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Autore: eli_s    19/11/2017    3 recensioni
Cosa succede quando un amore sopravvive silenzioso nel tempo? Possono vent'anni dividere per sempre due persone?
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Nadia Petrova | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Over you

 

 

Ha provato a rincorrerlo sulle piste, ha cercato il suo sguardo in fila per la seggiovia, al rifugio, ma Alec è più sfuggente di suo padre se possibile.

Così ha deciso di tentare un’ultima volta. Arrivata in cima alla pista lo scorge sistemarsi gli occhiali e impugnare i bastoni, pronto per la discesa.

 

-Alec aspetta!!-

 

Gli sci di Nadia scorrono fluidi sul suolo candido mentre il cielo attorno a loro si fa più plumbeo, quasi minaccioso. Lo vede voltarsi appena, rispondendo al naturale richiamo della sua voce che a fatica penetra tra la confusione di altri sciatori e il rumore degli ingranaggi della seggiovia.

 

-Ti prego parliamo-

 

Gli occhi azzurri che tanto adora restano celati dietro la maschera, indecisi sul da farsi.

 

-Io…adesso non me la sento…scusa-

-Ma..-

 

La ragazzina non fa in tempo a finire la frase che lo vede prendere la discesa; sospira amareggiata nel tentativo vano di scacciare quel pungolo, titubante sul far vincere la proverbiale ritrosia dei Salvatore o l’animo caparbio dei Pierce.

Ma l’errore è stato il suo, quindi deve rimediare.

Cala gli occhiali sul volto e si butta all’inseguimento del ragazzo di cui è innamorata, ma al quale non sa dirlo ancora fin quando, troppo concentrata dall’obiettivo avvolto nella tuta petrolio poco più a valle, non si accorge di un incauto sciatore un po’ abbondante che decide involontariamente di tagliarle la strada. Ed è un attimo quello in cui l’urto contro il corpo la fa sbalzare bruscamente di lato trovando il freddo contatto con la neve.

 

Tutto quello che sente è un fischio che le rimbomba nelle orecchie e una gamba che prende a pulsarle dolorosamente, fin quando, dopo un periodo non ben calcolabile, tra il brusio di voci sconosciute che si riversano su di lei, non riconosce il timbro preoccupato di Alec. Succede tutto in fretta, chi si qualifica come medico e vieta di muoverla, qualcuno le chiede dove ha dolore, parlano di tenerla cosciente, ma lei adesso riesce solo a sentire la stretta della mano di Alec accompagnata dalla sua voce preoccupata volta a rassicurarla.

 

 

******

 

 

Quando Damon è arrivato in ospedale, dopo che Elena aveva risposto alla telefonata di suo figlio che la informava che si trovava sull’ambulanza diretto in ospedale con Nadia, ha temuto di svenire. La faccia disorientata e impanicata era totalmente incapace di mettere a fuoco qualunque cosa e se non fosse stato per Elena sarebbe esploso all’istante.

Lei e Stefan hanno parlato con l’infermiera all’accettazione per farsi dire dove fosse ricoverata, addirittura Stefan ha tentato di far valere il suo essere medico per avere prima qualche informazione, ma senza il medico che l’ha visitata non può sapere nulla, mentre Bonnie ed Enzo sono rimasti al fianco di Damon provando a tenerlo calmo. Il resto della truppa è tornato a casa con i bambini in attesa di notizie dall’ospedale.

 

Finalmente, una volta trovato il reparto, si sono diretti in cerca del medico di turno che li ha rassicurati sul fatto che Nadia stia bene e che l’hanno portata in sala raggi per dei controlli sia alla gamba, probabilmente rotta e da operare, sia al resto per accertarsi che non ci fossero altri traumi.

Non ha battuto la testa e questo è un bene.

 

Alec l’ha accompagnata ed è fuori dalla sala raggi in attesa che lei esca, mentre gli altri sono stati indirizzati in sala d’attesa del reparto di traumatologia.

 

-Perché non posso raggiungerla in sala raggi?-

-Perché ti hanno detto di aspettare, che sta bene e comunque non potresti entrare a vederla…-

-E perché non possono riversarsi mille persone dove deve passare solo il personale-

-Si ma…-

-E poi Alec mi sta scrivendo che è con lei, respira-

 

Sono tutti seduti sui divanetti grigi con Elena e Stefan che tentano di calmarlo e Caroline e Bonnie che invece si sono offerte di andare a prendere qualcosa alle macchinette. Sono tutti più tranquilli, almeno per quanto riguarda gli altri, Damon invece è un fascio di nervi e continua ad alzarsi e sedersi, inutilmente placato da una Elena che non sa bene come comportarsi.

E lei per un attimo si ricorda quell’ottobre, la sera a casa di lei e la telefonata ricevuta dall’ospedale dove la informavano che James era stato ricoverato; ha perfettamente presente, come qualunque genitore, lo stato di agitazione in cui versi Damon che si calmerebbe all’istante se potesse vedere la figlia e convincersi che la situazione è meno preoccupante del previsto. E vorrebbe dargli quello stesso conforto che lui era stato capace di darle in quella stessa occasione, ma è come bloccata da tutto quello che c’è tra di loro, dai problemi, le ombre, il dolore a creare un vuoto incolmabile.

 

Deglutisce a fatica mentre gli occhi di velluto lo seguono in constante silenzio, ora che lo osserva interloquire con Caroline, mentre estrae il telefono confuso per poi riporlo in tasca; adesso che Stefan prova a convincerlo a fare due passi insieme.

Finalmente dopo mezz’ora arriva un’infermiera che comunica loro la stanza in cui è stata portata la ragazzina e solo il padre e Caroline, su assenso di Stefan, si dirigono da lei, per non creare un sovraffollamento nei corridoi.

 

 

 

***

 

 

 

-Sai che mi hai fatto prendere un bello spavento??-

 

Alec, seduto sul bordo del letto, ha lo sguardo ancora spaventato, il volto pallido e un sorrido forzato che si rilassa immediatamente sotto lo sguardo più disteso di lei. Le hanno steccato temporaneamente la gamba che le duole decisamente nonostante gli antidolorifici; è coperta dal lenzuolo, ma sente la pelle tirare e si immagina l’enorme versamento che si sta formando.

E’ pallida e si è bruciata la pelle del volto dalla parte in cui ha impattato con la neve fredda, un arrossamento che comunque guarirà presto. Ancora l’adrenalina in circolo non le ha consentito di avere un crollo quindi sta piuttosto bene, è quasi pimpante e sorride ad Alec per tranquillizzarlo.

 

-Mi dispiace-

-No, ehi no…non è colpa tua… sono io che…-

 

Lo sguardo azzurro cerca in fretta di consolare quegli occhi intensi che gli hanno rapito il giovane cuore, se solo non si fosse inorgoglito fuggendo via da lei, non l’avrebbe costretta ad inseguirlo finendo per farsi male. Stringe appena la presa della sua mano come per trasmetterle tutta la sua costernazione.

 

-Lascia che mi scusi…-

-Va bene… ma non devi sentirti in colpa-

 

Lui annuisce imbarazzato, vorrebbero entrambi aggiungere qualcosa, ma uno strano silenzio riempie l’aria intorno a loro. Nadia sembra riflettere, calcolare, pesare le parole cercando un qualche coraggio smarrito sulla pista finché la voce trafelata del padre non irrompe tra loro, inducendo il ragazzino a mollarle la mano ed alzarsi di scatto per far posto a Damon.

 

Alec fa qualche passo indietro trovando l’abbraccio gentile di Caroline che gli chiede come stia, mentre Damon si precipita dalla figlia controllandola tutta, quasi temesse che avessero lasciato qualche pezzo di lei sulle piste.

 

-Papà sto bene-

-Sei in un letto di ospedale, dove è che staresti bene?!-

-Ti prego non farne una tragedia…-

-Signorina mi hai già fatto spaventare abbastanza, lascia che mi preoccupi per te quanto mi pare-

 

Lo sguardo di ghiaccio assume una velatura angosciata che forse Nadia non vedeva dai tempi in cui le disse che lui e sua madre avrebbero divorziato.

 

-Papà…-

-Dimmi-

 

Lui le accarezza dolcemente i capelli, mentre anche Caroline si fa avanti premurosa.

 

-Hai chiamato la mamma?-

 

Quella domanda lo coglie un istante alla sprovvista; preso dal panico com’era non ha pensato di avvertire Kathrine. Ruota verso la bionda cognata gli occhi spaesati e trova una espressione quasi ovvia stampata sul candido volto in segno di rimprovero. Si gratta la testa incerto per poi abbozzare alla figlia un suo solito sorriso maldestro.

 

-Ecco io-

-Se vuoi lo faccio io –

-No no …diamole meno pretesti possibile per infamarmi che dici…?-

 

Tasta le tasche goffamente, strappando così una risatina complice a Caroline e Nadia che si guardano leggere. Mentre lui è indaffarato a trovare il cellulare, la zia controlla la nipote; Alec ne ha approfittato per andare in bagno e da sua madre, non voleva lasciare Nadia da sola.

 

-Allora ragazzina, come te la passi?-

-Mi dispiace se vi ho fatti preoccupare-

 

Anche se prova a fare quella forte e controllata, lo vede lontano un miglio che lo sguardo fermo di sua zia potrebbe cedere al pianto da un momento all’altro.

 

-Non farmi più spaventare così…d’accordo?-

 

La voce le si strozza in gola, consolata solo dal timido sorriso di Nadia che si sporge piano per abbracciarla.

 

-D’accordo-

 

Damon nel frattempo girella per la stanza in cerca della linea quando entra finalmente il medico e rimette in tasca il telefono con la stessa aria colpevole di quando veniva beccato a copiare durante il compito di matematica.

 

-Allora…Nadia Salvatore-

-Sì-

 

Il dottore, un ortopedico sulla cinquantina, capelli cenere e occhio scuro indagatore, con l’occhiale fine senza montatura intento ad osservare le lastre, bada poco ai presenti e borbotta tra sé termini medici incomprensibili.

 

-Dunque vista la frattura al crociato…mi sembra chiaro che ti dovrò operare-

-Operare?-

-Papà-

-Sì esatto…non vi preoccupate, ne arrivano di continuo di …beh….avventurieri dello sci che si fratturano, è la quotidianità-

-E lei che referenze avrebbe?-

 

Damon e Nadia crucciano lo sguardo verso una risoluta Caroline, intenta ad interrogare il chirurgo in perfetto stile Gestapo.

 

-Come?-

 

Il medico finalmente volge la sua attenzione verso la bionda impettita, studiandola da sotto il vetro delle lenti.

 

-Sì, insomma opererà mia nipote…devo conoscere le sue referenze, dove ha studiato…che titoli ha conseguito… aver guardato tutto General Hospital direi che sarebbe un po’ poco-

-Zia..-

 

Nadia si porta le mani in volto per l’imbarazzo, mentre lui sembra rifletterci un secondo, come se non avesse capito il problema.

 

-Mi sono laureato a Yale e ho fatto la specializzazione alla Hopkins…e comunque guardavo E.R., non General Hospital-

 

Caroline abbozza un tentennamento per la velata frecciatina, ma la incassa quasi divertita e si volta verso la nipote e Damon con un sorriso trionfale.

 

-Visto?!-

-Visto cosa…??-

-Comunque, ti faccio preparare dalle infermiere….ci vediamo più tardi in sala operatoria…signor Salvatore passi dall’infermiera per compilare i moduli del consenso e per l’assicurazione sanitaria-

 

Il dottore se ne va con la stessa tranquilla noncuranza con cui era entrato, lasciando i tre alle ultime raccomandazioni prima che arrivi l’infermiera a svolgere il suo dovere.

 

-Papà…puoi mandarmi Alec prima….prima che entri in sala operatoria?-

-Certo-

-E chiama la mamma-

-Giusto!-

 

Annuisce e poi le accarezza i capelli prima di abbassarsi a posarle un bacio in fronte.

 

-Ti aspetto alla fine di questa avventura tesoro…non fare impazzire troppo i medici-

-Ci pensa già zia Care-

 

Lei sorride alla bionda che ricambia per smorzare la tensione generale, cogliendo perfettamente il tentativo paterno di non affogare nell’ansia ed Nadia intenerita dalla sua evidente paura cerca di tranquillizzarlo ridendo insieme a lui. Entrambi sono agitati, ma Damon comunque riesce sempre a porsi come la sua roccia, il suo porto che la tiene al sicuro. Proprio ciò che farebbe un buon padre.

Osserva la sua solida schiena sparire fuori dalla porta della stanza, la stessa dalla quale poco dopo appare Alec con il volto teso e stanco.

 

Si avvicina titubante, quasi incerto su cosa fare o dire.

 

-Ehi-

-Ehi-

 

Nadia si sistema i capelli, nemmeno fossero al loro primo appuntamento.

 

-Allora…sei pronta?-

-Beh…non proprio…ora dovrebbero arrivare a sistemarmi…volevo parlarti prima di entrare in sala operatoria-

 

Lui arriva al bordo del letto cercando di essere discreto.

 

-Volevo…volevo dirti che-

-Nadia-

-Fammi finire-

-Non voglio che tu ti senta obbligata a dire niente-

 

Lei si allunga trattenendo un sussulto di dolore per la fitta al fianco indolenzito, gli antidolorifici non hanno fatto tutto questo effetto, ma cerca di nascondere il dolore per arrivare ad afferrare una mano di lui.

 

-Alec io…io ho dei grossi probelmi emotivi lo so…forse…forse dipende dalla situazione con i miei genitori…o dal fatto che sono una persona incasinata ma….ho paura a dirti quello che sento…ho paura ad esprimermi, ma oggi quando ho capito che rischiavo di perderti e ti ho inseguito era perché il bisogno di sapere che non ti avrei perso era più forte di ogni timore o freno-

 

Gli occhi azzurri la fissano inquieti, in attesa di capire dove vogli arrivare con quel discorso. E’ pur sempre un ragazzo di sedici anni, per lui è difficile seguire questi contorti labirinti che sono i cervelli delle donne.

 

-Insomma io…io…io sono innamorata di te Alec… e spero che-

 

Non fa in tempo a finire la frase che Alec si è già chinato su di lei per prenderle il volto tra le mani e baciarla dolcemente, col terrore di poterle fare del male.

 

-Ok piccioncini adesso dovete separarvi-

 

La voce dell’infermiera abbondante che avanza allegra verso di loro li obbliga a dividersi imbarazzati, concedendo loro di scambiarsi un ultimo sguardo complice prima che Alec sia fatto uscire per poter preparare la ragazzina all’intervento.

 

 

***

 

 

Quattro giorni dopo

 

-Ecco fatto-

 

Damon sistema il cuscino dietro la schiena di Nadia per farla stare più comoda, poi fa un passo indietro osservandola come si fa con un quadro che si tenta di allineare al soffitto.

Ha lo sguardo azzurro stanco, ma decisamente meno stressato di qualche giorno prima, ora che finalmente sono tornati a casa e lei può riposare nel suo letto.

E lui nel suo.

 

-Sto comoda-

 

La voce tranquilla lo raggiunge per rassicurarlo sulle sue ottime capacità paterne nell’accudirla, strappandogli un sommesso sorriso.

L’operazione è andata bene e dopo due giorni di convalescenza è stata dimessa per poi tornare a casa. E’ stato un po’ più complicato non potendo stare sdraiata e hanno dovuto riorganizzare le macchine in modo da lasciarle due seggiolini.

Era stata dura convincere Damon a non pagare fior di soldi per farla trasportare con un mezzo dell’ospedale e solo Elena, tanto per cambiare, era riuscita a farlo addivenire a più miti consigli. La stessa Elena discreta e presente, in modo silenzioso offrendo il suo supporto senza imporlo, provando a non violare lo spazio che era necessario mantenere tra loro due.

 

Doveva ammettere di esserle grato per quel suo silenzioso sostegno, soprattutto appena rientrati in casa per aiutarlo a sistemare tutto; ovviamente anche Caroline è stata in prima linea, aiutando la nipote a pulirsi, lavarsi i capelli, mettere un pigiama comodo appositamente comprato da Elena, far la spesa per una settimana in modo da non far uscire Damon di casa almeno il primo giorno.

Tutti erano stati e sono super disponibili ed in quell’agitazione lui non aveva avuto occasione di stare da solo con Elena.

 

-Mi stanno bene i capelli?-

 

Damon risorge dalla voragine di pensieri in cui si era lasciato scivolare, riattivando lo sguardo e cercando di capire il senso di quella domanda. Ma certo, Alec sarebbe arrivato di lì a poco per portarle gli appunti di quei primi giorni di lezione post vacanze e lei era tutta preoccupata di essere quello che ai suoi occhi di padre - e sicuramente a quelli del ragazzo innamorato - era, cioè bellissima.

 

-Certo, ma visto che non mi crederai ti passo specchio e spazzola...così operi come ti pare-

 

Lei sorride arrossendo, colta in fallo. Scruta l’uomo incredibile che è suo padre uscire dalla stanza e lo sente trafficare in bagno, per poi sbucare con uno specchietto e la spazzola; attende leggermente imbarazzata che lui intuisca di lasciarla sola con se stessa a contemplarsi allo specchio.

 

Arriva verso la cucina per preparare del tè, visto quanti medicinali deve prendere il caffè lo ha escluso per sua iniziativa personale, così si decide a fare il bravo padrone di casa in attesa che arrivi Alec.

Da una parte è grato della sua visita, potrà stare lui con Nadia mentre Damon potrà uscire giusto per sbrigare alcune commissioni, per quanto sia apprensivo se non riprende in mano certi appuntamenti di lavoro ora che le vacanze sono terminate rischia di compromettersi il lavoro. Giusto il tempo di mettere l’acqua a bollire e prendere il pc per controllare le email che suona il campanello e stacca gli occhi dallo schermo per dirigersi ad aprire.

Passano alcuni istanti prima che l’ospite si palesi alla porta, inaspettatamente scortato da Elena.

 

Si trova a trattenere il fiato in un misto di piacere, dolore, pungolo allo stomaco e confusione ora che le iridi scure lo salutano incerte, cariche di quel non detto, di quella dichiarazione rimasta sospesa tra loro da quel maledetto capodanno.

 

Solo il colpo di tosse di Alec riporta entrambi coi piedi per terra e Damon si sposta per farli entrare.

 

-Ben arrivati-

-Grazie-

-Non…non pensavo saresti venuta-

 

Parla tra i denti provando a mantenere un tono neutrale mentre gli invita a dargli i loro soprabiti.

 

-Beh…dovevo comunque fare delle commissioni in zona e ho pensato di passare a salutare Nadia-

-Hai fatto bene-

 

Appende i soprabiti e scorta entrambi dalla ragazzina che rimane altrettanto sorpresa nel vedere Elena, anche in modo piacevole se non fosse che inevitabilmente le viene ormai naturale osservare suo padre quando c’è lei intorno per vedere come si comporta.

Scambiano alcune parole finché Damon non si illumina ricordandosi dell’acqua sul fuoco e lui ed Elena si dirigono in cucina per dare un attimo di intimità ai ragazzi.

 

-La vedo meglio-

-Sì?-

 

Lui spenge i fornelli e apre l’anta dell’armadietto sopra il lavandino per prendere le tazze.

 

-Ha ripreso colore, lo sguardo è più vispo-

-Meno male, standole sempre appiccicato non è che vedo molto la differenza-

-E’ giovane, si riprenderà in fretta-

 

Lui mette due tazze fumanti di acqua calda su un vassoio con alcuni tipi di tè, cucchiaini e zucchero per poi portare il tutto ai ragazzi, lasciando per qualche istante Elena in cucina da sola a riflette.

Le fa strano essere lì, in quella circostanza, ma allo stesso tempo si sente quasi pacificata. Come se per giorni non avesse fatto altre che frullare come una matta senza meta fin quando non aveva avuto modo di correre da lui.

 

-Una bustina per i tuoi pensieri-

 

Era così assorta che non si è accorta che fosse tornato e le sta porgendo una bustina di tè, rubandole un timido sorriso.

 

-Tu come stai? Ti vedo stanco-

-Beh lo sono, dato che lascio questa casa solo quando Care riesce a passare…infatti volevo approfittare della presenza di Alec per andare a sbrigare alcune commissioni-

-Oh beh se hai da fare io-

-Preferirei rinchiudermi qua dentro con te alla possibilità di non vederti per altri quattro giorni-

 

Elena deve deglutire il turbine di emozioni che quelle parole le scatenano e si ravvia i capelli imbarazzata.

 

-Damon-

-Lo so…-

 

Abbozza quel suo mezzo sorriso con tanto di fossetta marcata dalle rughe che incalzano sul volto affettato e fa il giro dell’isola per raggiungere la tazza quando in un gesto istintivo Elena allunga una mano per fermarlo per un braccio costringendolo a voltarsi verso di lei; lo scambio fugace di sguardi incerti viene bruciato dal corpo di lei che taglia l’aria a dividerli e si getta tra le sue braccia.

Un po’ perché vorrebbe tanto che lui trovasse riposo nel suo abbraccio, un po’ perché ne ha bisogno lei stessa.

 

E Damon lascia che il suo odore lo avvolga e culli per istanti fatti di attesa e paura. Perché lo sa che questo è tutto ciò che ora potrà avere da lei, fugaci e nascosti momenti di consolazione.

 

-Ti va di accompagnarmi nei miei giri? Torniamo in tempo per recuperare Alec..-

 

La sente respirare tutta d’un fiato contro il suo petto e stringere un po’ più forte la presa della sua maglia.

 

-Sì, mi va-

 

Come una ragazzina timida si stacca da lui sistemandosi l’abito smosso da quel gesto istintivo e sorridendosi tornano dai ragazzi per dirgli che entrambi usciranno per due orette.

 

 

***

 

 

-Come sta Nadia?-

-Meglio-

-E con Elena come va?-

 

Aaron è a casa a sistemare le cose da sci, solo non ha idea di dove sua moglie tenga i cappelli e i guanti, sicuramente non nell’armadio dove pensava lui. Devono ancora finire di mettere via tutto il materiale da montagna, con il trambusto di Nadia hanno fatto le cose di corsa e se non fosse perché odia Damon, non avrebbe problemi. Anzi ha cercato di essere comprensivo, ed ora ha chiamato suo zio per scusarsi di aver interrotto la vacanza così rapidamente, ignaro che invece vista la situazione creata con Elena per Maxwell era andata anche troppo bene.

 

-Mm sempre uguale…adesso è con Alec-

-A trovare Nadia immagino..-

-Sì-

-Ma a te sta bene che quel Damon le giri sempre intorno?-

-Che intendi dire-

 

E’ arrivato in camera ed ha aperto l’armadio per capire dove possa essere la scatola blu dove Elena ripone alcune cose, è sicuro che sia blu. Non ci fa mai caso perché a queste cose ci pensa sempre lei. Si gratta la testa incerto quando poi scorge una piccola mensola dentro l’armadio dal lato di su moglie e dietro alcune sciarpe riposte a caso e una borsa scorge una scatola.

Che sia quella dei guanti? Prende la sedia che tengono in camera e si accinge a raggiungerla.

 

-Voglio dire che non mi piace quel tipo…come fai a non accorgerti che ha un debole per tua moglie-

-Non è che non me ne sono accorto … è che è il fratello di Stefan e il padre della ragazza di Alec…non posso solo supporre certe cose…-

 

Tiene il telefono tra l’orecchio e la spalla e si fa largo per arrivare alla scatola. Non gli pare che sia quella solita che sta cercando, ma ormai è curioso di capire che ci sia dentro e perché fosse rintanata. Come minimo sarà l’ennesima scatola piena di foulard di sua moglie.

Scende dalla sedia e la poggia sul letto aprendola.

 

-Ti do ragione, ma non sottovalutare la questione-

-Cosa pensi …che lui ci provi? In ogni caso dubito che..-

 

Le parole gli muoiono in gola quando – aprendo la scatola impolverata- trova come prima cosa una vecchia foto di due ragazzi su una pista di ghiaccio e gli ci vuole qualche secondo per riconoscere sua moglie e Damon. E tutto improvvisamente comincia a girare, offuscando testa, cuore, polmoni.

Domande, dubbi, paura, incomprensione.

E la terra sotto ai suoi piedi manca di colpo quando capisce che in quella scatola c’è racchiusa una parte di Elena di cui lui ignorava completamente l’esistenza.

 

-Aaron? Aaron ci sei ancora?-

-Scusa io…devo andare-

 

Come in tranche chiude il telefono concentrato esclusivamente sui frammenti di una vita che non gli appartiene. Di quel pezzo di cuore di sua moglie che improvvisamente getta luce sulle sue ombre.

 

 

 

 

Sono tornata in ritardissimo.

Subito il punto: avevamo lasciato Bonnie e Enzo a festeggiare la proposta di matrimonio, Damon ed Elena post dichiarazione di lui il giorno dopo sulle piste in un momento consolatorio e Nadia ed Alec in lite per il ti amo senza risposta di lui.

Ora la troviamo a rincorrerlo sulle piste al punto da rompersi un ginocchio e questo porterà nuova confusione, facendo anche saltare qualche meccanismo bloccato tra cui, appunto, Aaron che trova la famosa scatola che Elena aveva ritirato fuori nei primi capitoli dentro cui racchiudeva tutte le cose della sua passata relazione con Damon.

 

Che succederà quando lei tornerà a casa? Lui gliene parlerà? Affronteranno il problema? E Maxwell? La farà franca ancora una volta?

 

Domande a cui proverò a rispondere.

Grazie per la vostra infinita pazienza.

Vi abbraccio

Eli

 

 

   
 
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