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Autore: Moriko_    26/11/2017    3 recensioni
Una raccolta di one shots sull’Universo 10.
Alcune storie - principalmente Missing Moments - sui personaggi che popolano questo Universo, in particolare sulle divinità.
[Episodi dal 53 al 131 di Super]
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1. Like a family
2. A story of blood and despair
3. Bonds
4. Like brother and sister
“All’improvviso le venne in mente un’idea, con la quale probabilmente sarebbe riuscita a rendere felice il piccolo elefante.
«Ho trovato! Le canto una ninna nanna, così ci addormentiamo tutti e due… Insieme!»
Dallo stesso comodino da cui aveva preso lo specchio, Cus recuperò un fazzoletto di stoffa, e agitandolo dolcemente iniziò ad intonare una melodia rasserenante per il nuovo arrivato.”
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Black Goku, Gowasu, Zamasu
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A/N: Salve a tutti - di nuovo!
E siamo così giunti, dopo circa tre mesi, ad aggiornare questa raccolta. Ahi, questi lunghi ritardi...

Terzo racconto: Bonds.
Dopo la storia precedente, ambientata nella linea temporale di Trunks del Futuro, siamo tornati alla nostra, cara, linea temporale del presente, dove le divinità del mio Universo preferito sono ancora tutte sane e salve… più o meno, ma in questa storia ci sono e godono di ottima salute! Perciò, anche qui, spoiler legati alla saga di “Mirai” Trunks (Episodi 47-67) e, in particolar modo, a ciò che potrebbe essere accaduto subito dopo la fine di questa saga.
Devo farvi una confessione prima di proseguire la premessa. Ho scritto la storia che state per leggere insieme alle altre due che ho già pubblicato, per cui (dato che si parla del mese di Agosto) nessuno di noi sapeva ancora come Rumsshi aveva reagito alla notizia di ciò che, nel frattempo, Zamasu aveva combinato in più linee temporali. Questo fino al mese di Settembre, quando è stato pubblicato il Capitolo 28 del manga - e, vi anticipo: ovviamente non ha reagito benissimo nel momento in cui è venuto a conoscenza di tutta la verità (e per “tutta” intendo anche a chi ha risolto la situazione nel presente…)
Così, per chi sta leggendo il manga, ho deciso di lasciare il mio testo inalterato: potete anche pensare che la reazione di Rumsshi nel manga sia accaduta in un secondo momento, dopo questo racconto.
Sul resto, potreste considerare ciò che state per leggere come una “versione alternativa” della prima storia pubblicata in questa raccolta, perché di base la storia è più o meno la stessa: Cus e Rumsshi che arrivano sul pianeta dei Kaiōshin, scoprono che Zamasu non c’è più e, alla fine, consolano Gowasu che ha comunque perso il suo discepolo. Solo che, a differenza della prima storia, nella seguente troviamo qualche elemento in più che potrebbe avvicinarlo alla categoria “Missing moments”.
Termino qui la premessa e vi auguro buona lettura.

Nota: E come negare i ringraziamenti alla solita stellaskia per l'immagine che accompagna il titolo?



Bonds.



Era l’alba di un nuovo giorno, sul pianeta dell’Hakaishin dell’Universo 10.
Come era consueto Cus, l’angelo che accompagnava il Dio della Distruzione, entrò nella stanza dove il possente elefante rosa si riposava.
«La prego di svegliarsi, Lord Rumsshi.»
L’Hakaishin, quasi seccato, voltò le spalle al grazioso essere, mormorando un «Lasciami dormire.»
«Deve alzarsi dal letto, altrimenti faremo tardi.»
«Altri cinque minuti, Cus.»
L’Angelo sospirò. Si avvicinò alle tende chiuse e le spostò di colpo, facendo entrare all’improvviso un forte bagliore che accecò gli occhi del Distruttore. Quest’ultimo fu costretto, per l’intensità della luce, a coprire il volto con la sua proboscide ed a tirarsi bruscamente le coperte con le sue enormi mani fino ad avvolgere il capo.
«Vuoi smetterla con questa tortura?!» esclamò con un barrito, che rimbombò per tutta la stanza.
Cus si lasciò sfuggire una dolce risata. «Se non si alza da quel letto entro cinque minuti, sarò costretta a dimezzare le mele previste per il suo spuntino quotidiano.»
Rumsshi smise di dimenarsi. In un attimo balzò in piedi, atterrando accanto al suo giaciglio ora disfatto. Si ricompose, dando un’occhiata truce all’Angioletta, e sbuffò.
«Non puoi continuare con questi sporchi ricatti…» disse con un tono molto serio, per poi continuare quella frase mugolando tristemente: «… No… Le mie adorate mele no!»
Lei gli voltò le spalle e sorrise soddisfatta, uscendo dalla stanza. Stava pensando che, dopotutto, il suo compagno d’avventure, così forte e potente, causa della distruzione di diversi pianeti e per questo temuto da tutti, che non aveva paura di niente e di nessuno… in fondo avesse l’anima ingenua e capricciosa come quella di un bambino.
E la cosa la divertì.

Mentre le due divinità erano in procinto di fare colazione, l’Hakaishin chiese al suo maestro quali fossero i loro programmi per la giornata: tra i due, l’Angelo aveva infatti il compito di organizzare, giorno dopo giorno, tutti gli impegni ai quali entrambe le divinità dovevano adempiere per svolgere bene il loro lavoro di mantenere il fragile equilibrio del loro Universo.
«Dunque, Lord Rumsshi…» iniziò il grazioso essere, materializzando dal suo scettro una piccola agenda, che immediatamente consultò. «I programmi previsti per oggi sono, nell’ordine: allenamento, distruzione del pianeta 693-214, visita al pianeta dei Kaiōshin, pranzo, e nel pomeriggio---»
L’elenco che l’Angioletta stava illustrando venne interrotta da un’improvvisa osservazione del Distruttore. «Possiamo anticipare la visita al pianeta dei Kaiōshin dopo l’allenamento?»
Cus fu sorpresa da quella strana richiesta. «Come mai?» chiese.
«Voglio solo accertarmi che Gowasu stia bene.»
Lei sgranò gli occhi a quell’affermazione. Gli Hakaishin erano i primi tra le divinità a percepire qualcosa di strano nell’aria, come avveniva per gli animali selvatici. Da ciò, l’Angioletta comprese che, probabilmente, il suo allievo aveva avuto una strana sensazione riguardante l’anziano Kaiōshin dell’Universo 10.
Come se la sua vita fosse stata in grave pericolo.
Ne era certa poiché anche lei, in quel momento, aveva provato gli stessi sentimenti dell’elefante. Finì di bere il suo tè e si alzò in piedi, rivolgendo uno sguardo serio all’Hakaishin.
«Sono d’accordo. Ultimamente ci sono troppi strani individui in giro: è sempre un bene verificare ed accertarsi che anche il sommo Gowasu stia bene.»

Al termine del loro consueto allenamento, le due divinità partirono alla volta del pianeta dei Kaiōshin, dove Gowasu e il suo apprendista Zamasu risiedevano, osservando gli eventi che accadevano nei vari luoghi del loro Universo.
Rumsshi e il suo Angelo atterrarono sul suolo di quel pacifico pianeta, giungendo all’ingresso della maestosa residenza dei Kaiōshin e bussando al grande portone.
«Sommo Gowasu, siamo noi.» disse Cus con allegria, e stava per continuare la sua introduzione quando venne interrotta dalla grave voce dell’elefante.
«Zamasu, apri la porta!»
Com’era prevedibile, d’istinto l’Angioletta colpì con maggiore forza la testa del Distruttore con la punta del suo scettro. L’Hakaishin diede un urlo e si massaggiò il capo dolorante.
«Ahio! Perché lo hai fatto?»
A quella domanda, la fanciulla lo fulminò con uno sguardo truce. «È stato molto maleducato da parte sua, Lord Rumsshi. Deve portare più rispetto nei confronti dei suoi simili, in modo particolare ai Kaiōshin e ai loro apprendisti.»
Il Dio della Distruzione continuò a massaggiarsi la testa mugolando, e guardò il suo maestro con occhi che imploravano pietà. «Ok, ho capito… Uff.»
«Ne sono lieta. E, comunque, si ricordi che Zamasu un giorno sarà il successore del sommo Gowasu. Cerchi di portare maggiore rispetto anche nei suoi confronti.»
«In confidenza, cara Cus…» la interruppe Rumsshi.
«Mi dica.»
L’Hakaishin si avvicinò all’Angioletta e le sussurrò qualcosa al suo orecchio. «Sai… Quel Zamasu non è il massimo della simpatia, per me. È molto educato, anzi fin troppo per i miei gusti, e in più è molto riservato e... teso, in un certo senso. Non mi sono mai piaciute le persone come lui: gentili e cordiali in apparenza e poi, quando meno te l’aspetti…»
A quelle parole lo sguardo della piccola divenne ancora più tetro, e quello fu il segnale per Rumsshi di spostare il discorso altrove.
«A-Ad ogni modo… è vero che su certe questioni siamo perfettamente d’accordo, ma a volte tende ad esagerare quando afferma che i mortali sono gli errori di noi divinità. Non credi?»
Cus restò in silenzio per qualche secondo, dopodiché gli rispose: «Ciò non toglie che è suo dovere portargli comunque del rispetto. Zamasu non è il servo del sommo Gowasu. Si ricordi che un giorno…»
«La smetti di farmi la predica?» la interruppe il Distruttore con un profondo sbuffo. «Ho capito, ho capito.»
Nel pronunciare l’ultima frase l’Hakaishin si appoggiò al portone e, all’improvviso, finì rovinosamente al suolo permettendo, così, l’apertura del maestoso ingresso.
«Oh, che sorpresa. Era già aperto, Lord Rumsshi.» commentò la fanciulla con l’indifferenza tipica del suo popolo.
«Che imbecilli: certo che potevano avvisare…» borbottò Rumsshi, appuntandosi mentalmente di rimproverare poi i due Shin per questa grave disattenzione.
Anzi, solo Zamasu. Scommetto che è stato quell’idiota d’un apprendista a “dimenticarsene”!

Le due divinità entrarono nell’ampio atrio del palazzo, dove notarono subito sul tavolo che vi era al centro la presenza di un bicchiere e di un piatto vuoto, dentro al quale l’elefante rosa notò la presenza di alcune briciole bianche che vi erano rimaste. Si avvicinò al piatto e con la proboscide lo annusò.
«Mhhh… Noto che Gowasu ha iniziato a mangiare gustosi dolci senza di me.» mormorò, mentre allontanò la proboscide dall’oggetto che aveva attirato la sua attenzione.
«A proposito del sommo Gowasu… dov’è?»
La domanda dell’Angelo incuriosì l’Hakaishin, che aggiunse: «Già: dov’è?»
«Eppure sento che è qui.»
«Anch’io ho la tua stessa impressione. Possibile che sia già andato a riposare?»
«Lord Rumsshi, le chiedo scusa se mi permetto, però la sua è una teoria abbastanza assurda: è ancora pieno giorno.»
«Ma ormai anche lui ha una certa età. Si sarà stancato… E poi, si sa: dopo mangiato, a tutti viene sempre sonno!»
L’ultima affermazione del Distruttore strappò un sorriso all’Angioletta che, tuttavia, notò un particolare che apparentemente stava sfuggendo all’Hakaishin.
«Eppure… sembra che Zamasu sia svanito nel nulla. Non percepisco la sua presenza… né in questo luogo, né altrove.»
Rumsshi rizzò le orecchie a quella frase. Constatò che il suo maestro aveva ragione: l’apprendista Kaiōshin non era presente su quel pianeta. Caso strano, considerato che il giovane apprendista era sempre al fianco di Gowasu, ed era difficile per lui allontanarsi da quelle terre. «Forse è in giro per l’Universo a prendere qualcosa per Gowasu.» sussurrò con un tono serio a Cus.
«Quando gli Shin hanno la capacità di materializzare ciò che vogliono dal nulla?»
L’Hakaishin rimase senza parole. «Allora non so: per caso tu sai che fine ha fatto Zamasu?» disse rivolgendosi all’Angelo con un tono colmo d’ironia: era evidente che nemmeno lei sapesse dove si trovava in quel momento l’apprendista Kaiōshin.
«Zamasu non c’è.»
Una terza voce interruppe la conversazione di Cus e Rumsshi. Le due divinità si voltarono nella direzione di quel suono per loro familiare, e così notarono alle loro spalle la presenza di uno Shin anziano, dalla carnagione gialla.
Gowasu! - lo riconobbero Cus e Rumsshi nello stesso istante.
Alla sua improvvisa comparsa, si inchinarono con ossequio e, dopo aver ricambiato il rispettoso saluto, il Kaiōshin fece loro cenno di ricomporsi.
«Questa sì che è una sorpresa...» disse loro il vegliardo. «Non vi aspettavo a quest’ora: siete in largo anticipo.»
L’Hakaishin lo scrutò dalla testa ai piedi. Notò che gli occhi dello Shin stavano nascondendo molto bene un profondo stato di turbamento e di angoscia. Come mai? - gli venne da pensare.
«Volevo solo accertarmi che stessi bene. Tutto qui.»
Gowasu abbassò la testa, quasi sforzandosi di sorridere per garantire a Rumsshi che il suo stato di salute fosse ancora buono. «Adesso sì, ma poco prima…»
Poi si interruppe. «Mi dispiace...» disse, inchinandosi davanti alle due divinità ora confuse da quel suo gesto. «Oggi non potrò ricevervi. Sono molto stanco: spero che possiate capirmi.»
Cus non disse una parola. Continuò a restare in silenzio, osservandolo: comprese in un batter d’occhio la causa di quella profonda tristezza che stava avvolgendo l’animo del vegliardo.
Diverso fu l’atteggiamento dell’Hakaishin. Rumsshi voleva trascorrere del tempo su quel pianeta, accanto a Gowasu: se c’era qualcosa che avrebbe potuto alleviare l’animo del vegliardo, lui sarebbe stato pronto a farlo.
«Dimmi cosa è successo, Gowasu. Non è da te avere quella faccia da funerale.»
«Lord Rumsshi!»
L’Angioletta lo riprese, cercando di bloccare il discorso dell’Hakaishin prima che potesse andare oltre e dire qualcosa che potesse sconvolgere ancora di più l’animo del saggio. Tuttavia, all’udire quelle parole, il Kaiōshin non si scompose.
«Lascialo parlare...» sentenziò, e rivolse lo sguardo verso il cielo. Cus rimase in silenzio, mentre il Dio della Distruzione continuò, cercando di nascondere il più possibile il timore che potesse essere accaduto qualcosa di grave prima del loro arrivo. «… Allora?» domandò con il suo solito sguardo accigliato.
«Hai ragione quando hai detto che ho “una faccia da funerale”…» Il vegliardo iniziò ad allontanarsi a lenti passi dalle altre due divinità. Giunto sulla soglia d’ingresso dell’interno della sua residenza, aprì le porte e si preparò a lasciare quel luogo, senza prima aver detto una breve e incisiva frase che, insolitamente, sorprese di nuovo Rumsshi e Cus.
«… Zamasu ci ha lasciati.»

Alla chiusura di quelle porte, all’Hakaishin sfuggì un mugolio di dolore. Sebbene non avesse molto a simpatia l’apprendista Kaiōshin, egli sapeva molto bene del profondo affetto che Gowasu aveva provato nei confronti di quel Zamasu, per una ragione che lui - forse - non avrebbe mai capito, così orgoglioso e poco confidente degli altri rispetto all’anziano Kaiōshin.
Anche Cus rimase di stucco di fronte a quella che in apparenza sembrava solo una tragica notizia. Fu molto dispiaciuta e, pensando all’anziano saggio, le fu difficile immaginare l’immenso dolore che il Kaiōshin stava nascondendo di fronte a loro, poco prima.
«Non ci credo. Proprio lui…» mormorò, con la voce quasi rotta dall’angoscia che stava provando. Al contrario del suo Dio della Distruzione, lei si era affezionata al giovane Shin e, anche se da Angelo faceva fatica condividere quell’astio che Zamasu provava nei confronti dei mortali, alla fine aveva iniziato a volergli bene. Aveva sempre adorato come lui si era sempre mostrato al loro cospetto, così rispettoso e gentile, e il modo in cui preparava il tè che bevevano come ospiti sul pianeta dei Kaiōshin.
Ignari del perché e del come Zamasu non fosse più vivo, Rumsshi e Cus non poterono fare altro che restare immobili di fronte a quel silenzio che, ora, stava calando su quell’area.
Finché, ad un tratto, proprio Rumsshi riuscì a percepire un odore diverso dal solito. Sfruttando il senso dell’olfatto con la proboscide, si allontanò di qualche passo dal tavolo dove vi erano il piatto e il bicchiere ormai vuoti, per dirigersi in un punto apparentemente non definito dell’atrio.
L’Angioletta si accorse subito dello strano comportamento del suo compagno, così lo richiamò.
«Qualcosa non va, Lord Rumsshi?»
Ma dall’interpellato, nessuna risposta: continuò solo a camminare, e all’improvviso si fermò. Annusò l’aria del punto in cui aveva arrestato i propri passi, e solo allora riprese a parlare:
«Cus. Che tu sappia, oggi Gowasu aveva in programma di incontrarsi con un’altra divinità?»
La fanciulla si sorprese di fronte a quell’insolita domanda. «N-Non mi sembra, Lord Rumsshi. Però, come mai ha chiesto ciò?»
«Confermo. Beerus del Settimo Universo è stato qui, e non vorrei che quell’apprendista da strapazzo…»
Quella risposta la fece sbalordire ancora di più.
E, in pochi secondi, la ragazza capì subito quale sarebbe stata la prossima mossa dell’elefante rosa.


Sul pianeta del Dio della Distruzione dell’Universo 7, Beerus era appena rientrato nelle sue stanze per dedicarsi, come era solito fare, al suo adorato pisolino. Le recenti vicende che avevano coinvolto il Settimo e il Decimo Universo erano state faticose per lui; così, non appena tornò a casa insieme a colui che lo accompagnava, aveva detto a quest’ultimo che sarebbe andato a riposare.
Come era solito fare, appunto.
Whis sospirò, ma questa volta non gli fu difficile dare torto al suo Hakaishin. Le ultime ore che entrambi avevano vissuto erano state piene di adrenalina e tensione; nonostante il suo status di Angelo, un’entità di gran lunga più potente degli stessi Dei della Distruzione, anche lui si sentiva stanco. Per questo, dopo aver caricato le sveglie-bomba nella camera da letto di Beerus, si preparò per uscire dalla sua dimora, pensando di recarsi nei pressi del lago per rilassarsi un po’.
Ma, non appena giunse all’ingresso della residenza dell’Hakaishin, improvvisamente si materializzarono due figure a lui familiari davanti ai suoi occhi.
«Oh, che sorpresa!» disse l’angelica figura, inchinandosi di fronte alle due divinità. «È sempre un piacere rivedervi, Lord Rumsshi… Lady Cus
I due ricambiarono l’inchino, dopodiché l’elefante rosa sentenziò con tono severo:
«Devo vedere Beerus.»
Inizialmente, Whis fu sorpreso da quell’atteggiamento che gli sembrò ostile. «Mi dispiace, ma Lord Beerus è appena rientrato nella sua stanza. Adesso sta riposando e, come lei ben sa, non vuole essere disturbato.»
Rumsshi diminuì la distanza che lo separava dall’Angelo e gli disse con prepotenza: «Non mi interessa. Fallo venire qui, immediatamente
La risposta di Whis fu prevedibile: lui, più di tutti, conosceva molto bene i ritmi di vita del suo allievo, e per questo motivo in un primo momento cercò di desistere l’altro dal suo proposito. «Lord Rumsshi, deve rispettare gli orari del Dio della Distruzione di questo Universo. Le consiglio di ripassare fra qualche ora, quando si risveglierà.»
Fu allora che, di fronte a quell’ultima risposta di dissenso, il possente Distruttore smise di trattenersi. «Le chiedo scusa, ma è piuttosto urgente.» Detto ciò, spostò bruscamente l’Angelo e, così, riuscì ad entrare nella residenza a grandi passi.
L’altro stava per fermarlo, infastidito dal suo gesto così irrispettoso, ma sua sorella lo bloccò, trattenendolo per un braccio. «Lascialo fare. Ha un ottimo motivo per svegliarlo.»
Gli occhi di Whis si illuminarono di gioia, nel credere che il motivo che stava spingendo l’Hakaishin a comportarsi in quel modo era quello di ringraziare il suo collega per avergli, indirettamente, salvato la vita.
«Ho capito, sorellina.» Il suo volto si rasserenò, e con un dolce cenno della sua mano destra fece accomodare Cus all’interno della dimora.

Nel salotto, i due Angeli si rilassarono bevendo una salutare tazza di tè verde. La più piccola cercò di non perdere la calma di fronte all’atteggiamento allegro e gioioso di suo fratello e, nel momento in cui buttò giù un sorso di quella deliziosa bevanda, per un attimo riuscì a “dimenticare” il vero motivo per il quale si trovava in quel luogo.
«Wow: questo infuso è molto buono!» Le papille gustative dell’Angioletta furono stimolate da nuove e piacevoli sensazioni: il tè che stava bevendo era davvero eccezionale.
Con la sua solita allegria, Whis ringraziò la sorella minore. In fondo, ogni volta che si parlava di cibo, lui era capace di parlare per molto, molto tempo. «Questa qualità di tè viene da un lontano pianeta di questo Universo, la Terra. Un giorno devi assolutamente visitarla: ci sono un sacco di cibi buoni e persone cordiali e disponibili a offrirti di tutto!»
«Lo ammetto: solo il tè di Zamasu potrebbe superare la sua bontà!» rispose Cus con un sorriso. Poi, la sua espressione di gioia cambiò sfumature: fu quel nome, pronunciato in maniera quasi accidentale, a farla tornare alla realtà.
«Adesso capisco perchè Lord Beerus abbia deciso di eliminarlo.»
«Mh?»
«Non disturbarti con le spiegazioni. Io e Lord Rumsshi sappiamo tutto: qualche ora fa siete stati sul pianeta dei Kaiōshin del nostro Universo. Complimenti… davvero.»
«Ce l’abbiamo fatta per il rotto della cuffia: abbiamo sventrato una minaccia in tempo. Se non fosse stato per il nostro intervento, saremmo capitati in una situazione difficile da risolvere.»
Come fa ad essere così calmo? Hanno appena assassinato una persona a me cara… Gli occhi di Cus si riempirono di lacrime a quel pensiero: non sopportava l’atteggiamento di suo fratello di fronte ad una morte per lei ancora senza senso, e fu allora che l’Angioletta esplose di rabbia.
«Sì, vi capisco… Una minaccia per le vostre papille gustative!»
Perse la pazienza, alzandosi di scatto e sbattendo i propri pugni sul tavolo. «Cosa ti è preso, Whis? Non pensavo sostenessi Lord Beerus in tutte le sue follie! Non sei degno di avere il titolo di Angelo, per sostenere un omicidio al solo scopo di far fuori un rivale di un altro Universo… sul cibo, per giunta! E poi io… in realtà, per me...»
Solo allora, Whis comprese il fraintendimento.
Era ovvio: né lei, né il suo Hakaishin potevano sapere cosa fosse realmente accaduto sul pianeta di Gowasu. Il potere di Whis di riavvolgere il tempo per tre minuti non aveva influito su di lui e le persone che in quel momento erano al suo fianco; tuttavia, per gli altri, era come se non fosse accaduto nulla del genere. Come era accaduto per l’anziano Kaiōshin, anche Cus e Rumsshi non potevano sapere del tentativo di omicidio da parte di Zamasu del suo maestro. Non potevano sapere di essere stati salvati da morte certa, finché qualcuno non lo avrebbe loro rivelato.
Whis si avvicinò all’Angioletta e la abbracciò, nonostante in un primo momento lei avesse cercato di rifiutarlo. «Mi dispiace, sorellina… Se avessimo potuto evitarlo lo avremmo fatto, credimi.»
«Lasciami!»
Lei cercò disperatamente di divincolarsi, cercando di liberarsi da quella stretta. «No, non è vero: non avete voluto farlo!»
In preda a sentimenti di rancore la fanciulla continuò a urlare quelle parole, ma suo fratello restò impassibile e la strinse ancora di più a sé, per farle sentire la sua vicinanza.
«Ascoltami… È normale che tu non lo sappia, ma devo dirtelo. Fino alla fine, Zamasu non si è pentito.»
A quella frase Cus smise di agitarsi, anche se le parole che aveva appena ascoltato furono per lei scioccanti. «C-Come? Non si è… pentito?»
«In nome della giustizia che tanto bramava… ha tentato di fare fuori il suo anziano maestro, e commettere qualcosa che avrebbe portato a delle conseguenze irreparabili… come l’eliminare ogni singolo mortale dai dodici Universi, nonché le stesse divinità che li governano.
Sorellina, tu non puoi saperlo perché per fare questo ho dovuto riavvolgere il tempo e salvare così la vita al sommo Gowasu… ma, credimi: Zamasu era disposto a tutto pur di portare a termine il suo piano.»
Lei si immobilizzò di fronte a quella notizia. Aveva appena udito una storia terribile e sanguinosa, che mai avrebbe immaginato che sarebbe potuta accadere per mano di una persona come il discepolo del Kaiōshin: anche se sapeva molto bene che Zamasu non aveva di buon occhio i mortali e in più occasioni aveva espresso il desiderio di vedere un mondo libero dalla loro presenza… mai e poi mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivato a compiere tali azioni efferate.
Per questo la fanciulla faceva fatica a credere a ciò che le era stato appena riferito, e stava cercando di negare in tutti i modi l’evidenza. «No… È uno scherzo, vero? Dimmi che è così...»
Solo allora Whis decise di staccarsi dall’abbraccio e, facendo apparire il suo scettro, proiettò alcune immagini di ciò che era accaduto sul pianeta dei Kaiōshin dell’Universo 10 qualche ora prima. E, di fronte a ciò, Cus cadde a terra terrorizzata e scoppiò in lacrime, chiedendo ripetutamente scusa al fratello maggiore per aver inveito contro di lui e Beerus.
«Perdonami, Whis… Mi hai salvato la vita, ma sono stata così ingrata nei tuo confronti… Perdonami!»
Il fratello la aiutò ad alzarsi e la abbracciò nuovamente.
«Stai tranquilla. È tutto finito.»

All’improvviso, un enorme barrito rimbombò per tutta la sala. Una delle pareti del salotto si sbriciolò e, accompagnato da una grande folata di vento, il corpo di Beerus venne violentemente sbalzato contro la parete opposta.
Dallo squarcio che si era appena creato comparve un Rumsshi avvolto da un’aura colma di violenza e di rabbia.
Il Distruttore dell’Universo 10 urlò: «E ringrazia che non ti stia uccidendo per questo! Non mi importa se mi fai delle scortesie, ma… non ti perdonerò mai per aver fatto soffrire Gowasu!»
Beerus si rialzò e a grande velocità si avvicinò all’altra divinità, adirato per l’affronto subito. «Non solo hai osato interrompere il mio dolce sonno… ingrato. Ma, quel che è peggio, nemmeno mi stai ringraziando per aver salvato la tua pellaccia!»
«Perchè mai devo ringraziarti?!» rispose l’Hakaishin. «Anzi, sei tu che dovresti chiedere a me scusa!»
«E di cosa, di grazia? Rumsshi, hai bevuto troppo tè questa mattina?»
I due Distruttori caricarono le loro aure con un’energia sempre maggiore. L'ostilità che vi era tra loro aveva creato forti scariche elettriche che stavano avvolgendo l’intero luogo dove si trovavano le quattro divinità.
Percependo il pericolo che stava per accadere, i due Angeli si posero tra i loro allievi e li separarono.
«Lord Rumsshi, Lord Beerus ha ragione: dobbiamo ringraziarlo!» disse la graziosa fanciulla.
L’elefante rosa si infuriò di più e cercò di farsi spazio nella barriera che Cus aveva creato per fermarlo, per affrontare nuovamente Beerus. «E perchè mai, Cus?! Ci ha fatto fuori quell’apprendista da strapazzo, che però sapeva preparare il tè più buono di tutti gli Universi: devo stendergli un tappeto rosso per questo? Diamogli anche un premio, già che ci siamo!»
L’Angioletta non demorse e lo prese per un braccio. «Lord Beerus… ci ha davvero salvato la vita. Credimi: Lord Whis mi ha spiegato tutto, ed è normale che noi non siamo a conoscenza di certi fatti. Perciò, la prego di fermarsi.»
Il Distruttore iniziò ad esitare ed a calmarsi di fronte alla testardaggine della fanciulla. «Cus… Spiegati, per favore.»
A quel punto intervenne anche Whis. «Lord Rumsshi, per eliminare una minaccia comparsa nel futuro alternativo dei nostri Universi, abbiamo ritenuto necessario eliminarne l’origine… cioè, Zamasu. Lei non ne è a conoscenza, ma sappia che ho dovuto utilizzare i miei poteri per evitare l’irreparabile.»
«Ed io poi ho distrutto quello Shin psicopatico!» aggiunse Beerus, incrociando le braccia e assumendo un’espressione di soddisfazione. «Sono un eroe, non è vero?»
Rumsshi rimase in silenzio. Anche a lui Whis mostrò le immagini della tragedia evitata, e il Distruttore si limitò ad abbassare la testa. Poi, voltando le spalle alle due divinità dell’Universo 7, disse:
«Andiamo via, Cus.»
«Cosa?»
«Si torna a casa.»
L’Angioletta dell’Universo 10 annuì in silenzio e, dopo aver salutato le due divinità con un profondo inchino, si avvicinò al suo compagno d’avventure ed entrambi partirono alla volta del loro Universo.
Di fronte a quella scena, Beerus sbuffò.
«Che ingrato: alla fine non mi ha nemmeno ringraziato. La prossima volta che ci incontriamo, quell’idiota d’un elefante capirà cosa significa non portare rispetto a Lord Beerus!»


Non appena giunsero nuovamente all’ingresso della dimora dei Kaiōshin, le due divinità furono di fronte allo stesso scenario che avevano visto qualche ora prima: il portone aperto, e l’assenza di Gowasu nella corte.
Senza pensarci due volte, Rumsshi si precipitò all’interno della residenza. Cus non lo fermò, preferendo restare nel luogo sul quale era atterrata insieme all’Hakaishin: aveva compreso i sentimenti che stava provando il Distruttore in quel momento, e per questo preferì non intervenire.
Era certa che la possente divinità non provasse ostilità nei confronti di Gowasu… non, almeno, in quel primo momento.
Il suo sguardo si posò sul carrello posto accanto al tavolino. Su di esso vi erano solo una teiera - vuota e inutilizzata - ed una tazza capovolta, come se fosse stata appena acquistata in un negozio di porcellane antiche. L’Angioletta chiuse gli occhi, comprendendo il perché della presenza del carrello in quel punto preciso dell’area - e della teiera completamente vuota.
«Sommo Gowasu…» sussurrò, mentre il vento spostò dolcemente il carrello, muovendo lievemente le ruote con un sottile cigolio.

Nel frattempo, Rumsshi era entrato negli ambienti più interni e nascosti di quella sontuosa residenza e si era avvicinato di fronte all’ingresso di una stanza.
Era abituato, per la natura del suo lavoro, a percepire la tristezza e l’angoscia da parte di tutti, e il fatto che si fosse fermato proprio davanti a quella porta non era stata del tutto una casualità. Al suo interno, infatti, aveva avvertito la presenza di qualcuno che stava provando sentimenti di solitudine e angoscia.
A quella triste sensazione, per la prima volta in tutta la sua vita, Rumsshi provò afflizione e desolazione dentro di sé. Non era bravo a consolare chi stesse soffrendo - d’altronde lui era abituato a distruggere speranze, non a costruirle - e per questo non sapeva bene quali parole utilizzare per invitare il suo amico ad uscire fuori da quelle quattro mura.
Nonostante ciò, sapeva molto bene cosa fare: voleva restare il più possibile accanto all’anziano Kaiōshin, voleva fare di tutto pur di non vederlo più soffrire per la perdita del suo amato discepolo.
Così diede dei leggeri colpi alla porta, ormai deciso a fare qualunque cosa per donargli un minimo di conforto.
«Gowasu, sono io. Apri.»
Com’era prevedibile, la porta restò chiusa. Nessun rumore, nessun movimento sospetto come risposta a quell’invito… anzi: era come se all’improvviso fosse calato un cupo silenzio in quel luogo, come se dall’altra parte di quel muro che stava separando le due divinità in realtà non ci fosse stato nessuno.
L’Hakaishin sfiorò la porta con la sua proboscide, cercando di appoggiare la sua fronte sul legno della porta, per far sentire all’altro ancora di più la sua presenza.
«Apri… ti prego.»
Ancora nessuna risposta.
Rumsshi si strinse ancora di più a quella parete sottile e chiuse gli occhi, rassegnandosi al fatto che l’altro non lo avrebbe mai ascoltato. Una parte di lui avrebbe voluto sfondare quella maledetta porta, correre verso l’anziano Kaiōshin e iniziare ad inveire contro di lui, per il suo comportamento da ingenuo che lo aveva portato a scegliere come apprendista una persona come Zamasu.
Ma non lo fece. Nei giorni successivi, quando il saggio avrebbe iniziato a riprendersi, l’Hakaishin lo avrebbe sicuramente rimproverato… ma capì che, di certo, non era quello il momento per sfogarsi in quel modo contro qualcuno che, in fondo, aveva agito pensando al bene del loro Universo.

Gowasu non ne ha colpa.
Perché devo continuare ad essere arrabbiato con lui che, ingenuamente, aveva riposto tutta la sua fiducia in quell’idiota che sarebbe diventato il nostro futuro? Non abbiamo fatto lo stesso anche io e Cus, in fondo?
Se solo non mi fossi lasciato dominare dalla pigrizia…


«Io…» iniziò a dire Rumsshi, mentre dai suoi occhi iniziarono a scendere lacrime di dolore. «Sono sempre stato un Dio orgoglioso e sicuro di sé… Avrei dovuto restare più accanto a te e pensare meno di dormire, dovevo esserci mentre stavi scegliendo colui che un giorno sarebbe diventato il tuo successore, così da poter compiere la scelta giusta per tutti…
Sai: quel tuo apprendista, Zamasu… non mi è mai andato a genio. Era presuntuoso, arrogante e prepotente… come me. Ma anch’io, in fondo, sono stato cieco come te: se avessi trascorso più tempo insieme a voi due, forse a quest’ora avrei potuto evitarti un dolore così immenso…»
Il Distruttore scivolò lungo lo stipite della porta, arrivando ad inginocchiarsi davanti all’ingresso e singhiozzando.
«Perdonami… Sono stato un grande egoista…»

Cus aprì nuovamente gli occhi solo quando percepì alle sue spalle la presenza dell’Hakaishin. La prima cosa che notò, guardandolo, fu il suo volto colmo di tristezza e gli occhi rossi per il pianto.
Non ho mai visto Lord Rumsshi così afflitto, fu il suo pensiero.
Dall’altra parte, anche lo stesso Dio della Distruzione notò nell’Angioletta, la quale solitamente era allegra e gioiosa, sentimenti di tristezza.

Eh, già: a quanto pare Zamasu ha combinato un gran bel casino qui. Far rattristire anche Cus… che bel gentiluomo che sei stato!

Senza dire una parola, Rumsshi si avvicinò alla fanciulla e le posò la mano sulla sua spalla, pronto a tornare sul suo pianeta. Anche lei stava per prepararsi a lasciare quel luogo… quando, ad un tratto, una voce stanca e afflitta richiamò l’attenzione delle due divinità.
«A-Aspettate, per favore!»
L’Hakaishin si voltò e vide sulla soglia della porta d’ingresso ai locali interni un Gowasu visibilmente affannato. Quest’ultimo cercò di riprendere il più possibile il fiato; dopodiché disse a bassa voce: «Lord Rumsshi, io…»
L’altro tolse velocemente la mano dalla spalla di Cus e gli si avvicinò, interrompendo il discorso che il vegliardo stava cercando di intraprendere. «Certo che potevi anche aprire la porta della tua stanza, se avevi bisogno di dirmi qualcosa. Alla tua età non fa bene correre così tanto.»
Gowasu abbassò la testa. «Perdonatemi, ma avevo bisogno di dirle una cosa…»
Il Distruttore restò in silenzio, continuando a fissare il Kaiōshin. Quando sentì quest’ultimo sussurrare qualcosa di impercettibile per tutti - ma non per l’Hakaishin - in silenzio, Rumsshi gli si avvicinò ulteriormente e avvolse il corpo dell’altro con la proboscide, per poi stringerlo in un caldo abbraccio.
Lacrime di dolore bagnarono il petto del Distruttore, mentre Rumsshi chiuse gli occhi e, attraverso questo dolce contatto, in questo modo silenzioso cercò di consolare il più possibile il Kaiōshin.

«Perdonami, Rumsshi… È solo colpa mia.»




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
Come unica nota di fondo, probabilmente avete notato il cambio di registro linguistico che Gowasu ha a fine storia. No, non è stato un semplice errore di battitura.
Nel già citato Capitolo 28, in originale Gowasu si rivolge a Rumsshi chiamandolo col suffisso -sama, che molti traducono (in riferimento agli Hakaishin) come “Lord” (come nei casi di Lord Beerus, Lord Champa, e così via…) Nella frase conclusiva, tuttavia, ho deciso che il Kaiōshin doveva dargli del “tu”… e volete sapere il perché? Il vero motivo è che, in realtà, al di là delle formalità li ho sempre immaginati in un forte legame di amicizia e di complicità. Tutto questo prima dell’uscita di quel capitolo, si intende.
Perciò, almeno alla fine volevo inserire questo lieve richiamo al mio pensiero su di loro, richiamando il fatto che mi piace immaginare le divinità dell’Universo 10 come un’unica, grande famiglia.
Infine, un grazie speciale va a tutti coloro che in questo sondaggio di EFP hanno votato per Gowasu. Finalmente siamo riusciti ad inserire anche lui in lista… Vai così! \(^w^)/
Detto questo, arrivederci (si spera prima della fine dell’anno) alla prossima storia!
--- Moriko
   
 
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