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Autore: Van_Horstmann    11/12/2017    0 recensioni
[Warhammer Fantasy Roleplay]Sono anni che la famiglia Van Horstmann soffre per il terribile tradimento perpetrato da Egrimm ai danni dell'Impero, reputazione e alleanze sono state distrutte e così l'unica cosa che il barone Wilhelm Van Horstmann può fare è resistere e attendere che il tempo faccia svanire il ricordo del traditore.
Ma le forze del Caos sono in movimento, un culto forse vicino proprio a Egrimm sta tramando di rapire i due più giovani membri della famiglia Van Horstmann per motivi sconosciuti ma sicuramente terribili.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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L’apertura era vicina, una scalinata saliva per alcuni metri fino a un’apertura dalla quale entrava la luce del sole, Hermann posò Bastian a terra e si rivolse  a Karl:«Ci siamo ormai.»
«E Mark?» chiese Karl.
«Ce la farà. Ora saliamo, presto!»
Karl e Bastian salirono sui primi gradini, Hermann fece un passo in avanti quando percepì un forte odore di bruciato e sentì un brivido alla schiena.
Si voltò di colpo ed estrasse la spada, davanti a lui si ergeva Asakron.
«Cosa vuoi?» chiese Hermann.
«Abbassa quella spada, non ti può servire.»
«Non obbedisco ai tuoi ordini. Cosa vuoi?»
Asakron camminò attorno a lui con la stessa tranquillità di chi fa una passeggiata:«Ho fatto una bella discussione col nostro amico, l’Alchimista. Per essere un patetico mortale ha avuto un’idea niente male.»
«Cosa stai dicendo? Sei passato dalla sua parte?»
Asakron rise:«No, no. Al più sarebbe stato il mortale a passare dalla mia. Il nostro amico ha avuto quel che meritava, il corpo a pezzi e l’anima in balia dei più insignificanti demoni dell’Aethyr. Prima però mi ha detto che sperava di prendere il tuo sangue e quello dei tuoi fratelli per ricavarne una sostanza per attrarre i demoni.»
«Dal nostro sangue?»
«Si, a quanto pare nella vostra stirpe c’è qualcosa che piace a noi. Almeno così dice, voleva dei bambini perché secondo lui più puri, tu eri il ripiego.»
Hermann diede uno sguardo a Karl e Bastian che fissavano Asakron impietriti.
«Hai promesso che ci avresti lasciati fuggire!» disse.
«Non ti hanno mai insegnato a non fare patti con i demoni?» disse Asakron.
Hermann deglutì e sentì la vescica contrarsi.
Asakron riprese a parlare:«Ma non preoccuparti, io sono di parola. Ho promesso che ti avrei aiutato a far fuggire i tuoi fratelli e loro usciranno da qui, pochi metri e saranno fuori. Ma non ho mai promesso di aiutare te a fuggire.»
Lo sguardo di Asakron inchiodò Hermann che sentì le mani tremare:«Vattene!»
«No, ho deciso che verrai con me, in fondo ho scelto di apparire a te e non al tuo simile sul ponte. Mi potresti essere utile.»
«Mai!» urlò Hermann «Bastian, Karl! Scappate!»
Menò un fendente su Asakron, ma una presa d’acciaio gli bloccò le mani, il demone lo fissò negli occhi:«Vieni, l’Aethyr ti aspetta!»
Una forte luce lo abbagliò e tutto intorno a lui scomparve.
 
Delia corse dietro agli altri, mentre l’urlo disperato dell’Alchimista echeggiava ancora tra le pareti, non ci credeva, non voleva crederci, il suo Magister era morto, nonostante tutta la sua conoscenza e il suo potere.
Ma la cosa peggiore è che sapeva cosa stava per succedere: il Labirinto avrebbe ceduto, in pochissimo tempo, forse minuti, forse qualcosa di più, già percepiva i venti della magia scorrere impetuosi, un potere immenso, troppo grande da canalizzare.
E con esso sentiva le voci, i sussurri, i sibili, le urla e i ruggiti dei demoni che si liberavano dalla loro prigione, forse l’avrebbero presa, forse sarebbe stata schiacciata da qualche tonnellata di roccia o ancora ridotta a una brodaglia informe dalle forze dell’Aethyr.
Si accorse che aveva perso di vista gli altri, il corridoio non era più quello che ricordava, ora si snodava a destra, dirigendosi lontano dalla sua direzione originaria.
Continuò a correre e sperò di arrivare a qualche uscita, poi sentì un urlo proveniente da più avanti lungo il corridoio, vide Uwe correre verso di lei e poi un piccolo demone alato piombarle addosso e graffiarla con gli artigli.
Altri due piombarono sulla ragazzina, Delia si avvicinò e concentrò il proprio potere, un dardo multicolore partì dalla sua mano destra, si divise in tre e colpì i demoni.
Due bruciarono e si dissolsero, il terzo urlò e gracchiò per poi fuggire.
Raggiunse Uwe, la ragazzina aveva profonde ferite da artigli alla schiena, sollevò la testa, il viso ricoperto di lacrime e sangue:«Aiutami, ti prego.»
Delia concentrò il suo potere di guarigione, un flusso enorme di magia la attraversò, sentì il suo corpo bruciare e dovette usare tutta la sua forza di volontà per non esserne sopraffatta, lasciò fluire il potere fuori da sé.
Sospirò, Uwe si alzò, i graffi alla schiena ora erano solo scie più chiare sulla pelle, la ragazzina si sistemò il vestito ridotto a brandelli, poi la guardò:«Dove andiamo? Cosa succede?»
«Il Magister è morto, i Van Horstmann sono fuggiti e ora dobbiamo fuggire anche noi! Di là!»
«Io vengo da là, non c’è nulla.»
«Fai quel che dico, se non c’era nulla prima non significa che non ci sarà dopo.»
«Ma…»
«Presto!»
Corsero lungo il corridoio mentre la luce aumentava d’intensità, arrivarono a un punto in cui un altro corridoio incrociava il loro, Delia guardò a destra e vide un flusso di magia sgorgare come un fiume verso di loro.
Scattò verso sinistra:«Di qua! Ora!»
Corsero a più non posso, Delia non osava voltarsi ma percepiva l’onda di magia seguirle lungo il corridoio e creature che fluttuavano in essa.
Il pavimento divenne sempre più sconnesso, enormi radici sembravano muoversi poco sotto il terreno mentre le pareti si contorcevano senza sosta, la luce delle pareti emanava bagliori improvvisi seguiti da attimi di oscurità.
Visualizzò i venti della magia correre verso la fine del corridoio, ridotto ormai a un cunicolo irregolare, aveva visto giusto, il Labirinto collassava al suo centro ma le turbolenze spingevano fiotti di energie aethyriche verso l’esterno.
Vide la luce, offuscata, fioca, ma c’era, filtrava oltre il terreno e la roccia che sembrava diventare semitrasparente come l’acqua torbida.
«Ma cosa succede?» disse Uwe.
Delia afferrò la mano sinistra di Uwe:«Vieni!»
Un’altra ondata di venti della magia fluì nel corridoio, la sentì attraversarle il corpo come un’onda di fuoco, assorbì una parte di quell’energia e la convogliò verso la fine del cunicolo.
La materia cedette alla forza dell’Aethyr, un varco si aprì, Delia scattò e trascinò Uwe, pochi passi e furono fuori mentre il passaggio collassò di colpo, caddero a terra sull’erba, si voltarono e fissarono un avvallamento nel terreno solcato da crepe e dove l’erba era morta.
«Siamo salve.» disse Delia.
Uwe si portò le mani al volto e cominciò a singhiozzare:«Cosa farò ora? Che ne sarà di me?»
Delia fissò la ragazzina, forse avrebbe dovuto disfarsene, era un peso e avrebbe potuto rivelare troppe cose se i Van Horstmann l’avessero catturata, più distanza avesse messo tra sé stessa e loro e meglio sarebbe stato.
D’altra parte Uwe era sveglia e sentiva dentro di lei crescere i doni di Tzeentch, se avesse voluto fondare un nuovo culto, avrebbe dovuto cominciare con qualcuno.
O avrebbe potuto usarla come merce di scambio con qualche altro culto.
   
 
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