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Autore: bittersweet Mel    21/11/2017    1 recensioni
The World è una grande città spezzata a metà, da una parte le ville e il lusso, dall'altra le palazzine malfamate e la povertà.
Roxas vive nella sua splendida casa, il giardino perfetto e una famiglia all'apparenza perfetta; Axel convive con due amici e fatica a pagare l'affitto, ma continua a coltivare il sogno di diventare un attore.
Il giorno in cui si incontreranno tutte le problematiche della grande città si fonderanno e inizieranno a farsi pian piano sempre più pressanti.
[ Axel/Roxas ]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Demyx, Roxas, Ventus
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco, Altro contesto
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VI.5


 
 

«  Beh … non è uscito proprio come lo volevo », borbottò Roxas, osservando con malcelata delusione il panino completamente ricoperto dall’uovo, «  insomma … Avrebbe dovuto avere un aspetto migliore. »
Axel si sporse sopra la sua spalla, osservando incuriosito il tegame e l’uovo che colava sopra al toast.
Corrugò la fronte e si prese qualche secondo prima di emettere un giudizio, sforzandosi di non essere troppo negativo.

«  Dai, non è male, è solo un po’ storto. E un po’ bruttino », borbottò alla fine, mordicchiandosi l'interno guancia per non lasciarsi scappare una piccola risata.
«  Fallo te, voglio vedere se ti esce!», lo rimbeccò subito Roxas, voltandosi con uno scatto verso di lui e minacciandolo con l’indice sollevato.
Solitamente a casa sua quel piatto gli usciva bene, spesso lo preparava la mattina anche per Ventus, quando non c’era nulla di pronto in casa.
E certo, le sue doti culinarie erano pressoché inesistenti, ma per lo meno si era impegnato a preparare qualcosa per il rosso. Non contava il pensiero, per lo meno?
Axel sollevò entrambe le mani e scosse la testa.

«  Hey, è già tanto che so cucinarmi il cibo precotto, figurati se mi metto a fare un uovo nel cestino», scrollò le spalle, «  al massimo avrei fatto un uovo sbattuto e il toast fritto. »
Roxas guardò sconsolato il secondo panino nella pentola e sospirò, afferrando una forchetta per punzecchiare il tuorlo troppo liquido.
«  Forse avrei dovuto fare così anch'io », esalò alla fine, come se stesse ammettendo la propria sconfitta. Roxas e i fornelli? Proprio non andavano d'accordo.
Axel ridacchiò nuovamente e  si allontanò solo per afferrare due piatti di plastica, piazzandoli sopra la tavola sgombra.
«  A me piacciono, non sono usciti malaccio», continuò subito il fulvo, cercando di lodare, per quanto fosse possibile, il piatto dell'altro ragazzo.
Era felice di avere Roxas lì in casa con lui e ancora più felice nel vederlo muoversi per la cucina come se abitasse lì già da tempo.
L'aveva osservato attentamente, mentre si spostava a prendere la pentola e i panini, mentre corrugava la fronte e cercava di rompere l'uovo esattamente al centro del toast.
Axel l'aveva trovato adorabile in ogni più piccolo movimento e, mentalmente, si era ritrovato a pensare a quanto diavolo fosse sexy con addosso quell'espressione concentrata.
In ogni caso Roxas non poteva leggere di certo i suoi pensieri e al momento continuava ad apparire deluso e un po' scorbutico.
Il biondo guardò Axel con un cipiglio contrariato, prima di afferrare la pentola da entrambi i manici e portarla verso il tavolo.
L’appoggiò sopra il sottopentola in legno, per poi tornare verso il vano cucina e afferrare una spatola.

«  La prossima volta possiamo comprare qualcosa di pronto al supermercato, magari cibo italiano, mi piace un sacco. »
Axel si accomodò sopra la sedia, allungando una gamba sotto al tavolo e accavallando l’altra.
Scosse la testa e appoggiò entrambi i gomiti sopra al tavolo, osservando Roxas che adagiava attentamente i panini nei loro piatti.

«  Non ho mai mangiato italiano, al massimo della pasta scotta di tanto in tanto. »
Il biondo lo guardò come se fosse un alieno, esclamando un: « Non l’hai mai mangiato? » come se Axel si fosse perso una delle meraviglie del mondo.
Il fulvo rise e gli indicò la piccola cucina malconcia, talmente angusta che faticava a starci quel singolo tavolo.

«  Hai visto dove vivo? Non posso permettermi di mangiare qualcosa del genere. »
Roxas sbuffò appena, sedendosi di fronte all’altro ragazzo, e gettando un’occhiata in giro.
Effettivamente era un appartamento piccolo e malmesso, dove la cucina non era altro che un quadrato ritagliato dal soggiorno.
Un solo divano, una televisione degli inizi del 2000 e quasi nessun ornamento in giro.
Era tutto così diverso da dove abitava lui, eppure gli pareva più famigliare quella casa che la propria; forse perché quel poco che c'era era ammassato in un unico punto e non lasciava nessuno spazio vuoto. Non come la sua villa, dove predominava il bianco e ogni piccolo oggetto era appositamente messo in mostra e non andava assolutamente spostato.
Roxas sollevò la forchetta e infilzò il tuorlo, torturandolo appena.

« Mi piace qui, è carino», ruotò il polso e affettò una parte del panino all’uovo, faticando a tagliare il toast croccante, « e la prossima volta ti offro la cena, visto che ogni volta paghi te la colazione. »
Axel scosse la testa, prendendo a sezionare il proprio toast con una certa curiosità; l’aspetto non era certamente dei migliori, ma aveva un buon profumo. Sentiva la frittura del panino, il profumo dell’uovo e del prezzemolo, e già la pancia reclamava almeno un assaggio.
«  Non spendere i tuoi soldi così », disse alla fine, iniziando a mangiare con gusto; era una cena povera, certo, non c’era poi molto nel piatto, ma erano mesi che non apprezzava così tanto un singolo pasto.
Roxas ne era in buona parte responsabile.

« Tu lo fai sempre », sottolineò il biondo, portandosi alla bocca la prima forchettata.
"E’ ok", approvò con un certo sollievo.
Poi afferrò la bottiglia d’acqua frizzante e si riempì il bicchiere.
Axel allungò il piede sotto al tavolo e gli tamburellò con la punta delle dita nude sopra al ginocchio, scatenando nello sguardo dell’altro un leggero cipiglio divertito.

«  Io ho uno stipendio, ragazzino, sono un uomo di mondo con un gran bello schifo di lavoro. »
Roxas ruotò gli occhi al cielo, riprendendo a mangiare, senza però staccare gli occhi dal volto dell’altro.
Erano entrambi stranamente tranquilli, come se mangiare insieme fosse un’abitudine; parlavano del più e del meno, scherzavano, e quei brevi momenti di silenzio erano rilassanti, consueti.
La bocca di Roxas si sollevò in un sorriso soddisfatto, concordando ancora una volta tra sé e sé che rimanere lì da lui era stata la scelta migliore.
Continuò a mangiare, dividendo l’uovo dal panino, masticando velocemente per poter rispondere all’altro ragazzo.

«  Quando troverò un lavoro, allora, ti dovrò un sacco di colazioni arretrate. »
«  D’accordo, affare fatto », esclamò Axel, prendendo un sorso d’acqua e rituffandosi a capofitto nella cena.
Poco dopo il fulvo posò la forchetta sopra al piatto vuoto e tornò a rivolgersi a Roxas, che stava finendo l’ultimo pezzettino di albume arrostito.

«  Hai visto? Era davvero buono. »
Il biondo annuì, anche se non sembrava ancora del tutto soddisfatto. Axel si annotò mentalmente di non nominare mai più questa impresa culinaria, se non voleva far immusonire ancora una volta l’altro ragazzo.
Roxas sembrò ridestarsi con uno sbuffo.

«  I tuoi coinquilini non ci sono oggi? Quasi quasi ci tenevo a vedere il tizio ubriaco. »
Axel scosse la testa, prima di sorridere; Demyx era riuscito a farsi affibbiare un nuovo soprannome, “ il tizio ubriaco”, che alla fine era di gran lunga migliore di tutti gli altri che gli avevano donato i suoi compagni di università.
«  Sono fuori a cena, sai, credo sia il loro mesiversario o qualche altra stronzata del genere. A Demyx piacciono da impazzire tutte ‘ste cose romantiche, anche se non so dove trovino i soldi ogni volta», Axel scosse la mano destra, come se volesse scacciare via il pensiero dei suoi due amici a cena.
Quei due lo facevano arrabbiare, con la loro relazione felice e duratura, ma al tempo stesso si ritrovava ad ammirarli con approvazione, come una vecchia mamma soddisfatta.
Sono così fiero di voi”, sembrava dire di tanto in tanto il suo sguardo, quando li vedeva scambiarsi il bacio del “ buongiorno” oppure li osservava uscire di casa mano nella mano.
Sperava, un giorno, di poter fare la stessa cosa con il ragazzo di fronte a lui.
Roxas si allungò sopra al tavolo per riprendere il bicchiere e corrugò appena la fronte.

«  Non sapevo stessero insieme. Demyx e … Ze- Zenion? »
« Zexion », lo rimbeccò Axel, mentre il più piccolo gli lanciava un’occhiata divertita, tamburellando sopra al tavolo.
Roxas sapeva tutti i nomi dei suoi amici, dei suoi colleghi e perfino della sua famiglia, ma si divertiva ugualmente a storpiarli di tanto in tanto.

«  Non si lamenteranno che mi fai rimanere qui a dormire?», domandò il biondo, dondolando un piede a terra, guardando dietro di sé la porta di casa come se temesse di vederla aprirsi da un momento all’altro.
Axel  cancellò i suoi dubbi con una sola occhiata ironica.

« Nessun problema, poi starai in camera mia, nemmeno ti vedranno », poi il ragazzo si passò la mano tra i capelli, tirandosi qualche ciocca rossa dietro le orecchie, «  piuttosto non da fastidio a te dormire nel mio stesso letto? »
Roxas scosse subito il capo, gettando uno sguardo al divano usurato, decisamente troppo vicino alla cucina e alla porta d’ingresso.
All’inizio aveva pensato di poterci anche dormire, che forse accucciandosi di lato sarebbe perfino passato inosservato, ma alla fine l’idea di rimanere così esposto, in casa d’altri, lo aveva fatto desistere.

«  Direi che preferisco te al divano. »
Per un secondo Axel fu tentato di dire all’altro che forse avrebbe anche potuto dormirci lui, in salotto, ma perché potersi privare di un’intera notte accanto al biondo?
Non aveva intenzione di toccarlo neanche con un dito, non l’avrebbe nemmeno sfiorato – se l’era ripetuto più e più volte-, ma l’idea di potersi addormentare nella stessa stanza con lui  lo rendeva felice.
Alla fine Axel si schiarì la voce e interruppe quella discussione, indicando con un cenno del capo la televisione lì accanto.

« Che ne dici di un film? Ho un registratore talmente vecchio che, pensa, possiamo ancora guardarci delle videocassette. »
Roxas sollevò lo sguardo, leggermente stranito alla parola videocassette, prima di schiudere le labbra ed emettere una mezza esclamazione di giubilo.
Per poco non saltellò sopra la sedia, seriamente felice di poter vedere all’opera un vecchio lettore, come quelli che aveva visto nei negozi di antiquariato.

« Davvero? Hai il mangianastri? Figo, potrebbe essere un pezzo da collezione oramai. »
Axel lo ammonì con un “hey” fintamente offeso, alzandosi dal tavolo e afferrando entrambi i piatti.
Percorse quei pochi passi che lo dividevano dalla cucina e li lasciò nel lavandino, per poi voltarsi verso Roxas e scuotere con rammarico la testa.

«  Adesso non esagerare, se lo insulti la smette di funzionare, è un tipo sensibile. »
Il biondo si alzò a propria volta, il volto felice come quello di un bambino davanti alle caramelle.
Non aveva mai visto una videocassetta vera e propria, era decisamente troppo piccolo per potersele ricordare, quindi sotto sotto non vedeva l’ora di vedere come funzionasse quell’affare.
Molto probabilmente come un lettore dvd, ma si sentiva ugualmente esaltato. Sicuramente era la semplice presenza di Axel a renderlo così, allegro e disinibito, come un normale adolescente alla prima cotta.
Sempre che cotta fosse la parola giusta da usare, Roxas ancora non lo sapeva.
Allontanando il pensiero da quel rimuginare, il biondo si avvicinò al mangiacassette, osservando con occhi critico.

«  Non vorrei mai, mai, offendere un elettrodomestico. Sai, nel caso in un futuro prossimo prendessero vita e se la legasse al dito. O alla presa»
Axel sbuffò una risata gutturale, poi semplicemente diede le spalle al tavolo della cucina e indicò a Roxas il divano.
Il biondo percorse quei pochi passi che lo separavano dalla sua meta e si lasciò cadere sopra ai cuscini, continuando ugualmente ad osservare la vecchia televisione e, poco più sotto, il lettore.
Axel, inginocchiato lì affianco, trafficava dentro un cassettone per tirare fuori un paio di videocassette.
Ne sollevò due.

«  Cosa preferisci? Profondo Rosso oppure Shining»
Roxas non poté che sorridere nel sentire i titoli, quindi appoggiò la schiena contro al cuscino e mormorò un “uhm” indeciso; vecchi film dell’orrore? Era perfetto, Axel aveva di certo trovato pane per i suoi denti.
«  Vada per Shining allora, adoro vedere come impazzisce lassù. »
«  Crudele, mi piace », commentò solamente Axel, raggiungendo l’altro ragazzo e sedendosi al suo fianco.
Senza dire nessun’altra parola sollevò il telecomando e accese la televisione.
Il ronzio del mangiacassette invase la sala e Roxas sorrise sotto i baffi nel sentire la cassetta riavvolgersi lentamente, riuscendo ad immaginare il nastro che scorreva tra gli ingranaggi e rimandava indietro la pellicola.
Poi Axel fece partire il film e per qualche minuto regnò il silenzio.
Caldo, corposo, che sembrava avvolgerli come una coperta confortevole.
La gamba destra di Axel sfiorava il ginocchio di Roxas, ma né lui né il biondo sembravano curarsene troppo.
Si sentivano semplicemente a loro agio in quella posizione, vicini sopra al divano, le gambe che di tanto in tanto si sfioravano, gli occhi che cercavano di prestare attenzione al film, ma che non potevano fare a meno di scivolare sopra al volto dell’altro.
Lo schermo illuminava flebilmente i loro profili e ogni volta che entrambi si riscoprivano a guardarsi, allora sorgevano quei sorrisi imbarazzati, un po’ timidi.
Axel ne era felice.
Probabilmente avrebbe dovuto mettere fine a quella strana emozione che sentiva montargli in corpo ogni volta che vedeva Roxas, ma non ci riusciva.
Si ripeteva che era troppo piccolo, che non poteva pensare a lui in quel modo, eppure non desiderava far altro.
Voleva solamente afferrarlo per le spalle e tirarlo a sé, baciarlo fino a perdere il fiato, fargli sentire il caldo della sua pelle addosso, l’umidità della sua lingua contro al collo.
Voleva tantissime cose, ma si limitava a guardarlo di sottecchi e ricambiare il suo sorriso.

«  Mi piacerebbe vivere  tempo da solo, sicuramente non avrei problemi a starmene rinchiuso all' Overlook Hotel », disse Roxas dopo un po’, schiarendosi la voce.
Gli occhi azzurri fingevano interesse per il film – una pellicola che amava, ma che ora non riusciva proprio a guardare- , gettando lì una frase come un’altra per dimostrare che la sua attenzione fosse per lo schermo della tv, piuttosto che per Axel.
Il fulvo scosse la testa.

«  Probabilmente impazzirei anche io », disse alla fine, corrugando appena la fronte e provando ad immaginarsi lassù, in un vecchio hotel di montagna, completamente da solo, senza internet, senza telefoni.
Scosse la testa, mentre Roxas al suo fianco gli dava una spallata; non si allontanò subito dopo, rimase con il corpo appoggiato al suo.

«  Se ci fossimo stati noi due, lì, non saremmo di certo impazziti», Roxas schioccò le labbra, muovendo indistintamente la spalla contro quella di Axel, «  non pensi? »
Il fulvo deglutì, rispondendo alla leggera pressione del corpo dell’altro.
Mi stai prendendo in giro?Illudendo? Oppure …
Scosse il capo, socchiudendo gli occhi, abbassando un minimo le palpebre.

«  Di certo non avrei cercato di farti fuori con un’accetta », disse infine, mentre Roxas accanto a lui sbuffava una risata soffocata, quasi inudibile sotto le parole del film.
Tornò ancora il silenzio, il film scorreva pian piano davanti ai loro occhi, e il biondo non voleva allontanare il corpo da quello di Axel.
Non sapeva perché, ma non voleva altro che quel contatto.
La pelle contro quella dell’altro ragazzo, il calore che scivolava dal braccio fino allo stomaco.
Non sapeva dare un nome alla relazione che aveva con Axel e non voleva ancora farlo. Gli piaceva così com’era, sembrava perfetta.
Roxas non era stupido, ovviamente sapeva esattamente che qualcosa stava cambiando, sia nella realtà che nella sua mente, ma non voleva affrettare nulla; aveva ancora tante cose da pensare, tanti dilemmi da porsi.
Allora si disse che andava bene così, lì vicini sopra al divano, ognuno con i propri pensieri per la testa, mentre le tacchette dell’orologio scorrevano pian piano e gli occhi di entrambi che, assonnati, non facevano altro che rincorrersi.
Fino all’una di notte rimasero adagiati l’uno contro l’altro, guardando il film, chiacchierando durante le scene più belle, finché non raggiunsero la camera da letto talmente stanchi da non rendersi nemmeno conto dei loro corpi che, sotto il lenzuolo leggero, si avvicinavano sempre di più.






***
Ritardo? Sono in ritardo? Eh sì, temo di sì, ma sapete com'è, la vita, questa brutta cosa.
In ogni caso questo è un piccolo capitolo di stacco, leggermente più corto degli altri ( solo due pagine, orsù ) e totalmente dedicato ad un piccolo spezzone di vita quotidiana dei nostri due bei pimpi.
Quindi, facciamo sempre il gioco delle domande? Sì, so che vi piace. Circa.
1) Roxas ha capito che cosa esattamente?
2) Axel ammazzerebbe Roxas con un'accetta?
3) Ma il bacio? IL BACIO!?

 
   
 
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