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Autore: Van_Horstmann    25/11/2017    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]Sono anni che la famiglia Van Horstmann soffre per il terribile tradimento perpetrato da Egrimm ai danni dell'Impero, reputazione e alleanze sono state distrutte e così l'unica cosa che il barone Wilhelm Van Horstmann può fare è resistere e attendere che il tempo faccia svanire il ricordo del traditore.
Ma le forze del Caos sono in movimento, un culto forse vicino proprio a Egrimm sta tramando di rapire i due più giovani membri della famiglia Van Horstmann per motivi sconosciuti ma sicuramente terribili.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il terreno e le pareti tremarono, la luce diffusa parve quasi spegnersi mentre urla inumane e grottesche provenivano da oltre gli angoli.
Mark si guardò alle spalle, i cultisti li seguivano, sentiva i passi anche se con quella poca luce non riusciva a vederli, Hermann correva dritto senza esitare a ogni bivio, si augurò che sapesse dove andare.
All’improvviso si accorse di non sentire più i passi alle loro spalle, forse avevano desistito?
Il pavimento tremò di nuovo e la luce aumentò e diminuì d’intensità, Hermann si fermò.
«Che succede?» chiese Mark.
«Il corridoio! È scomparso!» disse Hermann.
Dove prima c’era un lungo corridoio, ora una parete lo rendeva un vicolo cieco.
«Maledizione!» disse Hermann «Il demone aveva detto bastava proseguire!»
«Il demone? E quando te l’ha detto? Come se ci si potesse fidare! Torniamo indietro!»
«Aspettate» disse Karl «la parete sta… svanendo.»
Era vero, sembrava svanire come nebbia e il corridoio riapparve per finire su una porta.
Dietro di loro il rumore di passi, Mark si voltò, i cultisti girarono l’angolo, uno alzò il braccio verso di loro e li indicò:«Prendiamoli!»
«Via! Ora!»
La parete smise di esistere, Hermann prese Bastian di peso e corse verso la porta, Karl lo seguì, Mark vide gli inseguitori ridurre la distanza a pochi metri.
Superarono la porta aperta e si ritrovarono in quella che sembrava una galleria scavata nella roccia, alcuni metri più in là un ponte di pietra, largo un paio di metri e lungo dieci, passava sopra un baratro oscuro, non c’erano ringhiere né muri a impedire le cadute.
Dall’altra parte un’altra galleria proseguiva e, in fondo, si vedeva una luce.
«Forse ci siamo!» gridò Hermann.
Superarono il ponte, Mark si fermò:«Hermann, io li blocco! Voi Andate!»
Hermann lo fissò negli occhi e fece un cenno affermativo, poi riprese la sua corsa con Bastian in braccio, seguito da Karl.
Si voltò, il primo cultista si lanciò sul ponte e sollevò una mazza ferrata con entrambe le mani, Mark scattò e affondò con la spada, la punta penetrò alla base del collo e impattò con l’osso che si ruppe.
Il corpo crollò a terra, il secondo cultista fu più prudente, affondò con la lancia, fece una finta a sinistra e poi colpì a destra.
Troppo lento, Mark afferrò l’asta con la sinistra e tirò, il cultista resistette e tanto bastò a Mark per un affondo alla pancia.
Il cultista urlò mentre le sue viscere caddero sulla pietra, dei tentacoli uscirono dalla ferita, Mark gli diede un calcio che lo fece precipitare nel vuoto.
In due cercarono di assalirlo in simultanea, Mark sorrise tra sé, attaccò orizzontale da destra a sinistra, il primo cultista arretrò e sbatté verso l’altro che perse l’equilibrio, si aggrappò alla spalla del primo e lo trascinò con sé nel baratro.
Mark fissò i due cultisti e i due mutanti:«Qualcun’altro?»
Esitarono.
«Andatevene» disse Mark «dite che siamo fuggiti e nessuno si farà male.»
Si guardarono tutti, poi il terreno tremò di nuovo e un rombo di centinaia di tonnellate di roccia infrante provenne dal tunnel, assieme a una nube di polvere che limitò la visibilità a pochi metri.
E ti pareva…
Rimase in guardia, colse un movimento nella polvere, effettuò un rapido affondo, la spada trovò qualcosa, un urlo vicinissimo al suo orecchio echeggiò, poi si allontanò nel baratro di sotto.
Ritrasse il braccio e vide la lama bagnata di sangue, una punta di lancia comparve dalla polvere, balzò indietro per evitarla, poi la colpì in avanti, quasi alla cieca, e ne scheggiò l’asta.
Avanzò con la spada in movimento da destra a sinistra e ritorno, sentì dei passi arretrare e toccare qualcosa, poi un urlo disperato prima vicino e poi sempre più lontano scese verso il baratro.
Arretrò un po’, qualcosa apparve dalla polvere alla sua destra, gli fu addosso prima che riuscisse a voltarsi, era Felix, lo stalliere, deformato da occhi enormi e denti sottili come aghi.
Piombarono a terra oltre il ponte, a pochi centimetri dal baratro, Felix l’aveva placcato e aveva la testa sotto il suo braccio destro, lo morse ma la cotta di maglia ebbe la meglio sui denti, Mark sferrò una gomitata alla testa, poi altre due in rapida successione.
Sentì la presa allentarsi e riuscì a rimettersi in piedi, sollevò la spada per far fuori Felix quando qualcos’altro lo travolse come una valanga.
Perse la presa della spada e tutta l’aria gli uscì dai polmoni, rotolò e perse il contatto con chi l’aveva travolto, si rialzò subito ed estrasse due pugnali.
La polvere cominciò a diradarsi e lo vide, era Gunther, lo era stato almeno, ora sembrava una grottesca imitazione delle raffigurazioni delle scimmie dell’Ind o delle Terre Meridionali, ingobbito, appoggiato su due enormi braccia.
Ma il terzo braccio sulla spalla che terminava con una enorme chela di granchio non lasciava dubbi su cosa fosse.
«Vedo che sei stato ben ricompensato per il tuo tradimento.»
Gunther digrignò i denti:«Lurido bastardo! Adesso ti faccio a pezzi e poi mangerò la tua carne!»
Gli balzò addosso, Mark scattò di lato e lo evitò, vide Felix rialzarsi, dov’era la spada?
La vide proprio dietro Gunther, corse verso Felix che scuoteva la testa e sbatteva gli occhi, lo afferrò per i capelli e per la camicia e lo gettò verso Gunther.
«Togliti dai piedi!»
Gunther colpì Felix col braccio teso e lo mandò a terra qualche metro più in là, ora Mark aveva il ponte alle spalle, Gunther avanzò a quattro zampe come una scimmia, Mark gli scagliò uno dei pugnali in faccia.
Gunther si abbassò, tanto bastò, Mark gli  balzò sopra e afferrò il terzo braccio di  peso che si piegò fino a spezzarsi, l’urlo del mutante echeggiò tra le pareti.
Mark fu dietro a Gunther che muoveva a casaccio le possenti braccia, afferrò la spada, Felix era ancora a terra, attaccò Gunther che si girò mentre dal braccio spezzato cresceva un altro arto, simile alla coda di uno scorpione.
Calò la spada dall’alto verso la testa di Gunther che sollevò  il braccio destro, la spada ferì la carne ma meno di quanto Mark sperava, fece due passi indietro per evitare il pugno di sinistro che lo sfiorò, poi fece un affondo dritto alla faccia di Gunther.
La punta della spada spaccò l’arcata superiore dei denti, il naso e penetrò nel cervello, estrasse l’arma e vide il corpo crollare, ma dallo squarcio sanguinolento del cranio qualcosa si mosse, dei denti acuminati apparvero mentre il braccio ferito in precedenza cominciò a ricoprirsi di una fitta peluria nera.
Zampe di rango uscirono dal corpo che cominciò a rialzarsi, Mark deglutì, forse non era più Gunther quella cosa, ma non gli piaceva.
Le zampe toccarono terra e cercarono di fare forza, ma il peso del corpo era eccessivo per loro, altre però sbucarono dai fianchi, dall’addome, dalla schiena, senza alcuna regolarità.
Meglio andarsene, ma prima c’è ancora una cosa da fare.
Andò da Felix e lo prese per una gamba, lo trascinò vicino a ciò che fu Gunther e si allontanò, Felix aprì gli occhi e guardò Mark:«Ma cosa? Gunther?»
Si girò indietro, a pochi centimetri da lui la testa di Gunther con il foro sanguinoso irto di denti si aprì.
«Nooo!»
La testa di Felix fu risucchiata dentro quella di Gunther che si gonfiò, Felix cercò di infilare le mani per allargare quell’orrenda bocca e tirarsi fuori, ma fu risucchiato dentro, le gambe si agitavano impazzite mentre il corpo di Gunther si gonfiava sempre di più.
Le braccia e le gambe, ultime vestigie di umanità, caddero e altre zampe sbucarono dal corpo sempre più simile a quello di un ragno.
Poi qualcosa aprì uno squarcio dall’interno, un enorme serpente dagli occhi enormi che si avventò sulla testa del ragno, il quale si agitò per scrollarselo di dosso.
«Vi lascio alle vostre liti.» disse Mark e corse verso la luce.
   
 
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