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Autore: Atlantislux    27/11/2017    1 recensioni
Le avevano insegnato solo a combattere. Ad essere una brava ragazza e ad ammazzare i nemici della Terra.
Per questo Jun il Cigno non aveva saputo che fare, quando era andata in pezzi.
~
Io ho deciso di credergli. Perché altrimenti vorrebbe dire che dovrei sparire da questo mondo, ma non voglio più. Non ora che ho una prospettiva futura che non consiste solo di infinite battaglie contro innumerevoli orde di Galactor.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Preda


Base Galactor Transient 4, 7 Aprile


Jun si fermò sul bordo del precipizio, abbassando lo sguardo per esaminare la propria armatura devastata. Qualunque arma i Galactor stessero usando, i colpi penetravano il suo BirdSuit e le procuravano tagli che non riuscivano a rimarginarsi con la necessaria velocità.
Stava perdendo troppo sangue, di minuto in minuto si sentiva sempre più debole. Stizzita si leccò impaziente il palmo della mano. Aveva perso anche il suo kit di sopravvivenza. Separata dal resto del team, sarebbe stata nei guai molto presto, se non avesse trovato di che nutrirsi. Il solo pensiero le procurava un moto di repulsione, ma non aveva altra scelta.
Guardandosi attorno, nel buio vide una stretta passerella alla sua destra.

Corse così forte che praticamente la superò volando, lanciandosi dall’altro lato. La sfiorò solo il tenue retropensiero che se la passerella avesse nascosto una trappola adesso starebbe precipitando verso una morta certa. Ma la fame e la paura per i suoi amici stavano uccidendo ogni residua traccia di cautela.
Oltrepassato l'ostacolo Jun imboccò l’unico corridoio che si spalancava nel muro opposto. Corse a perdifiato, fino a che il passaggio improvvisamente terminò davanti a lei. Si fermò accovacciandosi lungo il muro, ancora al sicuro tra le ombre. Stagliate contro l'apertura, truppe Galactor correvano avanti e indietro. Molti soldati, troppi anche per lei. Era in trappola.

Girò la testa, notando, qualche metro dietro di lei, una porta ben mimetizzata nel muro. La aprì con cautela, forzando facilmente la serratura elettronica. Dietro la porta, una scala saliva verso il piano superiore. Con pochi balzi la risalì, per ritrovarsi in un altro corridoio che correva più in alto ma perpendicolare al primo, lungo tutto il muro dell’hangar. Una lampada di emergenza colorava ogni cosa di una luce scarlatta, mentre una voce abbaiava ordini da un altoparlante.

Con cautela Jun girò la maniglia della prima porta alla sua sinistra. Poteva percepire una presenza umana dall’altro lato. Chiuse gli occhi per un secondo prima di scivolare dentro la stanza, silenziosa come una pantera a caccia.

L'ambiente, a differenza dei corridoi, era invaso da un bagliore accecante. Si trovava in una specie di torre di controllo, alta sopra l’hangar. La vetrata opposta al punto dove si trovava lei offriva a Jun lo spettacolo impressionante delle navi cargo che decollavano: i Galactor stavano evacuando la base.
Il Cigno fissò lo sguardo su una figura solitaria in piedi davanti ad uno dei computer. Era una guardia Galactor, nella consueta divisa verde completa di maschera che tutti loro indossavano. L’uomo aveva un mitra, ma tenuto in mano così fiaccamente che Jun dubitò persino che l’arma avesse la sicura sganciata. Era solo nella stanza. Non poteva chiedere una preda migliore.

Si avvicinò al soldato senza far rumore; non voleva dargli il tempo di girarsi o di combinare qualcosa di stupido.
Come al solito, il disgusto che prima aveva provato all'idea di nutrirsi come un animale aveva lasciato il posto ad una sensazione più primaria, che nasceva dalla bocca dello stomaco e azzerava ogni cautela: l'urgenza di sopravvivere.

Avvicinandosi, notò l’alta statura dell’uomo, solo di poco più basso di Joe, e il fisico atletico di qualcuno sicuramente ancora nel fiore degli anni. Si leccò le labbra, inconsapevole del gesto.
Il Galactor non aveva probabilmente ancora avvertito la sua presenza ma, quando la ragazza si fermò ad un passo da lui, Jun lo sentì improvvisamente irrigidirsi. Non avrebbe dovuto aspettare oltre, ma qualcosa la tratteneva, facendole assaporare il momento. Rispetto ad altre volte, percepiva quello che stava per fare come giusto, non solo come necessario per sopravvivere. Era una sensazione curiosa, e intrigante allo stesso tempo.
La sua preda aveva capito di non essere più sola. Aveva inclinato la testa, come se stesse ascoltando qualcosa e, improvvisamente, Jun vide un movimento nervoso della mano che teneva il mitra.

Con una mossa fluida la ragazza gli mise un braccio intorno alla vita, e con l’altra gli circondò le spalle, stringendosi a lui. Poi, alzandosi sulle punte e abbassandogli il colletto dell'uniforme, strofinò le labbra sulla pelle morbida del collo dell'uomo, mordendo in profondità. Lui non tentò nemmeno di combattere.
Lo sentì rilassarsi quasi improvvisamente, poi udì il suono attutito del mitragliatore lasciato cadere. Un grugnito soffocato scappò dalle labbra del Galactor. Era un mugolio di soddisfazione. Lei chiuse gli occhi, godendosi il momento. Quello che stava accadendo, piaceva ad entrambi.
Jun avvertì le sue pulsazioni accelerare, mentre un gradevole calore le invadeva il corpo. Doveva rimanere focalizzata sulla missione, ma era difficile non avere altri pensieri. Tra qualche ora si sarebbe detestata da sola ma, in quel frangente, si sentiva solo terribilmente eccitata.
Se questo era quello che si provava a fare sesso, beh, avrebbe dovuto farsi avanti lei con Ken, visto che lui non ne aveva avuto il coraggio. Quello stupido aveva sottratto ad entrambi un bel po' di divertimento.

La sua preda collassò, e le gambe tremanti di Jun non ce la fecero a sostenere entrambi; insieme finirono a terra, la bocca di lei ancora incollata al collo dell'uomo.

Improvvisamente, una strana sensazione di pericolo la scosse, facendole alzare riluttante la testa dal suo pasto. Qualcosa stava per succedere. Si alzò in piedi a fatica e, in quel momento, una potente vibrazione riverberò lungo il muro. Le sirene dell’hangar si misero a urlare follemente, mentre l’onda d'urto raggiungeva la vetrata. Il suono acuto del cristallo torturato ferì i timpani di Jun.
Si volse verso la porta, ma non riuscì nemmeno a fare un passo. Il muro davanti a lei si deformò come colpito da un maglio.
'Esplosivo' pensò, mentre il pavimento collassava e la seppelliva in un maelstorm di detriti.
 

“È viva!”
“Bene, potete andare ora. Ci prenderemo noi cura di lei.”
“Che dici? Va stabilizzata subito” protestò la prima voce.
“Non è così grave come pensate, il suo BirdSuit l’ha protetta. Badate a non toccarla!"
Un terza voce, più autoritaria, si unì alle prime due. "Vi prego, andate, avete dei prigionieri da radunare. Sta arrivando una squadra medica dell'ISO.”
La ragazza sentì qualcosa posarsi sul suo viso, qualcosa di morbido e umido. Cercò di aprire gli occhi, ma la luce era troppo violenta.
Si sforzò quindi di alzare un braccio, subito bloccata da una fitta di dolore. Le sentiva sbocciare ovunque.
“Resta immobile, hai contusioni e fratture multiple.”

Eccola ancora, quella voce ferma e gentile.
"Ken...” L'aveva riconosciuto. “Mi avete trovata... siete vivi" biascicò faticosamente.
Udì Ken sollecitare qualcuno a passargli una coperta. Lei cercò di muoversi, ma il suo costato non gliele diede l'occasione. Le sembrò di essere trapassata da una lama.
“Non muoverti!” Ora c'era urgenza nella voce di Ken. “Sopporta per qualche minuto. Non ti possiamo spostare, e nemmeno prestarti il primo soccorso prima che quelli dell'ISO siano qui.”
Finalmente riuscì a socchiudere gli occhi, fissando il suo Comandante. “Conosco le disposizioni, sto bene” mentì.
Ryu, accanto a Ken, scosse la testa. “A me non sembra. Ken, si devono sbrigare. 'Qualche minuto' è un sacco di tempo quando hai le ossa rotte.”
Jun non poteva non dargli ragione ma, contemporaneamente, non voleva nemmeno frignare come una ragazzetta davanti a Ken. Quei giorni erano finiti per sempre. Si sforzò di pensare ad altro.
“Dove sono gli altri? Stanno bene?” chiese a fatica.
Ken, che non aveva smesso un attimo di fissarla, annuì. “Sì. Jinpei è al lavoro per salvare il database della struttura, mentre Joe sta dando una mano con i prigionieri. Grazie al tuo diversivo, ci siamo potuti disimpegnare facilmente.”
“Grazie al cielo...”

Richiuse gli occhi, girando la testa verso il punto dove il collo era meno dolente.
'È così che va da un po'. Joe fa qualche casino durante la missione, e io salvo il culo alla squadra attirando i Galactor su di me. Li ammazzo tutti ma ogni tanto torno pesta. Pazienza. Non è che una cosa del genere mi possa uccidere, no?'
Chiuse gli occhi scivolando nel buio; in sottofondo, udiva il frastuono delle pale di un elicottero in avvicinamento.
'La cavalleria è arrivata tardi. Come al solito, ho fatto tutto io...'
  
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