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Autore: Francy_Kid    25/11/2017    3 recensioni
Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capirlo.
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•MariChat•
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INIZIATA: 9 Marzo 2017
CONPLETATA: 20 Marzo 2018
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 35









 

Marinette correva sui marciapiedi, evitando le persone per un pelo ed urlando un veloce «Scusa!» a chi colpiva.

 

Aveva il fiatone e lo zaino pieno di libri di scuola la stancava di più, ma non ci dava molto peso, poiché doveva correre e raggiungere la sua meta il più velocemente possibile.

 

Superò il cancello scardinato e subito dopo la porta d'ingresso della villa, per poi correre su per le scale, aprendo la porta della stanza con estrema forza, facendola sbattere contro la parete opposta.

 

Chat guardò verso di lei, con le orecchie alzate e un'espressione spaventata sul viso, finché non riconobbe la sua migliore amica, ansante e sudata.

 

Il felino si alzò di scatto e corse incontro a lei, abbracciandola stretta a sé, vedendosi restituito il gesto con la stessa forza e felicità.

 

Quasi sentì le lacrime scendergli dagli occhi per quanto le era mancata, seppur l'avesse osservata da lontano, ma riabbracciarla era l'unica cosa che aveva desiderato per quei giorni infernali passati lontani da lei.

 

«Mi dispiace, mi dispiace esserti stata lontana, ma non potevo rischiare che ti facessero del male.» disse la ragazza, poggiando la fronte contro la sua, per poi passargli il telefono dopo che l'amico le aveva fatto cenno di prestarglielo.

 

"Eri tu quella che rischiava di più. Io posso difendermi, ma tu rischieresti di farti male sul serio. Ero preoccupato per te" scrisse, ridando il cellulare a Marinette e poggiando il viso nell'incavo del collo, inalando il suo dolce odore e strofinando il naso, mentre la corvina gli fece dei grattini dietro l'orecchio.

 

Alla giovane era mancato quel contatto con Chat, poter stare vicini e poter comunicare, anche solo con lo sguardo.

 

Le era mancato tutto, ma soprattutto le era mancato lui.

 

«Immagino che abbiamo molto da dirci, giusto?» sussurrò, prendendogli il volto tra le mani e guardandolo negli occhi, facendogli cambiare espressione.

 

Sapeva benissimo a cosa si riferiva: agli attacchi dei giorni passati.

 

Sì, aveva molto da dirle.

 

 

 

 

 

 

—•—•—

 

 

 

 

 

 

Marinette camminava fischiettando, pensando allegramente a come poter usare le stoffe che aveva appena comprato.

 

Solitamente prendeva l'autobus dal negozio fino a casa, ma quel giorno, per sua sfortuna, la corsa era saltata, così decise di usufruire del tempo variabile e con una leggera brezza primaverile per camminare fino a casa.

 

Per gli scorsi due giorni era rimasta da Chat per delle ore intere –dalla fine della scuola arrivando persino a superare la mezzanotte–, parlando e discutendo sui fatti avvenuti durante la loro separazione; entrambi avevano deciso che sarebbero stati il più tempo possibile insieme, pur mantenendo un orario da dedicare a se stessi e ad i compiti –nel caso di Marinette– ed ai propri hobby, passandolo da soli a casa o con gli amici.

 

Avevano una sorta di calendario, insomma, con orari e giorni variabili.

 

La ragazza si fermò di colpo quando sentì una goccia d'acqua cadere sulla cima della propria testa, guardando in alto solo per trovarsi altre gocce a bagnarle la pelle e farla correre verso casa subito dopo.

 

«Com'è possibile?! In televisione avevano detto che il tempo avrebbe retto fino alle cinque del pomeriggio!» mormorò, cercando di coprirsi il più possibile, malgrado non predisponesse di nulla, senza contare anche che la dolce brezza primaverile si era trasformata in forti folate gelide.

 

Corse il più velocemente possibile, rabbrividendo mentre la sua pelle bagnata veniva a contato con l'aria fredda, pregando mentalmente che le cose acquistare non si fossero bagnate.

 

Per sua fortuna arrivò a casa in meno di dieci minuti, chiudendo la porta di ingresso giusto in tempo per udire un tuono echeggiare in lontananza.

 

Imbronciata, inzuppata e infreddolita, salì le scale fino all'appartamento in cui risiedeva, aprendo la porta e guardando la madre sempre con il broncio.

 

«Ciao tesoro. Vedo che il sole splende là fuori.» scherzò Sabine, recuperando la borsina dalle mani della figlia.

«Infatti mi sono bagnata io perché stavo morendo di caldo.» ribatté la ragazza sarcastica, levandosi le scarpe e le calze bagnate, dirigendosi verso il bagno. «Mi faccio una doccia calda...»

«Metto io via le cose che hai comprato, non preoccuparti.» sorrise la donna, vedendo la figlia andare verso il bagno.

 

Marinette era conosciuta, sopratutto dai suoi genitori e dai suoi amici, per la sua sfortuna e anche quella volta la sua buona sorte aveva fatto cilecca.

 

Dopo una doccia calda, la ragazza si diresse in camera sua, con l'intenzione di infilarsi il pigiama e mettersi sotto le coperte per scaldarsi il più possibile.

 

Si levò l'accappatoio, si mise il pigiama e si asciugò i capelli con il phon che aveva in caso ci fossero volte in cui preferiva fare tuto in camera sua; subito dopo, salì sul soppalco e si mise sotto le coperte, recuperando il libro che stava leggendo per far passare il tempo mentre fuori pioveva.

 

Tutto era perfetto in quel momento, tranne per una cosa: il suo starnuto che ruppe il silenzio.

 

Non diede molto peso alla cosa e tornò a leggere, sperando che il giorno successivo fosse stato sereno.

 

 

 

 

 

—•—•—

 

 

 

 

 

«Io e la mia fortuna...» mugugnò, per poi starnutire e recuperare l'ennesimo fazzoletto di carta per soffiarsi il naso chiuso.

«Ti avevo detto di prendere un ombrello prima di uscire ieri.» disse Sabine, prendendo il termometro e controllando la temperatura. «Trentotto e mezzo. È già scesa rispetto a stamattina, ma devi riposare e guarire.»

«Mamma, devo andare da Chat... Non posso lasciarlo ora...» esclamò con voce nasale, tentando di alzarsi e venendo subito fermata dalla madre.

«Ti ho detto che devi rimanere a letto. Certo che ti fa comodo saltare la scuola ma non puoi fare a meno di saltare gli incontri con Chat, eh?» sorrise la donna, vedendo la figlia arrossire ulteriormente e coprirsi con le coperte fin sopra il naso.

«P-Perché è da un po' che non lo vedo...» si giustificò lei, godendo del caldo che c'era sotto le coperte. «Devo dirglielo...» aggiunse subito dopo con voce assonnata, sentendo gli occhi stanchi e pesanti.

«Non ti preoccupare, tu pensa a riposarti e basta, va bene?»

 

Marinette annuì, chiudendo gli occhi del tutto e tirando su con il naso un'ultima volta, prima di addormentarsi totalmente.

 

Non seppe quanto tempo fosse stata addormentata, ma appena si svegliò sentì un peso alle sue spalle e qualcosa cingerle la vita da sopra le coperte.

 

Mugugnando, svogliata dall'abbandonare le braccia di Morfeo, ma sempre curiosa, si voltò, trovando il volto di Chat a pochi centimetri dal suo, che la guardava con i suoi occhi da felino verdi.

 

La ragazza squittì e si alzò di scatto, rimproverandosi mentalmente in seguito ad un dolore improvviso alla testa; si strofinò le tempie e guardò il ragazzo che aveva accanto. «Chat, che ci fai qui?» domandò, per poi tirare su con il naso.

 

Chat prese il quaderno che aveva poggiato sulla piccola credenza nel muro, scrivendo la risposta.

 

"Tua madre è venuta a dirmi che stavi male e che non dovevo preoccuparmi, così sono corso qui" scrisse, in seguito recuperò un fazzoletto a Marinette, dato che continuava a tirare su con il naso e cercava con lo sguardo un fazzoletto, venendo ringraziato.

 

«Dovevo avvisarti in qualche modo, ma mia mamma mi ha inchiodata a letto per guarire al meglio.» rispose, gettando il fazzoletto sporco di sotto, centrando in pieno il cestino che aveva posizionato e appuntandosi mentalmente di mettere dentro anche quei sei-sette che erano usciti.

 

"Non è colpa tua se ti sei ammalata. E tua madre ha ragione a farti rimanere a letto"

 

«Effettivamente è colpa mia: dovevo prendere l'ombrello... Ma il danno è fatto.» ridacchiò, sbadigliando poco dopo.

 

Chat le fece cenno di rimettersi a dormire, riponendo il quaderno alle sue spalle per far sistemare meglio la ragazza.

 

Marinette alzò leggermente le coperte, rivelando che indossava minimo tre felpe pesanti, facendo chiedere a Chat come faceva a non avere caldo, dato che stava grondando di sudore.

 

«Vieni sotto con me. Ho freddo e tu sei caldo.»

 

Il felino accettò, sistemandosi sotto le coperte.

 

Da quando era diventato la Belva Nera non si ammalava mai e sentiva poco la differenza di temperatura, come se il suo corpo si adattasse a tutto.

 

Marinette lo abbracciò alla vita e poggiò la testa sul suo torace, facendo sì che le coperte le arrivassero poco al di sotto del naso, respirando per quel poco che poteva, mentre il ragazzo si sistemò in modo tale che potesse abbracciarla a sua volta, chiudendo gli occhi e godendo del suo calore corporeo, anche se parecchio elevato rispetto al solito, rizzando le orecchie quando sentiva il suo respiro farsi irregolare o la sentiva tossire.

 

Sospirando, sperò che stesse meglio al più presto.

 

 

 

 

 

 

 

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Non preoccupatevi, non muore LOL

Starà bene

 

...

 

Ehm...

 

Facciamo che ci vediamo sabato prossimo, ok ;3

 

Bye :D

Francy_Kid

  
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