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Autore: Revil96    19/11/2017    2 recensioni
Limitarsi a guardarla, fingendosi una semplice amica era un supplizio. Esserle indifferente, e non oltrepassare il limite era quasi impossibile, ma fu quando si rassegnò all'idea che lei non potesse mai essere sua che un semplice gioco rimescolò tutte le carte in tavola.
[Swanqueen]
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze

Vorrei precisare che la storia è stata collocata diversi mesi dopo al ritorno di Emma ed Henry da New York, quindi di conseguenza c’è stata sia la nascita di Neal, che la sconfitta di Zelena.

Alcuni dettagli che differiscono dalla trama originale verranno poi spiegati con il proseguirsi della storia.

Vorrei ringraziare sia chi ha lasciato una recensione alla storia, ma anche a coloro che l’hanno aggiunta nelle storie seguite oppure nelle preferite. Grazie mille.😊

Alla Prossima 😊👋🏻

 

Quando tutto è perduto, tutto è possibile.

(Robert Inman)

           

             A Red Dot In A Black Heart

 

~ PoV Henry

 

Punizione. Dannata punizione, pensò Henry.

Sapeva di essersela meritata, ma inconsciamente credeva che Regina fosse più indulgente, ma evidentemente si era sbagliato.

Era felice che quella conversazione fosse finita in fretta, perché l’imbarazzo che aveva provato era immenso.

[Sms - Violet]

“Verdetto?”

“Un mese senza console, e senza la possibilità di uscire la sera, in più il rimprovero più imbarazzante della mia vita.”

“Dai racconti che ho ascoltato su di lei, non sembra essere molto indulgente, mi sarei aspettata una reazione più drastica, ma in qualunque caso non sarei mai voluta stare nella tua posizione.”

Quel messaggio lo urtò, più di quanto dovesse, perché in fondo era la verità, ma sapere che c’era ancora qualcuno che la giudicasse ancora per il suo passato lo infastidì.

 

~ PoV Regina

 

Quella giornata era stata frenetica, e piena di sorprese, una delle quali il motivo per cui Emma aveva punito Henry. Delusa dal suo comportamento, usò tutto ciò che aveva appreso nell’essere genitore per essere sia severa, ma anche ragionevole nei suoi confronti. Se un anno prima gli avessero detto che quella Salvatrice sarebbe divenuta così importante nelle loro vite, non ci avrebbe mai creduto, e in particolare sapere di avere una spalla su cui contare nella crescita di Henry le trasmise tranquillità, più di quanto una vita da Regina non avesse mai fatto.

Ora però avrebbe voluto sdraiarsi, e leggere un libro, per scacciare lo stress della giornata approfittando che Henry fosse dagli Charmings, ma poi si ricordò dell’appuntamento con Emma, e che se avesse disdetto probabilmente quel guaio in giacca di pelle rossa l’avrebbe infastidita per l’intera serata.

 

~ PoV Emma

 

Furono diverse le volte in cui si cambiò, con la scusa che alcuni pantaloni le stessero larghi, o perché alcune maglie la rendessero troppo grezza, o perché fondamentalmente voleva che Regina la guardasse, desiderandola, esattamente come Emma faceva con lei. Usci di casa, fremendo e non accorgendosi che fosse in anticipo.

Bussò diverse volte ma non ottenne nessuna risposta.

‘Strano la macchina è qui’, pensò.

Stanca di aspettare, prese una delle chiavi che Henry nascondeva nei dintorni della casa nei casi di emergenza, e aprì la porta.

La chiamò diverse volte, ma nessuno rispose e preoccupata raggiunse la camera di Regina, scontrandosi irrimediabilmente contro la proprietaria, che riuscì a non cadere, ma la stessa sorte non tocco alla Salvatrice.

“Swan!”

Alzando lo sguardo un po’ confusa, la vide avvolta in un asciugamano bianco, a troneggiare sul suo corpo disteso a terra.

“Non dovresti essere qui. Non puoi usare la magia per violare la proprietà altrui, e perché sei in anticipo?”

“Calma, e non urlarmi contro. Dovresti soccorrermi invece di sbraitare, potrei avere una commozione celebrale.”

“Questo presuppone che tu abbia un cervello, Swan.”

“Antipatica, e cattiva.”

La insultò, mentre fingeva di provare dolore, toccandosi ripetutamente la testa, e restare in quella posizione ammirando quel corpo perfetto, che sicuramente sarebbe stata la sua rovina. I capelli bagnati, la pelle olivastra, i tratti rigidi misti tra la preoccupazione e la rabbia, e quella bocca semplicemente perfetta.

“Swan proverei anche pietà se solo non fossi entrata senza permesso in casa mia, e per giunta usando la magia.”

Usando l’agilità che la contraddistingueva si rialzò, ponendosi davanti alla sua figura, e notando quanto la loro differenza di altezza fosse evidente. Quella particolarità le piacque molto, soprattutto quando la immaginò stretta nel suo abbraccio.

“Non ho usato la magia ma le chiavi di scorta di Henry, e vorrei sottolineare che l’ho fatto per un valido motivo.”

Regina incrociò le braccia, e le disse:

“Sarebbe?”

“Credevo ti fosse accaduto qualcosa, sono andata in panico, e quindi sono entrata nel caso ti fosse servito aiuto.”

Regina pensò a quanto fosse dolce quel lato da eroina che la contraddistingueva, mista al suo lato impacciato, e per giunta quei jeans scuri che lasciavano poco all’immaginazione non l’aiutarono a esserle indifferente. A terminare l’opera fu la camicia a quadri rossa che semplicemente sembrava adattarsi perfettamente al suo fisico scultoreo, che desiderava più di quanto non volesse.

“Non fissarmi in quel modo, oppure potrei fraintendere.”

Emma sapeva di aver osato ma corse il rischio, perché infastidirla le piaceva, più di quanto ammettesse a se stessa.

“Non illuderti, salvaguardo solamente la mia incolumità. Potrebbero presentarsi con le forche, se venissero a sapere che sei caduta a causa mia.”

Emma avvicinandosi a lei, più di quanto non fosse necessario le disse:

“Se vuoi davvero salvaguardare la tua incolumità, dovresti asciugarti e vestirti, non vorrei essere accusata di essere la causa della tua influenza.”

“Premuroso da parte tua.”

Sorrise, e si diresse nella sua stanza.

“Non rompere nulla!”

Sentì Emma aldilà della porta.

“Agli ordini sua maestà.”

Quell’attesa sembrava interminabile, non riuscì ad ingannare il tempo, e a pensare a qualcosa di diverso da lei, e dalla reazione che avrebbe avuto una volta che avrebbe scoperto l’altra ospite della serata.

Regina scese dalle scale in vestaglia, e a piedi nudi, e immediatamente l’attenzione di Emma fu attirata verso di lei.

“Credevo che ti stessi preparando.”

Chiese sbigottita, e senza speranza.

“Tranquilla, ho limitato la scelta a poche cose. Non ci vorrà molto.”

“Regina!”

“Swan!”

Regina le passò accanto, prendendo la borsa dalla quale sfilò il rossetto che le serviva per ultimare il suo trucco.

“Non è semplice decidere.”

“Di questo passo saremmo in ritardo e nessuno crederà che non sia colpa mia.”

“Ancora vittima della Regina Cattiva, un cliché che non morirà mai.”

Disse Regina, provocandola con un sorriso.

“Ti stai divertendo, non è vero?”

“Un po’.”

Con aria di sfida la guardò, e lasciandola nel salone, si materializzò nella camera da letto di Regina.

“Emma? Non toccare nulla.”

Disse allarmata, conoscendo l’irruenza che avesse con tutto ciò che toccasse.

Regina la raggiunse, e la scena che vide fu straziante. Emma prese gli abiti perfettamente in ordine di Regina e li capovolse uno sull’altro finché non trovò ciò che le piacesse.

“Perfetto.”

“Swan ti ucciderò, questa è una promessa.”

“Hai perso smalto Regina, le tue minacce sono alla pari di quelle di un bambino, ovvero ridicole.”

L’adrenalina in Emma le fece assumere un coraggio quasi inaspettato, nei confronti di colei che nessuno avrebbe avuto il coraggio di contestare.

“Ridicole?”

“Si.”

Con un tocco di mano, le mani di Emma furono immobilizzate, e anche usando la magia non riuscì a liberarsi da quella morsa.

La spinse sul letto, e le salì a cavalcioni. Le bloccò la facoltà che più la irritava di quella donna, ovvero la parola, e toccandole il viso, scese con le dita sul suo collo, finché non le fermò il viso e la guardò negli occhi.

“Nessuno ha mai osato offendermi in questo modo, Swan. Effettivamente con te le mie minacce sono inutili, quindi ho deciso di farmi un regalo, cioè il silenzio. Aspetterai come una brava ragazza, che io scelga ciò che indosserò, e non fiaterai minimamente. Intesi? O scusami, non puoi rispondermi.”

Rise, in modo quasi diabolico.

Quell’immagine di Regina a cavalcioni su di lei, la fece letteralmente eccitare.

Tentò di muoversi, ma non ci riuscì.

Regina scese dal letto, e guardandola le venne un’idea.

Sparì nel suo armadio, ricomparendo una decina di minuti dopo perfettamente preparata, naturalmente con l’ausilio della magia.

Indossò qualcosa di diverso dal solito, dei jeans chiari, che le fasciavano perfettamente le gambe, e una camicia di seta bianca, ed infine a completare l’opera furono i tacchi laccati di rosso che indossò dinanzi ad Emma, che tentava di muoversi inutilmente.

“Non fare i capricci, Emma. Ho quasi finito.”

Prese il rossetto che poco prima aveva  recuperato dalla sua borsa, e lo indosso con estrema attenzione, attirando lo sguardo sognante della Salvatrice.

Regina sciolse l’incantesimo e con agilità sorprendente Emma la bloccò alla porta.

“Sei snervante quando usi la magia.”

“Tanto quanto tu lo sei quotidianamente.”

Emma avvicinandosi era a pochi centimetri da lei, finché dalla tasca di Emma non vibrò il cellulare, ricordandole del particolare che Regina ancora non conosceva della serata che avrebbero trascorso insieme. 

“Che succede?”

Chiese Regina, notando il cambiamento d’umore di Emma.

“Nulla, però dobbiamo sbrigarci.”

Con la mano, senza accorgersene la strinse a lei, facendole percorrere il tragitto verso la macchina di Emma.

Il silenzio calò e l’imbarazzo che si creò tra loro era evidente. Questo fu scacciato solamente quando Regina chiese ad Emma del perché si stessero recando all’appartamento degli Charmings.

“Ho dimenticato...”

Guardandosi intorno cercò ispirazione ma non la trovò.

“Regina non lo sapevo.”

Disse sconfitta, ma ancora lei non riusciva a comprendere nulla di quello che la Salvatrice volesse dirle.

Quando entrarono nell’appartamento ad aspettarle c’erano Ruby, Mary Margaret, Belle e Trilly.

A Regina strabuzzarono gli occhi comprendendo perfettamente ciò che Emma non ebbe il coraggio di dirle.

A bassa voce Regina sussurrò ad Emma:

“L’incantesimo che ho usato poc’anzi non sarà nulla al confronto di quello che userò per torturarti.”

“Sei una Regina? Comportati da tale e affronta la situazione con classe.”

Henry le salutò seguito da David, e dal piccolo Neal.

Per quanto Regina volesse incenerire Emma quella sensazione le passò all’istante quando Henry iniziò a raccontarle dei loro tentativi fallimentari di montare la culla del piccolo Neal.

“Aspetta un attimo, da quando indossi gli jeans?” Chiese Henry.

Tutta l’attenzione fu rivolta verso di lei.

“Da quando la tua petulante mamma irrompe nelle case altrui.”

“Cosa?”

“Lunga storia ragazzino.”

Regina porse un cellulare ad Henry.

“Pensavo che mi avresti ridato il mio.”

Disse con un pizzico di delusione nella voce.

“No, questo andrà bene per il momento.”

Henry chiese aiuto ad Emma, ma la reazione che quest’ultima ebbe fece calare il silenzio nella stanza, istillando la curiosità nei presenti.

“Questa volta non posso aiutarti, essere privata della possibilità di muoversi non è piacevole come sensazione, è per questa sera ne ho avuto abbastanza.”

Regina la guardò di sottecchi, quando Henry e David risposero:

“Cosa?”

“Scherzi, vero Emma?”

Lo sguardo di Regina non ammetteva repliche.

“Si, naturalmente.”

La tonalità rosata del viso di Emma non passò inosservata a Ruby, che l’attirò a se, e le disse:

“Mi devi dire qualcosa?”

Accorgendosi che le orecchie di sua madre erano pronte a recepire qualunque cosa potesse dirle, disse semplicemente:

“Assolutamente no. Possiamo andare?”

“Si.”

Il silenzio di Regina fece preoccupare Emma. Sapeva che caratterialmente Regina non era abituata alla confusione, e alla poca sobrietà che sia sua madre che Ruby dimostravano ogni qualvolta che erano insieme, ma quella specie di uscita tra amiche era l’unica scusa che avrebbe potuto usare per avvicinarsi indirettamente a lei.

Vederla in silenzio però, quasi completamente assorta nei suoi pensieri la fece ricredere. 

“Mamma. Sei ancora arrabbiata? Sei strana.”

Un pensiero strano annebbiò la mente di Regina, ovvero che se avesse accettato i suoi sentimenti nei confronti di Emma, e per qualunque motivo qualcosa sarebbe andato storto lei sarebbe stata nuovamente ai loro occhi la stessa persona che era stata nella foresta Incantata, perdendo nuovamente in pochi istanti, quel poco di serenità che in quegli anni aveva conquistato.

“No, cioè sono ancora arrabbiata, ma non stavo pensando a te.”

”Regina non preoccuparti, passeremo una perfetta serata tra maschi, e senza che lui imbrogli per sfuggire alla sua punizione.”

Disse David con in braccio il piccolo Neal.

“Grazie.”

Sorrise a David, ma più che a David a Neal, quel bambino così simile ad Henry quando da neonato lo portò a Storybrooke.

Vederla interagire con Neal, fece emozionare Emma, non abituata a vederla così naturalmente estasiata, quell’emozione durò poco cioè finché Trilly non disse: “Andiamo Regina, oppure preferisci cambiare pannolini ad una lap-dance?”

“Mamma?”

Disse Henry, guardando entrambe, con un tono che stupì anche Emma.

“Scherza Henry.” Intervennero Mary Margaret, ed Emma, mentre le altre si godevano lo spettacolo che la famiglia allargata Swan-Mills regalava sempre a coloro che li circondavano.

“Effettivamente a te la lap dance non è mai piaciuta, avevi gusti più fini. Ca...”

La voce di Trilly sparì e riconoscendo l’incantesimo Trilly rotolò gli occhi.

“Non darle ascolto Henry, le fate sono stralunate, e inappropriate.”

Usò il suo tono arrabbiato che non passò inosservato a nessuno della stanza.

Annullò l’incantesimo, e stanca TrIlly colpì i Swan nel loro punto debole.

“Qualcuno è geloso, sarà forse un tratto di famiglia?”

Chiese Trilly guardando Emma, e trascinando Belle fuori dall’appartamento, seguita da Ruby che non nascose il divertimento che quella fata fu in grado di provocarle.

Salutarono Henry, e raggiunsero le altre fuori  dall’appartamento.

Una silenziosa Emma raggiunse l’auto, che avrebbero usato solamente lei e Regina, la quale si accorse del suo cambiamento d’umore. 

“Swan hai perso la lingua? Potrei iniziare a preoccuparmi.”

“Perché dovresti? E poi credevo che ti piacesse il mio silenzio, così evito di farti utilizzare la magia.”

Non sapeva nulla di lei, nulla che non fosse una chiacchiera, o che non conoscesse perché l’aveva saputo da Henry è questa cosa la seccava terribilmente.

Cercando di scacciare quei pensieri dalla mente, non si accorse che Regina la osservava di sottecchi, con l’unico intento di scoprire il perché il suo umore fosse cambiato senza nessuna spiegazione plausibile. Il locale che raggiunsero era alquanto rustico, ma inspiegabilmente particolare chiamato Hidden Desires.

Emanava un flusso di magia di luce che non passò inosservato a nessuna delle due.

“La senti?” Chiese Regina.

“Si, ma non è nulla di minaccioso.”

“Chi ha scelto il locale?” Chiese Regina.

“Trilly.” Rispose Belle.

“Non avevo dubbi.”

“Perché?” Chiese Snow.

“Nulla.” Regina evitò di risponderle, altrimenti sarebbe stato inevitabile rivelarle la verità sullo strano comportamento della fata.

 

~ Flashback 

 

Erano ritornati a Storybrooke, senza nessun apparente motivo. Tutti pensavano che la causa fosse lei, ma non era così. Senza Henry, e senza quella rompiscatole, Storybrooke era solamente un’altra terra desolata, non avrebbe avuto nessun senso scagliare la maledizione, ma in realtà nulla aveva senso già da un bel po’ di tempo. Se avesse scagliato lei la maledizione sapeva che non ci avrebbe guadagnato nulla, se non il disprezzo degli altri. 

La riunione del consiglio era durata diverse ore nelle quali in molti l’avevano accusata. Trovò l’appoggio in Snow, che stranamente sentiva più vicina di quanto non fossero mai state. Sentiva un legame con lei, una sorta di amicizia sottintesa che nessuna delle due avrebbe ammesso, forse perché troppo presto, ma Regina sospettava che qualcosa fosse successo nell’anno in cui nessuno ricordava nulla.

Infastidita si alzò e andò via. Era stanca di essere aggredita, stanca di essere sola. 

E fu quella stessa sera che alla porta bussò una vecchia conoscenza.

“Se vuoi aggredirmi o rinfacciarmi ancora del tuo esilio e della privazione della magia a causa mia sei pregata di passare un altro giorno. Non sono in vena questa sera.”

Lasciò la porta aperta, e ritornò a sedersi. 

Si stese sul divano, e con le mani si massaggiava le tempie, per lenire la forte emicrania che quelle ore di consiglio le avevano causato.

La fata si sedette al suo fianco, aspettando che lei parlasse, o le dicesse qualche crudele parola per scacciarla via. Si aspettava più astio dall’ex sovrana, ma quello che i suoi occhi videro fu solamente una donna distrutta.

Nessuna delle due proferì parole, finché la fata non ruppe il silenzio.

“Credevo che risvegliarmi in una nuova realtà avrebbe cambiato la mia situazione ma la diffidenza delle altre fate è la stessa di quando sono stata esiliata dalla Foresta Incantata. Credevo che sarei stata perdonata, che forse avrei avuto una seconda possibilità ma non è stato così.”

“Nessuna maledizione potrà cambierà la situazione, posso assicurartelo. Il giudizio degli altri difficilmente può cambiare, e se vivi basandoti su quello che pensano sarai sempre infelice.”

“Quindi è per questo che sei infelice?”

“Sono infelice perché sono imprigionata qui, a subirmi un processo inutile sulla base del nulla, mentre mio figlio cresce lontano da me, e non ricordandosi nulla del suo passato. Che senso ha avere la magia, ed essere ricca se le persone a cui voglio bene sono lontane da me?”

Regina cercò di trattenere le lacrime che minacciavano di rigarle il volto, e mostrare quanto fosse debole più di quanto non fosse già evidente.

Trilly l’abbracciò, e inaspettatamente lei scelse di non respingerla. 

Non parlarono più di quella sera, quasi come se non fosse mai esistita, ma quella confessione rimase impressa nella mente della fata, e sapeva che se non avesse spinto Regina verso la sua felicità difficilmente l’avrebbe raggiunta.

 

  
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