La Valhalla brilla dell’oro di mille scudi, sovrapposti l’uno all’altro come scaglie di drago imbevute di raggi
di sole. Impari sarebbe un confronto fra quel che ha davanti e la vita che si è lasciato alle spalle: se anche
il metallo è impermeabile ai segni del tempo, pensa Odino, il suo ricordo non lo è, perché l’oro di Asgard lo
richiama alla mente imbrunito e ossidato da un’assenza di quattro anni.
L’oro rosso della sua regina, quello no. Di lei restano incorrotti ogni colore e ogni curva dei capelli, che ora
le fluiscono raccolti in morbide ciocche lungo la schiena. Lei è in piedi, di spalle, protetta ai lati dagli stipiti
massicci del portone in frassino, due monoliti incisi a valknut e caratteri runici risalenti all'epoca di Borr.
L'orlo della veste azzurra, accarezzato dalla brezza che filtra da fuori, le mormora contro le caviglie e fa
tremolare le fiammelle delle torce allineate lungo le pareti.
Odino si spinge oltre con l'occhio sano, sulla distesa di ruta che affaccia la soglia e si china ai rebbi del
vento. Più in là, molto più in là, a frastagliare l'orizzonte, si perpetuano filari e macchie di sempreverdi.
Nella sua mente e nel suo cuore, Frigga è così: in fiore, inossidabile, inviolabile.
Lui può pretendere d'essere altrettanto? Di ricevere l'indulgenza di un perdono mai concesso, di un amore
incondizionato mai manifesto?
Col senno della vecchiaia, Odino si chiede se il dovere alla corona sia davvero più importante del dovere alla
famiglia; se la misericordia di un padre non possa mai anteporsi alla giustizia neutrale di un sovrano; se il
sentimento non si dimostri, talvolta, più razionale della ragione stessa.
Col senno di un vecchio con le ginocchia cascanti, appunto. Eppure...
Arrischia un passo avanti. Lo stivale geme, o forse è l’asse di legno del pavimento, o forse sono le sue ossa
stanche, o forse ancora un cuore gonfio di quattro anni d’attesa che scalpita, si tende e si affanna come un
cavallo da tiro.
Ma lei quel suono lo percepisce, qualunque ne sia la fonte, e ne viene attratta, e si volta, incorniciata dai
fiori di campo, e sì, è quello il viso dei suoi ricordi: fedeli sono gli occhi color acqua, fedeli sono le
ciglia che fan loro ombra. Fedele è la linea della bocca che non sorride, ma che si schiude appena. Due petali
rossi a primavera.
Odino avanza di un paio di passi e annulla ogni distanza. Qualcosa preme e si concentra alla base del suo
occhio, come marosi che si radunano al largo in vista di abbattersi sulla riva.
Poi, con la prudenza di chi teme di sgretolare un'illusione, solleva un braccio e le sfiora la guancia col dorso
delle dita.
Non si soffonde in barbaglii di luce: il contatto è liscio, gli cede calore; è reale.
Né Frigga gli dà il tempo di asciugarle quelle lacrime appena nate sul bordo delle ciglia. Gli getta le braccia
al collo, con tutto il peso di veste e placche d'armatura. La pressione aggiunta sulle spalle, Odino la sente a
malapena mentre contraccambia tanto da sollevarla da terra. Il giogo è spezzato: lei lo accoglie, lo accoglierà
sempre.
«Mi sei mancata» le dice, inspirando fra i capelli biondo rame.
Mani che si aggrappano e si riempiono della stoffa del suo mantello, stropicciandone il tessuto: Anche tu. Alle
parole, Frigga ha sempre preferito i gesti. La ama anche per questo.
È un silenzio che profuma di casa, il loro, mentre nel prato germoglia ora il viola ora il rosso di fiori
d’amaranto.
~fin~
Angolino d’autrice:
Debutto con una fanfiction sul pairing... Odigga? Odinga? Friggino? Frigno? Voce del verbo frignare, prima persona
sing--
Questi due, ecco. Coppia fra le meno inflazionate, temo, per merito di un papà guercio i cui metodi educativi
lasciano un po' a desiderare.
Frigga è saggia. Non so quanto potrebbe far piacere sentirsi augurare una morte prematura. Ehi, Odino caro, mi
manchi, sbrìgati a tirar le cuoia! Molto più fine starsene zitti.
Nacque fra le sinapsi come drabble, ora s'aggira sulle 550 parole e poco più. Una flash promossa a OS per il rotto
della cuffia.
Ne ho un'altra multicapitolo in cantiere che andrà a inquinare il fandom di The Avengers, ma chissà quando la
finirò.
Grazie a chi farà una sosta da questi lidi! Spero vi piaccia.
Lucia