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Autore: rocchi68    21/11/2017    3 recensioni
“La giovinezza è sia una bugia, che un male. Quelli che elogiano la giovinezza stanno solo ingannando se stessi e chi gli sta vicino. Credono che quelli che gli stanno attorno approvino sempre gli atti che compiono.
Usando la parola giovinezza, loro alterano e stravolgono il buonsenso e qualsiasi cosa ci sia di logico.
Per loro bugie, segreti, peccati e insuccessi non fanno altro che aggiungere pepe alla loro giovinezza.
Se il fallimento è il simbolo dell’essere giovani come dicono, allora qualcuno che non è riuscito a farsi degli amici dovrebbe essere all’apice della sua giovinezza, giusto?
Ma di certo, nessuno di loro lo ammetterebbe mai perché tutto deve andare come più gli torna comodo.
Per concludere: gli idioti che si godono la loro gioventù dovrebbero suicidarsi”.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Scott, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Osservando l’orario, ancora lontano dalle 17, doveva esserci una sola persona che poteva rovinare quel momento.
Un momento intimo che né Scott, né Dawn avevano mai provato in vita loro.
Probabilmente se Alberta avesse saputo la verità, lei stessa si sarebbe scusata con il fratello e  sarebbe rimasta fuori dalla porta, magari sbirciando dalla serratura.
Invece con il suo frenetico bussare li aveva riportati alla realtà.
Anche questa volta il rosso si era convinto che non fosse destino.
Quando accadeva di ritrovarsi in una situazione ideale ecco che qualcosa tendeva ad insinuarsi tra loro.
Era successo durante la gita in montagna quando non aveva osato calcare la mano per evitare di passare come un’opportunista.
Poi si era verificato anche al suo ritorno in novembre e infine con l’aiuto dato al professore con la questione Blaineley.
Ogni volta c’era un motivo, poteva essere anche il più demenziale possibile, che lo costringeva a rinviare il tutto.
Anche se questa volta la questione non era un qualcosa d’affrontare a cuor leggero.
Non si trattava di qualche biscotto al cioccolato o di un qualche libro senza futuro.
Nemmeno di uno stupido festival o del passato di un parente di qualche ragazza.
Si trattava del futuro.
Di riporre la propria vita nelle mani di un’altra persona e di renderla felice allo stesso modo.
Era un qualcosa che sarebbe dovuto durare per sempre.
Il legame che invece lo legava a Dawn non era necessariamente destinato a durare per l’eternità.
Poteva infrangersi anche a distanza di pochi minuti, ma un matrimonio era qualcosa che non si sarebbe mai scalfito.
Era una promessa e, Scott, conoscendo bene sia sua sorella che Lucas era propenso a credere che non avrebbero mai mollato.
“Cosa c’è Alberta?” Chiese il rosso, mentre Alberta si sedeva al suo posto.
“Volevo ringraziarvi.”
“Non serve.” Borbottò il fratello.
“Io vorrei fare qualcosa per sdebitarmi.”
“Tuo fratello ha ragione.” S’inserì Dawn.
“Siete davvero sicuri che non possa fare nulla per voi?”
“Una cosa c’è.” Sbuffò Scott, catturando l’attenzione delle 2.
Nel sentire quelle parole, Alberta sgranò gli occhi e fissò il fratello.
Era curiosa di sapere di cosa avesse bisogno e pur d’essere felice con Lucas era pronto ad accontentarlo in tutto.
Mentre lei pensava a ciò, Dawn aveva mostrato uno sguardo severo verso l’amico poiché non credeva fosse così subdolo dal volere qualcosa in quella situazione.
“Quale?”
“Devi smetterla di preoccuparti.” Ripeté il giovane.
“E tu dovresti smetterla di ripetermelo.”
“È questo che fa un bravo fratello.”
“Un bravo fratello?” Chiese Alberta, girandosi a fissare Dawn che aveva ancora gli occhi lucidi per la litigata di qualche minuto prima.
“Secondo te sono stato un pessimo fratello?”
“In alcuni momenti l’ho creduto, ma ora sento che non è così.”
“Questo era ciò che volevo sapere.” Ridacchiò il giovane.
“Far piangere una persona, però, non ti rende  buono.” Riprese seria, rialzandosi e avviandosi verso l’ufficio dei professori.
 
Quelle poche parole erano riuscite a far sussultare i 2.
Entrambi avevano cercato di nascondere la situazione che si era creata qualche minuto prima, ma con scarsi risultati.
Scott aveva preferito la linea del silenzio per evitare che la sorella cominciasse con un discorso troppo offensivo.
Dawn, invece, lo aveva fatto per proteggere Scott.
Non voleva che lui s’infuriasse per così poco, anche se sapere di non far parte della sua famiglia era stato un colpo davvero duro.
Sapeva d’essere entrata nella vita del ragazzo solo grazie a qualche aiuto esterno e ciò non le andava bene.
Lei aveva sempre sperato che lui s’avvicinasse per qualche altro motivo e, invece, senza l’obbligo di Chris, non avrebbe mai incrociato il suo sguardo.
“Dawn…io…”
“So cosa volevi dire.”
“Non prendertela a male.”
“Non sono arrabbiata.” Ribadì lei, alzando lo sguardo e notando nei suoi occhi una nota di pentimento.
“Io sì.”
“Sei arrabbiato con me?” Chiese timidamente, mentre lui negava con decisione.
“Sono arrabbiato con me stesso.”
“Perché?”
“Non è vero che tu non fai parte della mia vita.” Rispose serio, avvicinandosi a lei.
“Io però…”
“Per farsi capire bisogna parlarsi apertamente ed io ho sempre cercato d’essere sincero nei tuoi confronti.”
“Io…”
“Fammi finire Dawn, te ne prego.” Borbottò risoluto il giovane.
“Sì.”
“Una volta non riuscivo a prendere per buono tutto ciò che mi veniva detto e finivo sempre con il leggere tra le righe.
Quando mi fissavate, credevo lo faceste solo per rimarcare la vostra superiorità nei miei confronti e per farmi capire che non ero accettato nel vostro gruppo.
Quelle poche volte che parlavate con me, credevo vi fosse un doppio fine e non sapevo spiegarmi il motivo.
Credevo fosse per pietà o per qualche assurda scommessa persa, ma ad oggi ho capito che non è così.
Non siete stati voi ad avermi tenuto lontano, sono stato io a ostacolarmi e ad evitare che qualcuno entrasse nella mia vita.”
“Ma noi…” Tentò la giovane, scontrandosi con i suoi occhi carichi di lacrime.
“Voi non potevate far nulla: vi siete scontrati diverse volte con il muro che avevo costruito e avete fatto in modo che esso diventasse reale.
Schiantarsi più volte contro qualcuno che è assente, non lo rende più interessante e anzi lo allontana dalla realtà.”
“Noi…”
“Avete provato ad insistere diverse volte, ma non è servito poi molto.” Rise amaro, sedendosi vicino alla ragazza.
“Perché mi stai dicendo questo?” Domandò confusa.
“Tu sei stata l’unica ad avere pazienza e a riprovarci, ben sapendo che avresti avuto poche possibilità.”
“Non è vero.”
“Sei riuscita a diventare importante per me e di questo ne sono spaventato.”
“Perché?”
“È la prima volta che una persona è veramente importante e non voglio ferirla. Temo di sbagliare e di perdere anche quel poco che ho ricostruito.”
“Non accadrà.” Ripeté diverse volte Dawn con sicurezza sempre maggiore, senza tuttavia coinvolgere l’amico.
“Ammiro il tuo ottimismo.”
“Ma...”
“Avrò sempre il terrore che possa capitare.”
“Perché me ne parli ora?” Domandò la ragazza, mentre Scott scostava lo sguardo per evitare imbarazzo.
“Non voglio farmi odiare da te.”
“Mi sono sempre chiesta cosa volessi in questi anni.”
“Io ho sempre cercato qualcos’altro oltre alle parole, ma non sono riuscito a farmi capire dai miei amici.”
“Davvero?” Chiese la giovane.
“Forse tu sei l’unica che l’ha sempre saputo.” Sbuffò il giovane per poi baciare sulla guancia la ragazza.
Fu un istante, dato che lui si era subito allontanato imbarazzato, temendo una sua qualche reazione esagerata.
Magari un urlo, un ceffone o un qualcosa di più simile ad un richiamo.
Invece lei era rimasta ferma.
Imbambolata a sfiorarsi la guancia e rossa come un peperone.
Non aveva ben capito se l’aveva fatto per guadagnarci qualcosa, per semplice affetto oppure per via dei sensi di colpa.
Quel contatto, brevissimo, era stato così delicato che sembrava insolito comparato al ben più noto carattere di Scott.
Da lui si sarebbe potuto aspettare qualcosa di più deciso e irruento, ma non fu così.
Sembrava una carezza destinata a spezzare le sue insicurezze.
 
I minuti che seguirono furono dettati dal silenzio più assoluto.
Nessuno sapeva che dire per rompere quella fase e fu solo il ticchettio delle 17 a riportarli, apparentemente alla realtà.
Giusto il tempo di darsi un contegno che la porta venne sbattuta con enfasi e un ragazzo mingherlino, alto quasi quanto Scott, aveva fatto il suo ingresso.
Dawn era pronta a scommettere che si trattava del famoso George.
Certo il fisico non era da rubacuori come aveva sentito dire da Alberta, ma forse era in grado di compensare a quella mancanza con qualcosa di unico.
All’apparenza quel castano con occhi verdi chiari e con appena un filo di barba sembrava piuttosto anonimo.
Non aveva qualcosa di speciale che saltava subito all’occhio.
Anche i suoi abiti erano piuttosto semplici con una camicia, i jeans scuri, un paio di mocassini e una giacca aperta.
“Dove sei Alberta?” Esordì, spostando lo sguardo dalla stanza ai ragazzi, per poi tornare a studiare l’ambiente.
“Chiudi la porta, George.”
“Ci conosciamo?”
“È comprensibile che non ti ricordi di me.” Sbuffò Scott, osservando l’essere che aveva davanti e notando come la natura non fosse stata troppo clemente nei suoi confronti.
Quegli anni non erano stati in grado di sanare le lacune che quell’aborto aveva e anzi sembrava averle marcate ancora di più.
Di una cosa il rosso era perplesso: come aveva fatto Alberta ad innamorarsi di uno privo di spina dorsale?
“Non ho tempo da perdere con gli enigmi, io sto cercando…”
“Mia sorella.” S’intromise il rosso, mettendosi in piedi.
“Tua sorella?”
“Alberta è mia sorella maggiore e si dà il caso che lei abbia chiesto aiuto a me.”
“Ah…ora ricordo. Il piccolo Scott, vero?” Chiese l’altro con un sorriso falso e disgustoso.
“Prima di ieri credevo fossi morto, ma a quanto pare la vita è stata sconsiderata e ti ha tenuto a galla.”
“Io sono qui solo per Alberta.” Ribadì il castano, scontrandosi con il ghigno di superiorità di Scott.
In tutto questo Dawn era rimasta in disparte.
Lontana dalla situazione, dagli sguardi infuocati e dalle parole velenose che i 2 si scambiavano.
“Ed io sono qui solo per darti un avvertimento.”
“Di cosa?”
“Mia sorella mi ha raccontato che da qualche settimana tendi a seguirla e lei è stanca di questa situazione.”
“Io la amo ancora.” Alzò la voce George.
“E lei no.” Ribatté Scott.
“Lei non sa quel che dice.”
“Vuoi che facciamo un salto a un paio di anni fa?” Chiese sarcastico il rosso.
“Cosa vuoi dire?”
“Tu sei stato il suo secondo ragazzo, se ho ben memoria e la vostra storia è durata anche troppo per i miei gusti.”
“Infatti.” Annuì il castano, sorridendo divertito.
“Un periodo nel quale le hai fatto spesso le corna.”
“Stai mentendo.” S’incupì George.
“La prima volta l’hai tradita con la sua migliore amica, Vanessa…credo.”
“Non è vero.”
“Ho le prove.” Ribatté il rosso, mostrando una foto che si era portato da casa e scattata dalla stessa Alberta.
Un’immagine che li ritraeva appartati in un aula deserta e in piena intimità tra loro.
“È un falso.”
“Questa è un falso, un po’ come te del resto. La seconda vittima è stata la compagna di banco di mia sorella.” Sbuffò Scott.
“Ti sbagli.”
“Poi ci sono state nell’ordine: le compagne di pallavolo, le ragazze della scherma e pure mia cugina.” Elencò il rosso, mentre Dawn, sentendo tutta quella lista, si ritrovò a fissare il castano con disgusto.
Più parlavano e più le sembrava un viscido verme che, con la scusa di essere appena carino, riusciva a portarsi a letto chiunque.
“Taci!” Gli ordinò, senza spaventarlo.
“Ora dimmi un po’…la storia con la ballerina è finita e tu credi di avere ancora delle possibilità con mia sorella? Beh…rassegnati.”
“Mai.”
“Alberta ti ha dimenticato e non sente la tua mancanza.”
“Se non la sentisse, non sarei qui oggi.” Ribatté George, scontrandosi con la risata divertita di Scott.
“Tu sei qui, solo perché l’ho deciso io.”
“Come?”
“Se volessi, ti avrei già ucciso.”
“Non pensare di spaventarmi!” Tuonò, pensando di risultare minaccioso, ma apparendo come un pulcino spelacchiato.
“Dimmi, George, sei felice della tua vita?” Chiese Scott, tornando serio.
“A te che importa?”
“Perché la ballerina ti ha lasciato?” Continuò, riaprendo una ferita che nel castano non si era ancora del tutto rimarginata.
“Lei mi ha mandato via.”
“Non hai risposto alla mia domanda. Cosa le hai fatto?”
“Nulla.”
“E ti ha lasciato per questo?” Domandò il rosso, ghignando divertito per quella sconfitta che aveva intaccato il morale dell’ex di sua sorella..
“Mi ha lasciato solo perché è venuta a sapere delle mie vecchie storie.”
“E ora vuoi rovinare la vita di mia sorella?” Chiese Scott.
“Io…”
“Sai almeno che Alberta si sta per sposare? Credi sia saggio rovinare la sua vita, la mia vita, quella della mia famiglia, quella dei futuri suoceri e di riflesso la tua?”
“La mia?” Domandò George, calmandosi un po’.
“Se tu hai tradito mia sorella, vuol dire che non l’ami. Può capitare una volta nella vita di sbagliare, ma così tanti errori non possono essere slegati tra loro.”
“Come?”
“Conosco un amico che ha tradito la sua fidanzata, che ha ammesso il suo sbaglio e che le ha chiesto  perdono. Difficilmente ci cascherà di nuovo e spero che alla prossima festa non si dia all’alcool.” Rispose con tono pacato.
“Io…”
“Se l’avessi amata davvero, ora saresti tu il fortunato, ma non è così. Tu hai sprecato la tua occasione che qualcuno ha raccolto e ha sfruttato meglio.”
“Però…”
“Lei ha sofferto molto con i tuoi tradimenti, ma ha sempre chiuso un occhio perché era davvero innamorata di te. Poi l’hai lasciata sola, lei è rimasta spaesata per molte settimane, odiando la sua stessa vita. So solo che non è merito tuo se è tornata a sorridere come un tempo e oggi, per fortuna, è felice e non vuole rinunciare al suo matrimonio per uno che la potrebbe ferire di nuovo senza motivo.”
“Io non sapevo questa cosa.” Borbottò George, facendosi sempre più piccolo.
“Puoi diventare un suo amico, ma la cosa non può sfociare in altro.”
“Capisco.”
“George perché non provi tu a chiedere scusa per una volta?” Chiese Scott.
“A chi?”
“Ad Alberta ci penserò io, ma con una delle tue ex puoi avere un’altra possibilità e ripartire da zero.”
“E se non funzionasse?”
“Ci sono migliaia di ragazze là fuori e una ti sta aspettando.” Sorrise il rosso, avvicinandosi al ragazzo e dandogli una pacca sulle spalle.
“Giusto.”
“Ricorda, però, che quando troverai qualcuno con cui vuoi stare, dovrai fermarti per conoscerla meglio.” Spiegò, tornando al suo posto, mentre George annuiva con convinzione.
“E lei, signorina?” Domandò subito il castano, volgendo l’attenzione verso Dawn che era sempre rimasta in silenzio.
“Io?” Chiese imbarazzata.
“Non è che lei vorrebbe venire…”
“Non ci provare George.” S’inserì Scott con uno sguardo demoniaco che non ammetteva certe intemperanze.
“La volevo invitare a bere qualcosa.” Tentò il castano come se il rosso non conoscesse quel vecchio trucco.
Ne aveva sentite a decine di tizi che sfruttavano quella mossa.
La tipica bontà maschile che portava le ragazze a cascarci.
Con lui che portava la fortunata al bar, che la faceva ubriacare e con cui se la spassava tutta la notte.
Purtroppo per lui, Dawn non sarebbe caduta nella sua ragnatela.
“Non disturbare la mia ragazza!” Tuonò Scott, facendolo nervosamente.
George, sconfitto anche su quel campo, uscì dal club nel più rigoroso silenzio.
Dal suo sguardo prima di scappare, Scott aveva capito diverse cose.
Primo punto: lui non si sarebbe più fatto vivo per seccarlo.
Secondo punto: Alberta era finalmente al sicuro.
Terzo punto: Dawn non avrebbe corso pericoli perché, finché era presente, quello non si sarebbe più avvicinato in alcun modo.





Angolo autore:

Ryuk: Ci scusiamo per il ritardo, ma non riuscivamo a trovare il mio Death Note.

Più che altro abbiamo perso il bus.
Da quel che ho visto dovrebbero mancare 3 aggiornamenti.
Spero non vi siano errori, anche perchè non ho avuto il tempo materiale per dargli una risistemata.

Ryuk: Ringraziamo i nostri cari recensori e vi auguriamo una buona settimana.

Alla prossima!
   
 
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