Ella's pov
Se pensavo di poter trascorrere il sabato per i fatti miei, tranquilla e rilassata nel mio comodissimo appartamento, ho fatto senz'altro i conti senza l'oste. Essendo il mio unico giorno di riposo dal lavoro e non avendo l'università, speravo di poter passare il pomeriggio a disegnare e ad iniziare la tesi, anche se avrei di sicuro abbandonato presto quest'ultima idea. In ogni caso, eccomi qui a vagare per il centro commerciale più immenso di New York in compagnia di Sebastian. Non ho potuto sottrarmi a quest'uscita, gliel'avevo promesso e quindi non ho opposto resistenza al suo messaggio tutt'altro che cordiale di ieri sera.
"Ella, domani tu ed io usciamo e non è una richiesta. Tieniti libera. "
Come
si può ribattere ad un messaggio del genere? Inoltre ci sono
abituata, quindi...
Ora come ora, lascio che Bas mi trascini in tutti i negozi che ritiene
necessario. Continua a ripetere che dobbiamo almeno dare un'occhiata
altrimenti non ce ne andiamo da qui. Tutto questo per trovare un
vestito adatto alla sua prima. Che poi qualche abito che sarebbe potuto
andare bene lo avrei, ma Sebastian è Sebastian.
« Guarda quel negozio! Fa proprio al caso nostro, andiamo. » Per poco non cado tanto la strattonata che mi ha dato, ma che problemi ha?!
«
Lo stai ripetendo ad ogni negozio d'abbigliamento che
troviamo...»
Sbuffo sonoramente alzando gli occhi al cielo per la sua affermazione
per nulla credibile.
« Lascia fare a me! Vedrai che troveremo degli abiti stupendi
lì » Asserisce convinto come se ciò che
dicesse fosse inopinabile.
Lo seguo controvoglia notando subito la qualità degli abiti.
C'è molto di più di quanto possa permettermi.
« Bas credo che questo negozio non faccia assolutamente per me... dovremmo andarcene. » Lo guardo supplichevole sperando che per una volta faccia come gli dico.
« Smettila di lamentarti Ella e lasciami fare. » Inizia ad afferrare una quantità industriale di abiti dei generi più disparati. Lo guardo a bocca aperta incapace di proferire alcunché.
« Forza, vai a provare questi! » Mi scaraventa una manciata di vestiti tra le braccia e mi spinge fino al camerino.
«
Sebastian ma... » Non riesco a finire la frase che mi chiude
la tendina del camerino davanti agli occhi. Lo odio quando fa
così.
Osservo i prezzi sui cartellini e strabuzzo gli occhi. Che
esagerazione!
Con molta pazienza inizio a provare i vari capi partendo da uno lungo
nero con uno scollo a V molto profondo sul davanti, con le maniche
lunghe e uno spacco sul lato destro che parte ad altezza coscia.
« È troppo... » Affermo appena esco dal camerino e incrocio lo sguardo di Sebastian.
«
È bello ma no... vai con il prossimo! »
Ne provo un altro questa volta color avorio corto fino al ginocchio ma
è decisamente troppo... antiquato.
Indosso altri mille abiti e quando stavamo per arrenderci tutti, ormai
anche le commesse ci temevano, l'abbiamo trovato. Esco dal camerino con
un abito rosso corto fino al ginocchio. La parte del top è
più stretta e ha le bretelline sottili per poi scendere
morbido sui miei fianchi. Mi fascia alla perfezione e non è
per nulla volgare, anzi. È giovanile e colorato e non posso
dire che non mi piaccia, sembro un'altra Ella!
«
Oh mio dio, sei un incanto! Perfetto, lo prendiamo. » Sorride
entusiasta e mi fa cenno di andare a cambiarmi.
Quando esco definitivamente da quello stretto abitacolo che hanno il
coraggio di chiamare camerino, mi guardo intorno alla ricerca di
Sebastian che è già alla cassa.
Corro da lui ma è troppo tardi.
« Che cosa hai fatto?! » Lo aggredisco guardando la commessa che ci porge la busta.
« Un regalo! Lo sai che i soldi non sono un problema per me. » Si giustifica miseramente.
«
E tu sai che non mi piace quando fai queste cose! Non dovevi
comprarmelo. »
Sono furiosa, non avrebbe dovuto! Costava un botto, dannazione.
« Se non l'avessi fatto io non lo avresti preso e sarebbe stato un gran peccato visto come ti donava. » Fa spallucce ed afferra la busta prendendomi sotto braccio.
« Grazie... ma non dovevi comunque. » Continuo, ancora incredula per il suo gesto.
« Te li restituirò appena possibile, promesso. » Mi guarda come se avessi detto che gli alieni ci stessero attaccando.
«
Ma non ti permettere proprio! É un regalo per la MIA prima,
non devi darmi nulla, intesi?»
Litighiamo un altro po' ma alla fine acconsente a farmi almeno offrire
il gelato che stiamo gustando nella migliore gelateria del centro
commerciale. Ci voleva proprio dopo tutte quelle corse a destra e a
sinistra per i negozi!
« Adesso possiamo tornare a casa o dobbiamo comprare qualcos'altro? » Domando una volta aver gettato la coppetta vuota nel cestino.
« No, siamo apposto così. Le scarpe le hai vero? »
« Sì, Audrey ha detto che me ne avrebbe prestato un paio delle sue. » Annuisce soddisfatto regalandomi un sorrisone.
Passiamo un'altra decina di minuti a girovagare per il centro commerciale per poi recarci alla nostra macchina pronti per fare ritorno alle rispettive abitazioni. Quando siamo davanti al mio palazzo mi da la busta con l'abito.
« Ah Ella, c'è un'altra sorpresa lì dentro. Ciao! » Indica con lo sguardo la busta che stringo tra le mani per poi sfrecciare via a tutta velocità. Ma che diavolo gli è preso?
Come sempre saluto il Signor White prima di salire le scale velocemente
per raggiungere il mio appartamento. Neanche il tempo di entrare che mi
fiondo sul tavolino per estrarre il contenuto della busta. Oltre
all'abito rosso ce n'è un altro che ho misurato nello stesso
negozio. Era piaciuto molto ma lo avevamo scartato. È color
blu notte, lungo con delle paillettes argentate che costeggiano la
scollatura a V sul davanti. Anche la schiena è scoperta.
Sono sconvolta, è bellissimo ma non avrebbe dovuto prendermi
due abiti!
Afferro il cellulare dalla tasca dei jeans e compongo il suo numero.
« Sebastian sei un pazzo. Come devo fare con te? » Gli dico non appena risponde.
« Ti è piaciuto? Non potevo lasciarlo scappare. Ti stava una meraviglia. » Adesso mi metto a piangere, davvero.
« Ti voglio bene lo sai? Avrai speso un sacco e mi sento in colpa... » Gli confesso sedendomi sul bracciolo del divano. So che l'ha fatto con piacere ma non deve comprarmi vestiti così costosi!
« Non preoccuparti Ellina. »
« Che poi quando lo metterò mai? » È molto elegante, quando lo indosserò?
« Troverai un'occasione, vedrai. » Sorrido come un ebete. È un angelo quel ragazzo. Parliamo un altro po' e poi lo lascio tornare a casa tranquillo. Che giornata!
Quando la mia coinquilina rientra dal lavoro, le racconto tutto e le mostro gli abiti appena acquistati.
« Wow Ella, sono stupendi! Scommetto che quello rosso ti dona tantissimo! Che scarpe hai intenzione di usare? » Armeggia con il vestitino guardandolo e rigirandoselo tra le mani per scorgerne ogni dettaglio.
« Avevo pensato a delle scarpe nere, no? » Mi alzo dal divano afferrando l'altro abito per appenderlo nella mia stanza.
« Sì, sono d'accordo. Ne ho un paio perfetto per te! » Sorride entusiasta e mi trascina in camera sua mostrandomi tutte le favolose scarpe in suo possesso.
« Mio dio sono tantissime! Quali avevi pensato per me? » Le chiedo mentre Audrey si fa strada tra la marea di calzature che però sono ordinate per colore, devo ammettere.
« Questi sandali neri sono perfetti per te ed hanno un tacco non troppo alto. Che dici? » Mi porge il paio di scarpe in questione. Sono molto belle ed eleganti, non troppo appariscenti ed il tacco mi sembra accessibile anche se sottile.
« Mi sembrano adatte. Grazie per l'aiuto, Audrey! » L'abbraccio e insieme ci sediamo sul suo letto.
« Hai qualche novità per me? » Le chiedo spostando qualche cuscino per stare più comoda.
« In realtà no è tutto molto monotono al momento. Tu invece, qualche altra storia sul dottore? » Mi sorride eloquente punzecchiandomi con il gomito.
« No, sai già tutto, dai smettila! » Rido e le lancio una cuscinata in pieno viso. Spalanca la bocca dalla sorpresa e fulmineamente, ricambia con la stessa moneta.
« Vuoi la guerra? Che guerra sia! » Diamo inizio a questa lotta con i cuscini senza esclusione di colpi che finisce con noi due stese sul letto a ridere come ebeti.
« Hai imbrogliato comunque. » Dico alla bionda sistemandomi la frangia ed i capelli tutti arruffati.
« No! Vale tutto nella lotta con i cuscini, non lo sapevi? » Ridacchia girandosi su un fianco.
« Non lo sapevo perché non è vero! » Rido con lei mettendomi a pancia sotto per poterla guardare.
« Invece sì, sei tu che non ci sai giocare evidentemente. » Mi fa la linguaccia ed io le scompiglio la massa bionda. So che non lo sopporta.
« Aspetta un attimo. Tu che abito indosserai? » Presa dalla lotta e dall'euforia per i miei acquisti, mi sono completamente dimenticata di informarmi sul suo conto.
« Non ho ancora deciso, poi mi darai una mano a tempo debito. » Annuisco e appoggio la testa sul cuscino chiudendo un attimo gli occhi finendo con l'addormentarmi accanto ad Audrey.
-------------
Stavo riposando tranquillamente quando percepisco una mano scuotermi la spalla vigorosamente.
« Ellaaaaa dai svegliati! Mi stai sbavando tutto il cuscino... » La delicatezza della mia coinquilina è sempre presente.
« Mmm... » Mugolo qualcosa di incomprensibile aprendo piano un occhio. Come ho fatto ad addormentarmi?
« Sono stanchissima... » Richiudo le palpebre e mi giro dall'altro lato dandole le spalle.
« Sei una pigrona, ecco! Smettila di sonnecchiare come le vecchiette. » Mi da una pacca sul sedere così forte che quasi sobbalzo.
« Ehi! Mi fai male... » Mi alzo mettendomi seduta sul materasso a gambe incrociate guardandola male.
« Lo faccio per te. E per il mio letto che hai distrutto... » Scuote la testa riordinando i cuscini sparsi intorno a noi.
«
Esagerata! » Le faccio la linguaccia e poi sentiamo un
cellulare vibrare da qualche parte. Ci guardiamo per un secondo non
capendo da dove provenga il trillo.
Lo cerchiamo in giro senza trovarlo fin quando non alziamo tutti i
cuscini.
« Eccolo! » Lo afferra la bionda prima che potessi farlo io leggendo il nome sul display.
« Ella cosa mi nascondi?? » Mi guarda con la bocca spalancata, peccato che io non stia capendo assolutamente a cosa si riferisca. Inarco le sopracciglia confusa.
« Che cosa hai letto? Dai passamelo. » Cerco di afferrarlo ma Audrey solleva il braccio allontanandolo dalla mia portata. Alzo gli occhi al cielo esasperata.
« Non fare la finta tonta con me! » Mette il broncio e cerca di sbloccare il mio povero cellulare intrappolato tra le sue grinfie malefiche.
« Ti giuro che non so di cosa parli! » Mi sporgo per vedere senza risultati.
«
É un messaggio di Devon! »
Strabuzzo lo sguardo come lei poco prima strappandole l'aggeggio tra le
mani per leggerne il contenuto. Sono sbalordita quanto lei e deve
averlo capito perché corruccia la fronte chinandosi per
sbirciare.
"Ciao Ella, come stai? "
Ci scambiamo un'occhiata fugace prima che Audrey esploda come una bomba ad orologeria.
« Ma che amore, si preoccupa! Dai rispondi, su. » Mi guarda esaltata battendo le mani. Prima o poi mi farà impazzire.
" Ehi Devon, sto bene grazie, tu come te la passi? "
Invio la risposta sedendomi sul letto a gambe incrociate rigirandomi il cellulare tra le mani.
"
Me la cavo. I giramenti di testa? "
" Vanno e vengono ma non mi lamento. "
" Che cattivi, ma vedrai che li cureremo. "
«
Dai Ella chiedigli di uscire, adesso! » Saltella per la
stanza tutta eccitata neanche fosse lei nella mia situazione.
La guardo pensierosa accantonando il telefono in attesa di una mia
decisione.
« Non credo sia il caso.. » Le rispondo alzando le spalle in segno di resa.
« Ella, ti tiro un pesce in faccia! Sbrigati o lo farò io per te. » Ma che diavolo le prende?
« Perché proprio un pesce..? » Ammetto che però è divertente vederla così. Trattengo una risata a stento.
«
Non lo so, è la prima cosa che mi è venuta in
mente. Non cambiare discorso però. » Mi incita e
alla fine cedo. Forse riuscirò a conoscerlo meglio se
uscissimo un'altra volta insieme.
"
Lo spero proprio. Sei a lavoro? "
" Sì, sto per andarci, ho la notte ma domani riposo. Tu? "
" Lo stesso cioè non ho la notte, ovviamente, ma domani sono
di riposo anche io. Se ti va possiamo andare da qualche parte, almeno
ne approfittiamo per uscire un po' di casa, se ti va. "
Digito
l'ultimo messaggio guardando Audrey con la coda dell'occhio,
così la smette di dire "non hai il coraggio, devi farlo
adesso e bla bla bla".
Ripongo il cellulare sul comodino e aspetto una risposta sperando che
in futuro non mi penta di ciò che sto facendo con Devon.
Devon's pov
Dopo la chiacchierata con il mio consigliere di fiducia Richard, ho capito che non posso davvero andare avanti così che ci riesca o meno. Devo cambiare qualcosa o non ci sarà davvero più speranza per me. Andrò a quella festa, uscirò di più e cercherò di non arrabbiarmi troppo per le cavolate che fanno le persone che mi circondano e con questo mi riferisco principalmente a Summer e mia madre. Le terrò a bada in qualche modo. Il timore costante è che succeda qualcosa di ancora più drammatico che non reggerei e finirebbe per farmi chiudere di nuovo in me stesso.
Per
iniziare questa "terapia" che mi sono autoimposto, afferro il cellulare
e senza pensarci troppo su, contatto la prima persona che mi viene in
mente e stranamente finisco per messaggiare Ella. Abbiamo un'uscita in
sospeso noi due e sembra essere la più normale fra le mie
conoscenze, ed ho detto tutto dato che quest'aggettivo non si addice
molto alla sua persona. Già che mangi le caramelle gommose e
zuccherose la dice lunga, ma posso sopportarlo.
Le chiedo prima come sta, come va con il suo problema, con i giramenti
di testa e altri convenevoli di questo genere, fino a quando non mi
sorprende chiedendomi lei stessa di vederci. Bene, ha fatto tutto lei.
Un pochino combattuto, alla fine le scrivo il seguente messaggio:
"Perché no, dove vorresti andare? "
Le faccio scegliere il luogo, per me non fa troppa differenza, andrebbe bene dovunque a meno che non mi trascini a fare shopping, ma non mi sembra quel tipo di ragazza, grazie a dio.
" Ho sentito che inaugurano un nuovo locale sulla 24esima. Che ne dici? "
Mi risponde dopo pochi minuti. Direi che va benissimo e credo di aver sentito parlare di questa nuova apertura in ospedale qualche giorno fa.
" Perfetto, se mi dici dove abiti ti passo a prendere. "
Mi
manda indirizzo di casa e ci accordiamo che passo da lei intorno alle
otto di sera.
Mi congratulo con me stesso, ho accettato senza riflettere troppo e
credo di essere un po' più rilassato ora. Spero davvero che
non si riveli una squilibrata come tutte le altre donne che sono solito
conoscere e che mi hanno perseguitato fino allo sfinimento, il mio,
ovviamente.
Provando a concentrarmi sulle cose positive di oggi, mi reco nel mio
amato ospedale pronto per una notte di lavoro. Solitamente è
più tranquillo della mattina, ma le emergenze sono sempre in
agguato e bisogna essere pronti ad affrontarle al meglio.
Arrivato nel mio studio, mi ricordo subito che Rose ha avuto la
giornata libera perché sulla mia scrivania ho un cumulo di
scartoffie in disordine che per ovvi motivi, non ha potuto riordinare.
Vorrà dire che domani mattina avrà un gran da
fare.
Mi infilo frettolosamente il camice e faccio un giro veloce fra i vari
reparti ma vengo sorpreso da Angie, il nostro tecnico.
«
Mi scusi non volevo spaventarla... »
Scuoto la testa, avrà un buon motivo per venirmi a cercare,
immagino.
«
No, figurati. Mi stavi cercando? »
Infilo una mano nella tasca del camice pronto ad ascoltarla.
« Sì. Ricorda la paziente dell'altro giorno, Jennifer Dallas? » Mi allunga la cartellina che stringe fra le sue minute mani. Angie è qui da molto prima di me, ma siamo andati subito d'accordo perché è una persona molto ligia al dovere e con un ottimo intuito.
« Mi ricordo, il cuore le ha smesso di battere per un minuto. » Afferro la cartella clinica e la apro. « Le analisi che le abbiamo fatto l'altro giorno sono davvero ambigue. » Detto da lei che ne ha viste di tutti i colori è preoccupante. Corrugo la fronte scrutando i vari risultati.
« Vede, sta benissimo com'è possibile? » In effetti è davvero strano, non ci si riprende così velocemente da un infarto. C'è qualcosa che non quadra.
« Hai ragione, però potrebbe anche darsi. Vado a dare un'occhiata ai suoi elettrocardiogrammi. Grazie sempre Angie, ti aggiorno dopo. » E sono sincero, quando il mio staff è così collaborativo ed attento non posso che esserne contento.
« Si figuri dottore. » Mi risponde sorridente per poi allontanarsi in direzione del laboratorio di analisi.
Mi appresto a fare il solito giro tra i vari pazienti ricoverati per controllare che tutto vada bene e che non ci siano problemi da risolvere.
Fare
i turni di notte per molti dei miei colleghi, soprattutto le donne,
è molto stressante perché ovviamente è
più stancante e sballa il ritmo del sonno. Invece per me non
è un peso, anzi. Almeno mi distraggo e non penso troppo, a
differenza di quando sono a casa a cercare di combattere la mia
insonnia. Il lavoro è la mia salvezza, qui riesco ad essere
me stesso senza tormentarmi in continuazione, ma sono consapevole che
non posso trasferirmi in ospedale a vita. Mi risveglio bruscamente
dalle mie riflessioni perché credo di aver capito cosa sia
successo alla paziente dopo aver visionato i suoi elettrocardiogrammi
con più attenzione. Devo intervenire subito.
Angolo autrice:
Buonasera cari lettori!
Anche oggi un nuovo capitolo nel quale Ella si sbilancia chiedendo a
Devon di uscire. Secondo voi cosa succederà? Il bel dottore
riuscirà ad aprirsi un po'? Lo scoprirete sabato.
Kisses.