Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: ROW99    27/11/2017    0 recensioni
Essere soli è una delle cose più devastanti che possano colpire la vita di una persona, ma spesso la luce è nascosta più vicino di quanto sembri, magari negli occhi di qualcuno di insospettabile!
Dal testo: Non è facile avere amici quando sei troppo intelligente. Sembri sempre troppo alto, troppo lontano per chi vive una vita normale. Minaho non ricorda un periodo della sua vita in cui non sia stato solo. Forse, nei suoi primi ricordi, prima dell’incidente che gli porterà via il padre, vi era una stilla di felicità, ma poi tutto era crollato.
nb: Minaho e Manabe frequentano la Raimon, ma in una sezione diversa dai protagonisti di IE go
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Manabe Jinichirou, Minaho Kazuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Volli, volli, fortissimamente volli



Il brusio in sala impediva di capire esattamente cosa stesse succedendo. Minaho era molto confuso e aveva in sé impressioni contrastanti.
I testimoni di Manabe avevano parlato bene ed erano stati convincenti,  certo… ma i giudici non conoscevano il ragazzo, e dunque per loro la loro parola non valeva di più di quella dei genitori del lilla e del loro viscido testimone. Le probabilità di avere successo erano equilibrate, non certo sbilanciate a favore di Manabe.

L’arancione si passò la mano tra i capelli e poi la portò al mento, riflettendo. Aveva elaborato i tipi psicologici dei tre giudici, e gli sembravano persone imparziali. In effetti, disgustato dalle parole dei genitori del lilla, aveva passato molte fasi del processo a concentrarsi sui tre magistrati più che su quello che si diceva. Allenare la sua deduzione, usare i trucchi che aveva imparato dal padre aveva su di lui un effetto rassicurante.


Manabe, dall’altra parte della sala, sentiva un trapano battergli in testa.
Doveva essere molto pallido, a giudicare dal colore delle sue mani. Sorrise debolmente pensando alla carnagione lattea di Minaho.
Quella mattina, quando si era svegliato, si era subito reso conto che la febbre era molto alta. Alla prima misurazione aveva rilevato 39.4, un valore che l’infermiera aveva immediatamente riferito al dottore.

Il lilla però non aveva pensato nemmeno per un istante di rinunciare alla sua fuga. Era stato facile approfittare dei minuti di caos conseguenti all’apertura delle porte per l’orario di visita. Tante persone entravano per andare a trovare i propri cari… lui, in abiti normali, era sgattaiolato tra coppiette e bambini tenuti per mano imboccando facilmente il corridoio d’uscita.
Aveva superato la guardiola  delle infermiere senza problemi. Le aveva osservate e sapeva che a quell’ora andavano a prendere un caffè, rassicurate dalla presenza dei dottori che accompagnavano i parenti in visita. -Grazie Min… per avermi insegnato qualcuno dei tuoi trucchi! -Il lilla ridacchió mentre imbucava l’uscita.

Passare l’accettazione approfittando della fila fu uno scherzo, e il lilla si ritrovò in strada.
Dovette fermarsi a riprendere fiato su una panchina per colpa di un eccesso di tosse, ma tutto sommato poteva dirsi felice. Non gli importava di stare male… aveva ben altre preoccupazioni.

L’autobus che lo portò fino al tribunale, dall’altra parte della città, fu un calvario.
Faceva un caldo bestiale che acuí terribilmente il mal di gola di Manabe, che, pigiato come una sardina, faceva del suo meglio per non cadere a terra svenuto. Ad ogni respiro gli sembrava di respirare umidità pura che gli faceva peggiorare terribilmente la tosse e sentiva le gambe deboli.

Quando poté finalmente uscire sospirò di sollievo. Da lí in poi la strada era stata tutta lineare… nonostante l’angoscia. Aveva solo un minimo di senso di colpa per avere tenuto nascosto a Minaho il suo piano, ma era certo che lo avrebbe capito.
Prese un respiro profondo e fu sconvolto da una violenta scarica di colpi di tosse. Si rese conto di non aver tenuto conto di una cosa fondamentale mentre preparava il suo piano… come avrebbe fatto a tornare in ospedale senza che nessuno si rendesse conto della sua fuga? Anzi… probabilmente se ne erano già accorti! Questo era un bel problema…
Il lilla decise di non pensarci prima del tempo. Ora aveva problemi ben maggiori.


Minaho si accorse di essersi completamente spettinato. Era ovvio… era mezz’ora che giocherellava con i suoi ciuffi per sfogare la tensione. Quanto cavolo ci mettevano quei giudici? L’arancione immaginó una discussione molto accesa che vedeva, chissà perché, il giudice più giovane prendere strenuamente le difese del suo amico.
-Scherzi dell’autosuggestione! -Pensò.

Rex, seduto al fianco di Endou, gli mandava continuamente sorrisi radioso che l’arancione si sforzava di ricambiare con il cuore. Il bambino aveva capito molte cose.


La porta della sala di consiglio si aprì. Tutti scattarono di nuovo in piedi, anche Manabe nonostante lo sforzo evidente che gli procurò un tremendo giramento di testa e lo spinse a ritornare a sedere dopo pochi istanti, pallido in viso.
I tre giudici entrarono in aula reagendo cartelle piene di documenti e si sedettero sugli scranni che fino a poco prima avevano occupato. Non sembrava essere cambiato nulla, ma tanto poteva cambiare grazie o per colpa delle parole che da lì a poco avrebbero pronunciato.
L’arancione strinse i pugni con tanta forza da farsi male. Si guardò i palmi delle mani. Sulla pelle lattea i segni delle unghie premute a viva forza. Si accorse di stare tremando. Come era possibile che Manabe sembrasse così calmo?

Il lilla in realtà era semplicemente rassegnato. Non osava sperare per paura di venire deluso, e aspettava con angoscia il verdetto della Corte. Mai come allora si era sentito appeso ad un filo, e il malessere fisico di certo non aiutava.

Il giudice più anziano si alzò in piedi. Per un lungo istante fece correre lo sguardo per l’intera estensione della sala, soffermandosi su tutti e nessuno. Era molto serio. Quando aprì la bocca per parlare, lo fece con calibrata intensità.
-Annunciamo che questa Corte ha preso una decisione.
Manabe sentì il cuore balzargli in gola, Minaho impallidì. Dal lato opposto della sala si alzò un leggero brusio, mentre i genitori del lilla, come il figlio, si alzavano in piedi.

-Questa Corte… -Il giudice proseguì -… ha avuto modo di discutere a lungo riguardo al caso che quest’oggi ci è stato sottoposto. Dobbiamo segnalare come nessuna delle due parti, data la particolarità della materia trattata, abbia portato prove tangibili a sostegno delle proprie tesi. Da qui ogni nostra perplessità, nell’impossibilita di basarci su qualunque cosa che non sia la semplice testimonianza.
Minaho ebbe un sussulto. Non gli piaceva affatto quell’inizio.

-Ecco dunque… -L’Uomo proseguiva con crescente vigore. -… perché questa Corte, nel prendere la propria decisione, si è dovuta basare sul giuramento solenne pronunciato dai testimoni, consapevoli del proprio impegno nei confronti non solo della propria parte, bensì della nazione intera in nome della quale esercitiamo il potere giudiziario.
Minaho sospirò di sollievo. Era solo un preambolo di circostanza con il quale i giudici spiegavano come si fossero basati sulla parola dei teste per prendere la loro decisione! Niente di preoccupante… non troppo almeno, no?

-Procediamo ora con la lettura del verdetto!- In sala calò il silenzio. L’ansia era palpabile. -Alla luce di quanto emerso da questo processo e dagli atti depositati presso questo tribunale, la presente Corte delibera…
Ansia. Minaho si sentiva la pressione sotto i piedi. Manabe, invece, iniziava a vederci doppio.
-… che il presente Manabe Jinichirou è potenzialmente in grado di ottenere dalla Corte suddetta l’emancipazione!


Silenzio.
Ci volle qualche istante perché Minaho e Manabe realizzassero le parole dei giudici.
Manabe spalancò gli occhi. -Non… non ci… non ci credo!

Dalla parte opposta il silenzio fu rotto da un grido soffocato. Minaho aveva fatto una mezza piroetta sul piede destro e non era riuscito a trattenersi. Si era portato una mano sulla bocca, rosso come un peperone.
-Silenzio! -Il giudice fulminó l’arancione con gli occhi, ma per un istante nel suo sguardo sembrò baluginare un accenno di sorriso. -La Corte ritiene, come già detto, Manabe Jinichirou potenzialmente, e ribadiamo, potenzialmente in grado di ottenere l’emancipazione!
-Ecco… lo sapevo che mi ero illuso troppo presto… -Minaho si morse il labbro.

-Questa Corte,  nell’impossibilità di esprimersi univocamente sulla sola parola dei testimoni, decreta che Manabe Jinichirou debba sostenere un test sulla sua maturità prima di poter ottenere a tutti gli effetti l’emancipazione.
-Un… un test? -Manabe era allibito. Cosa volevano da lui? Guardó alla sua destra… suo padre era impallidito e sembrava furibondo. Ebbe una fitta di paura.

-La Corte decreta che, per due mesi a partire da domani, Manabe Jinichirou sia sottoposto al test. Egli dovrà dimostrare di poter trovare un lavoro o una qualunque valida fonte di introito, senza per questo far calare il proprio rendimento scolastico. Inoltre ogni dimostrazione ulteriore di maturità sarà tenuta in considerazione da questa Corte. Se al termine dei due mesi queste condizioni saranno verificate e non sarà avvenuto nulla di talmente grave da cambiare il nostro giudizio, l’emancipazione diverrà effettiva.


Minaho era sconvolto. Doveva essere felice o piangere? Quella cosa era assurda… però… però era una possibilità che forse dovevano cogliere… avevano alternative? Anche Manabe sembrava fortemente perplesso.
-È…è un’assurdità! -Il padre di Manabe alzò forse un po’ troppo la voce.
-È un verdetto di una corte di Stato, sa benissimo che è suo dovere attenervisi. Stia attento, ogni sua azione ai limiti del tollerabile potrebbe influire sul nostro giudizio finale. -Il giudice anziano fulminó l’uomo con lo sguardo.

Il padre del lilla digrignó palesemente i denti.  -Almeno… almeno dovete togliere di mezzo quello stupido ragazzino che parassita nostro figlio! Voi non vi rendete conto…
-Basta! -Questa volta era stata la donna ad intervenire. -La invito a portare più rispetto ai testimoni! Inoltre il ragazzo di nome Minaho Kazuto è fondamentale in tutta questa situazione. Egli non solo potrà, ma dovrà continuare la proprio convivenza con Manabe Jinichirou, essendo egli elemento di stabilità per il ragazzo. Siamo una corte di giustizia, ma abbiamo un cuore anche noi. Forse fareste meglio a farvi delle domande! Non vedete come si vogliono bene? Quel ragazzo non ha mai smesso di guardare vostro figlio per due ore! La seduta è tolta.

L’uomo strinse i denti, quindi,  presa per mano la moglie, uscì a precipizio dalla stanza borbottando furioso. -Ci rivedremo!


Minaho ora era convinto. .. poteva gioire! Si precipitó da Manabe e lo abbracció, insieme ad Endou, Rex, il dottore e tutti quelli che avevano assistito al processo parteggiando per loro. Solo allora l’arancione notó Tenma e Shindou… si commosse.
-Ragazzi… siete… siete venuti….
-E come potevamo mancare? Min fatti abbracciare! -Tenma, come al solito leggiadro come un elefante, si buttò addosso all’arancione che divenne rosso come un peperone.

-Dite ragazzi… e ora che farete? Avete un bell’impegno davanti! Saranno due mesi fondamentali. -Shindou era pragmatico come sempre.
-Bhe… penso che… penso che inizieremo subito a darci da fare! Vero Man?
L’arancione sorrideva. Per la troppa emozione il lilla non lo aveva sentito.
-Ehila… Terra chiama Manabe?


Minaho si voltó.
Il lilla era a terra, privo di sensi.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: ROW99