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Autore: H a n a e    23/11/2017    1 recensioni
|BoruSara|
Boruto e Sarada sono amici da una vita e adesso che sono adolescenti ci sono giorni in cui la piccola Uchiha trova difficile togliersi il compagno di avventure dalla testa.
Per quanto le risultasse difficile ammetterlo alcune volte proprio non riusciva a resistere a Boruto Uzumaki e la cosa la irritava terribilmente.
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Chocho le tirò una gomitata sul fianco per attirare la sua attenzione e tra un boccone di patatine e l’altro non mancò di farle notare la sua aria un po' sognante.
«Attenta che tra un po’ sbavi.»

Piccola Oneshot dedicata a questi due piccolini che si spera finiscano insieme ^.^
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Chouchou Akimichi, Sarada Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buon pomeriggio carssimi lettori! Dopo tanto tempo sono ritornata sul fandom con una nuova storia. Questa volta ho voluto dedicare questa Oneshot a Boruto e Sarada, due personaggi che piano piano si stanno facendo largo nel mio cuore. La storia è nata grazie all'immagine che vedete qui sotto e che io trovo adorabile! ^.^ Speriamo proprio che diventino esattamente come nella foto, anche perché visti i loro genitori non posso che aspettarmi grande cose!
Spero proprio che questa fanfiction un po' fluff sia di vostro gradimento.
Fatemi sapere che cosa ne pensate!
Un bacio,
Hanae




 

 


 

Oh Boy, Why Are You Stuck In My Mind?


 

 




Per quanto le risultasse difficile ammetterlo alcune volte proprio non riusciva a resistere a Boruto Uzumaki e la cosa la irritava terribilmente.

Forse era il suo costante sorriso bianco, o gli occhi più azzurri del cielo così in contrasto con i suoi, oppure le sue mani che quando la toccavano le provocano uno lungo brivido lungo tutto la schiena; fatto sta che c’erano giorni in cui proprio lui non ne voleva sapere di uscire dalla sua testa.

Lei e Boruto erano solo amici e compagni di Team.

Forse aveva ragione la zia Ino quando le diceva che in fatto a sentimenti era proprio come sua madre: impotente davanti a quelle sensazioni, anche se a differenza sua lei riusciva a camuffarle perfettamente, proprio come suo padre - queste informazione le erano state rivelate tempo prima dalla stessa zia pettegola che amava raccontarle ogni singolo aneddoto sulla sua vita e di quella dei suoi compagni da adolescenti.

Chocho le tirò una gomitata sul fianco per attirare la sua attenzione e tra un boccone di patatine e l’altro non mancò di farle notare la sua aria un po’ sognante.

«Attenta che tra un po’ sbavi.»

Sarada trasalì e cercando di non dare troppo nell’occhio si ricompose un pochino, rimettendo la schiena perfettamente dritta come suo solito contro lo schienale della sedia.

«Chocho!» esclamò facendosi un po’ rossa sulle gote. Adesso che non portava più gli occhiali le era difficile camuffare certe cose.

«Guarda che è vero» disse l’Akimichi accartocciando il pacchetto di patatine al pepe che aveva appena finito. Sospirò, «ah, se fossi in te andrei a ballare anche io. Insomma, ti sto facendo il favore di lasciarti almeno lui.»

«E poi, anche la capoclasse sembra interessata. Quindi farai meglio a sbrigarti»

Sarada aggrottò le sopracciglia per poi sciogliersi in un sorriso divertito rivolto all’amica, senza mai distogliere lo sguardo dalla pista da ballo improvvisata che i loro Team avevano messo su per passare la serata.

«Chocho non dire sciocchezze» l’ammonì Sarada.

La ragazza dai capelli color miele alzò le spalle in segno di resa, «fa come vuoi. Io vado a dormire che sono a pezzi. Tutto quel correre oggi mi ha distrutta! Buonanotte.»

«Io ti raggiungo tra un po’»

Sarada seguì l’amica con la coda dell’occhio sparire dietro la porta che dava sul corridoio dell’ostello in cui alloggiavano.

In effetti anche Sarada aveva notato di come la capoclasse si fosse avvicinata a Boruto in quel periodo. Forse perché l’aveva salvata da un kunai avvelenato quella mattina?

Quella di oggi era stata una missione più difficile del previsto dove molti dei suoi amici, lei compresa, erano rimasti feriti. Fortunatamente nulla di grave a parte qualche taglio, sbucciatura o qualche livido che assomigliava più ad una galassia che ad una semplice contusione.

Con la mano destra si assicurò che il cerotto che aveva messo prima di cena fosse ancora ben attaccato, poi controllò anche le altre fasciature. Mentre si chinava per sistemare quella alla gamba che si era allentata un po’ le finì una ciocca di capelli nera come la pece davanti agli occhi e con una sbuffo la rimandò dietro la spalla. Solo in quel momento si accorse di quanto le fossero cresciuti i capelli e soprattutto di quanto assomigliasse a sua madre.

Venne riportata alla realtà nel momento in cui la musica venne cambiata in quella che sembrava una canzone tipica Hawaiana. Quelle note la riportarono a ricordare una vacanza che fece con sua madre e tutta la famiglia Uzumaki al completo, per festeggiare la promozione dello zio Naruto a Settimo Hokage.

«Ehi, Sarada, ti ricordi?» gridò Boruto dall’altro lato della sala venendole incontro con una collana di foglie attorno al collo. Ovviamente il biondino si riferiva alla loro gita, dove in quell’occasione erano stati costretti a ballare, sotto minaccia di sua madre Sakura. La piccola Uchiha notò di come la capoclasse gonfiò un po’ le guance quando Boruto l’aveva lasciata per andare da lei.

Sarada sbuffò, ruotando gli occhi verso l’alto.

«Come dimenticare il momento più imbarazzante della mia vita?» pensò tra sé e sé.

«Forza vieni a ballare con noi!» le disse dandole un bracciale fatto delle stesse foglie della sua collana e un fiore enorme da mettere in testa.

«Io non so ballare» cercò di spiegare mentre Boruto cercava di trascinarla sulla pista da ballo.

«E chi se ne frega! Non devi saper ballare per poterlo fare»

Sarada sbarrò un pochino gli occhi imbarazzata e spostò lo sguardo da lui ad un punto imprecisato del pavimento di marmo.

Boruto però, testardo com’era la prese per un braccio e se la trascinò dietro, riuscendo anche a farle indossare quel ridicolo braccialetto e il fiore in testa.

Sarada si ritrovò del tutto confusa ed in imbarazzo al centro della pista, dove tutti i suoi compagni di Accademia in missione - Iwabei e Denki compresi - stavano ballando.

Di Sarada Uchiha si poteva tranquillamente dire che sapeva fare quasi tutto. Una ninja con delle abilità straordinarie, degna di essere figlia dei suoi famosi genitori, ma se c’era una cosa in cui la ragazza aveva degli impedimenti quella era proprio il ballo.

«Dai Sarada non essere rigida come un tronco» la derise Boruto. Per lui era facile parlare e lasciarsi andare, mica aveva una reputazione come lei da mantenere!

«Sta zitto baka»

Con una piroetta mal riuscita la raggiunse e le prese le mani, stringendole nelle sue più grandi e bendate. Ci fu un momento in cui le sue iridi scure si scontrarono in quelle cristalline di lui e le sembrò di perdere un battito.

Boruto le fece fare un giro su se stessa e la guidò in strani movimenti del corpo che non avevano il minimo senso logico che però fu costretta a riconoscere che erano davvero divertenti, soprattutto Boruto che rideva mentre si muovevano in quel modo strano. Ad un certo punto non le importò più di sembrare ridicola e si lasciò andare anche lei a dei movimenti più fluidi e naturali.

«Visto che era facile?» le disse Boruto con la fronte imperlata di sudore e con un sorriso enorme stampato in faccia. Tutto ciò senza mai lasciarle le mani.

Sarada rise semplicemente perché non si divertiva così tanto da quando era bambina.

Per qualche strana ragione quell’uragano dai capelli biondi riusciva a tirarle fuori delle parti di sé che credeva di aver dimenticato.

C’erano volte in cui Boruto Uzumaki aveva il potere di convincerla a fare cose impensabili come ballare, o ridere a crepapelle insieme a lui per cose davvero molto stupide.







 

   
 
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