Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: ornellagiau    26/11/2017    1 recensioni
***ATTENZIONE! La storia è stata ripubblicata come capitolo della raccolta "Sola Andata"***
E' il compleanno di Draco, e Snape lo porta a fare una gita fuori dal Malfoy Manor. Il sole è caldo, e la guerra sembra un ricordo lontano. Personaggi e situazioni canon.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Durante l'infanzia di Harry
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SOLE

Era mattina, e il sole scaldava la ghiaia grigia tra i tendoni. I vagoni colorati sfrecciavano rumorosi su delle sottili impalcature di metallo e una ruota gigantesca girava a vuoto contro il cielo azzurro. In un baracchino poco più in la un uomo infilzava nuvole colorate su sottili bastoncini di legno.
 

Draco non era mai stato in un luna park babbano. Per ben tutti e cinque anni di età che si ritrovava sulle spalle non aveva mai considerato la possibilità che esistesse del divertimento senza magia.
Disprezzava i babbani e tutto ciò che li riguardava. L'aveva imparato da suo padre: erano stupidi, vili e noiosi. Di recente un gruppetto di ragazzi del villaggio aveva provato a scavalcare i confini magici di casa Malfoy, e Draco si era divertito un mondo, assieme al suo amico Gregory, nel vederli penzolare a mezz’aria con la faccia paralizzata dagli incantesimi. In qualche modo i bambini erano riusciti a far levitare mucchi di foglie secche del giardino e a rovesciarle addosso ai ragazzini terrorizzati. Era stato uno spasso!
Alla fine era arrivato il Ministero e avevano dovuto interrompere il gioco, ma Draco si ricordava ancora il sorriso orgoglioso sul volto di suo padre mentre spiegava al funzionario dai capelli rossi che non era successo niente di grave, che erano solo bambini e che non potevano controllare la propria magia.
Sua madre, invece, non nominava mai il mondo non magico, ne per disprezzarlo ne per elogiarlo. Probabilmente, si diceva Draco, la mamma non aveva mai incontrato un babbano di persona. Non accompagnava mai il babbo in città per affari e il nonno e la nonna, i genitori della mamma, erano discendenti di una delle più antiche casate magiche d’Inghilterra, i Black, di sangue purissimo, una qualità molto importante per ogni mago o strega che si rispetti.

Insomma, da qualunque lato la si vedesse, il saltellare spensierato del bambino biondo sulla soglia del Dreamland Amusement Park la mattina del suo sesto compleanno non sarebbe stato visto di buon occhio da nessuno dei suoi parenti. Fortuna che nei paraggi non ce ne fosse nessuno.

Draco sgranava gli occhi cercando di registrare nella memoria tutti quegli strani oggetti meccanici, quei tubi colorati e brillanti, quei rumori e quelle voci così divertenti che uscivano dagli imbuti di metallo appesi sopra i tendoni. 

“La casa di tutti gli orrori, 5 pence signori, solo 5 pence!”

A portarlo lì era stato un signore dagli abiti scuri, un amico della mamma, che lo teneva per mano. A lui Draco faceva molte domande: come fanno quei bambini la in fondo a tirare su delle rane colorate senza bacchetta nè niente? Perché tutti prendono a martellate quel pezzo di legno? Che incantesimo controlla quel disco volante?
Le risposte però non le ascoltava granchè. Si distraeva facilmente e quel signore doveva rimproverarlo per la sua disattenzione.

“Devi ascoltare quello che ti dico Draco” lo strattonò lui mentre si allungava a toccare una vasca piena di pesci rossi “Ad Hogwarts quelli che non ascoltano li mettono in punizione nella foresta proibita…”

“Tanto io non ci vado ad Hogwarts. Ad Hogwarts ci vanno quelli stupidi…” mugugnò il bambino si rimando.

“A si? E dove pensa invece di andare sua maestà Draco Malfoy?” il signore amico della mamma si era fermato in mezzo al viale, e lo osservava divertito con le mani sui fianchi.

Era un uomo strano. Aveva i capelli più corti di suo padre, ed erano neri come il velluto di notte. Gli occhi li aveva stretti e le ciglia lunghe. Le mani erano sempre fredde e a Draco sembrava tanto alto che di sicuro dalle sue spalle si sarebbero potute toccare le nuvole. Era anche simpatico. Lo faceva ridere e sapeva un sacco di cose, anche se era difficile ricordarsele. La mamma diceva che era professore alla Scuola di Magia di Hogwarts, e se Draco ci fosse andato sarebbe stato anche suo professore.

“Io vado a "Dummstarg"! Il signor Karkof me l’ha detto che…” il signore dai capelli neri non gli fece finire la frase. Si inginocchiò fino a portare il viso magro all’altezza del suo e con un movimento veloce, che Draco già si aspettava, si caricò il bambino in spalla, facendogli il solletico attraverso la giubba grigia. Draco rideva, sentiva il bofonchiare indispettito del professore che non sopportava di essere messo a paragone con il direttore di quell’altra scuola.

SS

A casa Malfoy tirava tutt’altra aria.
La signora Malfoy zampettava nervosa da una stanza all’altra, impartendo ordini e insulti al povero elfo domestico Dobby, che la seguiva mordendosi le mani. Il signor Malfoy stava seduto nella sala studio al piano terra, immerso nella lettura della gazzetta del Profeta, almeno così sembrava. In realtà fissava da più di mezz’ora la stessa immagine delle Veela finlandesi e ripensava alla lite con sua moglie.

Era successo verso le dieci. Severus Snape era arrivato in anticipo, come suo solito, e aveva parcheggiato quell’orribile aggeggio a motore babbano in mezzo al viale di casa sua. Lucius disprezzava i babbani e tutto ciò che li riguardava. Non si capacitava di come un mago che si rispetti potesse apprezzare qualcosa che proveniva da un mondo così diverso, immensamente più primitivo.

“Ancora con quel trabiccolo Snape? Non hai passato l’esame di Materializzazione per caso?”

Era dunque arrivato di mattina presto, non atteso, a casa Malfoy alla guida di una automobile grigia. Era stato seduto assieme a Lucius al tavolo della colazione a raccontare le novità di Hogwarts che Lucius commentava a proposito.

“…E Dumbledore non l’ha nemmeno punito quel Gryffindor!”

“Ah, il vecchio, non ci capisce più niente ormai, scommetto che ha pure smesso di stressarti con l’insegnamento eh?”

Di commenti del genere Lucius ne faceva spesso. Non sopportava Dumbledore, e sperava che un contatto come Snape, così vicino al preside, gli fornisse prima o poi l’opportunità di dimostrare al Ministero quanto il vecchio mago fosse inadatto alla presidenza. Che razza di preside era uno che offriva un nuovo corso di Babbanologia?

Anche per questo non voleva che suo figlio frequentasse Hogwarts. Non voleva che si facesse strane idee ora che il mondo magico si crogiolava in questa ritrovata spensieratezza. Ma Narcissa non la pensava così. Per lei Hogwarts era sempre Hogwarts e l’idea di mandar via il figlio a Durmstrang le accendeva un fuoco dentro che Lucius non sapeva domare. Per questo avevano litigato quella mattina. Per questo Severus aveva preso Draco in braccio e l’aveva portato via dalle urla e dalle imprecazioni dei genitori.

SS

Lucius amava suo figlio. Si ricordava la prima volta che aveva riso tra le sue braccia, divertito dalle sue facce buffe. Era stata una sensazione mai provata prima. Era il bisogno viscerale di proteggere, abbracciare, rendere felice e amare un'altra creatura.
Amava Narcissa, amava suo padre, ma non erano niente in confronto al modo in cui amava Draco. Di questo sentimento così diverso a volte Lucius se ne vergognava. Come poteva un mago della sua stazza, della sua forza dialettica cedere a un mollezza d'animo tale?

Il Signore Oscuro ovviamente aveva già reclamato il bambino come suo discepolo. E Lucius lo capiva che era giusto così e che doveva considerarlo un onore che il più potente mago della storia vedesse in suo figlio le qualità di un buon seguace.
Però, a volte, in testa gli si insinuavano certi pensieri pericolosi. Tornava dagli incontri con i Mangiamorte e voleva grattare via quel marchio nero che aveva sul braccio. Gli veniva voglia di addormentare Draco nella culla e materializzarsi con lui lontano, troppo lontano per essere cercato.

Non è che non apprezzasse il suo ruolo.
Seguiva il suo padrone nelle case di babbani sconosciuti, sentiva la forza e la magia scuotergli le carni e, sebbene il fiato gli si raccorciasse ad ogni incantesimo, il potere che invocava gli gonfiava la testa e bruciava il cuore, come dopo l'orgasmo.
A proposito di orgasmo, un altro vantaggio del suo rango di Mangiamorte era l'abbondanza di giovani streghe confuse. Gravitavano attorno al quartier generale come delle comete, bruciavano in fretta e alcune sparivano nel giro di una notte. Erano bionde, brune, alte e basse, ai suoi occhi si assomigliavano tutte. Lucius non era l'unico a servirsene regolarmente. Quasi tutti i Mangiamorte più fidati del Signore Oscuro sentivano il bisogno dopo una missione di sfogare il proprio tormento su una di loro, ma c'erano invece alcuni che sempre si tiravano indietro. Tra questi ovviamente il Signore Oscuro stesso, che Lucius non aveva mai visto toccare una donna, ma lui non contava. Il re non si mischia alle sue truppe dopo tutto.
Lucius si stupiva invece ogni volta quando vedeva Severus Snape o Lukas Yser lasciare il salone delle feste di casa Lestrange, dopo una notte di battaglia o tortura, e levarsi la maschera da Mangiamorte in solitudine. D'accordo, Yser forse preferiva altre forme di compiacimento, ma Severus... L'aveva osservato fin da bambino, quando si era seduto per la prima volta a testa bassa al tavolo degli Slytherin. L'aveva ascoltato e guidato. Quando finalmente aveva chiuso con quella sporca mezzosangue pel di carota, aveva lavorato assieme a Narcissa per attirarlo all'interno la loro sfera sociale. Gli aveva insegnato a parlare come loro, a sedurre come loro, e a scagliare maledizioni come loro. Una volta diplomato, Lucius l'aveva portato davanti al Signore Oscuro, e in poche settimane, come l'allievo che supera il maestro, Snape aveva oltrepassato tutte le barriere di fiducia dell'Oscuro. Alla fine di quell'estate, era ritornato da una missione solitaria con quell'informazione impagabile, che Lui agognava più di ogni altra cosa, ed era iniziata la caccia all'uomo.

SS

Che effetto gli aveva fatto vedere due genitori urlare davanti a un bambino in lacrime? Era diventato davvero così tenero di cuore da non saper lasciare agli altri i propri problemi? A lui da bambino nessuno lo aveva mai portato al luna park per sfuggire ai litigi dei suoi genitori, al massimo si era portato da solo in giardino o al cinema una volta cresciuto un pò. Perchè quindi si sentiva così soddisfatto con il sole sulla faccia e la mano morbida di Draco aggrappata alle sue dita?

SS

Quella mattina di ottobre un raggio di sole autunnale aveva richiamato Lucius fuori dal sonno in cui era scivolato poche ore prima. Il divano imbottito di casa Lestrange gli conficcava il gomito destro tra le costole e la stoffa umida del bracciolo gli stropicciava le guance e gli occhi. Tutte le membra gli dolevano per la posizione scomoda in cui aveva dormito, e in gola sentiva sapore di sudore e aria fredda.
Sidro, Champagne, vetro, il pavimento sembrava un campo di battaglia e i due elfi domestici di famiglia zampettavano qua e là, raccogliendo quanto potevano, cercando di evitare di tagliarsi i piedi enormi. Gli altri ospiti della festa non sembravano essersi ancora svegliati e giacevano così, chi a coppie chi da solo, fermentando nel sogno la loro tranquillità.

Si tirò su aprendo e chiudendo gli occhi. Cercò le scarpe che giacevano buttate sotto al tavolino dei rinfreschi. La testa. La testa gli bruciava e gli si spaccava sugli occhi.  
Per fortuna la bacchetta non l'aveva persa, la sentiva al sicuro nella tasca del mantello turchese, mentre scendeva le scale del palazzo antico.
Nell'androne il crepitio di un fuoco lo distrasse dall'uscire. In fondo a quella scala qualcuno stava lavorando nel laboratorio. Possibile che Snape fosse ancora li? L'aveva visto lasciare la festa come al solito prestissimo, dopo una accesa discussione con quella pazza di Bellatrix, ma a quanto pareva non era ancora andato via.

"Non smetti mai di lavorare Severus?"

Il mago vestito di nero aveva la sua stessa stanchezza in faccia. Rimestava chissà quale pozione in un paiolo di rame, e i suoi occhi si socchiudevano stanchi ma attenti.

"E' già mattina?" chiese l'altro senza alzare lo sguardo dagli ingredienti sul tavolo.

"Penso sia quasi mezzogiorno a dire la verità." Lucius si lasciò cadere in una delle morbide poltrone di pelle accanto al fuoco. "Che stai facendo di così importante?"

"Veleno" rispose il mago. Delle fiale verdi stavano allineate sul tavolo da lavoro, in attesa.

"Io questa questione dell'uccidere col veleno non la capisco. Perché darsi tanta noia a preparare una pozione quando una buona Avada Kedavra risolve tutti i problemi molto più velocemente..." Snape lo guardò disgustato "Ahah, dai ti prendo in giro Severus. Tutti sanno che i tuoi veleni sono la nostra arma più brillante nelle torture. Il Signore Oscuro è ben contento del tuo lavoro..."

"Queste fiale non sono per le torture." ci fu uno sbuffo di vapore nero, e la pozione fu pronta. "Solo una persona ne proverà gli effetti..."

"Chi?" chiese Lucius dopo un attimo di silenzio. "Nessuno che conosco spero..." aggiunse ridendo, per scaricare la tensione che quell'uomo ogni volta era capace di mettergli addosso.

Snape lo guardò con ghigno abbozzato e disse il nome di suo cugino.

"Sirius Black."

"Black?"

"E' lui il Custode del Segreto."

Il Custode? Che custode, si chiese Lucius. Poi capì.

"Sei sicuro?"

Snape annuì, versando la mistura calda nelle fiale monodose.

Improvvisamente Lucius scattò in piedi con un idea pazza in testa e sguainò la bacchetta. L'istinto dell'altro fu altrettanto veloce, e si guardarono come due gatti in attesa.

"Sei una spia Severus?" disse Lucius con il riso nervoso sulle labbra

"Ovviamente. Rubo informazioni per fornirle all'Oscuro. Lo sai no?...Mi ci hai messo tu in questa posizione."

"Nessuno degli Auror che abbiamo catturato, nessuno dei più vicini a Dumbledore sa cosa protegge i Potter... Ora, tu come fai a sapere a sapere di un incanto Fidelius tra Black e Potter?"

Lucius era nervoso, non voleva attaccare, ma aveva paura del suo amico, o di qualcos'altro che non sapeva pienamente spiegarsi. Tutti i Mangiamorte cercavano i Potter. Ognuno voleva trovarli per primo per compiacere il proprio padrone. Eppure tutti avevano un pò paura di ciò che sarebbe accaduto dopo. A volte, Lucius si chiedeva se non sarebbe stato meglio non trovarli mai e rimanere per sempre in quel confortevole limbo.

E se la profezia si fosse rivelata vera? Se il Signore Oscuro fosse stato sconfitto? Oppure al contrario, se il suo potere fosse diventato invincibile... Che ne sarebbe stato della sua vita? Che ne sarebbe stato della vita di suo figlio?

"Mi credi un traditore Lucius?" parlava con una vellutata naturalezza "Lo so perchè lo so, e che ti basti e credimi, con questa nuova, perfetta pozione, il caro Sirius farà esattamente ciò che ci serve per mettere fine a questa guerra.

SS

Molti anni erano passati da quella mattina. Cose orribili, sbagliate e misteriose erano accadute di lì a poco, e Severus aveva passato gli anni come affogando sott'acqua.

La sua pozione non aveva funzionato. Questo, già di per sé, era stato un enorme fallimento.
Black aveva rivelato il proprio segreto, e non era morto affatto, soffocato dalla pozione. Tutto il contrario di quello che aveva previsto.

Il Signore Oscuro gli aveva chiesto una pozione della verità per scovare il nascondiglio dei Potter tra i prigionieri, lui aveva colto la palla al balzo. Aveva creato un veleno che avrebbe avuto effetto solo su Black, che era il Custode, ne era sicuro. Il veleno l'avrebbe ucciso prima ancora che potesse proferir parola, e il segreto sarebbe morto con lui.
E fanculo alla rabbia dell'Oscuro, Severus ne avrebbe accettato la vendetta con gioia sapendo Black morto e Lily Evans salva.
Si era chiesto per anni cosa non aveva funzionato, dove aveva sbagliato. Non aveva trovato risposta.
Black ora marciva ad Azkaban, almeno quello...se mai l'avesse reincontrato l'avrebbe fatta finita definitivamente, con una bella Avada Kedavra, come aveva detto Lucius.

Poi il tempo era andato avanti, e le voci della sua mente si erano chiuse in un religioso silenzio. Aveva cercato la solitudine, anche solo per una mezz'ora a settimana, lontano da Hogwarts, lontano dal mondo. Aveva praticato quella misteriosa arte dell'Occlumanzia e del controllo della mente. Annullare i pensieri. Trovare il vuoto e la calma dietro gli occhi. Inspirare ed espirare.

Piano piano era tornato a sentire il sapore del cibo che mangiava, la temperatura dell'acqua che beveva, la morbidezza della pelle che accarezzava. E quella mattina di giugno, al parco giochi Dreamland Amusement Park, improvvisamente e senza un motivo, aveva sorriso. Il bambino al suo fianco guardava estasiato le vetture colorate sfrecciare sulle montagne russe, mentre dall'alto della ruota panoramica si godevano il panorama di colline verdi e in fiore. Entrambi spizzicavano batuffoli bianchi da un'enorme nuvola di zucchero filato.
Quando furono le 12, Severus porse al bambino uno dei suoi giocattoli di legno antico, e in un attimo l'incantesimo Passaporta li riportò a casa Malfoy. Pranzarono assieme a Lucius e Narcissa e quando questa chiese al figlio dove erano stati, Draco mentì, da buon Slytherin, raccontando di Diagon Alley e della Gringotts. Disse che aveva visto un sacco di bambini più grandi comprare penne e cose inutili per il semestre ad Hogwarts, ed espresse con l'innocenza che solo i bambini hanno, la convinzione che Hogwarts non doveva essere tanto male, che forse ci sarebbe andato più volentieri che in quell'altra scuola a est.

"Se andrà a Hogwarts sarà meglio presentargli Vincent Tiger e Marcus Flint, così almeno starà con le persone giuste." aveva detto Lucius davanti a un bicchiere di vodka nel pomeriggio.

"Se andrà ad Hogwarts avrà me come direttore a guardargli le spalle Lucius." Severus lo sapeva che Lucius amava suo figlio più di ogni altra cosa. "Finché ci sarò io, le tradizioni di Slytherin saranno ben al sicuro dalle stramberie di Dumbledore." Lucius rise.

Sarebbe andato tutto bene. A Draco rimanevano ancora 6 anni per decidersi, e Severus era convinto di poter convincere suo padre definitivamente nel giro di un paio d'anni, non di più. Harry Potter, il bambino sopravvissuto, anche lui sarebbe entrato ad Hogwarts 6 anni più tardi, ma Severus non se ne preoccupava granché, l'avrebbe semplicemente trattato da studente come tutti gli altri. Oramai il suo dolore era guarito, pensava.

Si materializzò fuori dai cancelli di Hogwarts che erano già le 6 di sera. La mente era libera, le spalle morbide dopo l'abbraccio dal bambino biondo. Il sole era ancora alto e gli scaldava la schiena, mentre percorreva il sentiero di ghiaia verso il castello.


** 

NdA: Salve! Finalmente una nuova storia! Volevo scrivere una storia leggera, per dare a Snape un pò di pace dopo le precedenti (Specchio e Fuoco), ma il tema guerra e lealtà non ha prorio voluto rimanere fuori XD Per questo ho affidato le parti un pò più cupe a Lucius, che fino ad adesso non avevo esplorato più di tanto. Spero ti abbia interessato, e sarei felicissima di leggere la tua opinione nelle recensioni :) 




 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ornellagiau