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Autore: LauraNinja18    25/11/2017    0 recensioni
Ella Davis è una ragazza come tutte le altre, all’apparenza, ma con un passato difficile ed oscuro alle spalle. In seguito alla morte della madre, si trasferisce a New York in cerca di fortuna ed un po’ di pace per il suo animo tormentato. Non sarà affatto facile per la fanciulla riuscire a seppellire i ricordi tanto dolorosi che troppo spesso tornano a galla, pronti a sommergerla. Ma cosa accadrà quando per caso incontrerà Devon?
I due sono gli antipodi per eccellenza, il buio e la luce, il giorno e la notte, il bene e il male, ma hanno in comune più di quanto pensino. Entrambi custodiscono un enorme segreto che riguarda il loro passato. Riusciranno ad abbattere i muri che li separano e a fidarsi l’uno dell’altra? O il destino renderà vani i loro sforzi dividendoli per sempre?
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Devon's pov

Mi alzo di scatto dalla sedia del mio studio afferrando gli elettrocardiogrammi della donna ricoverata di fretta e furia. Sono stupito, non se ne vedono spesso pazienti affetti da questa malattia, è piuttosto rara per fortuna. Mi precipito nella sua stanza dopo aver parlato con le infermiere di turno.

« Salve Jennifer, come si sente? Mi deve ascoltare un attimo... » Le spiego tutto per filo e per segno cercando di rassicurarla il più possibile.
Una volta aver finito di parlare con lei, mi reco da Angie per aggiornarla su quanto ho scoperto, mi sembra doveroso.

« Angie sei ancora qui? »
La cerco con lo sguardo nel laboratorio e dopo pochi secondi, eccola che appare dal corridoio.

« Dottor Reinfield, mi dica tutto. » Si sistema la treccia pronta ad ascoltarmi.

« Ho scoperto cosa affligge la paziente di cui mi hai parlato prima. Ha la sindrome della QT lunga... » Sgrana gli occhi. Come ho detto non è comunissima come patologia e non è neanche facilissima da diagnosticare. È una malattia ereditaria che porta a degli squilibri elettrici al cuore. In pratica, i pazienti sembrano stare bene ma all'improvviso il cuore inizia a battere in modo irregolare rischiando di causare un arresto cardiaco com'è successo alla paziente.

« Questo almeno spiega l'esito delle analisi. Ha intenzione di controllare anche i familiari? » Aggiunge ancora incredula.

« Sì, dobbiamo prevenire che succeda anche ad altri membri della famiglia. A breve le installerò un defibrillatore al cuore in modo che se si dovesse fermare nuovamente, ci penserà l'aggeggio stesso a farlo ripartire. È il massimo che posso fare. » Le spiego restituendole le analisi cosicché le conservi con le altre.

« Mi sembra perfetto. Sono felice che siamo riusciti ad aiutarla in tempo. »

« È il nostro lavoro, Angie! Vado a fissare quest'operazione al più presto che domani sarò di riposo. È tardi, non vai a casa? » Le faccio l'occhiolino sapendo che non può muoversi dal laboratorio, tanto per prenderla un po' in giro. Ricambia scuotendo la testa divertita, sa che scherzo.
Salvare le persone mi mette di buon umore, almeno apparirò più rilassato all'incontro con Ella di domani. Non so proprio cosa aspettarmi e spero che non ci siano drammi o sarà la fine anche di questa conoscenza. Con l'animo più quieto, mi affretto a preparare l'operazione che dovrà subire la paziente insieme alla mia equipe.

Molte ore dopo, all'alba praticamente, possiamo dire di aver finalmente terminato l'intervento e siamo tutti pronti a far ritorno a casa, compreso il sottoscritto. Mi congratulo con i miei collaboratori per la buona riuscita e controllo la paziente per accertarmi che stia bene rassicurandola sul poter condurre una vita normalissima anche con questo aggeggino che le abbiamo impiantato.
Torno poi nel mio studio per cambiarmi ma m'imbatto in Rose.
« Tutto bene la giornata libera? » Le faccio cenno di seguirmi dentro mentre mi avvio.

« Sì dottore, grazie. Ha bisogno di qualcosa? » Mi chiede cortese come sempre, con la sua voce fin troppo delicata.

« Sì, dovresti riordinare queste cartelle in ordine cronologico. Ti lascio lavorare che devo scappare. » Le indico la scrivania con lo sguardo e la lascio sola nella stanza. Saluto velocemente i miei colleghi e mi precipito a casa, sono stremato e sono appena le otto del mattino.
Ad aspettarmi nel mio appartamento trovo Martha intenta a pulire e rassettare il disordine che avevo lasciato la sera precedente.

« Buongiorno, signore. Tutto bene al lavoro? » Mi domanda la domestica non appena metto piede dentro.

« Buongiorno Martha. Sì, grazie. » Le rispondo fugacemente spogliandomi del giubbotto che appendo all'ingresso.

« Desidera qualcosa per colazione? »

« No, credo che andrò direttamente a letto. » Annuisce e continua ciò che stava facendo cosicché possa salire nella mia stanza al piano di sopra. Devo riposarmi un po' se intendo uscire stasera. Neanche il tempo di fare mente locale che tutta la stanchezza accumulata si fa sentire a gran voce trascinandomi nell'oscurità di un sonno profondo.
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Riapro gli occhi e scopro con mia grande sorpresa che sono già le cinque del pomeriggio e che, in tutto ciò, non ho ancora mangiato nulla. Mi alzo dal letto più assonnato del dovuto e mi reco in cucina per sgranocchiare qualcosa prima di uscire, ma vengo bloccato da un messaggio di Summer.
" Ehi Devon non ci vediamo da molto, usciamo insieme oggi? Non farti pregare come sempre. "
In effetti, è dalla scenata che ha fatto in ospedale e dal suo scusarsi dopo che non ci vediamo, ma comunque oggi ho già un impegno così glielo scrivo come risposta. Finalmente riesco a mettere qualcosa nello stomaco vuoto e andare a prepararmi per l'imminente uscita.
L'aria di Maggio si fa sentire così come la sera la gente inizia ad uscire più spesso e volentieri. Salgo in macchina e mi reco da Ella, eravamo rimasti d'accordo che passavo a prenderla. Quando arrivo sotto il suo palazzo, le mando un sms per avvertirla che sono giù ad aspettarla. Spero non si faccia attendere a lungo perché non sono per nulla famoso per la mia pazienza.

Ella's pov

È tutto il pomeriggio che Audrey mi fa provare i più svariati outfit senza che riesca a calmarla. È un circolo vizioso o ci si mette Sebastian o la mia coinquilina, ma in un modo o nell'altro, finisco sempre per provare abiti a dismisura.

« Sei tu la modella qui non io, eppure credo di aver fatto più sfilate in questi giorni che tu in tutta la tua carriera. » Sbuffo mostrando l'ennesimo completo che mi ha costretto a provare. Sento che scoppia a ridere ma torna subito seria guardando la mia faccia esasperata.

« Avanti Ella. Vuoi davvero andare conciata così al tuo appuntamento? Devi fare qualche sforzo se vuoi avere qualche chance con lui. » Mi lancia un altro vestitino striminzito da indossare ma non lo afferro nemmeno lasciando che cada ai miei piedi.

« Ti sfugge un dettaglio, amica mia, non è un appuntamento e non devo conquistarlo. Siamo amici, forse, e vorrei solo conoscerlo meglio. Tutto qui. » Alza gli occhi al cielo sbuffando.

« Questo non ti giustifica dal vestirti come una barbona. La camicetta bianca e la gonna morbida blu mi piacevano. Dovresti metterli, ma non ti costringo più mi sono annoiata anche io a cercare di aiutarti. » Mi guarda di sottecchi per poi dileguarsi. Sospiro e raccolgo i vari accessori e gli indumenti sparsi in tutta la stanza cercando di riordinare per dare un minimo senso di ordine in questo caos creato per me.

« Alla fine ho seguito i tuoi consigli e ho messo la camicetta bianca e la gonna blu ma mi sono rifiutata di mettere quei trampoli ed ho preferito gli stivaletti. Che ne pensi? » Irrompo nel salotto mettendomi in posa con le mani sui fianchi in attesa che mi degni del suo sguardo. So che cerca di aiutarmi, ma esagera ogni tanto e credo anche di sapere il perché.

« Sono sollevata che tu non abbia scelto le scarpe da ginnastica. Direi che sei una meraviglia ma devi scioglierti i capelli e truccarti un po'. » Solleva gli angoli della bocca in un sorriso e muove qualche passo nella mia direzione. Allargo le braccia e la stringo forte, ne abbiamo bisogno entrambe.

« Audrey... so perché stai facendo tutto questo. Credi che abbia bisogno di qualcuno al mio fianco che mi renda felice, ma sto bene così, davvero. Ho tante persone che mi vogliono bene e che si preoccupano per me. Non potrei chiedere di più. » Mi stacco dall'abbraccio per guardarla in viso e lei annuisce.

« Sei una ragazza forte Ella, questo lo so. Ma sei sempre così triste... ed io mi sento impotente. Vorrei tanto che ti svagassi di più perciò sono contenta che tu esca con Devon ma ammetto di aver esagerato... » Il suo discorso è bellissimo e so di dare spesso quest'impressione, soprattutto perché condividiamo l'appartamento. Credo che non mi abbia quasi mai vista uscire con qualcuno ed è per questo che è meravigliata e confusa quanto me.

« In ogni caso l'abitino stretto nero ti stava una favola! Eri molto sexy » Imita un "Grrr" con la mano per poi scoppiare a ridere ed io con lei. Dopo una mezz'ora alle prese con trucco e parrucco, posso dire di essere finalmente pronta per uscire.

« Allora a che ora dovrebbe passare? » Mi chiede Audrey sedendosi insieme a me sul divano.

« Avevamo detto alle otto da me quindi a momenti sarà qui, immagino. » Le rispondo ticchettando il piede sul pavimento ripetutamente.

« Sei nervosa per caso..? »

« No, perché me lo chiedi? » Le rispondo d'istinto e lei indica con lo sguardo la mia gamba.

« Ok, un po'. » Ammetto guardando il pavimento sotto i miei piedi. Ho una strana sensazione, come se mi stessi inoltrando in un terrendo troppo sconosciuto per me e che finirò con il farmi male, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro quindi mi alzo dal divano e saluto la mia coinquilina dopo aver letto il messaggio di Devon.

« Ci vediamo dopo. »

« Oppure potremmo vederci direttamente domani. » Mi fa un occhiolino eloquente per farmi capire cosa intende.

« Non sperarci, Audrey! Ciao. » La saluto definitivamente e mi chiudo la porta alle spalle scendendo velocemente le scale.
Devon mi sta aspettando appoggiato alla portiera della sua auto sportiva e appena mi vede, assume una postura più composta dedicandomi un sorriso appena accennato. Lo raggiungo a passo veloce e lo saluto con due baci sulle guance come l'ultima volta. Devo ammettere che è davvero bellissimo con indosso una camicia azzurra chiara infilata in un paio di pantaloni classici neri, ma non sono qui per ammirarlo.

« Pronto per questa serata all'insegna del divertimento? » Lo prendo in giro, anche per rompere il ghiaccio mentre faccio il giro della vettura per salirci.

« Addirittura? Credo di sì. » Mi risponde salendo al posto del guidatore ed allacciandosi la cintura di sicurezza. Lo imito dopo essermi sistemata la gonna.

« Perfetto, possiamo andare allora. » Mi appoggio allo schienale abbassando un po' il finestrino. L'aria di Maggio è tiepida e piacevole al contatto con la mia pelle biancastra, quasi lattea. Ogni tanto lancio qualche occhiata a Devon che sembra tranquillo alla guida. Il silenzio inizia ad incombere nell'auto e sento il bisogno di smorzare quest'atmosfera con un qualsiasi argomento che mi frulli per la testa ma il dottore fa prima di me.

« Come va la testa? »

« Me lo stai chiedendo un giorno sì e l'altro pure, si vede che tieni molto al lavoro. » Dico ironica voltandomi nella sua direzione. In risposta ricevo un'occhiataccia ma poi sorride.

« In teoria non saresti nemmeno lavoro dato che non rientri nella categoria dei miei pazienti. Sarebbe un favore che sto facendo a Richard, ma questo lo sai già. »
Mh, questa sì che è una risposta interessante. Ne approfitto per portare avanti il discorso.

« In effetti hai ragione, ma rimane il fatto che mi stai fornendo i tuoi saperi medici, perciò sono diventata automaticamente lavoro per te. Richard ha insistito, altrimenti non ti avremmo scomodato. » Preciso, se non fosse stato per lui ora non ci troveremmo qui.

« Se ti piace pensarla in questo modo... comunque hai fatto bene a farti visitare. Non devi mai trascurare la salute. » Mi guarda e sembra quasi che me lo stia imponendo. Forse perché è un medico, oppure parla per esperienza personale? Che abbia perso qualche persona cara a causa di qualche malattia? No, okay sto decisamente viaggiando troppo con la fantasia.

« Credo non sia niente di grave, vero? » Adesso la mia è più una preoccupazione dopo il suo discorso.

« Tranquilla, risolveremo. Siamo arrivati. » Wow di già? Devo essermi persa completamente nella conversazione per non accorgermi della strada che stavamo facendo. Mi slaccio la cintura ed esco dalla vettura dopo che Devon mi ha gentilmente aperto la portiera.
Il locale è pieno di gente che sbuca da tutte le parti. Quasi non lo riconosco, hanno rinnovato alla grande. L'atmosfera è piacevole anche se un po' caotica per i miei gusti, ma il modo in cui hanno risistemato il tutto mi piace davvero tanto. Ha decisamente un aspetto più raffinato e c'è anche una piccola band che suona dal vivo!
Lancio un'occhiata a Devon che si sbottona il primo bottone della camicia. Fa parecchio caldo qui dentro effettivamente.

« Andiamo a sederci lì. » Gli indico un tavolino nell'angolo che una coppia ha appena liberato. Ci rechiamo in quella direzione per poi accomodarci uno di fronte all'altra. La musica che proviene dalla band è molto orecchiabile nonché perfettamente ballabile, infatti, ci sono molte persone che ondeggiano a ritmo mentre scambiano qualche parolina o si intrattengono al bar. Ho voglia di bere qualcosa stasera perciò ordino un cosmopolitan mentre lui prende un martini. Chiediamo anche qualcosa da mangiare oltre ai drink.

« Ci sei mai stato qui? » Gli chiedo mentre giocherello con il laccetto del mio bracciale.

« No, ma me ne hanno parlato. Devo dire che non è male. » Mentre lo ascolto lancio qualche occhiata in giro, soprattutto alla gente che si diverte in pista. Adoro ballare, mi è sempre piaciuto e ballerei davvero con chiunque, infatti, Sebastian mi prende in giro per questo. Credo che Devon si sia accorto che mi sono distratta perché mi richiama.

« Qualcosa mi dice che ti piace questa musica. »

« Sì, ma più che altro mi piace tanto danzare anche se non è che sia un'esperta...» Lo guardo incerta, ma la mia reazione lo fa sorridere.

« Bene, hai l'occasione di dimostrarlo. » Eh no, così non vale! Sto per ribattere quando la band cambia totalmente genere suonando qualcosa di più lento, un po' jazz. La fortuna è dalla mia parte, anche se non ce lo vedo come ballerino.

« Solo se balli con me. » Gli faccio l'occhiolino e mi alzo già dalla sedia. Non può rifiutare. Per tutta risposta, si alza in piedi e mi porge la mano senza neanche ribattere. Ah però!

« Che cosa stiamo aspettando, dunque? » Sono letteralmente sconvolta. Non mi aspettavo questo, pensavo non accettasse. Senza ulteriori indugi, ci lanciamo nella mischia e iniziamo a danzare. Ero quasi certa che non sapesse mettere un piede dopo l'altro, invece appena gli poso la mano sulla spalla, egli afferra l'altra facendomi piroettare e finisco subito con la schiena contro il suo petto. Mi sbagliavo ancora e questo mi fa capire quanto non sia riuscita ad inquadrarlo.

« Non credevo fossi anche un ballerino provetto. » Cerco di guardarlo ma Devon mi fa volteggiare un'altra volta così da riassumere la posizione iniziale.

« Non lo sono, infatti. Mia madre e mia sorella si sono prodigate ad insegnarmi l'arte del ballo. » Una confessione spontanea, è una sorpresa continua questa serata! « Hanno fatto un buon lavoro, allora. » Ondeggiamo un po' a ritmo finché non mi fa piroettare ancora una volta. « Imparo in fretta, però sì. »

« Quindi, sai suonare il piano e sai danzare. Se sai anche cantare, direi che puoi fare un musical! » Mi ride in faccia mentre io già lo immagino sul palco che s'inchina al pubblico.

« Non esageriamo. Mi riesce molto meglio fare il dottore, fidati. »

« Sì, ti riesce bene in effetti. Che altro sai fare? Sono curiosa ora. » Non mi risponde, anzi, mi fa volteggiare e poi finiamo in bellezza con un bel casquè. Credo che i miei capelli abbiano quasi toccato il pavimento. Sono strabiliata. Mi tira su e controlla che stia bene.

« Wow. » Mi complimento, anche se ha volutamente evitato di rispondere alla mia domanda.

« Non te lo aspettavi, vero? » No che non me lo aspettavo. Sono piacevolmente sorpresa e più euforica di prima. Torniamo quindi al tavolino perché ci hanno portato tutto ciò che abbiamo ordinato poco fa. Ci scambiamo uno sguardo per poi dare inizio al banchetto. Sono contenta di essere qui stasera e spero sia lo stesso per lui, anche se continua a non volersi aprire con me. Quella strana scintilla nello sguardo, la stessa che mi ha colpito dal nostro primo incontro, è sempre presente ma almeno abbiamo ballato e in quel frangente non l'ho notata. In ogni caso lo rifarei, mi sono divertita tanto.
Molte domande mi affollano ancora la testa: si fiderà mai di me a tal punto da confessarmi cosa gli è successo? Quanto ancora in là mi dovrò spingere per conoscere la sua storia?















Angolo autrice:

Ed ecco un capitolo nuovo di zecca come ogni sabato! Cosa ne pensate delle abilità da ballerino provetto di Devon? Ve lo aspettavate o siete sorpresi quanto Ella? Basta divagare, a meroledì per un nuovo aggiornamento.

Ps: Mi scuso per tutti i termini tecnici che utilizza Devon nel corso della storia, ma essendo anche io medico, mi piace decrivere un po' del suo lavoro cercando sempre di mantenermi sul più semplice possibile o comunque di spiegare il tutto.
Kisses.

   
 
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