Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: You_are_my_sunshine    27/11/2017    0 recensioni
Quando Harry Styles scopre che la modella con cui il suo gruppo deve collaborare è la splendida ragazza con cui ha passato una notte di sesso sfrenato e decisamente indimenticabile a Parigi parecchi mesi prima, è determinato a tenere i rapporti solo sul piano professionale. Ma più la guarda, più trova difficile resistere alla sua sensualità.
Audrey Conrad ha imparato a mantenere un rapporto distaccato con l’universo maschile. E nonostante il rapporto di lavoro con i One Direction comprenda una stretta collaborazione con Harry e parecchi incontri passionali, rimane determinata a non perdere la propria libertà e rimanere single.
E allora come reagirà quando il bel riccio  e playboy milionario si metterà in testa di volere di più?
Storia ispirata ad un racconto Harmony.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                  

Audrey gli fece passare cinque giorni infernali. Una delle cose più irritanti era il fatto che, persino lavorando tutto il giorno e svagandosi con i ragazzi, non riusciva a togliersela dalla testa.
Perciò, quando lei comparve nello studio per la riunione con i manager e l’approvazione finale del testo, lui dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per mantenere la calma.
I ragazzi sapevano cosa era successo l’ultima volta che aveva visto Audrey. Avevano cercato di convincerlo a fare lui il passo verso di lei, ma si erano poi resi conto di quanto fosse frustrante per lui quella situazione. Quei quattro decerebrati erano le persone che lo conoscevano meglio al mondo, dopo la sua famiglia ovviamente. Erano gli unici che non lo vedevano come ' Harry Styles il dongiovanni che fa strage di cuori‘. Un epiteto peggiore per descriverlo, oltretutto, non esisteva.
Harry si era seduto vicino a Louis e aveva raccomandato all’amico di sostenerlo in ogni caso.
Audrey entrò insieme al suo manager e si sedettero dal lato opposto del tavolo. La ragazza tirò fuori gli ultimi appunti dalla sua borsa e li scrutò con attenzione. I manager presero poi la parola, comunicando le ultime informazioni e accettando la versione definitiva della canzone, per poi accordarsi sulla fase del componimento della musica. Per tutto il tempo Harry s’impegnò a non guardare Audrey, nonostante gli fosse chiaro che lo sguardo che le aveva lanciato nel momento stesso in cui aveva messo piede nella stanza non era stato sicuramente sufficiente.
Audrey aveva confermato la sua nomea di ragazza astuta, infatti si era presentata indossando un paio di shorts eleganti a vita alta di un colore blu intenso e un top pudico che lasciava scoperta un piccolissima striscia di pelle nuda… che, però, bastava a farlo impazzire. Per completare il tutto aveva indossato un paio di sandali estremamente sexy che lasciavano scoperte le dita dei piedi con le unghie perfettamente smaltate di un color oro sbiadito. Si era persino raccolta i capelli in una sorta di chignon spettinato, lasciando una sola ciocca ribelle a incorniciarle il lato sinistro del volto.
Harry si ritrovò a stringere i pugni con forza per reprimere quella voglia inaudita di scioglierle i capelli e sfiorarle le dita, il collo, il petto ed infine i fianchi con il tocco delle sue mani per poi portarla via da quella sala affollata sottomettendola con la tortura.
Si infilò i pugni in tasca e strinse la mascella, voltandosi verso Paul e ascoltando con attenzione quanto stava dicendo.
Dall’altro lato, Audrey cercava di mantenere la concentrazione e di seguire con quanta più attenzione possibile quello che le stavano spiegando in merito ai prossimi passi da compiere. Ma con Harry a meno di un metro di distanza, esattamente di fronte a lei, che non la degnava di uno sguardo, era davvero difficile concentrarsi. Era frustrante vedere come lui riuscisse a ignorarla mentre lei non riusciva a evitare di posare il suo sguardo sulla sua figura alta e imponente ogni cinque minuti.
Quel giorno poi, era particolarmente sexy, vestito in un modo tale da farlo sembrare una via di mezzo tra l’Harry di Parigi e l’Harry di Londra. E quello non era certo un gioco leale. Indossava dei pantaloni neri aderenti e strappati sulle ginocchia con una di quelle sue camicie bianche che usava tenere sbottonate fino allo sterno, facendo così intravedere i tatuaggi. Aveva osato anche con gli accessori, decidendo di indossare – nonostante fossero al chiuso e del sole non ci fosse nemmeno l’ombra - un cappello nero e una catenina che cadeva nello spacco della camicia, attirando inevitabilmente l’attenzione sul suo petto.
Era disgustosamente sexy e lei lo odiò per questo.
Si azzardò a lanciargli un’ulteriore occhiata da sotto le ciglia ma in quello stesso momento venne interpellata da uno dei responsabili in studio.
«Audrey, hai capito?»
«Si si, scusami. Ci stavo ragionando. Assolutamente, io ci sto», rispose sebbene non sapesse assolutamente che cosa le fosse stato detto. Aveva solo capito che nei prossimi giorni avrebbe dovuto recarsi quasi ogni giorno in studio per provare i diversi accordi.
«Perfetto. Se anche i ragazzi sono d’accordo, possiamo procedere a organizzare i prossimi giorni lavorativi».
Audrey tirò un sospiro di sollievo, annotandosi mentalmente di chiedere ulteriori chiarimenti al suo manager più tardi.
Dopo qualche altra parola l’intero staff si congedò, dandosi appuntamento l’indomani mattina per le 10, per dare le ultime e definitive comunicazioni. Nella grande sala bianca rimasero solo i cinque ragazzi e Audrey. Per quella che sembrò un’eternità, un silenzio imbarazzante s’impose nell’intera stanza, rotto soltanto dagli inevitabili rumori d’ufficio che provenivano dalle altre stanze circostanti.  
«Ragazzi, non sono affari nostri ma… la tensione è evidente, e sinceramente credo di parlare a nome di tutti dicendo che non vorremmo che questo creasse problemi nel lavoro» esordì Liam quasi imbarazzato, seguito dall’annuire quasi unisono di Niall, Louis e Zayn.
«La collaborazione proseguirà senza problemi, tranquilli» rispose Harry, contraendo la mascella in quella che sembrava tutto tranne che un’espressione pacifica.
«Sì, ormai il testo è deciso, proseguirà tutto senza problemi…» confermò Audrey.
«Okay, ma c’è un problema nella nostra squadra e si dovrebbe risolvere» tentò di dire Zayn, guadagnandosi un’occhiataccia piuttosto eloquente da parte di Harry.  La tensione dei muscoli di Harry, la freddezza della voce mentre parlava poco prima e infine quell’ultima occhiata tutt’altro che rassicurante, fecero capire ad Audrey che Harry era davvero molto, molto seccato.
Lo sguardo di Niall si posò prima sul compagno di band e poi sulla ragazza, facendolo sorridere.
«Ragazzi, crediamo solo che sia meglio chiarire e risolvere le cose il prima possibile. Una squadra con dei problemi non lavora bene, e siamo tutti d’accordo nel dire che questa collaborazione è davvero molto importante per entrambe le parti» disse poi il bel biondino.
«Esatto, penso sia il caso che voi due parliate» intervenne Liam, dando manforte all’amico.
«Ragazzi…» Harry cominciò di nuovo a parlare, usando quello che Audrey riconobbe subito come il suo tono d’avvertimento, così decise di intromettersi, evitando al ragazzo di dire qualcosa di cui, era certa, si sarebbe potuto pentire.
«Non c’è niente di cui parlare, ragazzi»
«Oh, non credo che dovremmo mentire così spudoratamente» ribatté Harry, voltandosi verso la ragazza.
Audrey spalancò gli occhi, sorpresa. «Harry…»
Lui scrollò le spalle e raccolse gli ultimi fogli rimasti sul tavolo. «Che c’è? Non sono io quello che ha il libro delle regole»
«Fatta eccezione per la regola su cosa fare o dire di fronte agli altri» lo rimbeccò lei.
«Oh ma dai, è ovvio che noi comunque capiremmo tutto anche se non diceste nulla» s’intromise Louis. Harry sorrise, un sorriso di breve durata, che svanì non appena Louis riprese a parlare.
 «Allora cosa vuoi fare Harry? Perché, per mia esperienza, so che la donna pensa sempre che la colpa sia dell’uomo. Eleanor, per lo meno, lo pensa sempre».
«Beh, se riesci a trovare una risposta a questo allora sei molto più bravo di me, Lou» disse Harry.
Audrey alzò entrambe le braccia, scocciata, per poi riabbassarle lungo i fianchi.
«Basta. Io ho finito. Voi potete continuare a spalleggiarvi per il resto della giornata, ma io ho di meglio da fare»
«Ve l’avevo detto che aveva un bel caratterino»
«Già, l’avevi detto» ridacchiò Louis.
La bocca di Audrey si stropicciò in una smorfia, poi la ragazza si alzò e prese la sua borsa.
«Adesso, me ne vado» avvisò, non capendo nemmeno lei stessa perché avesse dovuto annunciarlo quando sarebbe bastato camminare fino alla porta e uscire.  
Louis si alzò tempestivamente lanciando uno sguardo d’intesa a Liam, Niall e Zayn. Si precipitarono tutti e quattro verso la porta, bloccando il passaggio.
«Mi dispiace ragazzi, ma voi rimarrete qui per almeno mezz’ora a cercare di risolvere la questione. Non vogliamo energia negativa nel gruppo e poi… dai sono stronzate che si devono per forza risolvere. Perciò noi vi chiuderemo qui dentro per trenta minuti e al nostro ritorno sarà meglio che abbiate trovato una quadra» disse Louis con un sorrisetto malizioso, per poi uscire insieme agli altri tre ragazzi e chiudere subito la porta a chiave.
Audrey, incredula, si avvicinò alla porta, provando comunque ad aprirla, senza successo. Era incredula, i ragazzi avevano veramente chiuso lei ed Harry dentro la stanza. Come in Genitori in trappola. Scosse la testa, indecisa se ridere o piangere.  
I suoi pensieri vennero interrotti da Harry. «E’ tipico dei ragazzi fare queste bambinate».
«Non posso credere a quello che hai appena fatto davanti a loro» rispose lei, guardando il ragazzo con occhio torvo.
«Bè, non mi sembravi così ansiosa di parlarmi»
«Perché, tu mi hai facilitato la cosa, vero?»
«Sapevi dove trovarmi»
«Non sono io quella che ha cambiato le regole!»
«Forse, se avessi conosciuto le tue stupide regole, sarebbe stato meglio!»
Era la prima volta che alzavano la voce e lo sapevano entrambi.
Harry inspirò a fondo, tolse le mani dalle tasche e si mise a sistemare i fogli sul grande tavolo. «Non possiamo lavorare insieme in questo modo» disse infine, senza alzare lo sguardo dal tavolo.
«Non ho cominciato io» si difese la ragazza.
 «No, Audrey» disse lui fulminandola con lo sguardo «sono stati gli altri a cominciare. E se gli altri arrivano al punto di chiuderci dentro una stanza per parlare, siamo davvero nei guai»
«Tu non li hai corretti quando hanno detto che dovevamo parlare»
«Perché hanno ragione. Dobbiamo parlarne e trovare un nuovo modo di lavorare d’ora in poi»
«Non puoi tagliarmi fuori» ribatté lei a testa alta, stringendo la mascella cercando di nascondere la sofferenza che le causava anche solo litigare con lui.  
 «Audrey, non voglio tagliarti fuori. Sai bene quanto questo lavoro sia importante per entrambi» Harry fece un altro respiro profondo, sempre senza guardarla. «Non ha niente a che vedere con il lavoro, te l’ho già detto. La cosa riguarda noi due. E se non usciamo da questo vicolo cieco, dobbiamo trovare un modo per arrivare alla fine della collaborazione. Poi potremmo anche non vederci mai più»
Quelle ultime quattro parole la colpirono come lame nel cuore, lasciandola senza parole. Per qualche istante non riuscì a dire nulla. Deglutì il nodo alla gola e si impose di non versare una lacrima.
Ma, anche quando trovò la forza di parlare, non poté nascondere il tremito nella voce.  
«Non so come potremmo uscirne»
«Tu vuoi risolvere il problema?» la voce di Harry era tornata ad essere calma, quasi gentile.
«Certo che lo voglio!» Audrey fece una risatina nervosa. «Odio tutto questo».
«Anche io» rispose Harry, annuendo.
Incapace di muoversi, lei lo guardò. «Davvero? Sarebbe meglio se nessuno dei due volesse risolvere il problema» mentì.
«Perché?»
Evitando d’incrociare lo sguardo del ragazzo, Audrey abbassò la testa e sbatté con frustrazione il piede sul pavimento, mostrando così l’unico segno della sua battaglia interiore.
Harry abbassò la voce e quasi sussurrò «Dimmi tutto, Conrad».
«Non so da dove cominciare» rispose lei, senza alzare il capo.
«Ti aiuterebbe sapere come la penso?»
Lei alzò nuovamente lo sguardo su di lui, ma l’espressione indecifrabile sul volto di Harry le provocò un’altra stretta al cuore.
In assenza di risposte, Harry raddrizzò le spalle in un atteggiamento chiaramente difensivo.
«Perché ho riflettuto. Sai cosa succede quando non mi dai risposte… vado a cercarmele da solo. Perciò, se ti dico quello che penso, allora forse ti sarà più facile dirmi se ho ragione o meno» spiegò.
Audrey continuò a fissarlo. Il volto contratto in un’espressione che, in qualche modo, riassumeva la confusione che portava nel cuore.
Così lui aggrottò la fronte e proseguì. «Credo che il problema sia quello che io sono»
 «Un cantante?»
Con una smorfia, Harry si rimise le mani in tasca.
«No. Harry Styles, lo sciupafemmine dei One Direction. Come vogliono far credere».
Audrey per poco non crollò. Ecco, adesso sapeva che tutti i suoi dubbi erano reali.
Harry fece un respiro profondo, lo sguardo ancora fisso su di lei.«Si tratta di quello che sono, non di chi sono. Ma le due cose sono collegate. Non posso smettere di essere Harry Styles degli One Direction»
«Non te lo chiederei mai»
«Lo so. Ma non riesci nemmeno a dimenticarlo, vero?» Harry si accigliò e, girando la testa, si tolse dalla tasca una mano per mescolare le carte sul tavolo. «Capisco che tu possa trovare la mia vita soffocante. La mia immagine, la band, richiedono una certa responsabilità che tu potresti trovare pesante»
La conversazione stava prendendo una piega inaspettata. Audrey, però, aspettò di sentire il resto.
«La donna che sarà al mio fianco, sarà sempre sotto i riflettori associata a me. Sarà nel mirino dei paparazzi e dovrà fronteggiare tutte le stronzate che si divertono a scrivere su di me. Dovrà sopportare le critiche e l’odio di alcune fans. Anche se fortunatamente non tutte si accaniscono con cattiveria, e qualcuno riesce a essere felice per me. Insomma, chi sarà al mio fianco dovrà assumersi delle responsabilità non facili, lo ammetto. Questo l’ho sempre saputo»
«Ma tutte quelle notizie, tutti quegli articoli in cui ti mostravano con mille ragazze diverse? Vuoi davvero farmi credere che non ti godi la vita da rock star, che non approfitti della tua fama per divertirti?»
«A parte che parli come se quello famoso fossi solo io»
«Bè, Harry è evidente che abbiamo due notorietà differenti, e poi che io sia meno conosciuta è un dato di fatto. Ma non è assolutamente questo il punto»
«Va bene. È solo che non so più come farti capire che non sono lo sciupafemmine per cui vogliono farmi passare. Sì, ovvio che mi sono divertito. Non avendo vincoli è normale per un ragazzo viversi qualche avventura di poco tempo, ma sono state davvero poche. E tutti gli articoli, gli scoop. Sono tutte stronzate. Prendi Cara, per esempio. Lei è solo una buona amica. Una delle poche ragazze genuine che non aveva intenzione di sedurmi. Siamo usciti qualche volta con amici, e subito ci hanno montato lo scoop. Ma Audrey, per l’amor di dio mettiti in testa che non sono uno di quelli che evitano di crearsi legami. La verità è che io non vedo l’ora di potermi vivere una storia d’amore reale»
«Harry…»
«No, ascoltami. Io non riesco a capire perché tu abbia tanta paura di provarci, di uscire allo scoperto ed essere una coppia. Non farei mai nulla per ferirti»
«Ma con la tua vita, il tuo essere sempre in giro per il mondo, il tour… non hai radici Harry»
«E allora? Guarda Louis ed Eleanor, Zayn e Perrie, Liam e Sophia… loro ce la fanno benissimo. E ce la faremmo anche noi, se solo lo volessimo. Solo che tu ti sei ficcata in testa che io sono solo un cretino che ti farà male e basta»
«Non è questo…»
 «E allora cos’è?»
Audrey rimase in silenzio. Harry si staccò dal tavolo e si diresse verso di lei.
«Si dà il caso che pensi che per un po’ fra di noi è stato molto bello» disse lui dolcemente.
«Lo penso anche io»
«Però, di questi tempi, non ci sono garanzie per nessun rapporto… lo sappiamo entrambi. Anche senza le difficoltà esterne… giusto?»
«Sì»
«Dobbiamo solo vedere come andrà. Vivercela giorno per giorno. Ma questo vuol dire smettere di giocare. Niente play boy e amante»
«Il Playboy a me piaceva» ribatté Audrey.
«D’accordo, allora possiamo tenerlo. Tu però sarai la fidanzata del playboy, e non l’amante»
 «Si può fare» rispose lei a testa alta.
«Però riuscirò ad aiutarti ad affrontare il problema della mia immagine e ciò che ne comporta, solo se mi confiderai quello che provi» Harry si fermò a pochi centimetri da lei e, chinando la testa, la scrutò in viso. «Non voglio che tu cambi, Conrad, per nessuno e soprattutto non per questo». Audrey fece il respiro più profondo che i polmoni potessero permetterle, chiuse gli occhi e a quel punto tirò fuori tutto.
«Okay, il fatto è che c’è un motivo per cui ho paura di lasciarmi coinvolgere e di soffrire. Tu sai di Marco, e sicuramente quello mi ha segnato… ma la verità è che è successo in un periodo davvero difficile per me, e il tradimento di Marco è stato il colpo finale»
Harry si avvicinò ulteriormente a lei e le sfiorò la guancia con le dita. Audrey distolse lo sguardo. Aveva paura di aprirsi così tanto con lui, ma sapeva che era arrivato il momento.
«Harry, io ho sempre evitato di parlare della mia famiglia come avrai notato»
«Sì»
«Il motivo è che, un circa tre anni fa mio padre si è ammalato. Cancro. E dieci mesi dopo lui se n’è andato. Pochi mesi dopo ho scoperto il tradimento di Marco»
«Oh, piccola…» Harry la prese fra le sue braccia e la cullò dolcemente in un abbraccio.
«Insomma, di Marco poco m’importa, ma la perdita di mio padre mi ha segnata. Io e lui eravamo davvero molto legati… e l’altra sera che mi hai chiesto di parlarti dei miei genitori, ecco io… mi è venuto un nodo alla gola e mi sono bloccata» Audrey cinse i fianchi di Harry con le braccia. La voce spezzata. «Per me è ancora molto difficile parlarne. E… non voglio stare più male Harry».
«Audrey, ma io non ho la minima intenzione di farti soffrire. Io voglio solo avere l’opportunità di viverti»
«Ma…»
«Nessun ma. Hai vissuto qualcosa di davvero straziante e in più quel coglione del tuo ex ha pensato bene di rincarare la dose. Ma io non sono lui. Io non sono nemmeno quello per cui vogliono farmi passare. Io voglio conoscerti e conoscere la tua famiglia e le tue radici e voglio sapere tutto di tuo padre e del vostro rapporto» Harry si scansò quel tanto che bastava per guardarla negli occhi e sorriderle, asciugandole con il pollice una lacrima che era scappata dal suo occhio sinistro.
«Adesso ti bacerò, se non altro per impedirti di trovare altre scuse basate sul nulla, ma prima mi ascolterai. Perché dobbiamo stabilire una nuova regola»
«Ma tu odi le regole»
«No, odio le regole che non conosco. E’ diverso» le accarezzò la guancia delicatamente.
«Basta preoccuparci. Tu conoscerai la mia famiglia alla festa della prossima settimana, e la settimana dopo mi porterai a conoscere la tua»
«Ma quella settimana sarà il compleanno di mia madre»
«Bene, allora siamo d’accordo» Harry si soffermò con il pollice sull’angolo della bocca della ragazza, disegnando il contorno di un piccolo neo. «E, nel frattempo, tu e io ci togliamo tutti questi pensieri dalla testa e ricominciamo da capo. Usciamo a cena, frequentiamo gli amici reciprochi, andremo al cinema o a fare passeggiate, ci rannicchieremo sul divano a guardare un film. Saremo una coppia. Ma, perché c’è un ma, quello che non faremo, e l’idea stessa mi uccide, sarà l’amore. Perciò per un certo periodo, non ti fermerai a dormire da me»
Lei sgranò gli occhi, sorpresa. «Questo piano fa schifo»
Harry ridacchiò e, con voce roca disse: «Lo so, ma prima abbiamo saltato i preliminari – non che me ne lamenti, sia chiaro – e forse dobbiamo fare un passo indietro per recuperare. Comunque i baci sono permessi». Le lasciò un bacio a fior di labbra e lei sospirò. «E’ permesso toccare fino a un certo punto …» le passò un pollice sul labbro inferiore « … ma nient’altro. Parleremo di più, delle cose che ci piacciono… e non mi riferisco a cose relative al sesso, ma a quello che ci stimola la mente.»
«Tu mi stimoli la mente» Sorridendo, lui la strinse di nuovo a sé. «Adesso fai un gioco leale Conrad, perché sarà dura per me quanto lo sarà per te. Però, se sopravvivremo tutti e due all’incontro con le rispettive famiglie e i rispettivi problemi, allora quanto detto finora non varrà più»
«Trovo comunque che questo piano faccia schifo» piagnucolò Audrey, alzandosi in punta di piedi, per poi baciare Harry a lungo e in profondità e alla fine si ritrovò a desiderare molto di più di quello che le sarebbe stato permesso nelle due settimane successive.
 «Lo so, ma assecondami. Almeno questa volta»
«Ti odio»
«In questo momento mi odio anche io» scherzò lui, con un sorriso divertito sulle labbra, poi sentì la porta aprirsi, si voltò e trovandosi il volto di Louis davanti mostrò la mano in segno d’attesa per poi dire: «Ancora cinque minuti, Lou. Sto solo baciando la mia ragazza»



#LOOKATME
Ciao a tutti. Chiedo scusa per la lunga attesa, avevo promesso di aggiornare molto prima ma ho avuto un po' di problemi e dovevo ricontrollare delle cose. Per farmi perdonare l'ho fatto un po' più lungo. Spero con il cuore che il capitolo vi piaccia. Sto già lavorando al prossimo. Spero comunque vogliate lasciarmi una recensione esprimendo i vostri pensieri e magari anche qualche consiglio se vi va. Ogni cosa è bene accetta! Ringrazio chi ha recensito l'altro capitolo. Sto crescendo, ma questo piccolo spazio mi fa sempre stare bene, nonostante la vita vada avanti e si complichi, nonostante la pausa dei ragazzi, scrivere su di loro mi aiuta sempre. 
Un grande abbraccio a tutti, ricordatevi di farmi sapere cosa ne pensate della storia fino ad ora!
A prestissimo
M. 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: You_are_my_sunshine