Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Geani    27/11/2017    0 recensioni
Non tutti gli angeli sono buoni e saggi. Sono creature estremamente vicine agli umani. Un angelo può cambiare per sempre, può essere esiliato e vivere sulla terra.
Danyas non è un semplice essere alato, è il fratello della Regina; una regina che però non è più lucida da molti anni, forse troppi. Il mondo non è fatto di buoni e cattivi, non e' fatto di angeli e demoni ma di creature di ogni tipo il cui animo brilla di mille sfumature diverse. Il cuore, che quasi mai segue la mente, detta troppo spesso le regole. Dopo una guerra tra angeli e demoni, quello che resta è una guerra tra fratelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21



Eilidih aveva appena congedato il fratello, stufa di sentirlo blaterale del più e del meno. Aveva voluto ascoltare le sue ragioni e le sue proposte ma nessuna di esse aveva esaudito i sui desideri. Non aveva motivo di perdere altro tempo, quello che aveva voluto era riuscita ad ottenerlo. Meryem era a castello e anche se Danyas non aveva accettato di restare in quel modo aveva comunque accanto a sé una parte di lui.
Si alzò dal trono con un sospiro non del tutto soddisfatto ma anche con un sorriso allegro per quello che era comunque riuscita a raggiungere. La sua famiglia, in maggior parte, era con lei e non poteva esserne più contenta. Si avvicinò di nuovo alla finestra per lanciare qualche occhiata al sole che stava calando nascondendosi dietro le nuvole e per controllare che tutto fosse tranquillo. Una leggera brezza muoveva le foglie delle piante ornamentali e dei grandi alberi piantati per far ombra nelle giornate più calde.
Non riuscì però a uscire sul terrazzo per respirare l’aria fresca della sera perché diverse urla riecheggiarono del palazzo, facendola sussultare indispettita. Si voltò pronta a chiedere cosa stesse succedendo ma un soldato giocò d’anticipo e iniziò a parlare non appena le porte della sala del trono si aprirono.
-Mia signora, il principe è stato accoltellato. È stato portato in infermeria ma le sue condizioni sono critiche, ha perso molto sangue.- Spiegò velocemente.
-Cosa? Come è potuto accadere?!- Urlò istericamente, alzando la gonna del lungo vestito per camminare velocemente verso il soldato.
-Non lo sappiamo ancora, non siamo riusciti ad interrogarlo prima che svenisse.-
-Il mio bambino… il mio bambino accoltellato!- Disse incredula, correndo lungo i corridoi senza badare alle occhiate dei servitori e delle guardie.
Non le interessava quello che avrebbe dovuto fare una regina, in quel momento era una madre e una madre soltanto. Doveva vedere suo figlio, stringerlo e consolarlo. Doveva dirgli che sarebbe andato tutto bene e che non l’avrebbe lasciato solo ad affrontare tutta quella situazione.
Quando le guardie la videro avvicinarsi di corsa aprirono velocemente la porta per farla passare, richiudendola poi al suo seguito in modo che nessuno potesse intromettersi.
-Mia regina.- Una ragazza, di età indefinita, si allontanò dal letto lasciando in seguito i due da soli.
La donna, bianca in viso e con occhi lucidi, si sedette sul bordo del letto, prendendo una mano del figlio fra le proprie portandola poi alla fronte prima di baciarne il dorso.
Mikael respirava a fatica e le palpebre tremavano febbrilmente. La coperta gli era stata sistemata solo fino al bacino e quindi lasciava intravvedere tutto il petto fasciato. Nonostante le bende fossero appena state cambiate si stavano già macchiando nuovamente di sangue.
-La mamma è qui.- Sussurrò dolcemente accarezzandogli i capelli. La paura di perderlo le era entrata nelle ossa e nel cuore; continuava a strappare e mordere lasciandola inerme davanti a quella visione terribile. -Resta qui anche tu.-
Il ragazzo cercò di aprire lentamente gli occhi per guardare il viso della madre e quando finalmente ci riuscì accennò un leggero sorriso. Non la vedeva così da quando, da piccolo, si era ammalato gravemente. Forse si era sbagliato, non era mai stato solo un mezzo per ottenere altro. In quel momento ebbe la certezza che sua madre lo amava e che si era sbagliato in quegli ultimi mesi a dubitare di lei. Cercò si stringerle la mano ma un dolore si propagò in tutta la cassa toracica e lo lasciò senza fiato. Faticò a riprendersi ma non si pentì d’averlo fatto.
-Mamma.- Sussurrò debolmente, richiamando la sua attenzione. -Ti voglio bene.-
-Anche io, Mikael, anche io.- Eilidih si chinò per baciargli la fronte.
-L’hanno presa.- Aggiunse con un ultimo sforzo il ragazzo poi  socchiuse gli occhi.
-Chi?- Domandò ma vedendo che non riceveva nessuna risposta iniziò a preoccuparsi, rendendosi conto che qualcosa non andava bene.
Mikael non respirava più mentre la macchia di sangue sul petto si allargava incessantemente. La donna provò a scuoterlo ma non servì a nulla, la mano che prima stringeva cadde dal suo grembo. Allora urlò e urlò ancora finche’ medici e guardie non si riversarono nella sala. Nonostante l’impegno generale però non cambiò nulla e, alla fine, Eilidih si accasciò a terra, in ginocchio, piangendo disperatamente sulla madre del figlio perso.
 
<***>

Belle continuava a camminare per la casa cercando quasi con disperazione qualcosa da fare. Doveva distrarsi, ne aveva immenso bisogno e non sapeva che altro fare se non pulire e sistemare. Aveva perfino provato a cucinare ma per quello serviva troppa concentrazione e sul momento non ne disponeva assolutamente. Aveva tentato ma non era finita bene e non aveva alcuna voglia di continuare a bruciare cibo sprecandolo senza alcun senso.
Alex aveva provato a farla ragionare ma non c’era stato modo e quindi aveva abbandonato l’impresa da diverse ore. Si limitava a guardarla, lanciando ogni tanto qualche occhiata all’orologio per cercare di immaginare quanto ancora avrebbero dovuto aspettare.
-Vedrai che stanno bene, torneranno tutti.- Mormorò dopo diverso tempo, vedendola cucire per la terza volta lo stesso paio di calzini. -Sono certo che ora lo strappo non si vede più, sai? Anzi, non avranno mai più il coraggio di rovinarsi.- Aggiunse cercando di distrarla.
-E se invece fosse successo loro qualcosa? È quasi il tramonto! Mery avrà fame e io… io non sono con lei.- Continuò con voce strozzata.
-Tra poco sarà di nuovo fra le tue braccia, fidati di Dan, è anche sua figlia.- Le ricordò con dolcezza, sperando di farla sentire meglio.
La vampira annuì e, proprio in quel momento, avvertì dei rumori. Trattenne il fiato cercando di capire chi potesse essere. Nonostante fosse esausta non poteva trattenersi dallo sperare di vederli entrare da quella porta. Nell’arco di tutte quelle ore aveva analizzato decine di passi identificandoli poi con i diversi vicini che abitavano in quello stesso palazzo ma quella volta era diverso e, per un secondo, si sentì mancare.
Quando la porta si aprì scattò invece in piedi, correndo dalle due persone che erano entrare peer abbracciarle. Scoppiò a piangere copiosamente, tremando come una foglia quando prese in braccio la piccola, stringendola al proprio petto con fare protettivo e baciandole il capo di continuo.
-Ti ho detto che l’avrei riportata da te.- Le disse l’angelo, accarezzandole la schiena e stringendola poi a sé.
Alex, nonostante fosse immensamente felice, restò immobile a guardare Alaska. Non sapeva cosa dirle e nemmeno come comportarsi. Vederla poi con una macchia di sangue sulla maglia lo aveva lasciato senza parole. Si avvicinò cautamente a lei, cercando di capire dove fosse la ferità ma lei con un leggero sorriso incerto gli offrì la risposta a quella domanda muta.
-Non è il mio sangue. Per prendere Mery ho dovuto pugnalare un angelo, penso… penso che sia stato uno di quelli importanti.- Spiegò titubante.
-Era Mikael, ha ucciso il figlio della regina.- Mormorò Dan, senza però staccarsi dalla propria famiglia. -Abbiamo ripresto Mery, è vero, ma dopo questo affronto non ci lascerà certo andare così facilmente.-
Belle rabbrividì a quelle parole, ricacciando però indietro le lacrime nel tentativo di non spaventare o turbare ulteriormente la piccola che si era rannicchiata contro il suo petto. La sola idea di quello che avrebbe potuto fare quella donna le faceva gelare il sangue nelle vene. Tutto quello che riuscì a pensare in quel momento fu a come poter proteggere il piccolo essere che teneva in braccio e anche a quello che portava in grembo senza che nessuno ne fosse a conoscenza.
 
 
   
 
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