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Autore: PrincessintheNorth    19/11/2017    1 recensioni
Prequel di "Family"!
Nel regno del Nord, una principessa e Cavaliere dei Draghi, Katherine, farà conoscenza di Murtagh, il Cavaliere Rosso che si è autoimposto l'esilio ...
In Family abbiamo visto il compimento della loro storia e il loro lieto fine: ma cos'è successo prima?
"-Principessa, per l’amor del cielo … - prese a implorarmi Grasvard. – Spostatevi da lì … non vi rendete conto di chi è?
-È Murtagh figlio di Morzan, ex Cavaliere del Re Nero, erede del ducato di Dras-Leona. – ringhiai. – So benissimo chi è. So anche che è un essere umano come me e come te, a meno che tu non sia un elfo sotto mentite spoglie. È un essere umano ed è vivo per miracolo. Quindi, dato che come me e come te è carne e sangue, gli presteremo le cure che necessita. Sono stata chiara abbastanza?"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quel mattino, sentii le labbra di qualcuno che conoscevo bene sfiorarmi la guancia per svegliarmi.
- Murtagh …
-  C’è una sorpresa, amore.
Quello mi fece alzare eccome.
Poi, la consapevolezza che, per tutti gli dei, Murtagh era in camera mia ed io ero completamente struccata, spettinata a livelli cosmici e con addosso solamente il pigiama mi fece impallidire.
-  MA CHE CI FAI QUA TU?! – urlai scappando sotto le coperte, imbarazzata in una maniera incredibile.
Causando le sue risate.
-  Vieni fuori, scema!
-  No, tu devi uscire da camera mia! Non sono presentabile!
-  Sei bellissima, tesoro, non c’è bisogno di …
-  Ti ho detto di uscire!
-  Va bene, va bene, me ne vado.
La sua idea di andarsene però fu tirare su il piumino, baciarmi facendomi vedere le stelle, e poi ridersela.
-  Ci vediamo dopo, amore. E comunque, sappi che oggi ti ho prenotata per tutto il giorno.
-  Cosa?
-  Preparati. – rise solamente. – Ti aspetto al ponte, piccola. Tra mezz’ora.
E stavolta uscì davvero.
 
 
Al suo posto, entrò Sheryl, e a quel punto mi alzai.
-  Quindi è venuto a svegliarti. – fece con tono cospiratore.
E capii.
-  Tu sai cos’ha ordito! – la accusai divertita. – Che sta progettando?
-  Ho la bocca cucita. – rise.
-  Oh, andiamo …
-  Dico solo che per i vostri tre mesi ha preparato qualcosa di speciale.
-   Dov’è il regalo?
- L’ho lasciato sotto al letto.
-  Perfetto …
Scelsi un vestito blu, il colore che mi stava meglio, e poi andai allo specchio, per finire il tutto.
-   Sarà il caso di aggiungere qualcosa. – fece Sheryl prendendomi il mantello. – O hai dimenticato che è metà dicembre, fuori nevica e si gela?
- Giusto …
 
Evitai quindi di raccogliere troppo i capelli, così che mi tenessero al caldo pure quelli, e non aggiunsi troppo trucco. Solo per arrivare al ponte ci volevano venti minuti, e una volta nella vita volevo essere puntuale.
E con una volta nella vita, intendo davvero tutta la vita. Persino alla nascita ero arrivata in ritardo.
Presi in fretta la collana di diamanti di Murtagh, che oggettivamente era la più bella che avessi: una fila di diamanti, da cui ne partivano altre, più corte.
- E non vogliamo dargli una piccola soddisfazione? – commentò divertita Sheryl, porgendomi un sottile braccialetto di rubini tagliati a cuore e diamanti.
Per ultimo, mi passò una sottile coroncina d’oro bianco, lavorata a foglie d’alloro, che più che una corona era un cerchietto.
Adesso puoi andare. – decise, ridendosela.
-  Posso?
-   Puoi.
Presi il regalo da sotto al letto, ovvero un libro sui Cavalieri: era recentissimo, e parlava di tutti i Cavalieri esistiti, buoni e cattivi, e dei loro draghi. Sapendo che a Murtagh leggere piaceva, avevo pensato che fosse una buona idea. Di armi ne aveva parecchie, in fondo, e poi per fare una buona spada bisogna andare di persona dal fabbro. E che sorpresa sarebbe stata?
Uscii, e in un angolino della mia mente sentivo Antares ridacchiare su quanto il regalo di Murtagh mi avrebbe fatta impazzire.
Ovviamente, tutti sapevano tranne me.
E ovviamente, arrivai in ritardo di nuovo.
Iniziai a pensare che fosse una maledizione, quella, perché dai, non era possibile.
-  Sei stupenda. – sorrise stringendomi a sé e dandomi un bacio sui capelli.
Non che lui fosse messo proprio malaccio.
Poi, arrivò il bacio vero.
-  Allora. Cosa dovremmo fare per un’intera giornata?
Fece uno di quei suoi maledetti sorrisi da malandrino.
-  Se ti ho detto che è una sorpresa …
-  Non mi piacciono le sorprese.
-  Tu adori le sorprese. Vieni, andiamo dentro.
-  No, ehi, aspetta. – lo frenai dal baciarmi ancora. – Tu mi hai fatta venire fuori … per poi rientrare? Ma scemo ci sei nato o hai preso una laurea?
Rise, e alla fine riuscì a baciarmi.
-  Sei bellissima quando hai le guance rosse dal freddo.
-  Idiota.
-  Detto da quelle labbra sembra quasi un complimento, principessa.
Rientrammo, quindi, andando in camera sua.
-  Sai che alla fine hai vinto la scommessa? – commentai.
Rise, e mi abbracciò.
-  Quindi un po’ ti sono mancato …
-  Un po’ …
Era stato via una settimana, e prima che se ne andasse aveva scommesso che mi sarebbe mancato.
E così era stato.
Ogni giorno, avevo sentito la sua mancanza.
-  Mi sei mancata anche tu, piccola. – sussurrò, dandomi un bacio sulla punta del naso. – In ogni momento.
-  Non credere che io sia stata meglio, scemo …
-  Beh, almeno oggi abbiamo una giornata solo per noi. Possiamo recuperare. – sorrise.
-  Non vedo l’ora …
- Ma prima …
In quel momento, sentii uno strano raschiare alla porta del bagno. Seguito da dei guaiti.
-  Murtagh, che c’è nel bagno?
-  Non lo so. – fece. Sembrava sincero, ma era bravo a fingere.
- Murtagh ….
-  Giuro!
Aprì la porta, e ne uscì fuori un bellissimo cagnolino, che iniziò a scodinzolare e guaire, saltandomi in braccio.
-  Mi hai regalato un cane?!
-  No! – fece esasperato. – Io ti avevo regalato un braccialetto! Di chi è questo cane?
- Aspetta … ha qualcosa attaccato al collare … “per Katherine e Murtagh, da Derek e Miranda.”
- Mi hanno imboscato un cane nella latrina come regalo?! – commentò tra il divertito e lo sconvolto.
-   È bellissimo! Guardalo! Che carino!
Alla fine, quando lo shock gli passò, riuscì a raggiungermi e a coccolare il nostro cane.
-  Ehi … - ridacchiò quando il piccolo husky gli morse la mano, ovviamente senza fargli male. – Ma non ci devi neanche provare …
-  Dovremmo dargli un nome …
 
 
 
MURTAGH
 
 
Io non mi aspettavo di passare l’anniversario dei tre mesi con un cane.
Il piano originale prevedeva me e Katherine, da soli.
E invece no.
In trenta secondi, quell’esserino aveva completamente catalizzato su di sé la sua attenzione, con il risultato che adesso dovevamo anche scegliere un nome per il cane.
-   Pensaci tu, non è che io e i nomi andiamo d’accordo. – provai a delegarle.
-  Oh, andiamo! – protestò.
E non riuscii a dirle di no.
-  Lampo?
-  No.
-  Fulmine?
-  No.
-  Furia?
-  Non mi piace.
-  Ma allora sceglilo te!
-  Non ti sei nemmeno messo d’impegno. 
La presi in braccio e mi si accoccolò contro, con il cucciolo tra le braccia, occupatissimo a mordicchiarle la mano.
Sapevo per esperienza che non faceva male, ma l’istinto di toglierglielo di dosso era forte.
 Alla fine, lo tirai su.
-  Allora. – gli dissi. – Tu la devi lasciare stare.
-  Ma smettila. – rise divertita. – Non fa male.
- Lo so, però …
Sorrise e mi regalò un altro bacio.
Non potevo credere che una settimana senza di lei mi sarebbe pesata tanto.
E invece era stata tremenda.
Tutto di lei mi era mancato.
E quando, circa un’ora fa, avevo potuto svegliarla, rivederla era stato bellissimo.
Era la mia vita.
-  Oh, non lo so. – sospirò. – Beh, suppongo che prima o poi un nome ci verrà in mente. Facciamo qualcosa …
Alla fine, ci mettemmo a giocare a scacchi, cosa che ormai facevamo spesso.
E grazie al cielo, riuscimmo a stare da soli e in pace per il resto della giornata, tra abbuffate, partite e coccole.
Soprattutto coccole.
Sembrava tutto perfetto, in quel momento.
Eravamo a letto, lei era accoccolata tra le mie braccia. Il fuoco nel camino acceso, a proteggerci dal freddo.
Lei, che da quando stavamo insieme era molto più tranquilla in ambiti di coccole, che ogni tanto mi lasciava qualche bacio. Io che potevo finalmente accarezzarle i capelli senza che ci guardassero male.
E quel piccolo cane senza nome che giocava e ci saltava addosso.
Ma ovviamente, nessuna gioia dura.
-  Cavaliere, c’è un uomo che chiede di voi. – disse uno entrando.
-  Adesso sono occupato.
-  È urgente. Signore, viene direttamente dalla tenuta di vostro padre. Sembra ci siano dei problemi.
-  È il caso che vai, amore. – fece Katherine, guardandomi con quegli occhioni dolci e caldi. – Non preoccuparti, ti aspetto.
- Va bene, piccola. Arrivo subito.
Le diedi un bacio, e poi andai.
 
 
 
Alla fine, era John. Il figlio di Marlene e Tornac, che per me era come un fratello.
- Che succede?
- Le cose non vanno bene. – disse. – La contea si lamenta della tua assenza, e ci sono dei nuclei di rivolta.  
- Siamo a questo punto, quindi. Domani partiamo. – decisi in fretta, nonostante la cosa mi spezzasse il cuore.
Ero appena tornato da lei, e dovevo già andarmene.
-  Un giorno in più o in meno non cambia nulla, sai. – osservò.
- Allora dopodomani.
Almeno avrei potuto stare ancora un po’ con lei.
-Senti, hai già un posto dove stare o …
-  Sì, sì, ho preso una stanza in una locanda qua vicino, non preoccuparti.
- Sennò chiedo a Derek di dartene una …
- Ma non ti preoccupare. – fece con quella sua solita aria da menefreghista.
- Sicuro?
-  Sì, sì.
-  Okay. Senti, magari ci vediamo domani che …
Un sorrisetto gli affiorò in volto. – Hai una donna nuda che aspetta i tuoi servigi?
- No, è diversa. – commentai. Katherine era impossibile da considerare come usa e getta.
- Non ti credo.
-  Giuro. Lei …
- Come Ashara?
Diamine.
Non ci pensavo da Aberon.
Questo perché Katherine, in quei tre mesi, aveva catalizzato tutta la mia attenzione, giorno e notte.
- Io …
Era come con Ashara?
Assolutamente no, questo era completamente diverso.
Più sconvolgente.
Più intenso.
Più dolce.
E molto più pericoloso.
-  Diverso. È diverso. – mormorai.
-  In meglio o in peggio?
- Ancora non lo so.
Annuì. – Beh, speriamo che abbia un epilogo più felice.
- Già.
-  E chi è lei?
-  Vedi tutto questo? È la figlia del boss.
Impallidì di colpo.
- Katherine Shepherd. – sussurrò, capendo. – La Principessa.
-  La conosci?
- Sono passato per Narda, recentemente, per arrivare qua. Ho incontrato dei marinai, pregano perché lei arrivi a disinfestare le acque dai pirati. Non si riesce più a commerciare.
-  Ma Nasuada è lì a contare i granelli di sabbia o cosa?! – commentai infastidito.
-  Nasuada ha già affrontato i pirati, e la marina ha subito una grave perdita. Quel marinaio mi aveva chiesto, già che venivo qua, di recapitarle una lettera.
-  Gliela do io, non preoccuparti. – dissi.
-  Va bene. – annuì, trattenendo uno sbadiglio.
- A domani.
- Mmh.
Se ne andò, lasciandomi lì con la lettera che chiedeva a Katie, la mia Katie, di combattere una battaglia non sua.
Se Nasuada non sapeva mantenere l’ordine nel suo Paese, non era certo compito di Katherine farlo. Non avrei permesso che si prendesse dei rischi inutili.
Perciò buttai la lettera nel camino.
 
Quando tornai in camera, lei si era addormentata, abbracciata al cuscino, il cagnolino senza nome che le leccava la faccia.
-  Lasciala stare … - lo presi e lo misi a terra, ma iniziò a guaire e uggiolare. – Ehi, smettila, lasciala dormire …
Una volta sistemato il cane, presi in braccio lei, portandola nel suo, di letto.
La tentazione di tenerla nel mio era forte, ma conoscendola avrebbe pensato chissà che cosa al suo risveglio.
- Sogni d’oro. – mormorai accarezzandole ancora i capelli.
L’avevo vista addormentata altre volte, ma finalmente ora era diverso.
Finalmente, non aveva nemmeno mezza rughetta di preoccupazione.
Finalmente era tranquilla e serena.
Chiusi la porta, ma fu quello a segnare il disastro.
-  Ehi …
C’era Shay dentro.
- Senti, non stasera.
-  Perché no?
-  Non ho voglia.
-   Tu hai sempre voglia.
- Senti, vattene.
-  Oh, andiamo. L’abbiamo già fatto altre volte. Non desideri stare con una donna? Che senso ha astenersi dal piacere solo perché ami un’altra?
- Rispetto.
-  E nonostante il tuo rispetto, l’abbiamo fatto più di una volta in questi tre mesi.
Purtroppo.
- Sarebbe solo una scopata. – mi tentò. – Niente sentimenti. Solo carne e piacere. Ne hai bisogno … lei non lo verrebbe mai a sapere … se non ci sono sentimenti, non è un tradimento, no? Solo un rapporto carnale.
Fu quando si abbassò che cedetti.
In fin dei conti, ero un uomo, avevo anche bisogno di quello. Katie non era pronta a darmelo. Non c’era niente di male.
Niente di male.
E continuai a ripetermelo, per tutto il tempo, finché non sentimmo un rumore di vetri infranti.
E poi, qualcuno che correva.
-  MERDA! VATTENE! – gridai, senza paura che mi sentissero. Sapevo benissimo chi aveva visto. Ormai, mi ero fottuto da solo.
-  Ma …
-  SUBITO!
Mi rivestii in un attimo, e corsi fuori.
La porta della sua camera era ancora aperta, ma lei non era dentro.
Ovviamente.
La trovai, dopo mezz’ora passata a cercarla, nella torre dei draghi.
-  Katie … amore, aspetta …
Non mi guardò nemmeno.
- Katherine …
Provai a prenderle la mano, ma si scansò alla velocità della luce.
-  Non provare a toccarmi.
Non mi aveva mai parlato così. Nemmeno quando l’avevo umiliata con Grasvard.
Credevo di aver distrutto tutto, in quel frangente.
Ora mi ricredevo.
Adesso, adesso avevo rovinato tutto ciò che di bello avevo. Per una vagina.
- Amore …
- Amore lo dici a quella troia.
- Senti, aspetta un attimo … non scappare così …
-  Non sto scappando. Me ne sto andando. È diverso.
-  Allora non te ne andare.
-  Tu smettila di toccarmi.
-   Katie …
-  Mi fa venire il vomito. – sibilò. – Solamente sentirti respirare, sapere che esisti, mi fa venire il voltastomaco. Quindi vattene.
- Senti, piccola, fammi spiegare …
-  Si dice Vostra Altezza.
-  Amore …
- Non ho capito bene … Cavaliere di troie. – un sorriso perfido le affiorò in volto. – Mi sembra che calzi di più che di draghi.
-  Dimmi che non ho mandato tutto a puttane. – la implorai.
-  Tu ci sei andato, a puttane.
E se ne andò.
   
 
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