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Autore: Blue Flash    25/11/2017    0 recensioni
«Parlami di loro Zetsu.»
L'essere, o meglio, la pianta si voltò celermente verso la ragazza, incuriosito da quella sorta di domanda.
«Di loro?» domandò sibilino lo Zetsu Nero continuando a camminare al suo fianco.
«Vuoi che te ne parli io?» chiese, invece, il bianco speranzoso.
«No, Zetsu nero.» e Reyko lanciò uno sguardo indagatore al suo compagno.
«Sei più furba di quel che sembri a differenza di qualcuno li in mezzo. Dunque, di chi vuoi che ti parli mentre andiamo?»
«Di tutti loro. Voglio sapere con chi sto avendo a che fare.»
Quell'affermazione fece scaturire una sorta di risata sommessa da parte di entrambi gli Zetsu, quasi entusiasti di poter parlare.
«Allora ti dirò quello che vuoi sapere dei membri dell'Akatsuki ad una sola condizione che dovrai rispettare condizione.»
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Eccomi qui con la mia FF. Protagonista è l'Akatsuki, in particolare dopo l'abbandono di Orochimaru si unirà a loro un nuovo elemento (Oc) per completare lo schieramento vincente. Sarà ambientata inizialmente durante Naruto e poi durante Shippuden, con variazioni nell'arco degli eventi e tratterà di quello che successe nell'Akatsuki per ottenere la sua attuale fama ed anche quello che succederà durante la guerra.
Genere: Angst, Guerra, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Akatsuki, Deidara, Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Fog's strategy

Il piede che penzolava dal ramo era l’unica cosa che si muoveva al momento, visto e considerato che l’appostamento doveva servire per tenere d’occhio la zona. Ma da quando si erano avvicinati all’unica entrata di Kiri, che era anche abbastanza protetta, non c’era stato alcun movimento, il che voleva dire che avrebbero dovuto aspettare ancora ed ancora. 
Erano rimasti in silenzio, Reyko ed Itachi, scambiandosi di tanto in tanto dei rapidi sguardo d’assenso. Fra le altre cose, in quel momento, Sen era andato in giro per il bosco alla ricerca di tracce, ma fino ad allora non aveva dato segni d’aver trovato qualcosa d’interessante, quindi erano ancora nel nulla. Purtroppo era stato quasi spiacevole abbandonare il letto e le coperte, nelle quali si era rigirata più volte del previsto, ma con Itachi, una volta esser tornati nella loro camera, avevano deciso di ripartire anche prima dell’alba per evitare qualsiasi inconveniente. Reyko, prima di partire, era anche stata costretta a lasciare la sua corona di fiori sul comodino, ma l’aveva fatto a malincuore perché non aveva dove conservarla fino al proprio ritorno, e poi, fra le altre cose il combattimento con il Biju non sarebbe stato per niente semplice, quindi meno ingombro c’era meglio sarebbe stato. 
In fin dei conti era ancora rilassata dalla giornata precedente, perché quell’andare in giro spensierata l’aveva allontanata da tutti i propri dubbi e le mille questioni che l’assillavano, distruggendo la quiete della sua stessa mente. Avrebbe voluto vivere altre giornate in quel modo, magari anche con Itachi al suo fianco, perché stranamente il ragazzo era stato più piacevole del previsto. Anzi, lo aveva addirittura visto ridere, mangiare dolci ed ammirare il panorama. Avevano addirittura commentato il cielo per un po’ prima di decidere di riposarsi. 
Era stato tutto piacevole, ma come tutte le cose belle era terminato troppo in fretta. 
Il cappello di paglia le copriva gli occhi e di tanto in tanto si era persa a giocare con i nastrini che pendevano da esso. Aveva anche attaccato un campanello, ma niente di troppo eccessivo. 
«Come facciamo a riconoscere il nostro bersaglio? Insomma non possiamo davvero scontrarci alla cieca con chiunque.»
Aveva sussurrato quelle parole certa che nonostante tutto Itachi l’avrebbe sentita, ed infatti, il ragazzo seduto sulla punta più estrema del grosso ramo, voltò lentamente gli occhi cremisi nella sua direzione.
«E’ molto alto e porta con sé una grossa katana. Quindi possiamo riconoscerlo.» rispose con tranquillità il ragazzo prima di tornare a guardarsi intorno. «Tu? Notizie da Sen?»
Reyko, nel sentire la domanda, socchiuse gli occhi lasciando che le proprie emozioni e quelle di Sen si collegassero ancora una volta. Non avevano un raggio d’azione illimitato, anche perché si trattava di un marchio che le avevano impresso sul palmo della mano una volta divenuta eremita, in questo modo sarebbero stati in contatto sempre e comunque. 
La propria mente fluì nel corpo del lupo, che non sembrava vedere niente, segno che le cose erano tranquille. In quei pochi istanti Reyko correva libera, come se fosse stata davvero un lupo. Sentiva il cuore di Sen pulsare più velocemente del previsto e poi i sensi erano migliorati. Lui stava marcando la zona ad est, mentre loro due si stavano occupando di controllare la zona ad ovest, in modo da bloccare l’ingresso principale. 
Stava per riaprire gli occhi quando un rumore, anche piuttosto forte, fece scattare il lupo che aizzò i propri sensi. C’era decisamente qualcuno che si stava avvicinando dalla loro zona, e così la ragazza non perse tempo. Si ritrovò di nuovo con la mente su quel ramo e con un movimento repentino abbassò il proprio cappello, rendendosi conto di esser anche abbastanza preoccupata. 
«C’è qualcuno che arriva da est, Sen lo ha appena percepito. Prepariamoci.»
Ed entrambi si guardarono negli occhi ed annuirono, saltando giù da quel ramo su cui erano rimasti per parecchio tempo.
Prima di andare li avevano elaborato qualcosa che poteva anche definirsi un “piano”. Entrambi sapevano benissimo che le tecniche di fuoco, che Itachi controllava particolarmente bene, potevano essere incrementate dalla potenza del vento di Reyko. Ovviamente avrebbero provato qualche attacco combinato ma la priorità era riuscire a catturare il Jinchuriki vivo, quindi Itachi aveva proposto di usare lo sharingan Ipnotico per cercare di metterlo fuori gioco. 
Camminarono lentamente, raggiungendo la zona ad est da cui Sen aveva sentito arrivare quelle persone, ed infatti passarono solamente dei minuti prima che quattro figure spuntarono in lontananza.
Il cuore della ragazza iniziò a battere più veloce del previsto, tanto da esser quasi in ansia perché lei sapeva bene cosa volesse dire combattere contro un Biju, ma cercò di mantenere la calma. Potevano riuscirci in quell’impresa, anche se l’idea di ciò che sarebbe accaduto dopo la esaltava decisamente di meno. 
Le quattro figure, ovvero quattro shinobi, si rivelarono essere senza maschere, segno che non appartenevano alle forze speciali come invece erano i primi tre che avevano affrontato. Questa volta, Reyko, si stampò in mente l’idea di non farsi colpire da niente e da nessuno, men che mai da qualche spiedo o cose simili che potevano contenere veleno. Le era già bastato l’altro giorno andare vicina alla morte, ma adesso basta. 
Iniziò a contare fino a dieci, mentre la distanza che li separava dai nemici diventava sempre minore, mentre Itachi, al suo fianco a meno di un metro di distanza, sembrava calmissimo. Era incredibile come riuscisse a mantenere i nervi saldi anche in quei momenti, lasciando che la sua espressione seria dominasse su tutto il resto. 
Dovevano sperare che quel Biju non  fosse come il suo vecchio maestro Killer Bee, perché fra tutti lui era l’unico che era riuscito in un’impresa impossibile: il controllo del demone caudato. Ecco che tutta quell’energia lo rendeva davvero pericoloso al punto da essere uno dei più temuti e per questo motivo anche uno degli ultimi a cui avrebbero dato la caccia. 
I secondi passarono ed allora, le quattro figure, di cui una femminile, s’arrestarono dinnanzi a loro con aria decisamente sorpresa. Se stavano tornando da una missione, come Itachi aveva scoperto, potevano ancora essere all’oscuro del loro arrivo nel Paese dell’Acqua, e viste le loro facce era proprio così. 
Reyko sollevò appena il capo, fissando con attenzione tutti e quattro i componenti di quella squadra, con le divise tipiche della Nebbia, prima che tre di loro non si andranno a posizionare dinnanzi al tipo più alto. 
In fondo Itachi aveva detto che il loro bersaglio era il più alto e con una katana, e quel ragazzo dai capelli scuri ed un lieve accenno di barba sembrava proprio portare una grossa spada poggiata sulle sue spalle. Le parve addirittura una delle Katane ninja della Nebbia, la cui ubicazione era sconosciuta a tutti, e questo per via della particolare forma piena di carte esplosive. Lo avrebbero scoperto una volta iniziato il combattimento, ma prima di allora i tre posti a difesa puntarono loro contro le armi.
«Che cosa volete?» disse la ragazza dai capelli ramati che stringeva un Kunai fra le mani. 
«Quei mantelli—… voi siete dell’Akatsuki.»  continuò il ragazzo fermo al centro.
«Andatevene da qui, non avrete mai il nostro amico.» aggiunse l’ultimo prima di fare un passo in avanti con aria minacciosa. 
Alle loro spalle colui che doveva essere protetto li stava fissando con occhi interessati, intento forse a studiarli con attenzione. Doveva essere pericoloso e si vedeva solamente da uno sguardo. 
«Vi consigliamo di lasciare perdere.» 
Ribatté Reyko con una freddezza che quasi non le apparteneva. Era sempre la stessa storia: quando doveva portare a termine uno di quegli incarichi diventava ciò che non era. Una semplice macchina da guerra pronta a combattere non appena ve ne fosse stato bisogno. Gli occhi s’assottigliarono in direzione di tutti loro. Non avevano notato Sen nella loro corsa, ma lui sarebbe sbucato solamente al momento opportuno, questo gli avrebbe dato un netto margine di sorpresa che non avrebbe guastato. 
«Ci serve lui.»
Stranamente anche Itachi sembrò essere parecchio freddo nel pronunciare quelle parole, anche se nessuno di loro sembrava intimorito. Eppure li vide forse vacillare a causa di tutta quella situazione, perché ormai lo si sapeva bene che se l’Akatsuki incontrava il cammino di qualcuno quel qualcuno era decisamente morto. Si erano costruiti un nome macchiato di sangue ed erano giunti fin li.

«Prima dovrete passare sui nostri cadaveri.»
Maledizione, Reyko imprecò mentalmente perché non voleva sentire quella frase. Non voleva passare davvero sui loro corpi, avrebbe preferito che si fossero arresi facilmente, ma loro non erano decisi a mollare niente e nessuno. Il ragazzino in mezzo, che forse era il più giovane, deglutì sbattendo più volte le palpebre, analizzando la situazione. Non avevano distolto immediatamente lo sguardo da Itachi, quindi questo era un altro punto a loro favore perché in tale maniera le illusioni dello sharingan avrebbero fatto effetto. 
E così l’unica ragazza del loro gruppo, senza aver consultato gli altri, usando solamente il suo Kunai, partì all’attacco in direzione della stessa Reyko, che rimase ferma attendendo il momento giusto per scansarla. 

Nel mentre alla base...
«Andiamo, Sasori, vecchio mio, ammettilo che quell’ultima esplosione è stata davvero fantastica. Dai, ammettilo. Quella è la vera essenza dell’arte.»
La voce particolarmente acuta del biondo era l’unica cosa che si poteva sentire all’interno del salone alla base. Avevano portato a termine la loro ultima missione, che consisteva nell’uccidere determinate persone mentre erano alla ricerca dei Biju, ed allora una volta tanto erano finalmente tornati fra le mura di quella che ultimamente chiamavano “casa”. Magari non era bella come il suo tempio dove un tempo sperimentava la propria arte, ma aveva il suo fascino ed anche dei letti decisamente comodi, cosa che Deidara  non avrebbe mai disdegnato. 
Il marionettista, che nonostante la sua veneranda età, perché per Deidrata era un vecchio nonostante quella faccia perfetta che aveva, stava armeggiando con l’ennesimo pezzo di un braccio mentre cercava di far muovere le dita, il tutto inginocchiato accanto al tavolo centrale. Era come se il rosso lo stesse ignorando, cosa che gli dava tantissimo fastidio, per questo motivò il biondo decise di tornare alla carica, questa volta dando anche una gomitata a Sasori. 
«Non è vero che la mia esplosione è stata magnifica?»
«Se mi tocchi un’altra volta ti taglio una delle tue lingue, Deidara, quindi fai attenzione—…» sentenziò per via diretta Sasori, senza sollevare lo sguardo dalla marionetta che stava sistemando. «E se devo rispondere alla tua domanda direi proprio di no. L’arte non è un momento, ma deve essere eterna, proprio come le mie marionette. E’ solo nel tempo che si riesce ad apprezzare la vera bellezza. Io li ho salvati tutti quanti, rendendoli perfetti.»
Ecco che il maestro ripartiva con i suoi noiosissimi discorsi riguardo la bellezza eterna e le sue marionette umane. Perché avevano deciso di metterlo con lui? Insomma erano agli antipodi e poi Sasori era decisamente fastidioso, a differenza di Deidara, che fra tutti era il più simpatico in assoluto. O almeno lui pensava di esserlo.
Uno sbuffo uscì dalle labbra del ragazzo, che si buttò sul divano in modo da poter guardare il soffitto, lasciando che la cascata di capelli biondi scendesse anche oltre il bracciolo. 
«Che spreco parlare di arte con te che non ne capisci niente. Mi servirebbe qualcuno che mi ascolti, qualcuno come—… scherzo, non c’è nessuno fra di voi che mi capisce
Ovviamente usò un tono prettamente più melodrammatico prima di assottigliare le iridi cristalline, in modo tale da potersi concentrare su un punto fisso del soffitto, come se esso fosse il più importante di tutti.
Ma in quel momento, dal nulla, la figura non umana di Zetsu iniziò ad apparire dal pavimento, venendo fuori in tutta la sua bruttezza. Perché Sasori non faceva una marionetta con lui? Ecco, la cosa sarebbe stata decisamente divertente. Eppure, per il dinamitardo, l’apparizione di Zetsu lo fece spaventare al punto da cadere dal divano.
«Di che cosa parlate????»
Cadendo con un piede colpì Sasori, che voltò in maniera inquietante il viso, lasciando che i suoi apatici occhi verdi incontrassero i propri. Poteva anche non avere alcuna espressione al momento, se non noia totale, ma Deidrata capì benissimo di aver sbagliato a colpirlo.
«Ti sei rincoglionito più del solito, Deidara?»
Ed ecco che la sua voce, decisamente infastidita, confermò l’idea del ragazzo, che ghignò divertito nella sua direzione. 
«Che succede qui?»
Fu la successiva voce ad impedire al ragazzo di rispondere a tono a quell’impertinente del Maestro Sasori, che meritava decisamente una lezione per come gli aveva appena risposto. Se Zetsu era appena tornato alla base questo voleva dire che aveva terminato la propria missione ed allora era libero di tornare, ma ad accompagnarlo non vi era traccia di Reyko. Al suo posto la figura di Kisame aveva fatto il proprio ingresso, fissando e sogghignando la scena dei due artisti a terra. Era decisamente meglio Reyko, anche se Kisame di tanto in tanto sapeva essere divertente.
«Deidara sta per morire.»
Borbottò Sasori spingendo via la gamba del biondo che si trovava ancora vicino a lui, mentre Deidara, inerme, li guardò rimanendo disteso a terra.
«Lascia perdere il Maestro Sasori, oggi è in vena negativa e fra l’altro non vuole neanche ammettere che la mia arte sia migliore—…» azzardò lui beccandosi ben tre occhiatacce scettiche da parte dei presenti. «Ma non credo che sia il momento migliore per continuare questo discorso, quindi cambiando argomento: che diamine ci fai tu con Zetsu? Vi siete persi i vostri compagni?»
Ovviamente non gl’interessava davvero, anche se l’idea che Zetsu avesse fatto fuori la ragazza, mangiandosi il corpo non era poi tanto impossibile; oppure, se proprio doveva giocare con le ipotesi magari i loro compagni erano rimasti volontariamente indietro per stare tranquilli, oppure ancora per poter fare cose da ragazzi. Ma quello non sarebbe stato da Itachi, l’unico che fra loro si vantava sempre delle sue conquiste in campo amoroso, o forse era meglio dire sessuale, era Hidan.
Quindi Deidara decise di scartare l’idea.
«Ci siamo scambiati per questa missione. Reyko ed Itachi sono qua da qualche parte?» domandò Kisame guardandosi intorno.
«Ovvio, sono di sopra a darsi da fare—…» azzardò lui, solo per vedere le loro reazioni, che ovviamente non furono quelle, previste perché lo fulminarono con lo sguardo voltandosi tutti e tre contemporaneamente nella sua direzione. Sasori aveva la faccia da “Sei il solito cretino!”, Kisame da “Dici sul serio?!” e Zetus da “Che vuol dire?
Perché diamine nessuno di loro sapeva stare allo scherzo?
«A fare cosa—…?» domandò Zetsu che come sempre aveva voglia di esprimere la propria curiosità con quelle domande innocenti ma imbarazzanti. 
Il biondo roteò gli occhi, schiaffandosi entrambe le mani sul viso, come a voler risultare esasperato. 
«Stavo scherzando, dimentica quello che ho detto e non fate quelle facce stupite. Dunque, come mai vi siete scambiati? C’era qualche problema di coppia?» 
«In verità è stato semplicemente perché loro due dovevano andare a cercare il Biju a tre code alla Nebbia e mandare Kisame sarebbe stato pericoloso.» continuò lo Zetsu bianco che si era appoggiato al tavolo a controllare il minuzioso lavoro di un Sasori decisamente disinteressato.
«Oh, capisco, vi siete scambiati—… quindi potrebbero trovare un Biju. Interessante, speriamo che tornino presto.»
«In verità dovevamo solamente controllare una cosa—…
»
Questa volta ad azzardare quell’affermazione fu lo Zetsu nero, intento a disegnare dei cerchietti sul tavolo, cosa che costrinse tutti i presenti a rivolgergli uno sguardo confuso.
«Controllare una cosa?»
Kisame si avvicinò a loro, intrecciando le braccia all’altezza del petto muscoloso e piegò la testa di lato.
«Sì, volevamo capire se la storia sul tre code fosse vera perché alcune voci parlavano di un Jinchūriki, quello che loro stanno cacciando, ma altri dicevano cose diverse.»
Finalmente anche Sasori si sembrò interessare a quelle parole, tanto da smettere di lavorare. Con eleganza poggiò entrambi i gomiti sul tavolo, intrecciando le dita, ed allora guardò Zetsu. 
«Che dicevano, invece, le altre storie?»
«Qualcuno di vicino al nuovo Mizukage sostiene che la Nebbia ha perso il Tre code dopo la morte di Yagura, ovvero è tornato libero e non sono riusciti a sigillarlo. Ma se si fosse venuta a sapere questa cosa tutti sarebbero partiti alla caccia del Biju, quindi hanno preferito non divulgare l’informazione dicendo invece in giro che vi era un nuovo Jinchūriki
. I loro shinobi sanno la verità quindi Itachi e Reyko sono li per confermare o smentire il tutto. Se troveranno davvero il Biju sarà una vera fortuna, se non lo troveranno allora vorrà dire che è in libertà, il che rende tutto più difficile.»
Che grande infame Zetsu a non informare gli altri di tutte le informazioni, ecco perché quella pianta non gli era mai piaciuta più del necessario, anche se si divertiva a prenderlo in giro. Sapeva che c’era qualcosa d’inquietante e forse, quella spiegazione, servì solamente a confermare le idee del Dinamitardo. Magari non era acuto come Sasori, ma anche lui si accorgeva del pericolo quando lo vedeva. 
«Capisco, perché non glielo hai detto, Zetsu?»
Con ovvietà giunse la domanda di Kisame, ancora confuso come tutti quanti da quella spiegazione, ma in tutta risposta Zetsu bianco rise divertito.
«Perché se fossero andati con quest’idea lo avrebbero sottovalutato e se lo sarebbero lasciati scappare.»
Era l’ennesimo doppio gioco di quella pianta, che non gli andò giù per niente. Il biondo fece forza sui propri gomiti e si mise a sedere accanto agli altri, tamburellando le dita sulla mano ed allora sospirò profondamente. 
«Comunque sia quei due se la sanno cavare, anche se sono ancora aperte le scommesse su chi catturerà il primo.»
Perché in un momento di estremo divertimento avevano iniziato a porre scommesse sulle loro battute di caccia. Non tutti parteciparono, ma la domanda vera era: chi avrebbe catturato il primo caudato? Magari di li a poco avrebbero avuto il loro verdetto.


L’ennesima esplosione li costrinse ad allontanarsi immediatamente, facendo un lungo salto diametralmente opposto. In quell’occasione Reyko fu anche costretta a frenare con i talloni per non indietreggiare troppo, allontanandosi così dal campo di battaglia che era diventato quell’angolo di bosco. Eppure c’era qualcosa che non andava per niente perché da quando erano riusciti a mettere fuori gioco i tre ragazzi che lo accompagnavano, il Jinchūriki
  si era limitato a combatterli facendo solamente affidamento sulla propria spada. 
Quella era decisamente una delle Katane della Nebbia, forse lui era anche uno dei sette spadaccini, ma non era niente di più. Insomma lei conosceva la forza, la vera forza del Biju perché aveva visto in azione Killer Bee fin troppe volte. Era come se da un momento all’altro il caudato venisse fuori, mostrando le sue code, ed emanando un’energia davvero notevole, ma lei, anche da non sensitiva, capiva benissimo che quella non era la forza che ci sarebbe aspettati da uno scontro simile. E tutto questo era anche avvalorato dal fatto che il loro bersaglio era già stanco o all’estremo delle proprie forze. Con Itachi non si erano risparmiati neanche un secondo, colpendolo con le loro arti, e già quelle sembravano metterlo in difficoltà. 
Ci fu un attimo di pausa in quei pochi secondi, ed allora lei ed il proprio compagno di lanciarono uno sguardo d’intesa pronti ad usare di nuovo le loro tecniche di fuoco combinante con il vento. 
«Sei già stanco?»
Lo provocò l’eremita prima di mostrargli un sorrisetto convinto e soprattutto spavaldo, cosa che generalmente non avrebbe fatto. Ma se si fosse trattato davvero di un Jinchūriki
  quello avrebbe dovuto mostrare il suo demone, cosa che non faceva, quindi dovevano spingerlo al limite per essere sicuri di aver a che fare con quell’essere. 
«Non ci pensare neanche, ragazzina.»
Le urlò in risposta il ragazzo agitando in aria quella strana katana piena di bombe carta, ed allora il terreno saltò nuovamente in aria, cosa che la costrinse a spostarsi per evitare il colpo. In tutta risposta, mentre ancora di trovava in aria, puntò due dita e nel momento stesso in cui toccò il terreno con estrema forza lanciò una scarica elettrica tale da spaccare il suolo. L’elettricità si andò propagando in direzione del suo bersaglio, che però a sua volta si scansò con agilità.
Ma dopo fu il turno di Itachi di colpire, usando nuovamente la sua tecnica di fuoco. Un’enorme sfera infuocata non lasciò alcuna possibilità di fuga a quel tipo, che venne colpito in pieno, almeno questa volta, senza avere la possibilità di reagire. 
Ci fu parecchio fumo in quegli istanti, per via delle cose bruciate ma soprattutto per il colpo andato a segno, ed allora, in quel momento, quando l’aria fu più chiara, si ritrovarono a vedere la katana esplosiva a parecchi metri di distanza dal ragazzo che invece era disteso a terra, ustionato. Neanche le sue tecniche d’acqua erano state in grado di metterli fuori gioco e questo era sempre più strano. 
Tossicchiando Reyko si diresse da Itachi, che analizzava la situazione con assoluta freddezza, mentre il fuoco ardeva a pochi metri da lui. 
«Mi sembra strano—…» azzardò lei coprendosi la bocca con la manica.
«Che intendi dire?»
Aveva decisamente catturato il suo interesse perché in quel momento si voltò verso di lei, fissandola confuso. 
«C’è qualcosa che non va. Se fosse il Jinchūriki dell’Isobu avrebbe già mostrato il manto del Biju.»
Ed ecco che espresse i propri dubbi verso quel ragazzo, ancora disteso a terra. 
«Manto del Biju?»
«Sì, il chakra del caudato si mostra in condizioni critiche, me lo disse il mio vecchio maestro, ma questo ragazzo non sembra possederlo.»
A quelle parole Itachi alternò lo sguardo fra lei e quel tipo prima di saltare oltre il fuoco, con grande agilità e dirigersi verso di lui a passo spedito. 
Reyko non disse niente e lo seguì, oltrepassando le fiamme, in modo da capire che cosa diamine stesse succedendo. Eppure avevano visto con i loro occhi tutti gli altri suoi compagni muoversi in sua difesa, come se lui fosse davvero un tassello importante, quando in realtà non sembrava esserlo. Il suo compagno, con semplicità, s’inginocchiò al suo fianco e lo sollevò dal colletto della maglietta, strattonandolo con più forza del previsto. 
«Chi sei?»
Una roca risata disperata irruppe il silenzio che era calato, lasciando che il crepitare delle fiamme fosse l’unico sottofondo possibile. Quella reazione non le piacque neanche un poco, ed infatti lanciò uno sguardo preoccupato ad Itachi. 
«Allora è vero che l’Akatsuki sta cercando i Biju, pensavamo fossero informazioni false.» 
«Ma tu non sei un Jinchūriki, non è vero?»
Questa volta a parlare fu Reyko, che assottigliò gli occhi scuri nella sua direzione, inginocchiandosi a sua volta. 
«Quando l’hai capito che non ero uno di loro?»
«Non hai mostrato il tuo manto.»
«Allora tu ne devi già aver visto uno per conoscere questo dettaglio—…» ed il ragazzo a terra tossì, senza riuscire a muoversi. «Mi dispiace, avete fatto un buco nell’acqua.» 
«Quindi questo che vuol dire?»
A sua volta la ragazza allungò una mano per afferrargli il viso sporco di fuliggine, terra e sangue, in modo tale che la guardasse negli occhi.
«Che vi state esponendo per catturare le forze portanti dei vari paesi, quindi questo vuol dire che vi servono i caudati—…»
Il ragazzo sorrise amaramente, prima di mordersi le labbra spaccate. 
«Dove si trova L’Isobu?»  domandò Itachi con decisione assottigliando lo sharingan nella sua direzione. 
«Prova a farmi parlare con quel tuo fottuto sharingan, tanto non troverai risposta.»
In quell’istante Reyko vide i muscoli di Itachi irrigidirsi, come se stesse davvero per usare i suoi occhi contro di lui, che chiaramente non era il Jinchūriki. Ma improvvisamente la strana idea che potesse dire la verità si fece largo nella mente di Reyko, che andò a stringere la mano di Itachi come ad intimarlo di lasciarlo andare. 
In tutta risposta il suo compagno la guardò, sempre più confuso. 
«Ha ragione, non ha idea di dove sia perché non lo sa nessuno di loro. Era tutto studiato a tavolino per far credere a tutti che lui fosse davvero il Biju, ma non lo è quindi questo vuol dire che—… non siete mai riusciti a sigillarlo.»
Le idee contorte che si addensarono nella sua mente ebbero un fondo di verità quando il ragazzo le rivolse uno sguardo infastidito, come se avesse appena toccato un tasto decisamente dolente. Lei sapeva bene quanto difficile fosse sigillare un essere simile e quella era stata l’unica idea che giustificasse tutto ciò, ovvero quella montatura. 
«O forse vogliamo solo farti credere questo—…»
Con un semplice gesto, senza che vi fosse neanche bisogno di intervenire, Itachi lasciò andare il ragazzo, ed il suo busto cadde a terra senza forze, dedicando tutta la sua attenzione alla ragazza.
«Lui non ci serve, forse è il caso di andare.»
Anche perché quel fuoco e quelle esplosioni avrebbero attirato altri shinobi, ma l’idea che avessero appena scoperto qualcosa di nuovo fu abbastanza per spingerli ad allontanarsi. 
Con un semplice sciocco di dita Reyko richiamò immediatamente Sen, che sporco di terra la raggiunse, mostrando i canini snudati. Aveva combattuto anche lui ed era pronto a farlo ancora. I suoi sensi sembravano all’erta perché doveva aver percepito altro, quindi dopo essersi scambiati un rapido sguardo tutti e tre annuirono e si allontanarono immediatamente lasciando il campo di battaglia.
Saltando da un ramo all’altro, nella speranza di far più in fretta possibile, Itachi si voltò verso di lei dopo aver riacquistato la calma, perché quella provocazione aveva avuto effetto anche su uno calmo quale era il ragazzo. 
«L’Isobu è libero? Ne sei sicura?»
«In realtà no, ma lui non mi è sembrato contento di tale affermazione e poi rifletti: tutti quei ninja hanno dato la vita per proteggere la sua identità e la sua posizione spacciandolo davvero per un Jinchūriki. E’ chiaro che qualcosa non andava combattendo con lui. Quindi potrebbe essere tutta una montatura per distrarci dal vero Biju.»
«Se fosse libero sarebbe una preda per tutte le nazioni, quindi l’informazione dovrebbe essere riservata e si dovrebbe far credere che il caudato sia ancora da loro. Mettere su una montatura simile sarebbe coerente con la tua ipotesi.»
Reyko annuì sentendo l’analisi di Itachi ed infatti si scambiarono l’ennesimo sguardo convinto. Dovevano tornare alla base per avvertire gli altri di quanto avevano intuito o forse addirittura scoperto, perché se il tre code era davvero libero il loro lavoro stava per complicarsi sempre di più.
   
 
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