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Autore: Sinkarii Luna Nera    25/11/2017    5 recensioni
Prequel di ''Reflecting Mirrors"
Una Lusan, un Hakaishin e tutto ciò che è avvenuto prima che centinaia di milioni di anni, assieme a centinaia di milioni di situazioni complesse, portassero al presente per come lo conosciamo -nel bene e nel male.
(Ignoro il motivo per cui l'amministrazione si sia divertita a cancellare un'intro che è stata qui per anni, ma non abbia ancora cambiato il mio nick. Misteri della fede.)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Champa, Lord Bills, Nuovo personaggio, Vados, Whis
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Reflecting Mirrors'
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«Questa volta non potrà battermi! Sono strasicuro che
il pollo fritto dell’Universo Sette non possa minimamente competere con il nostro. Beerus può soltanto sognarlo di notte!»
 
«Anche tu faresti meglio a limitarti a sognarlo di notte, invece di mangiarlo. Stai diventando veramente troppo grasso, Champa! In sette mesi sono stata costretta ad allargare la tua divisa per ben tre volte, ti rendi conto?»
 
C’erano alcuni momenti in cui Vados rimpiangeva di aver perso contro suo fratello Whis la partita a morra cinese che aveva stabilito chi dovesse prendere quale gemello. “Chi perde prende quello con la coda più corta”, avevano deciso, e a perdere era stata lei.
Doveva ammetterlo, i primi tempi Champa non le aveva dato troppi motivi di rammaricarsene: a quattro anni era un cucciolo carino e tenero, sempre entusiasta per ogni attività proposta e desideroso sia di imparare le arti marziali, sia di studiare, soprattutto la geometria; poi però i cambiamenti ormonali avevano fatto il loro corso, e Vados si era trovata ad avere a che fare con un adolescente insofferente, pigro in tutto e per tutto, le cui sole passioni erano il cibo spazzatura e… ancora la geometria.
Quella riguardante le prorompenti forme femminili di donne discinte ritratte in riviste di dubbio gusto.
 
«Tra qualche mese non potrai più parlarmi in questo modo!» sbottò Champa «Potrò mangiare tutto quello che voglio quando voglio, senza farlo di nascosto, e tu dovrai prepararmelo senza rompermi le scatole!»
 
Vados sollevò un sopracciglio, e fece una brusca frenata. «Io ti ho nutrito, lavato, vestito, addestrato e  istruito. Il minimo che tu possa fare è mostrare nei miei confronti il rispetto che mi devi, che tu abbia diciotto anni oppure no. Diventerò la tua attendente, non la tua schiava, e se vedrò che stai ingrassando continuerò a fartelo notare, come continuerò a prepararti pasti equilibrati. Spero di essere stata chiara».
 
«Sì, maestra» mugugnò Champa, resosi conto di essere uscito fuori dal seminato: far arrabbiare la maestra Vados era una pessima idea.
 
«Molto bene. Ora direi sia il caso di ripartire» disse l’angelo «Siamo solo al confine tra Sesto e Settimo Universo, restano ancora due ore di viaggio».
 
«Ma davvero non c’è modo di andare più veloci? Io di questo mi sorprendo sempr… ehi!» esclamò, allontanandosi da Vados «M-ma quello era Beerus!»
 
«Hm?»
 
«Sì, ti dico! L’ho visto volare in quella direzione, ne sono sicuro!» insistette Champa «È appena passato, ed era solo. Tu mi hai sempre detto che noi Hakaishin non possiamo andare in giro senza il nostro angelo» aggiunse, con tono accusatore.
 
«Infatti non potete» ribadì Vados.
 
Era così, eppure Beerus aveva trovato il modo di trasgredire le regole.
Per scrupolo aveva localizzato  la sua aura, e sembrava proprio che Champa non si fosse sbagliato: Beerus era lì, ai confini del proprio Universo, ed era solo.
 
“Deve aver giocato Whis in qualche maniera… non so se per merito proprio, o per demerito di mio fratello minore” pensò la donna.
 
«Allora? Era lui oppure no?!»
 
«Se ti impegnassi maggiormente negli esercizi della percezione dell’aura non avresti bisogno di me per saperlo. Ad ogni modo era proprio lui» confermò Vados.
 
«Cosa potrebbe mai cercare qui?» rimuginò Champa «Un momento: Swetts! Sta sicuramente andando su Swetts di nascosto dal suo maestro, non c’è altra spiegazione!»
 
«Sarebbe stato plausibile, ma no» lo contraddisse Vados «Ha già superato il pianeta Swetts. Forse si è recato anche lì, ma non è la sua destinazione finale».
 
«Se non è per il cibo di Swetts, cos’è che potrebbe spingere Beerus a infrangere le regole e farsi, uhm… COOOSA?! Tre ore e mezza di viaggio?!» si sbalordì il dio dopo un rapido calcolo «Maestra Vados, dobbiamo assolutamente scoprirlo, deve trattarsi di una qualche delizia sconosciuta! Dobbiamo seguirlo!»
 
«Non è necessario seguirlo, è sufficiente usare il mio bastone. Ecco» disse, creando con esso una sfera luminosa. Non si era fatta pregare perché era a sua volta interessata a sapere cosa stesse combinando Beerus, in modo da poterlo riferire a Whis -il quale meritava una bella tirata d’orecchie.
 
Inizialmente il bastone mostrò soltanto Beerus, con un pacchetto stretto dalla coda, atterrare su un prato fiorito; poi la visuale si ingrandì, e i due poterono vederlo avvicinarsi a un lago… o meglio, alla giovane felina bianca seduta in riva a esso.
 
 
- Sei arrivato!
- In un mese e mezzo ho mai mancato un appuntamento, Anise?
- No, non lo hai mai fatto. Quanto puoi rimanere, questa volta?
- Più o meno una settimana.

 
 
Videro Beerus prendere una mano della ragazza tra le proprie e depositarvi un bacio, e lei ricambiare quel gesto carezzandogli il volto. In tutto ciò non c’era assolutamente nulla di scabroso, però l’affetto presente tra i due era evidente perfino agli occhi di chi non era abituato a vedere simili scene.
 
«No, aspetta: mi stai dicendo che Beerus -Beerus!- si è fatto un viaggio così lungo per incontrare una ragazza?!» trasecolò Champa, ancor più sbalordito di quanto fosse in precedenza «È uno scherzo o cosa? Cioè, lo vedi?! Non ha mai guardato in quel modo neppure il profiterole del pianeta Swetts, e lui adora il profiterole del pianeta Swetts!... Vaaaados! GUARDA! Le ha portato proprio quello, era nel pacchetto!» esclamò, per poi coprirsi la bocca con entrambe le mani «Che sta succedendo? Insomma, dovrei credere che Beerus abbia…»
 
Champa ammutolì, esterrefatto. Beerus aveva una ragazza, una compagnia femminile diversa dalle signorine del postribolo che conosceva bene anche lui, una ragazza che forse adorava più del profiterole!
Inaudito. Incredibile. Impossibile!

Eppure era la verità, e poteva vederla con i propri occhi.
Quando vide la ragazza tirare fuori dei biscotti da un cestino -alla cannella, sentì dire- la sorpresa iniziò a mutare in invidia: non solo Beerus era prestante e più forte di lui, non solo vinceva ogni sfida, oltre a tutto ciò aveva anche trovato una ragazza carina che lo accarezzava e cucinava dolci per lui! Quella era una vera ingiustizia.
 
“Se io provassi a rubargliela?” pensò, per poi concludere che non valeva la pena impegnarsi in quel senso; lei era carina, ma troppo magra per i suoi gusti, e se era interessata a Beerus difficilmente lo avrebbe lasciato perdere per lui. “No, non è il caso. E se la rapissi e le facessi fare la cuoca a casa mia? La sua cucina sarà sicuramente migliore di quella di Vados!... no, neppure questa è una grande idea: al momento Beerus è più forte di me, e se per disgrazia dovesse scoprire del rapimento finirei col prenderle. Allora? Che fare?”
 
«Abbiamo visto quel che serve» concluse Vados, interrompendo le riflessioni dell’allievo «È tempo di informare Whis. Non so proprio come abbia potuto permettere che accadesse una cosa del genere, i sentimentalismi non sono mai una cosa buona per un Hakaishin, e a quest’età lo sono ancor meno».
 
«Avere una compagna però ci è permesso. Mi hai parlato tu delle figure di Iarim Neiē e Neiē » obiettò Champa «È un’eventualità prevista, no?»
 
«È troppo presto» ribadì Vados «C’è molto altro di più importante a cui pensare: studiare, allenarsi, compiere il proprio dovere di Hakaishin, e nel tuo caso anche metterti a dieta. Se ti sta venendo voglia di cercare una compagna ufficiale, rinuncia. Non è tempo di trovarne una, né tantomeno di stringere con essa legami vincolanti tramite giuramenti pericolosi. Sarebbe una pessima idea anche con qualche millennio di anni alle spalle. Gli Hakaishin stanno meglio da soli».
 
“Io guardando l’espressione di Beerus direi il contrario” pensò il giovane dio, pur evitando di esprimersi. «Va bene».
 
Sollevata dal fatto che Champa sembrasse aver capito, Vados tornò a impugnare più saldamente il bastone. «Ora è il caso che informi Whis di-»
 
«Aspetta!» la interruppe Champa, il quale aveva appena avuto un’illuminazione «Non dire nulla al maestro di Beerus! Se manteniamo il silenzio, ma faccio sapere a Beerus che so cosa sta combinando, potrei ricattarlo!»
 
«Tuo fratello sta infrangendo le regole. Non c’è rivalità che tenga» ribatté Vados.
 
«Se non dici nulla a Whis, mi metto d’impegno per perdere i chili che ho preso in questi sette mesi» rilanciò Champa «Mangerò
senza proteste quello che mi preparerai, sperando che pur essendo cose ipocaloriche non facciano schifo come al solito, farò movimento e limiterò le bibite gassate».
 
Vados esitò. «Dici sul serio?»
 
«Sì! Non dire niente a tuo fratello» la supplicò Champa «Tu vuoi che io dimagrisca, e questa è la sola occasione in cui posso riuscire ad avere un po’di vantaggio su Beerus, ci guadagniamo entrambi! Sii buona, maestra Vados! Ti prego -ti prego -ti preeeego!»
 
L’angelo arrivò al punto di mordicchiarsi il labbro inferiore, tanta era l’indecisione, ma infine cedette, con un lungo sospiro. «Tacerò. In fin dei conti il mio compito è preoccuparmi del benessere e delle azioni del mio Hakaishin, non di quello di Whis. Quel che accade al -o con- il suo allievo non mi riguarda, è a te che devo pensare».
 
«EVVAIIIII!» esultò Champa, per poi ghignare e sfregare le mani una contro l’altra, soddisfatto «Lo costringerò a perdere a ogni gioco in cui lo sfiderò, e a cedermi le sue porzioni di cibo!»
 
«E la dieta dove la mettiamo?»
 
«…per poi consumare le calorie in più grazie a un’adeguata quantità di esercizio fisico» completò Champa «A proposito, ora che facciamo? Beerus non è in casa, è inutile andare sul suo pianeta adesso. Se mai ritenteremo quando tornerà, tra più o meno una settimana».
 
«Possiamo andare su Swetts a procurarci dei frutti puff puff… le cui calorie dovrai smaltire con dell’ulteriore allenamento, Champa» lo avvisò.
 
«Ci sto!»
 
Non si prospettavano mesi piacevoli da quel punto di vista, ma per rompere le scatole a Beerus avrebbe fatto questo e altro.
 
 
 
 

 
°°°Una settimana dopo°°°
 





«Bravo, Beerus, bravissimo! Sono veramente molto soddisfatto di te, mi rendi fiero di essere il tuo maestro!»

 
La reale soddisfazione di Whis corrispondeva alla grandezza dell’entusiasmo con cui l’aveva espressa, e anche l’espressione del suo viso era degna di chi aveva trovato la pietanza più buona del Multiverso.
Dopo la pubertà c’erano stati svariati momenti in cui quel suo allievo tanto promettente l’aveva fatto tribolare non poco con la sua cocciutaggine e la sua suscettibilità, non ultimo quello che quasi due mesi prima lo aveva spinto ad abbandonarlo in quella foresta, ma quella fase sembrava essere passata: Beerus si stava dimostrando infaticabile negli allenamenti, determinato a migliorare nei pochi aspetti in cui era carente -tanto che ormai era in grado di percepire le aure alla perfezione- e pronto a obbedirgli in tutto e per tutto.
Continuava a essere un po’svogliato nello studio delle materie teoriche, pur essendosi curiosamente interessato al modo in cui il livello di salinità degli oceani influiva sul clima dei pianeti, ma quello era un problema minore.
Vero, ultimamente capitava spesso che passasse giorni interi -massimo una settimana- a dormire, ma ciò non creava problemi, perché lavorava tanto duramente da fare in un giorno i progressi di quattro.
 
“Finalmente l’Universo Sette ha uno degli Hakaishin più forti del Multiverso, secondo solo a quello dell’undicesimo, se è davvero secondo… e sono io che lo sto addestrando” pensò l’angelo, alquanto contento “Sono io che l’ho cresciuto così! Quanto sono stato bravo! Questo è il mio Beerus!”
 
Un Beerus che non solo lavorava duro e gli obbediva, ma era anche di ottimo umore, il che era positivo per tutto e per tutti. La loro sinergia era sempre stata abbastanza buona, momenti di ribellione adolescenziale a parte, ma al momento era proprio alle stelle, e Whis non poteva esserne più lieto.
 
«Sono felice di saperlo, maestro Whis!» sorrise il dio.
 
Beerus considerava quegli ultimi quasi due mesi uno dei periodi migliori della propria vita, se non il migliore in assoluto: stava diventando sempre più forte, stava diventando sempre più abile in molti campi, il rapporto col suo maestro era a dir poco ottimo -cosa di cui era sinceramente contento- e soprattutto aveva trovato una ragazza con la quale stava legando molto.
Quando lui e Anise erano lontani desiderava ardentemente vederla ancora, quando erano insieme si sentiva incredibilmente felice, e quando era costretto ad andare via iniziava da subito ad avvertirne la mancanza; non avrebbe mai pensato di poter arrivare a sentirsi così con -e per- una persona.

In tutto ciò, c’era una sola minuscola ombra: non si erano mai baciati, nemmeno una volta. Non perché lei non gli piacesse abbastanza, ma per quella vocina malefica che gli sussurrava: “Se finissi col rovinare tutto? Tu non hai provato a baciarla, ma nemmeno lei lo ha fatto, quindi magari non vuole da te più di quel che già avete”, e quel che avevano era bello, troppo bello per perderlo facendo qualcosa di stupido.
Quando Beerus l’aveva vista sull’altalena l’aveva desiderata per sé, ma le cose tra loro si erano evolute in una maniera imprevista, strana, a lui del tutto nuova; per cui, non sapendo come muoversi, aveva deciso di non muoversi affatto.
 
«Ritengo che meriti un premio. Hai voglia di andare a mangiare i migliori dolci del pianeta Swetts?» propose Whis, pensando di fare cosa gradita «Non andiamo lì da diverso tempo, ormai».
 
Beerus aveva imposto agli indigeni di Swetts di non fare parola con nessuno delle sue visite, ma se per disgrazia qualcuno si fosse lasciato sfuggire per errore qualcosa col suo maestro sarebbe stata una catastrofe. Andò nel panico per un attimo, cercando una qualsiasi scusa per non partire ed evitare potenziali problemi, per poi rendersi conto che se avesse detto di non voler andare sarebbe sembrato molto più che sospetto. «Sì, certo, è una buona idea».
 
«Per un attimo ti ho visto in viso un’espressione che mi ha fatto pensare il contrario» disse Whis, un po’stupito.
 
«No, no, era solo sorpresa! Di solito mi porti lì in occasioni particolari, quindi era una proposta che non mi aspettavo, ma ovviamente sono molto felice all’idea di andare».
 
«Capisco, e ammetto che hai ragione» annuì Whis, trovandola una risposta plausibile «Ora direi di-»
 
Non concluse la frase, perché qualcosa -o meglio qualcuno- atterrò con violenza a poca distanza da loro due, sollevando un polverone immenso e facendo un gran baccano.
 
«Mai che avvisino del loro arrivo» sospirò Whis.
 
«Ti prego, non dirmi che è quel demente di Champa» brontolò Beerus, alzando gli occhi al cielo.
 
«Sai, è un po’triste che due fratelli non riescano ad andare d’accordo» commentò l’angelo.
 
«Non è colpa mia se è un rompiscatole!» ribatté il dio.
 
«Ehi! BEEERUSSS!... gli ospiti si salutano, sai?»
 
Appunto. Champa era arrivato da neppure un minuto, ma già il sorrisetto stampato sul suo viso grassoccio, il sorrisetto di chi ha combinato qualcosa ai danni di qualcuno o è in procinto di farlo, aveva iniziato a dargli pesantemente sui nervi. «Non sei un ospite, sei un intruso, è divers- ma che accidenti fai?!» sbottò, vedendo Champa mettere un braccio attorno alle sue spalle.
 
«Suvvia, non fare lo scontroso come tuo solito» disse Champa, mentre il sorrisetto diventava più largo «Il tuo fratellino preferito ha portato dei dolci da farti assaggiare, anche se sono già convinto che ti piaceranno molto: biscotti alla cannella!»
 
«Cannella?...»
 
«Cannella, Beerus» annuì Champa, che ormai sogghignava largamente «Cannella».
 
Quella visita improvvisa non poteva essere un caso, si disse Beerus, così come quei dolci non potevano essere un caso, e tantomeno poteva esserlo l’espressione del suo gemello. Aveva pensato che andare su Swetts con Whis potesse essere rischioso, ma il vero dramma era che Champa fosse venuto a conoscenza di quanto stava accadendo.
Anzi, c’erano possibilità persino peggiori: se lui sapeva di Anise, allora quest’ultima era in pericolo. Champa avrebbe potuto fare qualunque cosa a lei e al pianeta dei Lusan, o forse lo aveva già fatto, e per come la pensava Beerus la colpa sarebbe stata soltanto sua. Se non avesse iniziato a frequentarla, non ci sarebbero state ragioni per cui Champa potesse interessarsi a lei.
 
«In cambio però voglio il tuo videogioco» continuò Champa «Darksliders! Non mi-»
 
«Mi hai colto in un giorno di particolare buonumore» lo interruppe Beerus «E il maestro Whis mi ha appena ricordato che in quanto fratelli dovremmo cercare di andare d’accordo, per cui sì, Champa, ti presterò il mio videogioco. Dobbiamo andare a prenderlo nella mia stanza».
 
«Bravissimo, Beerus. Così si parla!» approvò Whis.
 
«Fate le scale a piedi!» si raccomandò Vados «Champa deve far lavorare i muscoli delle gambe».
 
I due angeli non si curarono di seguire i gemelli, uno perché non pensava fosse necessario, l’altra perché non voleva assistere a squallide scene di ricatto: il solo sapere che ci sarebbero state la rendeva già troppo coinvolta, per i suoi gusti.
 
Beerus e Champa si allontanarono, raggiungendo velocemente l’interno del palazzo. Curiosamente, salirono metà della lunga rampa di scale che portava alla stanza da letto di Beerus senza proferire verbo.
 
A quel punto, Champa fece una risatina. «Vedo che hai già capito come funziona: tu fai tutto quel che voglio, e io non dico al tuo maestro di-»
 
Il giovane Hakaishin non riuscì a concludere il suo ricatto, perché l’altro scattò senza alcun preavviso e lo sbatté contro la parete, stringendogli la gola in una morsa che si faceva più stretta e dolorosa ogni millisecondo.
 
«B-Beer… us!» annaspò Champa, sentendo mancare il respiro. Cercò di liberarsi, ma non ottenne null’altro che una stretta ancora più ferrea. «Cos-»
 
«Se dovessi scoprire che le hai fatto del male, andrò nel tuo Universo e ne distruggerò metà. È consuetudine che ogni Hakaishin pensi ai pianeti del proprio, ma non c’è una vera e propria regola a riguardo. Potrei finire comunque nei guai? Forse, soprattutto perché dopo averlo fatto mi occuperei anche di te. Mi importerebbe? No. Per nulla».
 
Beerus furioso e urlante era pericoloso, Beerus furioso e con quella faccia impassibile lo era infinitamente di più. Quella non era la reazione che Champa si era aspettato, com’era evidente dal suo sguardo impaurito: si era aspettato da Beerus un misto tra rabbia e paura che dicesse qualcosa al suo maestro, non di essere sbattuto contro il muro e quasi strangolato.
L’idea di ricattare suo fratello era stata per lui poco più di uno dei loro soliti “giocherelli”, non gli era mai passato per la testa il pensiero che potesse degenerare a tal punto, così come in tutto ciò non aveva mai pensato di fare del male alla ragazza. Rapirla per fare un dispetto a Beerus sarebbe stato un conto ma, al di fuori del suo compito di Hakaishin, anche lui riteneva disonorevole fare del male a qualcuno che non si poteva difendere, soprattutto se donna. «N-non l’ho fatto non m-mi… sono a-avvicinato! Per c-chi mi prendi?!»
 
«Per uno che farebbe qualunque cosa pur di recarmi danno» ribatté Beerus, allentando leggermente la presa «Ecco per chi».
 
«Non t-toccherei una ragazza… p-per questo! Mi conosci!... Beerus!»
 
Dopo qualche altro tesissimo istante, Beerus lasciò andare il fratello. «Meglio per te che sia cos-»
 
Un pugno dritto sul naso lo fece volare lungo la restante parte di gradini, mandandolo a sbattere contro il muro accanto alla porta della sua stanza.
Quando si riebbe dalla momentanea confusione vide che il gemello era a un metro da lui, e si massaggiava le nocche della mano destra.
 
«Ti sembrava il caso di strangolarmi, razza di stronzo?!» sbottò Champa «Tu sei completamente partito di cervello! Volevo soltanto-»
 
«Qualunque cosa tu possa volere, ti proibisco di coinvolgerla» lo interruppe l’altro, avvicinandosi di un passo «È una ragazza normale, e tu devi lasciarla stare».
 
«Immaginavo non avesse capacità particolari, la maestra Vados mi ha detto che i Lusan del vostro Universo non sanno neppure controllare il Ki. Senti, non sono interessato a farle del male» disse Champa, sollevando gli occhi al soffitto «Volevo solo ricattarti con “se tu non mi dai il tal videogioco e la tua porzione di bistecca dico al tuo maestro che hai la ragazza e sei tanto innammmmorato”!»
 
Inevitabilmente, Beerus arrossì. «Chi ti dice che lo sia?!»
 
«Il fatto che tu sia diventato rosso come i miei pantaloni, signor “se la tocchi ti spacco l’Universo”» ghignò il gemello «Una settimana fa abbiamo visto che la guardavi tutto adorante, nemmeno fosse stata un dessert. A proposito, l’hai assaggiata?» osò domandargli, con un sorrisetto da pervertito.
 
Beerus si voltò dandogli le spalle, per nulla intenzionato a rispondere o a cedere alle sue provocazioni. «Non sono fatti tuoi, e tu stai abusando della mia poca pazienza!»
 
«Ti dedico una poesia: Beerus è tanto innamorato, di casa è scappato, dalla fidanzatina è andato e han fatto i monelli in mezzo al prato!» declamò Champa.
 
«… Tu non puoi essere mio fratello, devono per forza averti raccolto da qualche parte» borbottò, entrando nella propria stanza: aveva detto davanti a Whis che avrebbe dato Darksliders in prestito, non poteva rimangiarsi la parola data. «Probabilmente in una stalla di maiali, vista la somiglianza».
 
«Guarda che questa settimana ho perso due etti! La maestra Vados ha acconsentito a stare zitta solo a patto che mi mettessi a dieta e facessi esercizio. Senti? Senti quanto sto faticando, e solo per coprire le tue fughe d’amore?» si lagnò Champa, seguendolo.
 
«Per tentare di ricattarmi, vorrai dire. Non fare la vittima, perché non attacca!... ma dove accidenti è quel videogioco?» borbottò l’altro.
 
«Parlando seriamente, non avrei mai creduto che un giorno ti avrei visto tanto preso da qualcosa che non fosse cibo. Tu, che arrivi a tanto pur di vedere una ragazza? E le hai anche portato il profiterole!»
 
«Fammi capire, tu nella tua vita non hai niente di meglio da fare che spiarmi?! Fatti -gli -affari -tuoi!» scandì Beerus, irritato.
 
«L’ho fatto solo una settimana fa, quando sei andato da lei: io e Vados stavamo passando lì accanto, e ti ho visto. Già, immagino che per un po’ non potrai scappare… e a proposito, perché non hai detto di lei al tuo maestro?» gli chiese.
 
«Domanda idiota, dovresti arrivarci da solo. Whis e Vados ci portano da quelle signorine per le stesse ragioni, o sbaglio?... oh, eccolo!» sospirò, una volta trovato il videogioco.
 
«Già, continuerai a farti portare lì?»
 
Beerus scosse la testa. Non aveva la minima intenzione di tornare in quel posto, non ora che c’era Anise, anche se non avevano ancora fatto nulla. «Tieni, ecco il gioco, ora smetti di rompere le scatole».
 
«Grazie, carissimo» ghignò Champa, intascando il gioco «Dimmi un’ultima cosa: lei cucina bene?»
 
«Le sue torte dolci e salate sono le più buone di questo Universo» vantò Beerus.
 
«Bene, ora so dove andremo domani io e la maestra Vados!»
 
No. Aveva sicuramente sentito male, pensò Beerus, quel demente non poteva averlo detto sul serio. «Spiegati!»
 
«Se il suo cibo è così buono, devo assaggiarlo» disse il dio, facendo spallucce «Voglio mangiare le sue torte e vedere cos’ha di tanto speciale per averti cotto a puntino… e dovrai fartelo andare bene, perché tu domani sarai bloccato qui! Non le farò del male, ma ti avviso che la sedurrò col mio irresistibile fascino» dichiarò, assumendo una posa plastica che teoricamente sarebbe dovuta sembrare sexy «Solo per farti dispetto, perché per i miei gusti ha troppa poca carne addosso!»
 
Purtroppo era la verità: se Champa aveva intenzione di andare sul pianeta dei Lusan
il giorno doponon c’era nulla che potesse fare per fermarlo. Riteneva che le sue minacce fossero state recepite e prese sul serio, quindi non sarebbe dovuto succedere nulla ad Anise, ma… se avesse provato a fare qualcosa di sconveniente? L’idea che lei potesse farsi sedurre da Champa era assurda, ma non voleva assolutamente che quel demente di suo fratello le mancasse di rispetto molestandola in qualche modo.  «Champa-»
 
«Temi la concorrenza?»
 
«Sì, guarda! Immagino all’opera l’irresistibile fascino sprigionato dai tuoi rotoli di ciccia. Una vera calamita, per le ragazze» lo prese in giro Beerus «Oppure proverai a incantarla con gli aggraziati movimenti di quella robaccia storta che ti ostini a definire coda?»
 
«EHI! La mia coda non è affatto storta!»
 
«Hai ragione, è diversamente dritta».
 
«Come tu sei diversamente intelligente» replicò Champa.
 
«E tu diversamente magro!» ribatté Beerus.
 
Champa gli si avvicinò, con fare minaccioso. «Io posso dimagrire quando voglio, mentre tu resterai sempre un povero scemo!»
 
«Se è vero che puoi dimagrire quando vuoi, perché sei ancora Champabomba Cannoniere?!»
 
«Con la tua ragazza fai tanto il carino, ma fa’ che le dica come ti comporti con me e quanto te la tiri con tutti i nostri colleghi, dei quali non ce n’è uno che ti sopporti, e vedrai come ti manderà subito a quel paese anche lei!» sbraitò Champa.
 
«Non osare-»
 
Lo sfociare di quella discussione in qualcosa di più serio venne interrotto grazie all’arrivo improvviso dei due angeli.
 
«Stavate impiegando molto per trovare quel videogioco» osservò Whis.
 
«Era nascosto sotto un sacco di roba» si giustificò Beerus, cercando di ritrovare almeno una parvenza di calma.
 
«Ecco, essere ordinato è una cosa che dovresti ancora imparare, ma per come vanno le cose nell’ultimo periodo non dubito che lo farai. Tempo al tempo!» sorrise l’angelo.
 
“Sorridi ora, ché in un futuro non troppo lontano potresti trovarti a fare il babysitter al figlio di Beerus” pensò Vados. Sentendo parlare Whis in termini più che entusiastici era stata tentata più volte di rivelargli che quel suo allievo che tanto apprezzava lo stava prendendo per i fondelli da quasi due mesi, ma aveva taciuto: Champa aveva perso ben due etti!
 
«Beerus oggi è proprio tanto gentile, vedendomi deperito ha detto che stasera vuole darmi metà di tutta la sua cena!» esclamò Champa.
 
«Se anche lo avesse detto davvero, e non credo l’abbia fatto, non se ne parla» lo disilluse Vados «Non vorrai riprendere il doppio del peso che hai perso?»
 
«Sì ma insomma però uffa» borbottò l’Hakaishin.
 
Di norma Beerus avrebbe riso per il modo in cui veniva trattato Champa, ma in quell’occasione era troppo occupato a stare in pensiero per quel che sarebbe successo il giorno dopo: Champa le avrebbe detto chissà cosa, e
dove non c’erano verità da raccontarle avrebbe integrato con delle bugie. Anise sapeva già che loro due non andavano d’accordo, ma cosa sarebbe successo se quel ciccione fosse riuscito a convincerla che lui non era una persona con cui valesse la pena avere a che fare?
 
“No. Ormai sono quasi due mesi che ci vediamo quando possiamo” cercò di tranquillizzarsi “In questo lasso di tempo siamo sempre stati bene sia quando eravamo insieme in casa, sia a Vynumeer, sia in giro per il pianeta… per non parlare del fatto che ritenerla così facilmente influenzabile sarebbe un insulto alla sua intelligenza". 


Sperava di non sbagliarsi... e in fin dei conti, perché avrebbe dovuto avere torto? Lui e Anise in quel periodo avevano affrontato un discorso secondo lui ben più gravoso, ossia quello del suo ruolo di Hakaishin e quel che comportava, e lei non aveva mostrato di avere particolari problemi a riguardo.
Anise aveva compreso la necessità di equilibrare vita e morte nell'Universo
ancora prima che lui dovesse spiegargliene i motivi, e soprattutto non lo riteneva un assassino, o un essere abominevole, o tutti gli altri epiteti ai quali era stato costretto ad abituarsi da quando aveva iniziato a occuparsi di pianeti passibili di distruzione. Tra essi c'era anche "mostro", a dir la verità, ma quello gli era noto anche prima di diventare un dio.
Certo, sentir parlare di interi pianeti spazzati via e vederlo fare erano due cose diverse, ma Beerus pensava -sperava- che Anise non avrebbe cambiato opinione, se mai avesse dovuto vederlo all'opera. Non distruggeva pianeti a caso, se lo faceva c'erano valide ragioni... e spesso a contare molto era anche l'opinione del maestro Whis.

"Cercherò di restare calmo, e se dovesse avere qualsiasi cosa da chiedermi quando la rivedrò, le risponderò con la massima onestà. Champa non riuscirà a rovinare quel che si è creato tra me e lei” concluse.



 
 

 

Capitolo 4: presente!
Tengo molto a ringraziare tutte le anime buone che stanno seguendo questa storia, rappresentate una forte spinta a proseguire :)
Nel prossimo capitolo dovrebbe esserci un disegno, se Beerus collabora (ultimamente non ha voglia di lasciarsi disegnare. Forse non si ritrova molto a essere coinvolto in una storia d'amore :"D).
Ultima riflessione: mi rendo conto che scegliere i generi nei quali rientra una storia a volte è proprio complicato, quando ci sono aspetti che rientrano (o rientreranno, nei capitoli futuri) in più di tre di essi!
   
 
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