre più ansiosa di sapere.
- David Crakehall si è rivoltato con l’appoggio di alcuni lord molti influenti, dichiarandosi nuovo re dei sette regni e prendendo sede nella Fortezza Rossa, proprio come ogni sovrano succeduto durante l’era del Trono di Spade. Non voglio mentirvi, ragazzi: la situazione non promette nulla di buono – disse Jon guardandoli in volto tutti e quattro, uno per uno. – Siamo, ma soprattutto siete tutti in pericolo, ad eccezione di Sam, dato che lui è un bastardo e non ha alcuna possibile pretesa sul trono, senza contare che oggi è partito per la Cittadella, e sappiamo tutti che la Cittadella è uno dei luoghi più sicuri dei sette regni. Ma voi … voi siete a rischio considerando le vostre posizioni nel caso di una possibile restaurazione di un regime presieduto da dei regnanti assoluti, proprio come in passato: Myranda, anche se non puoi avere alcuna concreta pretesa al trono, rimani comunque una Lannister, nipote della regina folle Cersei Lannister, dunque pur sempre un personaggio molto scomodo; Ruben, oltre ad essere uno Stark, quindi anche tu soggetto al peso di un nome prestigioso e protagonista di guerre e ribellioni passate, sei anche il figlio del bastardo del defunto re Robert Baratheon, dunque potresti essere doppiamente un bersaglio ambito; Hayden, figliolo, tu sai bene a cosa vai incontro dato che sei il figlio maschio della sorella del defunto principe ereditario Rhaegar Targaryen, e contando che tua madre, un tempo, ha anche tentato di riprendersi il trono di spade per divenire la regina dei sette regni; ma, in particolar modo, tu, Eveline, sei il bottino più ricercato e di prim’ordine tra tutti … - disse Jon guardando bene negli occhi Eveline non appena giunse a parlare di lei, prima di terminare il discorso. - … sei la figlia di quello che era il legittimo erede al Trono di Spade. Tu sei colei che è più in pericolo di tutti ora come ora, in tutti e sette i regni.
 
   
 
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