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Autore: Pinkproudhead    22/11/2017    2 recensioni
Passi gran parte delle superiori a desiderare di uscirne ed un giorno, senza alcun preavviso, le superiori ti si riversano addosso senza che tu l'avessi chiesto. Così succede a Bonnie che, spinta dall'amico di sempre Peter M.Butler (vi ricorda qualcuno?) si ritrova nell'occhio del ciclone, tra gare di matematica e balli della scuola, corsi di biologia avanzati e elezioni a presidentessa di istituto. E allora arrivano i drammi, nuovi amici, nuove esperienze e arriva anche il primo amore, però arriva male a bordo di una moto truccata. Sullo sfondo si muovono, leggere, le vite degli altri personaggi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Seduta su una panchina davanti alla biblioteca Bonnie freme d'ansia. La ragazza che si è lanciata dalla finestra le ha lasciato addosso un incredibile senso d'angoscia, a nulla è servito vedere che in realtà era sana e salva sul piccolo balconcino proprio di fronte alla finestra, a nulla sono servite le sue rassicurazioni "so quello che sto facendo, l'ho già fatto prima" aveva detto senza scomporsi, poi aveva incominciato lentamente ad arrampicarsi usando come punto d'appoggio gli altri balconcini con abilità, lei l'aveva guardata per qualche momento, poi il magone era diventato troppo grande  e l'immagine di lei spiaccicata a terra continuava a torentarla, quindi era uscita di fretta.
Adesso già da dieci minuti stava la fuori congelando, nella serata ormai buia, e l'ansia non era non era diminuita, nessuno all'orizzonte. Non sa cosa pensare, che se ne sia andata di proposito? Che le sia successo qualcosa nella sua scalata? Vorrebbe andarsene e smetterla con questa pagliacciata ma la sa voglia di risposte, la voglia di capire, è più forte di qualsiasi altra cosa.
D'un tratto la vede, ed è come liberarsi di un peso, si sta avvicinando verso di lei arrivando dal retro con passo tranquillo o molleggiato, i capelli più spettinati di prima, lei non si alza per andarle incontro, i muscoli sono irrigiditi per il freddo e in più è ancora un po' sulle sue, non del tutto convinta, in qualche modo persino offesa. L'altra invece non sembra prendersela nemmeno per un attimo e continua, con un sorriso impossibile da ignorare ad accorciare le distanze. Quando si avvicina abbastanza riesce a notare le guance leggermente colorite per lo sforzo fisico, il suo sorriso si allarga ancora.
-Sapevo che ti avrei trovata- prende una pausa -Non ne ero certa in realtà, da un lato pensavo che ti avrei trovato insieme alla polizia ad aspettarmi, sono felice di essermi sbagliata però.
-Credevi che avrei chiamato la polizia?- risponde, stizzita. In realtà non avrebbe potuto negare di averci pensato, ci aveva pensato eccome.
Cerca di giustificarsi in qualche modo -Hai l'aria di una che non aspetta altro che chiamare la polizia.- Bonnie la guarda torva, non capisce perfettamente quello che significa, ma è certa che non sia nulla di positivo. L'altra decide di ignorarla e continua a parlare.
-Comunque, io non so nemmeno come ti chiami, certo, nemmeno tu sai come mi chiamo io. Il che rende di sicuro la situazione misteriosa, ma poco pratica. Piacere, Marceline.-
-Bonnibel-  si presenta di fretta anche lei ancora lievemente imbronciata -Vieni alla Washington? Non ti ho mai visto.-  
-Neanche io ho mai visto te.-
Questo non risponde alla domanda -E' un si o no?-
Marceline non risponde, e lei decide che queste mezze risposte la stanno innervosendo
-Non ti andrebbe di andare al chiuso?- risponde, invece.
-Mi stai prendendo in giro? Siamo appena uscite dalla biblioteca.-
-Lo dico per te, per me è lo stesso-sta dritta davanti a lei, che è ancora seduta, e non si scompone nemmeno di un millimentro alla sua reazione perplessa -stai morendo di freddo, sei cianotica.-  Di fronte all'evidenza delle sue labbra tremolanti, non può negare nemmeno questo.
-In più -continua - la storia è abbastanza lunga ed è quasi l'ora di cena, mi sta venendo un po' di fame.-   
Bonnie si alza dalla panchina in uno scatto, in un certo senso felice di questa spiegazione logica, in modo da poter accettare la proposta a cuor leggero  -Andiamo.- dice semplicemente.
-Non capisco come tu non possa avere freddo.- aggiunge poi mentre camminano alla ricerca di un posto.
Scrolla le spalle, nella sua giacca di pelle primaverile aperta, con le mani in tasca, come unico segno di disagio -Che posso farci?-
Il locale in cui entrano poco dopo, una tavola calda, il primo incontrato sul percorso, a differenza delle strade e della biblioteca è gremito di gente, creando un contrasto particolare con la città che invece sembra deserta. La maggior parte dei clienti sono studenti ma c'è anche qualche famiglia intenta a cenare, si siedono in uno dei pochi tavoli vuoti, l'una di fronte all'altra. Quasi subito arriva una ragazza a prendere le loro ordinazioni: una cioccolata calda per Bonnie, Marcy prende delle patatine fritte.
-Allora, posso sapere adesso?- comincia Bonnie dopo che la ragazza se ne è andata, impaziente.
Marcy ha un'espressione serissima  -Tutto inizia da quando vennì al mondo, in una notte come un'altra di circa ormai 19 anni fa..-
-Puoi essere seria!- risponde quasi urlando di rabbia.
Ride di gusto  -Scusa, è stato più forte di me. La tua frustrazione è divertente. Dicevo, tutto parte da quando avevo libero accesso alla biblioteca, e questo succedeva circa un anno fa. Mi è sempre piaciuta la stanza in cui ti ho incontrato, non credo sia mai entrato nessuno da quando la frequento, è pieno di roba che non interessa a nessuno.-
-A me interessa.- interrompe Bonnie sentendosi chiamata in causa.
-Non è questo il punto- Marceline la ignora tornando al suo racconto - Stavo li tutto il giorno, la signora Wright, la bibliotecaria, mi ha sempre odiato in silenzio, credo, non le piaceva il fatto che non leggessi mai effettivamente un libro, che ascoltassi la musica, che stessi sempre in un luogo appartato lontano dalla sua visuale, che fossi sempre l'ultima ad uscire. Fatto sta che finchè io non le ho dato nessuna ragione non ha potuto cacciarmi.-
-E poi che hai fatto?- Adesso è incuriosita
Sta per riprendere a parlare quando arriva la cameriera arriva con le ordinazioni interrompendo il tutto. Dopo aver immerso le patatine nel ketchup Marceline prende nuovamente la parola mentre mangiucchia -Stavo molto tempo li, appunto- ha la bocca piena e le parole sono poco comprensibili -E già da tempo meditavo l'idea di provare a scalare la parete fino  terra, ci sono molti punti d'appoggio, e avevo calcolato tutto nei minimi dettagli, quindi un giorno ho preso coraggio e alla fine ce l'ho fatta. -
-Non ci credo!- esclama Bonnie sputando quasi la cioccolata che sta sorseggiando per la sorpresa e l'incredulità  -Seriamente, continua più tranquilla -E' veramente difficile da credere, se non ti avessi vista non ci crederei, ti hanno scoperta?-
-Non siamo ancora alla fine-  sta iniziando a provare un certo gusto nel raccontare questa storia come se fosse un prestigiatore che gongola prima di sfoderare il suo trucco finale.
-Ah no?-
-Nessuno mi ha mai scoperta ad arrampicarmi, per fortuna, il retro rimane riparato, se ci sono delle telecamere, nessuno si è mai preso la briga di controllarle. Avevo preso l'abitudine di entrare e uscire a mio piacimento, mi bastava entrare dalla finestra, è vecchia, basta un colpetto e si apre senza problemi.-  
Bonnie si limita a guardarla esterefatta, convinta definitivamente di star ascoltando un sacco di palle.
-Il mio momento preferito in cui andare era la notte, senza fare niente, passare semplicemente la notte lì,la biblioteca di notte è fantastica. La mattina poi andavo a scuola prima dell'apertura, era perfetto, nessuno si era mai accorto di niente.-  
-E poi?-
-E poi...una notte, non so come, devo essermi addormentata senza accorgermene. Mi hanno svegliato le urla della signorina Wright che mi ha trovata accasciata sulla scrivania al piano terra, sembrava indemionata.-
Mentre lo dice è accigliata e composta ma Bonnie non può far a meno di ridere -Ma dai, non ce la faccio a prenderti sul serio!-
-Shh, ascoltami: l'ho convinta che mi fossi nascosta lì alla chiusura per rimanere la notte, non volevo svelarle il mio piccolo segreto, e in più mi sembrava una cosa meno grave. Lei era fuori di sè; voleva farmi causa, portarmi in tribunale.-
-Giustamente, direi- disturba Bonnie acida ma sempre divertita.
Marceline scuote la testa in segno di disapprovazione -Ma da che parte stai? Alla fine sono riuscita a sfangarla semplicemente con la promessa di non farmi vedere mai più. -
-Promessa infranta.- conclude l'altra. -Ma perche- riprende- continui a tornare lì?  E' rischioso, potresti andare in un bar o a scuola o in un qualsiasi altro luogo, come fanno tutti.-
-E' il mio posto preferito nel mondo- dice Marcy senza nessuna esitazione -Persino quell'armadio mi piace moltissimo, mi nascondo la dentro, come ti ho detto, nessuno prende mai la briga di arrivare fin lì, e quando passa la Wright per la ricognizione a fine giornata non si accorge mai di niente, anche se dall'incidente si è trasformata in una specie di cane da caccia. Adesso sto più attenta, rimango solo nell'orario di apertura, faccio molto silezio- si ferma come se stesse cercando una degna conclusione al monologo  -In un certo senso è come se avessi  invaso il mio spazio personale.-
-Non ne avevo idea,  e dovresti rivedere la tua idea di luogo accogliente-  risponde Bonnie senza farsi scalfire minimamente dalla frecciatina.
-Non puoi capire, mi ispira a scrivere, mi aiuta a riflettere, a volte schiaccio persino dei sonnellini meravigliosi. C'è un legame magico. E così finisce e si spiega tutto, soddisfatta?-
Lei continua a essere stupefatta ma allegra, forse quella che si trova davanti è una pazza che si è appena inventata una storia assurda dal nulla, eppure l'ha recitata egregiamente, risulta molto credibile. -Forse dovrei chiamare veramente la polizia.- scherza.
La battuta viene ignorata.
-Mi sono dovuta fidare di te per forza di cose- riprende Marcy distrattamente leccando il ketchup dal fondo della vaschetta di patatine ormai finite -Ti prego non dirlo a nessuno, se qualcuno avesse anche solo il sospetto di questo e ciò arrivasse alle orecchie della Wright, come puoi capire, sarei in un mare di guai.-
Smette nella sua impresa e si mette a guardarla fisso negli occhi, quasi con ostilità
-Promettimelo.-
Bonnie non è sicura di riuscire a sostenere l'intensità dello sguardo che nasconde in se qualcosa che incute qualcosa di simile al timore , però alla fine non si lascia spaventare e porge la mano, non sa nemmeno perchè lo sta facendo, però questa ragazza le infonde simpatia e qualunque cosa faccia in biblioteca il pomeriggio non è un problema suo, in fin dei conti.
-Lo prometto.- E così detto si stringono la mano con vigore.
Tutta l'asprezza si scioglie da Marceline nel momento in cui anche la loro stretta si scioglie a sua volta Bonnie di rimando si sente più rilassata.
-Se non torno a casa adesso sarà un problema-  dice poi sovrappensiero raccogliendo la borsa per andarsene. -Ti ringrazio, adesso so dove non avventurarmi in biblioteca.-
-Ti serve un passaggio? Alla fine questo ritardo è solo colpa mia, se posso sdebitarmi in qualche modo- chiede l'altra.
E Bonnie pensa che nemmeno questa sia una cattiva idea.
La sua opinione cambia nel momento stesso in cui vede il mezzo che dovrà condurla a casa.
-Non sono sicura di fidarmi di te fino a questo punto.- amette, davanti alla moto di Marceline che l'ha condotta al suo cospetto, parcheggiata poco fuori delle strade principali, dopo l'approvazione della sua idea. E' grossa, imponente, un po' ammaccata, come la sua proprietaria le incute un senso di soggezione.
Marcy ridacchia aprendo il baule -Puoi sempre fartela a piedi - poi le lancia un casco che Bonnie per poco non lascia cadere -E' una fortuna per te che tenga sempre un casco di scorta. -
-Una fortuna.- echeggia lei sarcastica.
La prima sale, mette in moto -Dai monta!- e Bonnie goffamente, con un po' di sforzo, ci riesce. La moto parte e tutto quello che riesce a fare è stringersi forte. 
  
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